Nuove Br, Ichino: «Sono in pericolo». Minacce dalle gabbie, solidarietà al senatore PdL'ideologo Davanzo contro il giuslavorista: «Rappresenta il capitalismo, noi ce ne sbarazzeremo»MILANO - Ancora oggi «non posso che circolare su un'auto blindata». Il giuslavorista Pietro Ichino, presente oggi nell'aula del processo d'appello alle Nuove Br ha preso la parola per leggere una breve memoria scritta nella quale chiede ancora una volta che venga riconosciuto «il diritto a non essere aggrediti» e parla di un pericolo ancora attuale che lo riguarda. Ichino ha preso la parola per spiegare che gli imputati hanno sempre rifiutato la sua «proposta di dialogo». Il professore - che vive sotto scorta da ormai 10 anni, ossia dal 2002, dopo l'uccisione di Marco Biagi - ha inoltre chiarito che anche per questo rifiuto lui è ancora in una situazione «di pericolo». Il giuslavorista inoltre ha ricordato che nel 2006 lui non era a conoscenza del presunto progetto di attentato da parte dei presunti appartenenti alle nuove Br e che in quel periodo aveva chiesto al ministero la rimozione della protezione. Il ministero, ha spiegato ancora, aveva trasmesso la domanda al prefetto, il quale «mi informò delle indagini in corso e mi disse che non era opportuno rinunciare alla protezione».
LA REPLICA - «Questo signore rappresenta il capitalismo, lui è l'esecutore di questo sistema e noi eseguiremo il dovere di sbarazzarci di questo sistema». Così Alfredo Davanzo, uno dei dodici imputati, presunto ideologo del gruppo, ha replicato dalla gabbia. «Questa gente - ha proseguito Davanzo - non ha diritto a fare sceneggiate, c'è una guerra di classe in corso e quelli blindati siamo noi».
LE URLA - Prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio per la sentenza (attesa per il pomeriggio) e dopo l'ultimo intervento delle difese, alcuni imputati dalle gabbie hanno gridato contro Ichino. «Vergogna, vai a lavorare», è una delle provocazioni che sono state lanciate contro il senatore. Anche dallo spazio riservato al pubblico si sono alzate altre grida e insulti contro Ichino.
«SENTENZE DI MORTE» - «Queste persone vogliono decidere chi sia il simbolo dello Stato ed emanare sentenze di morte e di ferimento nell'ambito di una guerra che hanno dichiarato», ha dichiarato Ichino ai giornalisti. Il professore ha chiarito, come aveva già fatto in aula, che lui ha proposto un «dialogo» agli imputati, ma loro hanno sempre rifiutato, perchè «ancora oggi teorizzano il loro diritto di uccidere e di intimidire». Queste persone, ha proseguito, «sono terroristi e non c'è altro termine con cui possono essere definiti». Riguardo agli insulti ricevuti dalle gabbie, il senatore ha spiegato che «le minacce che mi rivolgono ancora è uno dei motivi per cui devo ancora oggi girare sotto scorta». Alla «follia» degli imputati, ha affermato Ichino, «non c'è altro rimedio che la condanna in uno Stato di diritto».
SOLIDARIETA' - Al giuslavorista minacciato sono arrivate diverse manifestazioni di solidarietà, dalla telefonata di Walter Veltroni - che ha definito «grave e intollerabile il clima di violenza e minaccia che si cerca di riaccendere in un momento così difficile» - al messaggio del presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà: «Queste minacce fanno capire come continuino ad esserci persone che pensano che con la violenza si possa migliorare la situazione generale. Non è così». Messaggi di solidarietà anche da Rosi Bindi e Anna Finocchiaro del Pd, dal capogruppo alla Camera di Fli Della Vedova. «I nuovi brigatisti minacciano Ichino con parole ottuse e ridicole» ha scritto Saviano su Twitter «non permettiamo al passato violento di tornare».
Redazione Milano online 28 maggio 2012 | 15:59
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“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)