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La fine di un solista

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: La fine di un solista

Messaggioda ranvit il 20/11/2008, 17:02

Mai piu' con la sinistra radicale!

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: La fine di un solista

Messaggioda lucameni il 20/11/2008, 17:29

matthelm ha scritto:Luca, ho scritto che si deve fare per un certo periodo l’opposizione per meglio definire squadra e identità, e ciò si può fare in vari modi.
Certamente Veltroni qualche volta sbaglia ma sicuramente l’opposizione Di Pietro è di quanto più negativo si possa fare: non otterrà nessuno nuovo voto ma in compenso ne farà perdere.

Io non voglio lavorare per il re di Prussia! Cioè per altri scopi o fini diversi da quanto prefigurava il programma del PD.

Qui taluno, non te, prefigura di ritornare con la sinistra radicale sotto altre spoglie e la lotta senza quartiere di Di Pietro solo questo vuole raggiungere: tutti uniti contro B.! e saremmo punto e a capo.

Dico degli spropositi?



Chi mi conosce sa bene che accordi con la SR è l'ultima cosa che auspico.
Ma non mi piace che questa ipotesi sia usata come una clava o come pretesto "riformista" per non farla proprio un'opposizione.
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Re: La fine di un solista

Messaggioda pierodm il 20/11/2008, 18:41

Sottoscrivo totalmente quello che dice Luca: mi sembra francamente una specie di paranoia quella per cui il problema della politica italiana sia il presunto estremismo di Di Pietro e la sinistra "radicale".
Ogni volta che ascolto Di Pietro rimango dispiaciuto per il modo in cui esprime le sue idee, e per certe iperboli che usa.
Ma gli argomenti che mette in campo sono argomenti serissimi e condivisibili, che qualunque opposizione dovrebbe sentire come propri - qualunque opposizione che non sia quella (finta) di Storace, intendo.
Per quanto riguarda la cosiddetta sinistra radicale, il vero problema è che ci sono molti, troppi elettori di sinistra che non hanno rappresentanza, che non si riconoscono più in nessun partito, né tra quelli parlamentari, né tra quelli extra: questa dovrebbe essere una preoccupazione anche per chi è all'affannosa ricerca di un "alargamento di consenso", andando a ravanare sempre verso le grigie zone del centrismo.
La situazione attuale ha creato una grande moltitudine di senza-terra, e non si tratta di gente indifferente ai valori della politica e dell'etica, anzi tutt'altro, e non basta il malumore capriccioso di chi liquida la questione definendo offensivamente questi milioni di persone "infantili" o peggio, per rendere questa dispersione ininfluente o perfino positiva.

Se me lo permettete, vorrei ricorrere ad un'immagine, per spiegare l'impossibilità di fare i solisti in determinate situazioni.
Un'immagine semplice: il sentiero è troppo stretto.
Non si può fare il vuoto alla propria sinistra, creando un baratro, con la pretesa di camminare sullo stretto sentierino, senza avere spazi di manovra, con il proposito di ricavare questo spazio di volta in volta scavando nella parete di roccia - se non altro perché, mentre si scava, il nemico comodamente seduto in alto ti butta in testa qualunque cosa gli capita a tiro.
Ecco allora che la disperazione porta a compiere gesti che non sono adeguati ai buoni propositi originari, o a reclamare con disdetta ad ogni pietra che la maggioranza scaglia contro l'opposizione, perché sarebbe "sleale".
Il PD sente l'horror vacui, l'orrore del vuoto alla propria sinistra, che è in effetti il distacco con quello che è - popolarmente, culturalmente - l'unico elettorato al quale è in grado di fare riferimento, chiedere soccorso.
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Re: La fine di un solista

Messaggioda matthelm il 20/11/2008, 20:03

Pierodm, ecco in sintesi rappresentato dove si andrebbe a parare.

Si portano sempre ad esempio i paesi europei dove le forze riformiste a costo di andare all’opposizione non si alleano con le sinistre radicali che sono ridotte al lumicino perché i propri potenziali elettori votano partiti che hanno avuto il coraggio di scegliere alleati non parolai ma affidabili.

Se gli ultimi elettori dei suddetti partiti radicali di sinistra non hanno rappresentanza la possono trovare in un PD affidabile che non rincorre i Ferrero-Bertinotti- DiPietro- le piazzate e compagnia bella negli svolazzi di tristissima memoria recente ed attuale.
Poi bisogna decidersi: o si sceglie la sinistra radicale o il vituperato, da te, voto moderato. Tutti e due non è più possibile! Perché il sentiero è veramente troppo stretto ed è un film già visto.

Il PD non deve temere l’orrore del vuoto alla propria sinistra perché questo vuoto è destinato ad autoannullarsi. Un popolo ad un certo punto deve maturare.

Non dobbiamo ancora una volta tentare di vincere comunque, saremmo non credibili.
E’ tempo di paziente semina, fatta anche di errori, ma se saremo coerenti forse ritorneremo a governare, altrimenti ci meritiamo di perdere per i prossimi cento anni.
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Re: La fine di un solista

Messaggioda lucameni il 20/11/2008, 21:27

Capisco quello che dite, ma non ponevo affatto un problema di alleanze e di diverse sensibilità, aspetto che pure esiste e su cui sciaguratamente si è glissato troppo al momento di varare il PD.
Ponevo semmai il problema di come interpretare il "riformismo", se questo implica fare anche opposizione dura e senza sconti, oppure, come ci suggeriscono alcuni stimati "terzisti", se questo implica di rigettare polemiche, omettere quando è il caso, evitare di affrontare temi come conflitto d'interesse etc etc.
Se insomma essere "riformisti" vuol dire essere buoni buoni e non disturbare il manovratore, pena l'essere tacciati di estremismo e massimalismo.
Se così è mi scopro massimalista a 40 anni.
Buono a sapersi.
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Re: La fine di un solista

Messaggioda matthelm il 20/11/2008, 21:47

Luca è scontato che bisogna fare un’opposizione senza omissioni o evitando di affrontare i temi caldi.
Dura e motivata opposizione ma senza scendere ai livelli di B. o della Guzzanti.

Non dobbiamo inseguire l’IdV come nella sciagurata vicenda Villari.

La politica, anche con avversari così inaffidabili, richiede un di più di serietà per far capire all’elettorato che siamo stanchi dello spettacolo indecente fin qui dato da tutte le parti in causa, purtroppo.

Se Veltroni risulterà inadeguato lo cambieremo ma senza perdere la tramontana. La rotta è giusta.

Facciamolo questo sforzo.
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Re: La fine di un solista

Messaggioda borghinolivorno il 20/11/2008, 22:19

matthelm ha scritto:
Se Veltroni risulterà inadeguato lo cambieremo ma senza perdere la tramontana. La rotta è giusta.

Facciamolo questo sforzo.


La rotta del Lingotto e del Partito Riformista maggioritario e di un Partito degli Elettori.....

E' complicato non sbandare in una situazione in cui non ci si puo' rafforzare, ma andare a tentoni o per campagne è sbagliato e porta anche su secche rischiose (come nel caso della scelta di Orlando per la commissione di vigilanza e ora nella tragicommedia di Villari), o a ambiguità già viste (come nel caso del partito di lotta e di governo il cui strabismo puo' solo produrre qualche manifestazioni, ma non certo l'occupazione dell'elettorato in mano all'avversario).

Ora che la crisi ci casca addosso e il quadro sociale e politico saranno animati dalle perturbazioni economiche occorre essere rigorosi e coerenti nella scelta degli obbiettivi (il tatticismo serve veramente a poco e l'ingenuità di voler apparire e non di essere ancora meno). Il rischio è che diritti e pur giuste opinioni, ci vengono sfilate dalla loro insostenibilità, o dalla gestione della crisi da parte della destra e a poche serve, come nel caso della lettera di veltroni puntigliosamente elencare i rigorosi presupposti della coerenza sin qui dimostrata dal percorso del PD (anche senza andare alla ricerca delle oscillazioni costanti di linea, specialmente dopo l'estate, basta osservare la sua vita interna proprio per campire che la malattia si chiama continuismo e scarsa democrazia).
a presto paolo borghi livorno
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Re: La fine di un solista

Messaggioda pierodm il 21/11/2008, 10:34

Matthelm.
A me sembra che sia necessario uscire da una logica centrata sui "partiti" come organizzazioni, e passare ad una visione nella quale i partiti sono formati principalmente dagli elettori, ossia dai problemi reali che si materializzano negli elettori.

Nella mia metafora del "vuoto" a sinistra, il baratro equivale quindi alla scomparsa forzata di tutti i problemi sociali che le categorie senza rappresentanza incarnano.
Un fenomeno del genere non si sana con alchimie istituzionali, e nemmeno slanciandosi verso una specie di fatalismo ottimistico per cui il vuoto verrà "riassorbito".
Il vuoto non si riassorbe, semmai si riempie: si riempie di risposte, ossia si attenua nel momento in cui il partito recupera la propria corporeità di sinistra.

Diciamolo in altri termini.
Si ripete spesso - anche qui, in queste stesse pagine - che la sinistra ha sbagliato nei tempi recenti a non "intercettare" alcune esigenze diffuse, quali quelle della sicurezza e dell'ordine, che sarebbero proprie della nobile categoria dei "moderati" - nobile elettoralmente, poiché sarebbe quella decisiva per "vincere". Personalmente non sono d'accordo, ma diamo per buona questa tesi.
Una tesi che significa non tanto che non ha saputo trovare un'alleanza o una fusione con partiti o partitini "centristi" o di destra, quanto che non ha saputo rispondere alle esigenze di una parte dell'elettorato reale.
Quello che non si capisce è, però, per quale motivo un centro-sinistra dovrebbe preferire risposte a quelle esigenze, piuttosto che alle esigenze (all'esistenza) delle forze sociali alla propria sinistra, soprattutto tenendo conto che quelle moderate sono esigenze rappresentate da tutta una serie di partiti che vanno dal centro alla destra, mentre a sinistra c'è un campo completamente libero: come si vede, non metto la questione sul piano etico-politico-sociale, ma solo su quello utilitario ed elettorale. In realtà il fattore etico-politico avrebbe un peso decisivo, ma una discussione in merito sarebbe troppo complicata.

Forse, per capire meglio quello che intendo, dovrei precisare qualche piccola cosa sulla mia storia politica personale.
Subito dopo la scissione del vecchio PCI, scelsi di satre in Rifondazione, perché mi aspettavo che qui si trovasse la volontà appunto di "rifondare" la sinistra.
Me ne sono uscito dopo poco, avendo constatato che si trattava invece di un partito che riuniva in sé gli aspetti più obsoleti e negativi dell'ormai dismesso partitone.
Non ho quindi nessuna speciale inclinazione per questo settore di sinistra organizzata, né mi è piaciuto tutto ciò che ha portato alla malinconica Sinistra Arcobaleno.
Tra l'altro, se è vero che la nomenklatura dell'Ulivo-Unione-PD è ormai usurata dagl'insuccessi, ciò vale a maggior ragione per questo arcipelago di formazioni della sinistra, la cui unica forza politica significativa sta nelle classi sociali e nei problemi che si trova a rappresentare non per speciali meriti, ma per esclusione.

Insomma, il problema - diciamo pure il dilemma - che il PD si dovrebbe porre (e forse si pone) è di come fare per rappresentare la sinistra della società, più che la sinistra della geometria politico-parlamentare, e di come farlo riuscendo a conservare un'alleanza con i "moderati democratici".
In altre parole, il PD non può permettersi di essere un partito moderato che "assorbe" in qualche modo approssimativo le forze sociali di sinistra, ma deve invece essere un partito di sinistra che assorbe le spinte moderate: quello che ha fatto la sinistra francese, e in generale quella europea, che infatti non si è mai sognata di eliminare la propria identità fondante centrata sul "socialismo".
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Re: La fine di un solista

Messaggioda Paolo65 il 21/11/2008, 11:20

Se andassimo a leggere ciò che ha scritto Macaluso sul PD nel suo libro "Al capolinea", ci troveremmo le basi delle problematiche odierne al PD.

Se non c'è una reale condivisione di valori e di ideali politici, qualsiasi unione resta solo di tipo elettorale e produce alla lunga effetti negativi.

Di fatto il PD è la somma Margherita DS e non c'è stata una fusione.

L'accusa mossa a Veltroni di non toccare i punti caldi è vera solo in parte: in questo paese se non si da del corruttore politico a Berlusconi e non lo si fa pubblicamente, non si ritiene di fare opposizione vera.

Veltroni ha scelto un linguaggio diverso,però è stato attaccato soprattutto dall'interno del PD: questa è la colpa dei vari leader del PD.

La sua invece è stata quella di non affrontare i nemici interni e zittirli politicamente e se era il caso andare a nuove primarie.

Peggio ancora, adesso ha cambiato linea e si è accodato all'IDV, dando la netta sensazione che non c'è più una linea del partito.

Veltroni sta dimostrando di essere un leader buono nei periodi di calma dove le sua capacità dialettiche ed oratorie avrebbero successo: qui si tratta invece di tirare fuori grinta e voglia di combattere(dentro il PD)per chiarire definitivamente chi è il segretario del partito.......che oggi è solo formalmente lui.

Paolo
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Re: La fine di un solista

Messaggioda matthelm il 21/11/2008, 14:33

Pierodm, molte cose ci differenziano ma quella che io ritengo fondamentale è che le “risposte” che possono dare le sinistre radicali alle aspettative sociali, anche delle classi più disagiate, sono sbagliate, datate e quindi fallimentari. Questo è il problema.

Se a questo aggiungiamo l’infantilismo ideologico che le pervade possiamo tranquillamente concludere che la rifondazione della sinistra in un PD deve essere profonda e cercare finalmente risposte adeguate che la parte “moderata” ha saputo e sa meglio intercettare perchè non ha dovuto abbattere totem ideologici. La sinistra radicale, taluni residui ex-ds e certo sindacalismo si illudono ancora di rappresentare classi che li percepiscono come antiquati ed inadeguati.

Stanno aspettando un nuovo soggetto che fa fatica a nascere.

Io sono nel "profondo nord" e ti assicuro che la sinistra radicale e vicini vengono "riscoperti" solo strumentalmente ma mai avrebbero il voto da un elettorato che li ritiene residui archeologici. Non sono brutale.

Io la vedo così e se la parola “moderato” non è digeribile da chi ha avuto un percorso politico come il tuo non mi resta altro che constatare che lì sono i nodi da sciogliere di questo benedetto partito che fa così fatica ad uscire dalle secche.
Il tutto dipenderà da come ne uscirà e, scusa la franchezza, se la strada è quella che indichi tu fondata su “socialismo”, parola ormai superata e inattuale, siamo in ritardo spaventoso.
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