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Italia: 'no alla legge sulla privatizzazione dell'acqua'

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Italia: 'no alla legge sulla privatizzazione dell'acqua'

Messaggioda gabriele il 20/11/2008, 21:24

Italia: 'no alla legge sulla privatizzazione dell'acqua'
martedì, 18 novembre, 2008
E' passato nel silenzio quasi generale il decreto legge che prevede la privatizzazione dell'acqua pubblica in Italia. Il 6 agosto il Parlamento italiano ha infatti votato con l’appoggio dell’opposizione - e in particolare del Pd - l’articolo 23bis della legge numero 133/2008 , cioè il decreto legge 112 - la cosidetta 'finanziaria triennale' del ministro Tremonti - che affida "il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali, in via ordinaria, a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica". Ciò al fine - afferma il decreto - "di favorire la più ampia diffusione dei principi di concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione di servizi di interesse generale in ambito locale". In altre parole si spalanca la via alla privatizzazione dell'acqua pubblica.

"Così il governo Berlusconi ha sancito che in Italia l'acqua non sarà più un bene pubblico, ma una merce e dunque, sarà gestita da multinazionali internazionali (le stesse che già possiedono le acque minerali). Già a Latina la Veolia (multinazionale che gestisce l'acqua locale) ha deciso di aumentare le bollette del 300%. Ai consumatori che protestano, Veolia manda le sue squadre di vigilantes armati e carabinieri per staccare i contatori" - riporta l'articolo rilanciato da Peacelink che si è diffuso con il passaparola via e-mail e sui blog.

In realtà la denuncia è partita da p. Alex Zanotelli che in un puntuale intervento sul settimanale 'Carta' affermava: "Dobbiamo darci tutti una mossa per realizzare il sogno che ci accompagna e cioè che l’acqua è un diritto fondamentale umano, che deve essere gestita dalle comunità locali con totale capitale pubblico, al minor costo possibile per l’utente, senza essere SPA". E poi proseguiva: "Partendo dal basso, dalle lotte in difesa dell’acqua a livello locale, dobbiamo ripartire in un grande movimento che obblighi il nostro Parlamento a proclamare che l’acqua non è una merce, ma un diritto di tutti. Diamoci da fare perché vinca la vita!".

Lo scorso 21 ottobre con una lettera aperta indirizzata al ministro Tremonti, il presidente Emilio Molinari a nome dei Comitato italiano del 'Contratto mondiale sull'acqua' ha chiesto al ministro di scorporare il servizio idrico dalla legge 133 e di aprire una discussione sui servizi di interesse generale (art 43 della Costituzione) e sulla legge di iniziativa popolare del movimento ed - inoltre - di intervenire con un piano di investimenti pubblici per rinnovare l'intera rete idrica italiana che disperde il 35% della preziosa acqua".

Una denuncia ripresa nell'inchiesta giornalistica di Paolo Rumiz che sul quotidiano 'La Repubblica' dal titolo "Acqua s.p.a: la rivolta dei sindaci" evidenzia la "resistenza che parte dal basso e contesta non solo il governo, ma il Parlamento, che il 6 agosto, mentre il Paese era in vacanza, ha approvato una norma-bomba (unica in Europa) con il "sì" dell'opposizione. Non se n'è accorto quasi nessuno: quel pezzo di carta obbliga i Comuni a mettere le loro reti dell'acqua sul mercato entro il 2010, e ciò anche quando i servizi funzionano perfettamente e i conti tornano". "Col voto del 6 agosto si rompe l'ultima diga" - prosegue Rumiz. "L'acqua cessa di essere diritto collettivo e diventa bisogno individuale, merce che ciascuno deve pagarsi. Questo spalanca scenari tutti italiani: per esempio i contatori regalati ai privati (banca, industria o chicchessia che incassano le bollette), e le reti idriche che restano in mano pubblica, con i costi del rifacimento a carico dei contribuenti. Insomma, la polpa ai primi e l' osso ai secondi. Il peggio del peggio".

"È contro questo che si stanno muovendo i sindaci d' Italia; a partire da quelli della Lombardia, che la guerra l' hanno cominciata prima degli altri. È successo che centoquarantaquattro Comuni attorno a Milano han fatto muro contro la giunta Formigoni, la quale già nel 2006 aveva anticipato il 23 bis con una legge che separava erogazione e gestione del servizio". "Dai 26 ambiti che hanno accettato la privatizzazione sono cresciuti intanto quattro colossi " - evidenzia Rumiz: l'Acea di Roma che ha comprato l' acqua toscana; l'Amga di Genova che s'è alleata con la Smat di Torino e ha dato vita all'Iride; la Hera di Bologna che cresce in tutta la Padania; la A2A nata dalla fusione dell'Aem milanese e dell'Asm bresciana. In tutte, una forte presenza di multinazionali come Veolia e Suez, banche, imprenditori italiani d'assalto, e una gran voglia di crescere sul mercato".

"Quando i comitati per l'acqua pubblica, sparsi in tutt'Italia, hanno raccolto 400 mila firme e depositato in parlamento nel luglio 2007 una proposta di legge di iniziativa popolare, sia sotto il governo Prodi che sotto quello di Berlusconi non s'è trovato uno straccio di relatore, nemmeno d'opposizione, capace di esaminare e illustrare la volontà dei cittadini così massicciamente espressa" - ricorda Rumiz.

Così mentre le campagne sociali cercano di sensibilizzare all’uso dell’acqua del rubinetto - l'Italia è il maggior consumatore al mondo di acqua in bottiglia di cui il 65% è commercializzata in bottiglie di plastica, questo significa circa 9 miliardi di bottiglie di plastica da smaltire ogni anno - presto "l'acqua del sindaco" sarà privatizzata grazie alla recente votazione by-partisan.

Il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per l’Acqua Pubblica ha convocato perciò per il 21 novembre Assemblea nazionale a Roma e dal 22 al 23 novembre terrà ad Aprilia il Secondo Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua dal titolo "Acqua pubblica: riprendiamoci il futuro!". [GB]

http://www.unimondo.org/article/view/159638/1/3940
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Re: Italia: 'no alla legge sulla privatizzazione dell'acqua'

Messaggioda gabriele il 20/11/2008, 21:25

Legge 6 agosto 2008, n. 133
"Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria"

pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 195 del 21 agosto 2008 - Suppl. Ordinario n. 196

Art. 23-bis.
Servizi pubblici locali di rilevanza economica

1. Le disposizioni del presente articolo disciplinano l'affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, in applicazione della disciplina comunitaria e al fine di favorire la più ampia diffusione dei principi di concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione di servizi di interesse generale in ambito locale, nonche' di garantire il diritto di tutti gli utenti alla universalità ed accessibilità dei servizi pubblici locali ed al livello essenziale delle prestazioni, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettere e) e m), della Costituzione, assicurando un adeguato livello di tutela degli utenti, secondo i principi di sussidiarietà, proporzionalità e leale cooperazione. Le disposizioni contenute nel presente articolo si applicano a tutti i servizi pubblici locali e prevalgono sulle relative discipline di settore con esse incompatibili.

2. Il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali avviene, in via ordinaria, a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi del Trattato che istituisce la Comunità europea e dei principi generali relativi ai contratti pubblici e, in particolare, dei principi di economicità, efficacia, imparzialità, trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di trattamento, mutuo riconoscimento, proporzionalità.

3. In deroga alle modalità di affidamento ordinario di cui al comma 2, per situazioni che, a causa di peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento, non permettono un efficace e utile ricorso al mercato, l'affidamento può avvenire nel rispetto dei principi della disciplina comunitaria.

4. Nei casi di cui al comma 3, l'ente affidante deve dare adeguata pubblicità alla scelta, motivandola in base ad un'analisi del mercato e contestualmente trasmettere una relazione contenente gli esiti della predetta verifica all'Autorità garante della concorrenza e del mercato e alle autorità di regolazione del settore, ove costituite, per l'espressione di un parere sui profili di competenza da rendere entro sessanta giorni dalla ricezione della predetta relazione.

5. Ferma restando la proprietà pubblica delle reti, la loro gestione può essere affidata a soggetti privati.

6. E' consentito l'affidamento simultaneo con gara di una pluralità di servizi pubblici locali nei casi in cui possa essere dimostrato che tale scelta sia economicamente vantaggiosa. In questo caso la durata dell'affidamento, unica per tutti i servizi, non può essere superiore alla media calcolata sulla base della durata degli affidamenti indicata dalle discipline di settore.

7. Le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle rispettive competenze e d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, possono definire, nel rispetto delle normative settoriali, i bacini di gara per i diversi servizi, in maniera da consentire lo sfruttamento delle economie di scala e di scopo e favorire una maggiore efficienza ed efficacia nell'espletamento dei servizi, nonche' l'integrazione di servizi a domanda debole nel quadro di servizi più redditizi, garantendo il raggiungimento della dimensione minima efficiente a livello di impianto per più soggetti gestori e la copertura degli obblighi di servizio universale.

8. Salvo quanto previsto dal comma 10, lettera e) le concessioni relative al servizio idrico integrato rilasciate con procedure diverse dall'evidenza pubblica cessano comunque entro e non oltre la data del 31 dicembre 2010, senza necessità di apposita deliberazione dell'ente affidante. Sono escluse dalla cessazione le concessioni affidate ai sensi del comma 3.

9. I soggetti titolari della gestione di servizi pubblici locali non affidati mediante le procedure competitive di cui al comma 2, nonche' i soggetti cui e' affidata la gestione delle reti, degli impianti e delle altre dotazioni patrimoniali degli enti locali, qualora separata dall'attività di erogazione dei servizi, non possono acquisire la gestione di servizi ulteriori ovvero in ambiti territoriali diversi, ne' svolgere servizi o attività per altri enti pubblici o privati, ne' direttamente, ne' tramite loro controllanti o altre società che siano da essi controllate o partecipate, ne' partecipando a gare. Il divieto di cui al periodo precedente non si applica alle società quotate in mercati regolamentati. I soggetti affidatari diretti di servizi pubblici locali possono comunque concorrere alla prima gara svolta per l'affidamento, mediante procedura competitiva ad evidenza pubblica, dello specifico servizio già a loro affidato. In ogni caso, entro la data del 31 dicembre 2010, per l'affidamento dei servizi si procede mediante procedura competitiva ad evidenza pubblica.

10. Il Governo, su proposta del Ministro per i rapporti con le regioni ed entro centottanta giorni alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, nonche' le competenti Commissioni parlamentari, emana uno o più regolamenti, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, al fine di:
a) prevedere l'assoggettamento dei soggetti affidatari diretti di servizi pubblici locali al patto di stabilità interno e l'osservanza da parte delle società in house e delle società a partecipazione mista pubblica e privata di procedure ad evidenza pubblica per l'acquisto di beni e servizi e l'assunzione di personale;
b) prevedere, in attuazione dei principi di proporzionalità e di adeguatezza di cui all'articolo 118 della Costituzione, che i comuni con un limitato numero di residenti possano svolgere le funzioni relative alla gestione dei servizi pubblici locali in forma associata;
c) prevedere una netta distinzione tra le funzioni di regolazione e le funzioni di gestione dei servizi pubblici locali, anche attraverso la revisione della disciplina sulle incompatibilità;
d) armonizzare la nuova disciplina e quella di settore applicabile ai diversi servizi pubblici locali, individuando le norme applicabili in via generale per l'affidamento di tutti i servizi pubblici locali di rilevanza economica in materia di rifiuti, trasporti, energia elettrica e gas, nonche' in materia di acqua;
e) disciplinare, per i settori diversi da quello idrico, fermo restando il limite massimo stabilito dall'ordinamento di ciascun settore per la cessazione degli affidamenti effettuati con procedure diverse dall'evidenza pubblica o da quella di cui al comma 3, la fase transitoria, ai fini del progressivo allineamento delle gestioni in essere alle disposizioni di cui al presente articolo, prevedendo tempi differenziati e che gli affidamenti diretti in essere debbano cessare alla scadenza, con esclusione di ogni proroga o rinnovo;
f) prevedere l'applicazione del principio di reciprocità ai fini dell'ammissione alle gare di imprese estere;
g) limitare, secondo criteri di proporzionalità, sussidiarietà orizzontale e razionalità economica, i casi di gestione in regime d'esclusiva dei servizi pubblici locali, liberalizzando le altre attività economiche di prestazione di servizi di interesse generale in ambito locale compatibili con le garanzie di universalità ed accessibilità del servizio pubblico locale;
h) prevedere nella disciplina degli affidamenti idonee forme di ammortamento degli investimenti e una durata degli affidamenti strettamente proporzionale e mai superiore ai tempi di recupero degli investimenti;
i) disciplinare, in ogni caso di subentro, la cessione dei beni, di proprietà del precedente gestore, necessari per la prosecuzione del servizio;
l) prevedere adeguati strumenti di tutela non giurisdizionale anche con riguardo agli utenti dei servizi;
m) individuare espressamente le norme abrogate ai sensi del presente articolo.

11. L'articolo 113 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, e' abrogato nelle parti incompatibili con le disposizioni di cui al presente articolo.

12. Restano salve le procedure di affidamento già avviate alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto

http://www.camera.it/parlam/leggi/08133l.htm
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Re: Italia: 'no alla legge sulla privatizzazione dell'acqua'

Messaggioda lantan il 01/12/2008, 8:24

gabriele ha scritto:Italia: 'no alla legge sulla privatizzazione dell'acqua'
martedì, 18 novembre, 2008
E' passato nel silenzio quasi generale il decreto legge che prevede la privatizzazione dell'acqua pubblica in Italia. Il 6 agosto il Parlamento italiano ha infatti votato con l’appoggio dell’opposizione - e in particolare del Pd - l’articolo 23bis della legge numero 133/2008 , cioè il decreto legge 112 - la cosidetta 'finanziaria triennale' del ministro Tremonti - che affida "il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali, in via ordinaria, a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica". Ciò al fine - afferma il decreto - "di favorire la più ampia diffusione dei principi di concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione di servizi di interesse generale in ambito locale". In altre parole si spalanca la via alla privatizzazione dell'acqua pubblica.

"Così il governo Berlusconi ha sancito che in Italia l'acqua non sarà più un bene pubblico, ma una merce e dunque, sarà gestita da multinazionali internazionali (le stesse che già possiedono le acque minerali). Già a Latina la Veolia (multinazionale che gestisce l'acqua locale) ha deciso di aumentare le bollette del 300%. Ai consumatori che protestano, Veolia manda le sue squadre di vigilantes armati e carabinieri per staccare i contatori" - riporta l'articolo rilanciato da Peacelink che si è diffuso con il passaparola via e-mail e sui blog.

In realtà la denuncia è partita da p. Alex Zanotelli che in un puntuale intervento sul settimanale 'Carta' affermava: "Dobbiamo darci tutti una mossa per realizzare il sogno che ci accompagna e cioè che l’acqua è un diritto fondamentale umano, che deve essere gestita dalle comunità locali con totale capitale pubblico, al minor costo possibile per l’utente, senza essere SPA". E poi proseguiva: "Partendo dal basso, dalle lotte in difesa dell’acqua a livello locale, dobbiamo ripartire in un grande movimento che obblighi il nostro Parlamento a proclamare che l’acqua non è una merce, ma un diritto di tutti. Diamoci da fare perché vinca la vita!".

Lo scorso 21 ottobre con una lettera aperta indirizzata al ministro Tremonti, il presidente Emilio Molinari a nome dei Comitato italiano del 'Contratto mondiale sull'acqua' ha chiesto al ministro di scorporare il servizio idrico dalla legge 133 e di aprire una discussione sui servizi di interesse generale (art 43 della Costituzione) e sulla legge di iniziativa popolare del movimento ed - inoltre - di intervenire con un piano di investimenti pubblici per rinnovare l'intera rete idrica italiana che disperde il 35% della preziosa acqua".

Una denuncia ripresa nell'inchiesta giornalistica di Paolo Rumiz che sul quotidiano 'La Repubblica' dal titolo "Acqua s.p.a: la rivolta dei sindaci" evidenzia la "resistenza che parte dal basso e contesta non solo il governo, ma il Parlamento, che il 6 agosto, mentre il Paese era in vacanza, ha approvato una norma-bomba (unica in Europa) con il "sì" dell'opposizione. Non se n'è accorto quasi nessuno: quel pezzo di carta obbliga i Comuni a mettere le loro reti dell'acqua sul mercato entro il 2010, e ciò anche quando i servizi funzionano perfettamente e i conti tornano". "Col voto del 6 agosto si rompe l'ultima diga" - prosegue Rumiz. "L'acqua cessa di essere diritto collettivo e diventa bisogno individuale, merce che ciascuno deve pagarsi. Questo spalanca scenari tutti italiani: per esempio i contatori regalati ai privati (banca, industria o chicchessia che incassano le bollette), e le reti idriche che restano in mano pubblica, con i costi del rifacimento a carico dei contribuenti. Insomma, la polpa ai primi e l' osso ai secondi. Il peggio del peggio".

"È contro questo che si stanno muovendo i sindaci d' Italia; a partire da quelli della Lombardia, che la guerra l' hanno cominciata prima degli altri. È successo che centoquarantaquattro Comuni attorno a Milano han fatto muro contro la giunta Formigoni, la quale già nel 2006 aveva anticipato il 23 bis con una legge che separava erogazione e gestione del servizio". "Dai 26 ambiti che hanno accettato la privatizzazione sono cresciuti intanto quattro colossi " - evidenzia Rumiz: l'Acea di Roma che ha comprato l' acqua toscana; l'Amga di Genova che s'è alleata con la Smat di Torino e ha dato vita all'Iride; la Hera di Bologna che cresce in tutta la Padania; la A2A nata dalla fusione dell'Aem milanese e dell'Asm bresciana. In tutte, una forte presenza di multinazionali come Veolia e Suez, banche, imprenditori italiani d'assalto, e una gran voglia di crescere sul mercato".

"Quando i comitati per l'acqua pubblica, sparsi in tutt'Italia, hanno raccolto 400 mila firme e depositato in parlamento nel luglio 2007 una proposta di legge di iniziativa popolare, sia sotto il governo Prodi che sotto quello di Berlusconi non s'è trovato uno straccio di relatore, nemmeno d'opposizione, capace di esaminare e illustrare la volontà dei cittadini così massicciamente espressa" - ricorda Rumiz.

Così mentre le campagne sociali cercano di sensibilizzare all’uso dell’acqua del rubinetto - l'Italia è il maggior consumatore al mondo di acqua in bottiglia di cui il 65% è commercializzata in bottiglie di plastica, questo significa circa 9 miliardi di bottiglie di plastica da smaltire ogni anno - presto "l'acqua del sindaco" sarà privatizzata grazie alla recente votazione by-partisan.

Il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per l’Acqua Pubblica ha convocato perciò per il 21 novembre Assemblea nazionale a Roma e dal 22 al 23 novembre terrà ad Aprilia il Secondo Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua dal titolo "Acqua pubblica: riprendiamoci il futuro!". [GB]

http://www.unimondo.org/article/view/159638/1/3940


E' una legge profondamente ingiusta ed iniqua! Uno dei peggiori provvedimenti che il governo abbia preso. Basterebbe solo questo a giustificare una reazione piu' che decisa da parte dell'opposizione. E invece neanche un fiato.... Si dovrebbe mobilitare la societa' civile, come abbiamo fatto - e stiamo facendo - per il referendum sul Lodo Alfano.
Questo governo prima se ne va a casa e meglio e'!!!
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Re: Italia: 'no alla legge sulla privatizzazione dell'acqua'

Messaggioda ranvit il 01/12/2008, 10:12

Questo governo non se ne andrà a casa.
E se anche accadesse e il Cs vincesse le elezioni non sarebbe in grado di governare.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Italia: 'no alla legge sulla privatizzazione dell'acqua'

Messaggioda Alì il 01/12/2008, 18:33

ranvit ha scritto:Questo governo non se ne andrà a casa.
E se anche accadesse e il Cs vincesse le elezioni non sarebbe in grado di governare.

Vittorio


Che non se ne vada a casa è anche probabile. Che il CS non sarebbe in grado di governare è affermazione del tutto gratuita. Dagli unas maggioranza come quella di silviolo e vedrai. Accetterei scommesse 10 a 1.
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Re: Italia: 'no alla legge sulla privatizzazione dell'acqua'

Messaggioda ranvit il 01/12/2008, 18:46

>Dagli unas maggioranza come quella di silviolo e vedrai. Accetterei scommesse 10 a 1.<

Gliela devo dare io?

Vittorio
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Re: Italia: 'no alla legge sulla privatizzazione dell'acqua'

Messaggioda mauri il 01/12/2008, 20:45

per saperne di più
http://www.contrattoacqua.it/public/journal/
un brindisi con l'acqua del sindaco che è buona ed economica, non produce plastica e inquinamento per fare plastica

parrucchino tra poco mette i contatori nel wc e fa pagare ogni cagata
io scommatto 100 a 1 che noi non abbiamo una maggioranza come la sua... per fortuna
buona serata, mauri
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Re: Italia: 'no alla legge sulla privatizzazione dell'acqua'

Messaggioda pianogrande il 02/12/2008, 0:28

Che non se ne vada a casa è anche probabile. Che il CS non sarebbe in grado di governare è affermazione del tutto gratuita. Dagli una maggioranza come quella di silviolo e vedrai. Accetterei scommesse 10 a 1.[/quote]

E' vero o no che questa legge l'ha votata anche il centrosinistra?
Non bastava la maggioranza al governo per far passare un tale malaffare; ed allora i "nostri" gli hanno dato una mano?
Una volta c'erano le fontane pubbliche (ed i gabinetti pubblici).
Ora devi andare al bar in entrambi i casi.
In molte stazioni ferroviarie la mitica "ritirata" non c'è più.
Con questa legge sull'acqua, annega ancora un po' della mia fiducia in questa gente.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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Re: Italia: 'no alla legge sulla privatizzazione dell'acqua'

Messaggioda franz il 02/12/2008, 8:39

pianogrande ha scritto:E' vero o no che questa legge l'ha votata anche il centrosinistra?
Non bastava la maggioranza al governo per far passare un tale malaffare; ed allora i "nostri" gli hanno dato una mano?
Una volta c'erano le fontane pubbliche (ed i gabinetti pubblici).
Ora devi andare al bar in entrambi i casi.
In molte stazioni ferroviarie la mitica "ritirata" non c'è più.
Con questa legge sull'acqua, annega ancora un po' della mia fiducia in questa gente.

Questo è il vero punto della questione.
Inutile andare come al solito a lamentarci dell'operato del governo se anche noi avremmo fatto (e dovuto fare) cose simili o identiche.
Intendiamoci, la privatizzazione dell'acqua è una assurdità, cosi' come quella dell'aria.
Anche un liberista onesto considera che per essere "privato" un bene ha bisogno di precise caratteristiche politico-giuridiche: le famose tre "D". Significa che un bene deve avere diritti ben Definibili e Definiti, Deve essere Difendibile e Difeso, deve essere Disponibile. Senza queste tre D non c'è bene di mercato. È evidente che l'aria non puo' essere bene privato in quando non puo' essere mai chiaro quale oggetto (molecola?) è mio e quale tuo e questo vale anche per un bene come l'acqua.

Ma il problema non è questo. Il problema è la gestione di questo bene comune.
Oggi la gestione pubblica dell'acqua in Italia è fallimentare: l'acqua costa poco ma è di bassa qualità, se ne perde tanta negli acquedotti e ci sono enormi sprechi. Pare difficile indurre l'ente pubblcio ad avere una buona gestione di un bene comune. Almeno da noi.
Ecco che se il privato dimostra di saper gestire meglio un bene cosi' prezioso, senza sprecarlo, il vantaggio per la collettività è evidente. Il prezzo puo' anche aumentare (perché sono necessari investimenti per la maggiore cura dei sistemi di potabilizzazione, del trasporto nelle tubature, esami chimici e batteriologici) ma se l'esito è una migliore acqua e meno sprechi (che significa piu' acqua per tuttti) allora viva il privato.

Ciao,
Franz
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Re: Italia: 'no alla legge sulla privatizzazione dell'acqua'

Messaggioda pinopic1 il 02/12/2008, 12:22

Però l'imprenditore privato deve avere per scopo la realizzazione di profitti. Quindi più acqua vende più fa profitti.Ma non si era detto che dobbiamo evitare gli sprechi? La qualità entra in gioco se c'è la concorrenza. Come si realizza con l'acqua del rubinetto?
Come si può evitare che il privato che gestisce non sia anche un produttore di acqua minerale in bottiglia? In questo caso che interesse avrebbe a curare la qualità di quella del rubinetto? Dovrebbe venderla allo stesso prezzo di quella in bottiglia. E dovremmo pagare quel prezzo per lavare i pavimenti?

Naturalmente inutile parlare del prezzo che per famiglie povere e numerose potrebbe diventare pesante; non rientra ancora nel pensiero dominante questo argomento. Se l'attuale crisi potrà correggere queste distorsioni culturali, viva la recessione.
"Un governo così grande da darti tutto quello che vuoi è anche abbastanza grande da toglierti tutto quello che hai" (Chiunque l'abbia detto per primo)
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