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Demagoghi e populisti attenzione: arriva il “fact checking”

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Demagoghi e populisti attenzione: arriva il “fact checking”

Messaggioda gabriele il 16/05/2012, 21:09

Demagoghi e populisti attenzione: arriva il “fact checking”
Tommaso Canetta

Il fact checking (la verifica dei fatti) arriva ora anche in Italia. Abituando i lettori a controllare le notizie in tempo reale, si educano i cittadini a verificare quel che gli viene detto. Applicata alla politica si tratterebbe di una rivoluzione: il politico che mente si troverebbe subito sbugiardato.

15 maggio 2012 - 16:25

Immaginate una politica costretta a confrontarsi coi fatti e coi dati. L’idea alla base del fact checking è esattamente questa. L’espressione inglese significa “verifica dei fatti” e, nella versione pensata per il social networking, si realizza tramite un controllo diffuso tra gli utenti della veridicità di notizie e dati che vengono diffusi dall’informazione e dalle istituzioni.

Potenzialmente si tratta di una rivoluzione. Dai tempi di Demostene la politica, e non solo, ha potuto esagerare i fatti o distorcerli a proprio vantaggio. Nelle dittature questa è la regola. Nelle democrazie non dovrebbe accadere, ma anche qui la demagogia e il populismo sono all’ordine del giorno e di recente addirittura in aumento. Si può arrivare a situazioni in cui la verità e la negazione della verità sono solo due tesi contrapposte, parimenti meritevoli di fiducia da parte dei cittadini.

Guardando anche solo agli ultimi anni si può ipotizzare un differente corso degli eventi se si fosse fatto un autorevole e diffuso fact checking. Torniamo al 2007, al periodo del grave problema della sicurezza. Se a un’informazione (specialmente televisiva ma non solo) che parlava ossessivamente di “emergenza stupri”, si fosse contrapposta un’altrettanto martellante campagna di diffusione dei dati (da cui risultava che non c’era stato alcun aumento dei tassi di criminalità - v.pag. 19 del rapporto), si sarebbero potuti evitare alcuni errori. Probabilmente non si sarebbe impennata la percezione di insicurezza dei cittadini, e nel “decreto Maroni” del 2009 forse non sarebbero state inserite diverse disposizioni, poi dichiarate incostituzionali, nate sull’onda delle esagerazioni mediatiche dei casi di cronaca nera.

Un discorso analogo si potrebbe fare oggi sui suicidi. Dati alla mano, non si può parlare di “emergenza". Farlo, anzi, rischia di scatenare un pericoloso “effetto domino”. In generale ogni volta che i mass media o i politici parlando di “situazioni eccezionali” è importante andare a controllare i dati e le statistiche per trovare conferma o smentita. Dagli sbarchi di clandestini alla febbre suina, dagli attacchi di cani randagi ai morti sul lavoro, negli anni abbiamo assistito a uno stillicidio di “emergenze” che, nei fatti, spesso non c’erano.

Tutti possono affermare che anche un solo suicidio è comunque uno di troppo. Ma chi ha governato in anni in cui i suicidi per motivi economici sono stati quasi il doppio che ora, può permettersi di attaccare l’attuale governo solo sfruttando una diffusa ignoranza dei numeri reali. Il fact checking può rappresentare una specie di sentinella “illuminista” contro la degenerazione del dibattito pubblico.
Con l’obiettivo di «verificare la veridicità dei dati e delle notizie che vengono messe in circolazione», la fondazione <ahref ha lanciato a fine aprile una piattaforma web dove gli utenti possano fare fact checking. Sono ammesse fonti di ogni tipo, video, testi, audio, ecc. ma devono sempre essere rispettati i quattro “principi per la qualità” proposti da <ahref: accuratezza, imparzialità, indipendenza, legalità. La fondazione, nata nel 2010 su iniziativa della provincia di Trento, ha come scopo principale rendere attivo il pubblico di internet, specie nel suo rapporto con l'informazione e le istituzioni. Luca De Biase, giornalista, scrittore e presidente di <ahref, spiega che la forma di fact checking che si è deciso di sperimentare «è di tipo “social”, ed è pensata più per far crescere i lettori italiani che non i politici. Ovviamente», prosegue «puntiamo a un miglioramento del discorso pubblico». Dei lettori abituati a controllare le notizie diventano più facilmente dei cittadini abituati a controllare i fatti.

Quella che rappresenta una novità per l’Italia, almeno in queste forme, è già una realtà in altri paesi. Ad esempio in Francia, nelle recenti elezioni presidenziali, il fact checking ha svolto un ruolo importante. La versione francese dell’Huffington Post ha seguito il dibattito pre-elettorale tra Sarkozy e Hollande, controllando le affermazioni dei due sfidanti. Come evidenziato in un articolo de Linkiesta, sono possibili delle controindicazioni. In particolare si corre il rischio di premiare non il contendente con le proposte migliori, ma quello con più memoria per dati e numeri. Oppure di indurre i politici a rimanere nel vago e nell’astratto per non correre il rischio di essere smentiti. A queste obiezioni risponde ancora Luca De Biase: «Penso che tra un politico che rimane sul vago, e uno che dice cose giuste ed efficaci, per gli elettori sarebbe più facile scegliere». Ancora più facile la decisione se uno dei due mente spudoratamente.

http://www.linkiesta.it/fact-checking
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Re: Demagoghi e populisti attenzione: arriva il “fact checking”

Messaggioda Iafran il 16/05/2012, 22:50

Al berlusca (ed agli scagnozzi operanti nei suoi media), comunque, tocca il gradino più alto del podio relativo alla mistificazione della realtà.
Il nostro ex leader è il testimonial di diritto al fact checking, sia che parli sia che non appaia ... per tutto il fango buttato sugli avversari politici e per tutte le "puttanate" che ha detto per tenersi a galla.
È doveroso che gli si riconosca questo merito.
Il nostro barzellettiere è stato determinante per lanciare la moda della chioma fluente, del sopralzo ai tacchi, del doppiopetto, dei gemelli ai polsini, dell'igiene dentale, del lifting etc., ma riconoscergli il ruolo di ispiratore principale di questa novità è ben diverso, è più galvanizzante: è l'apoteosi del suo "dinamismo", perché relativo alle sue parole (in balia dei venti) ed alle sue azioni (ben lungi da quel che appaiono).
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Re: Demagoghi e populisti attenzione: arriva il “fact checking”

Messaggioda franz il 17/05/2012, 8:21

La verifica dei fatti è importantissima e su questo forum piu' volete mi è capitato di veder passare informazioni giornalistiche o politiche che mi sembravano non aderenti ai fatti (cifre sbagliate) che ho rettificato andando a cercare le cifre vere ed ufficiali. Qui l'abitudine al controllo ed alla verifica diretta dovrebbe diventare prassi di ogni cittadino.

Poi esiste un altro fronte, che è quello dei confronti su fatti comparabili. Il PIL per esempio, va analizzato e comparato nel tempo volte a prezzi costanti a volte reali (depurato dell'inflazione) a volte a parità di potere d'acquisto, a volte procapite. Nessuno dei metodi è sbagliato in se': dipende dall'uso che se ne sta facendo. Spesso giornalisti (piu' raramente politici, che stanno alla larga dai numeri come il diavolo e l'acqua santa) confondono i termini ed usano quelli fuori luogo.

Un ulteriore aspetto è dato dall'analisi di fenomeni difficilmente quantificabili. Per esempio sommerso ed evasione sono soggette a stime, con diversi metodi e modelli. Qui non si parla di fatti ma di stime di un fenomeno. Idem per la corruzione. ma anche qui girano strane leggende metropolitane. La stima del costo della corruzione (60 miliardi) di cui moltissimi politici e giornali parlano, proviene da uno studio piu' volte citato (anche dalla corte dei conti) ma quando mi sono dato la briga di leggere sia il rapporto della Corte e da il documento referenziato ho potuto constatare che questo studio in cui il termine 60 miliardi era citato decine e decine di volte non illustrava perché la corruzione pesa 60 miliardi ma perché la stima è metodologicamente sbagliata. Qui il "fatto" è che se esiste uno studio pare che sia introvabile in rete e che la corte dei conti referenzia come prova della cifra uno studio (dallo stesso titolo) che lo smentisce. Lietissimo io stesso di essere smentito, se ho sbagliato a seguire le tracce che portano al "fatto" ma come fare se non compiendo autonomamente un'analisi parallela?

Vi sono poi tutta una serie di problemi che definirei "semantici" perché a volte prima di definire se l'inflazione è al 2.6% oppure al 3.5% si puo' discutere anche a lungo su cosa sia l'inflazione stessa. Solo aumento dei prezzi o anche perdita di valore della moneta? Qui non ci sono fatti ma scuole economiche diverse che danno interpretazioni differenti e danno alla parola "inflazione" significati diversi.

Infine la cosa piu' importante. Il giudizio sui fatti, l'opinione. Appurato che siamo in recessione, lo siamo per la crisi internazionale, per le misure del governo oppure per la situazione storica italiana (debolezza cronica e mancanza di riforme strutturali da decenni)? Sicuramente un po' per tutte casuse ma quale la determinante? Qui è difficile attuare il fact checking. Siamo in piena doxa, nel dominio dell'opinione. Per fortuna.
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