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Integralisti, neofascisti e Maria la Pia

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Integralisti, neofascisti e Maria la Pia

Messaggioda pianogrande il 14/05/2012, 9:58

Flavio
La chiesa cattolica fa il suo mestiere (direi meglio che ci prova) ma i risultati che ottiene dipendono da come sappiamo fare il nostro mestiere noi cittadini ed i politici che dovrebbero rappresentarci.
La legge sull'aborto rappresenta un felice momento (insieme al divorzio) in cui cittadini e politici hanno saputo fare il proprio mestiere.
Sono stati momenti di democrazia molto gratificanti.
Nella frustrazione che proviamo nella situazione attuale, dovremmo riflettere sui meccanismi che contribuirono al raggiungimento di quei risultati (sia dal punto di vista politico che culturale).
La storia del partito radicale è emblematica e rappresentativa del fenomeno.
Ci hanno dimostrato che cosa possa essere un movimento nuovo come da un paio di decenni ci hanno ampiamente dimostrato cosa possa essere un movimento tiotalmente asservito e rincojonito.
Probabilmente la stessa parabola l'abbiamo seguita noi cittadini.
Allora, denunciamo pure e doverosamente le colpe della chiesa cattolica ma non come attenuante delle nostre di cittadini.
Di chiese ce n'è in giro in tutto il mondo e da quando esiste il mondo.
La differenza è negli stati che si lasciano dominare o che conservano la loro laica dignità.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Integralisti, neofascisti e Maria la Pia

Messaggioda matthelm il 14/05/2012, 13:03

lucameni ha scritto:Secondo me troppo spesso si confondono i piani della legge 194 e dell'aborto in quanto tale.
La 194 è un compromesso forse inevitabile. A fronte di valori che vengono branditi come assoluti si è trovata una soluzione sul crinale stretto dell'ipocrisia.
Mi pare però l'unica cosa sulla quale un partito possa pretendere una linea coerente ai suoi rappresentanti è la difesa di una legge dello Stato. Ma non altro.
Rimarranno sempre persone per le quali il feto non è altro che un grumo di sangue e l'aborto in fondo una forma di contraccezione soltanto molto più fastidiosa; altre persone per le quali l'aborto è qualcosa di inaccettabile sempre e comunque almeno dal lato morale; ed altre ancora che magari hanno posizioni intermedie e meno assolute.
La mia idea è che questa grande agitazione ogni volta che viene toccato il tema dell'aborto sia data anche dal fastidio e dall'imbarazzo di affrontare una questione che implica dubbi, incertezze, domande senza risposte. E quindi meglio proprio non affrontarla, magari mettendo in mezzo la difesa di una legge che - secondo me - viene contestata da molte meno persone di quelle che si voglia far credere e che legalizza in parte l'aborto ma non per questo ne dà un giudizio morale, demandato alla coscienza individuale.


Condivido questa riflessione e il contenuto di vari interventi non superficiali.
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
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Re: Integralisti, neofascisti e Maria la Pia

Messaggioda franz il 14/05/2012, 14:37

bobbio ha scritto:Quali diritti e quali doveri sono in conflitto?
«Innanzitutto il diritto fondamentale del concepito, quel diritto di nascita sul quale, secondo me, non si può transigere. È lo stesso diritto in nome del quale sono contrario alla pena di morte. Si può parlare di depenalizzazione dell'aborto, ma non si può essere moralmente indifferenti di fronte all'aborto».

Lei parlava di diritti, non di un solo diritto...
«C'è anche il diritto della donna a non essere sacrificata nella cura dei figli che non vuole. E c'è un terzo diritto: quello della società. Il diritto della società in generale e anche delle società particolari a non essere superpopolate, e quindi a esercitare il controllo delle nascite».

Non le sembra che, così posto, il conflitto fra questi diritti si presenti pressoché insanabile?

«È vero, sono diritti incompatibili. E quando ci si trova di fronte a diritti incompatibili, la scelta è sempre dolorosa».

Ritengo che conflitti tra diritti (incompatibili ed insanabili) ci siano un po' ovunque nella società ma dove c'è di mezzo la vita il dramma è più evidente. Lo abbiamo visto anche parlando di libertà e di pace in occasione di eventi bellici.
Esiste comunque una specie di graduatoria tra diritti: Bobbio parla di diritti fondamentali e derivati. Accennando al diritto della società a non essere sovrapopolata credo che pero' sia errato parlare di "diritto". È caso mai un'esigenza, che si scontra con altre esigenze individuali che sono quella, vecchia di miliardi di anni, di procreare. Mai pero' la società (arrogandosi un diritto inesistente) dovrebbe prevalere (come in Cina) sulla volontà dell'individuo. E parlando di volontà individuale è evidente che un nascituro non ne ha. Subisce la volontà genitoriale di condurre a termine la gravidanza, la capacità di genitoriale saper provvedere alla sua crescita, fisica, mentale, culturale, affettiva. Subisce anche tutti gli accadimenti naturali che un nascituro o un neonato (di qualsiasi specie) puo' trovare sul suo cammino: malattie, calamità, guerre. Mi pare che la consapevolezza di questa naturale dipendenza manchi in molte analisi. Si dipende da chi (adulto) dovrebbe avere la responsabilità ma spesso questo adulto non ha responsabilità, sia perché succube a sua volta di fenomeni sociali e di ignoranza, sia quando vittima di violenza sessuale, bellica o non. Che l'adulto debba, spessissimo, prendere decisioni (anche di vita e di morte) sui figli è naturale. Sia che debba salvare il figlio da un annegamento o da una macchina che sta passando col rosso mentre si attraversa insieme la strada. I figli dipendono dalla nostra responsabilità (e irresponsabilità) sia per la nostra volontà di essere responsabili sia nella capacità reale di riuscire concretamente ad esserlo. Da questo punto di vista il diritto alla vita del nascituro, del neonato, del bambino, dipende concretamente dalle azioni che sappiamo mettere in atto. Noi decidiamo e tutto è in mano nostra. Chi ha avuto in braccio un neonato (suo o di altri) sa quale sensazione di responsabilità si prova. Nel conflitto tra diritti (alcuni insanabili) aggiungerei il conflitto tra responsabilità (quello che si vorrebbe fare e quello che si realizza di essere capace di fare e non fare). Indipendentemente dal conflitto, è la persona a decidere, a scegliere. Non la società.
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