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Spending review

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Spending review

Messaggioda franz il 04/05/2012, 19:08

soloo42001 ha scritto:Si, la tua e` la teoria del buon federalismo.
Ma permettimi di dubitare della sua applicabilita` in Italia.
Perche` a fronte di un ente locale sull'orlo del fallimento che succede?

Si stabiliscono regole che impediscono (sul piano preventivo) il fallimento.
Vedi California che con un deficit dell'1% ed un debito del 5% del PIL non puo' spendere oltre e quindi o aumenta le tasse (basse) oppure non puo' pagare gli stipendi. Il risultato è stato che ha inventato una nuova tassa (in questo i politici di tutto il mondo sono campioni) tassando il consumo di cannabis. Referendum perso, ora inventeranno altro.
http://www.repubblica.it/esteri/2010/03 ... a-2932546/
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Re: Spending review

Messaggioda Robyn il 04/05/2012, 19:31

Franz In passato gli scatti di anzianità valevano anche se si cambiava lavora cioè si doveva essere riassunti con l'anzianità maturata.Questa cosa è stata tolta perche disincentivata la nuova assunzione.Gli scatti di anzianità influiscono poco sul reddito perche sono mangiati dalle tasse ma influiscono molto sul lordo.Quindi bisognerebbe detrarre dall'assistenza gli scatti di anzianità e la differenza si somma al reddito.Per i redditi che non hanno scatti di anzianità questo corrisponde ad un'aumento del reddito,fino a giungere ad invarianza di reddito se assistenza e scatti di anzianità sono uguali di cifra.Se eventualmente la differenza è negativa questa non deve incidere sul reddito ma sulla diminuzione del costo del lavoro.Inoltre il costo del lavoro dovrebbe essere modellato sull'età,più basso se si superano i cinquanta anni e un pò più alto nella fascia centrale di età perche si presume che in questa fascia di età la produttività sia più alta e legare il reddito alla produttivita,cioè in quei settori dove la produttività cresce per effetto degli investimenti deve crescere anche il reddito dei lavoratori.La precarietà inoltre non era solo generata dalla rigidità in uscita ma anche dagli scatti di anzianità,oltre ad essere uno svantaggio sulla stabilità del posto di lavoro per i cinquantenni.Inultile dirlo,a questo punto bisognerebbe fermare gli scatti di anzianità ciao robyn
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RIDURRE LA SPESA IL CATALOGO È QUESTO

Messaggioda franz il 07/05/2012, 12:30

RIDURRE LA SPESA IL CATALOGO È QUESTO
http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... uesto.html

12 aprile 2012 — pagina 1-33 sezione: PRIMA PAGINA
LA SPESA pubblica in Italia è ormai dell' ordine di 800 miliardi di euro, su un prodotto interno lordo di circa 1.600 miliardi, il 50%. Siamo ben oltre la media Ocse, a fianco dei paesi del Nord Europa e parecchio distanti dai paesi anglosassoni e da quelli dell' Est europeo. Insomma, i danni del liberismo e dell' ultra-liberismo non devono aver toccato l' Italia, che rimane uno dei paesi al mondo in cui la presenza pubblica è più estesa. Per non parlare del fatto che parte rilevante del sistema economico privato, dalle banche alle grandi imprese, è legato a doppia mano al pubblico.

A fronte di questa spesa, ragionando a grandi linee, gli italiani ricevono scuola, sanità, giustizia, trasporti. Eun welfare sul mercato del lavoro, polizia e difesa, e altri servizi pubblici di minore rilevanza. Pur con un certo timore di risultare disfattisti, non è possibile mancare di rilevare che i servizi offerti dal pubblico in Italia non sono, in media, di grande qualità. La scuola, ad esempio, risulta significativamente di qualità inferiore alla media Ocse ad una valutazione internazionale attenta ed accurata (i test Pisa; ultima rilevazione nel 2009).

L' università continua a produrre con disarmante regolarità concorsi farsa e più in generale, anche se con alcuni distinguo, poca ricerca (Roberto Perotti docet). La giustizia è in una situazione catastrofica, i confronti sulla durata dei procedimenti, prodotta dalla Commissione europea per l' efficienza della giustizia (Cepej; ultimo rapporto nel 2010) fanno rabbrividire. Per quanto riguarda i trasporti, siamo indietro vari decenni sull' alta velocità (per non parlare della qualità dei treni pendolari) e da sempre sosteniamo gli immensi costi di una ex compagnia aerea di bandiera che definire inefficiente è generoso. Un welfare moderno sul mercato del lavoro non è pervenuto: piuttosto garantiamo un sistema duale che danneggia giovani e donne e una cassa integrazione che assurdamente ed inefficientemente tiene legati i lavoratori a imprese improduttive invece di aiutarne la riallocazione.

In un buon terzo del paese la legalità e i diritti di proprietà sul territorio sono sospesi,e lo sono stati essenzialmente dall' Unità ad oggi. E non è finita. Abbiamo un sistema politico a livello statale e a livello locale che è tra i più costosi nel mondo sviluppato, ma anche tra i più corrotti. Politici e dirigenti nel pubblico e nel para-pubblico hanno salari (e soprattutto benefici) dell' ordine di due volte quelli di mercato. E soprattutto non rispondono del proprio operato se non alla politica. Nemmeno il sistema fiscale funziona: raccoglie il 48% del Pil con sacche di evasione e di elusione mai viste, con il risultato di produrre tensioni sociali inimmaginabili in un paese civile e di portare il rapporto entrate statali/Pil emerso al 60%. Certo, la Corea del Nord fa peggio...

È vero, questi sono tutti ragionamenti basati su dati e statistiche prese in media. Le medie (così come i dati e le statistiche) si sa in Italia godono di poco rispetto, danno una visione superficiale della realtà (chi non conosce la storia di Trilussa e dei polli). Ma se proviamo ad entrare un po' più in profondità nei dati, oltre le medie, scopriamo che le cose stanno ancora peggio. Una parte del paese riceve trasferimenti fiscali di dimensioni notevolissime (costantemente almeno dal dopoguerra) a fronte dei quali produce servizi pubblici molto peggiori in quantità e qualità, su tutta la linea (scuola, sanità, giustizia, trasporti).

Come dicevamo, ci rendiamo conto che tutto questo possa apparire disfattista, ma è tutto vero ed è la reazione che ci ha ispirato la lettura dell' intervista del ministro Giarda. Il ministro, che è incaricato di produrre una spending review del settore pubblico, cioè una analisi del bilancio del settore pubblico con l' obiettivo di individuare le aree in cui poter produrre tagli, ci annuncia che abbiamo tagliato tutto il possibile ormai; che tagli ulteriori sarebbero motivati puramente da una (malsana, sadica) ideologia liberista; ci porterebbero ad uno stato naturale di homo homini lupus in cui tutto è privato, scuole, carceri... Il ministro evoca addirittura i vigilantes al posto della polizia.

Bisogna essere chiari e diretti. La strategia retorica di tacciare come liberista (titolo che nel nostro paese è spesso interpretato come affamatore del popolo) chiunque sappia far di conto ha già fatto molti danni e non ci aspetteremmo fosse utilizzata anche da questo governo di "tecnici". E allora siamo chiari. Non abbiamo alcun dubbio che una riduzione del settore pubblico in Italia sarebbe cosa buonae giusta, che molti servizi oggi pubblici funzionerebbero meglio se almeno in parte privatizzati. Entreremo più in dettaglio nel prosieguo di questo articolo.

Ma non è questo il punto principale. Su alcune di queste operazioni di privatizzazioni persone ragionevoli possono essere ragionevolmente in disaccordo. Il punto principale è invece che il settore pubblico oggi in Italia offre servizi di bassa qualità ad un costo elevato. Di conseguenza si possono mantenere pubblici i servizi che ora sono pubblici («mantenendo inalterato il confine attuale tra servizi pubblici e privati», nelle parole del ministro), garantendone la qualità (nonè difficile), ad un costo molto inferiore, senza nulla privatizzare e soprattutto senza affamare il popolo. Anzi, redistribuendo i risparmi sotto forma di minori tasse.

E su un altro punto è necessario essere chiari: se il ministro avesse ragione, e lo status quo, rispetto alla finanza pubblica, fosse essenzialmente intoccabile, allora il paese sarebbe inevitabilmente indirizzato ad un declino lento ma doloroso. Bisogna ammetterlo onestamente: nessun paese può crescere con una pressione fiscale al 50%, servizi pubblici inefficienti, un mercato del lavoro incrostato, e un mercato del credito reso anch' esso inefficiente dall' eccessivo potere di mercato e da una governance (le fondazioni) incestuosa e politicizzata.

Lo status quo porta inevitabilmente ed inesorabilmente le più innovative iniziative imprenditoriali ed intellettuali ad allontanarsi dal paese. Tertium non datur: o si taglia la spesa pubblica e si abbassano le tasse o si accelera il declino in cui il paese si è imbarcato da una quindicina d' anni. E non si creda di poter limitare almeno l' accelerazione del declino. Non è possibile perché l' esposizione debitoria ci condanna a dipendere dai mercati internazionali, che sanno scontare la mancanza di crescita futura a cui queste politiche ci stanno condannando.

Detto tutto questo, bando al pessimismo e al disfattismo e veniamo a quello che, a grandi linee, si può fare, e che una seria spending review renderebbe praticabile anche nei dettagli, se si avesse la forza e il coraggio di farla. Anzi, a ben vedere, è proprio la posizione di chi davanti agli 800 miliardi di spesa pubblica alzi le mani a sembrarci disfattista. Le uscite statali possono ridursi in tre modi: rendendo meno inefficiente gli attuali meccanismi di spesa e di approvvigionamento di beni da parte dello Stato; riducendo il perimetro pubblico laddove la presenza statale nonè né utile né necessaria (anche senza bisogno di essere, ancora una volta absit iniuria verbis, liberisti) e cambiando le modalità di offerta del servizio pubblico; infine, ridisegnando l' approccio dell' intervento pubblico limitandolo agli ambiti ove è strettamente necessario o politicamente improponibile tentare di eliminarlo (solo in quest' ultima categoria è il regno dei sogni del liberista incallito, che se anche ritiene desiderabile la privatizzazione completa del sistema pensionistico sa che è più facile ottenere l' annessione della Lombardia alla Svizzera).

Alla prima categoria si iscrivono gli interventi oggetto della spending review, ad esempio la «razionalizzazione delle condizioni di offerta dei servizi pubblici sul territorio». Non è semplice accorpare scuole, ospedali e penitenziari, certamente. Ma non bisogna nemmeno arrovellarsi troppo: già ci sono leggi, interventi e studi programmati da anni. Per i tribunali, uno a provincia basta e avanza, essendo pacifico che sotto un certo numero di dipendenti la struttura giudiziaria è inefficiente. La resistenza è tutta corporativa, ammantata, come è scontato, dal sacro principio del diritto al giudice naturale. Stesso dicasi per gli approvvigionamenti.

Il sostanziale svuotamento del principio dei costi standard per la sanità (originariamente prevista nel federalismo fiscale), farà si che la cura dei pazienti costerà ai contribuenti somme diverse a seconda della regione. Perché rassegnarsi? Alla seconda categoria appartengono tutti quegli interventi che non cambiano l' impianto sociale del paese. Ad esempio, ogni anno i contributi alle imprese ammontano a 43 miliardi (comprese quelle pubbliche). Il costo di intermediazione per fare arrivare questi soldi è enorme (in alcuni comparti raggiunge il 26%, vale a dire la burocrazia si mangia un quarto dei soldi destinati alle aziende).

Un bel taglio di un terzo porterebbe in cassa 14 miliardi: niente più deficit e spazio per tagliare un po' di Irap. Oppure la Rai, ci costa tra deficit e canone quasi due miliardi di euro. La si venda, si destinino 50 milioni l' anno a Rai Storia, Rai News e Rai 5 (il canale culturale)e si intaschinoi 3/4 miliardi di valore dell' azienda. Ah, le dismissioni. Il valore dei beni pubblici vendibili secondo varie stime ammonta a 7/800 miliardi. Vendiamo 20 miliardi l' anno di asset e abbattiamo il debito pubblico e le uscite di un miliardo l' anno di interessi. I costi della politica. L' abolizione delle province? La riduzione dei parlamentari? Il dimezzamento (come minimo) dei finanziamenti ai partiti e ai giornali di partito? L' accorpamento dei Comuni? La parametrazione degli stipendi e delle pensioni di chi lavora per il Parlamento con le altre pubbliche amministrazioni? Le consulenze? Altri miliardi risparmiati.

Altre amministrazioni dello Stato sono elefantiache: possibile che siamo il paese con più uomini in divisa di tutta Europa tra carabinieri, polizia, guardia di finanza, forestali (compresi i famosi forestali calabresi), vigili urbani e guardie penitenziarie? Sfoltire, sfoltire: senza le pietose scuse dell' ordine pubblico che ne soffrirebbe. L' andamento della criminalità in Italia è anelastico rispetto al numero di uniformi. E per i settori come la scuola, l' università e la sanità a quando l' iniezione di sostanziose dosi di concorrenza e merito? Perché pagare allo stesso modo il professore (o il medico) bravoe volenteroso e quello incapace e pigro? E cosa si aspetta a introdurre la concorrenza tra istituti? Non occorre dare i soldi alle scuole private, basta darli alle famiglie, sceglieranno loro la scuola più adatta al proprio figlio. La competizione salva denaro. Alla terza categoria, come dicevamo, appartengono le riforme liberiste, quelle che richiedono coraggio e che sono basate sul principio che un servizio per essere pubblico non deve essere per forza prestato da un operatore pubblico e che non esistono pasti gratis.

La gratuità della prestazione induce al consumo eccessivo e allo spreco: meglio un reddito di cittadinanza ai bisognosi e il giusto prezzo del servizio. Ma alla terza categoria non osiamo pensare: se il governo ponesse in opera sul serio quanto c' è da fare lo spazio per tagliare la spesa pubblicae ridurre le tasse sarebbe già enorme. Non prendiamoci in giro: questo è ciò che può dare il segnale giusto ai mercati, di nuovo dubbiosi sull' Italia, e, soprattutto, segnale e stimolo giusti al paese.

- ALBERTO BISIN ALESSANDRO DE NICOLA
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Re: Spending review

Messaggioda lucameni il 07/05/2012, 14:05

Tanto per dire, in merito alla Giustizia l'ultimo libro di Davigo "Processo all'italiana" propone una razionalizzazione a costo zero e con risparmi conseguenti. Sui trasporti sappiamo che ci sono investimenti sulla carta che in realtà non sono tali e producono e produrranno debito pubblico (ad oggi ancora occulto).
Idem considerazione sulla P.A. dove c'è una situazione spesso (poi dipende da ente a ente) drammatica per organizzazione e formazione del personale. I risultati sono un'ovvia inefficienza.
Insomma mi pare che l'articolo metta insieme molte cose diverse tra loro.
Il punto fondamentale è che manca una politica coerente che sappia dare priorità e rifugga da facile propaganda ammorbata da conflitti d'interesse che niente hanno a che fare con il bene pubblico.
La cosa semmai che risulta chiara e che non si può contestare sono i benefici di una reale concorrenza in campi che sono stati falsamente privatizzati.
E che la discussione su liberismo si liberismo no è fuorviante non fosse altro che alcuni personaggi che innaggiano al liberismo sono i primi ad essere foraggiati da uno Stato sprecone (e corrotto).
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: Spending review

Messaggioda Iafran il 07/05/2012, 15:09

franz ha scritto:In un buon terzo del paese la legalità e i diritti di proprietà sul territorio sono sospesi,e lo sono stati essenzialmente dall' Unità ad oggi. E non è finita. Abbiamo un sistema politico a livello statale e a livello locale che è tra i più costosi nel mondo sviluppato, ma anche tra i più corrotti. Politici e dirigenti nel pubblico e nel para-pubblico hanno salari (e soprattutto benefici) dell' ordine di due volte quelli di mercato. E soprattutto non rispondono del proprio operato se non alla politica.

Su queste "impressioni" non ci sono le incongruenze delle medie statistiche: le verifichiamo giorno per giorno sulla nostra pelle e rappresentano la nostra palla al piede per qualsiasi tentativo vero di risanamento e di rinnovamento sociale.
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Re: Spending review

Messaggioda pianogrande il 07/05/2012, 17:32

Per cambiare questo paese non possono bastare le elezioni.
Le regole delle elezioni sono dettate dalla stessa gente che noi vorremmo scalzare con le elezioni stesse.
Deve succedere dell'altro (qualcosa di non violento, beninteso).
Deve succedere dell'altro che porti a trasformare questa società arrogante e corrotta in qualcosa di più vivibile.
I fermenti ci sono.
Hanno pessimi rappresentanti ma ci sono.
D'altra parte, anche la qualità della classe dirigente non merita più di un pessimo.
Non merita più di un pessimo perché a fronte di movimenti di serie B che predicano il cambiamento, ha un comportamento di serie C limitandosi ad insultare invece di mostrare sensibilità (nei fatti non nelle chiacchiere) a questa fame di miglioramento.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Spending review

Messaggioda flaviomob il 09/05/2012, 14:16

Review poco, spending molto...

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Domenica prossima Benedetto XVI si recherà in terra toscana: la “visita pastorale” coinvolgerà la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e la città di Arezzo.
Costo stimato 500 mila euro, di cui 90 mila dal Comune di Arezzo e 120 mila dalla Regione Toscana. Il resto lo pagheranno Governo, Provincia di Arezzo e Comuni interessati. Cioè tutti noi.
Un giardino pubblico, il Parco del Prato, appena risanato dall’amministrazione, sarà sventrato per fare spazio al solito maxipalco. Confermato l’abituale scenario di una città in stato d’assedio, comprese le strutture ospedaliere, allertate per le possibili emergenze.
Per finire, un fermaglio per la cappa del papa, gentile cadeau del Comune aretino: in oro massiccio con al centro un bel rubino rosso.

Ma, afferma l’arcivescovo di Arezzo Riccardo Fontana, «tutta la visita è stata organizzata nella sobrietà più assoluta» e nella «parsimonia».
In effetti, rispetto ai due milioni per l’esposizione della Sindone a Torino (2010), agli altri due milioni per la visita di Ratzinger a Lamezia Terme (2011), ai circa quattro milioni per il congresso eucaristico ad Ancona (2011); ai cinque milioni per la beatificazione di Wojtyła (2011), stavolta trattasi di bruscolini.
Naturalmente saranno a carico del Governo le spese per gli spostamenti: in questi casi è generosa consuetudine concedere gli elicotteri dell’Aeronautica Militare Italiana per il trasporto, oltre che del pontefice, del suo segretario personale, del Prefetto della Casa Pontificia, del Reggente, dell’assistente, della scorta della Gendarmeria vaticana e della Guardia Svizzera. E poi i cerimonieri, i fotografi e i giornalisti dell’Osservatore Romano, gli operatori della Tv e della Radio Vaticana, il maggiordomo e il medico di fiducia.

Spicca ma non sorprende – in questo quadro peraltro giulivamente incurante della grave situazione economica del nostro paese – l’acritica, entusiastica adesione a iniziative del genere da parte delle amministrazioni locali che dovrebbero rappresentare tutti i cittadini, non solo quelli appartenenti ad una confessione particolare.
Il sindaco Giuseppe Fanfani prova a prospettare un ritorno a livello di immagine, e non solo, per la città: «La visita di un Papa è un evento eccezionale; è la prima volta che Benedetto XVI viene in Toscana e ha scelto Arezzo; l’evento andrà in mondovisione; in città giungeranno almeno 30mila pellegrini, molti dei quali per la prima volta». Lasciando presagire chissà quali affari per le strutture ricettive del territorio. Peccato che, come è d’uso, l’accoglienza della massa di fedeli verrà abilmente gestita da efficientissimi Enti ecclesiastici.

Uniche voci dissonanti, quella della senatrice radicale Donatella Poretti, che ha presentato un’interrogazione parlamentare sui pellegrinaggi d’oro del papa e quella del Comitato 13 maggio, che ha convocato per domenica un presidio laico in Piazza Zucchi.
Il resto è silenzio. O genuflessione controriformista. Il sedicente “rottamatore” Matteo Renzi invierà il gonfalone di Firenze: quello negato per i funerali dei senegalesi uccisi da un nazista lo scorso dicembre.

http://www.cronachelaiche.it/2012/05/be ... -ci-costa/


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Re: Spending review

Messaggioda flaviomob il 12/05/2012, 13:15

dal Fatto:

Gli sprechi di un Paese anormale
di Pino Corrias | 12 maggio 2012


Non passa giorno senza che una scheggia del Grande Scandalo approdi nelle nostre caselle di posta elettronica.

Ieri ne ho contate una decina: “Il Quirinale costa 228 milioni di euro l’anno, il doppio dell’Eliseo, sei volte la Corona d’Inghilterra”; “nel 2011 la Camera ha speso 7 milioni di euro per i servizi di pulizia, quasi 20 mila euro al giorno”; “il nostro capo della polizia guadagna 620 mila euro l’anno, il capo dell’Fbi 113 mila”; “il nostro ambasciatore a Berlino, Michele Valensise, guadagna 240 mila euro, più del doppio dei 109 mila di Angela Merkel”; “Cesare Geronzi, dopo 347 giorni di presidenza delle Generali, ha incassato 16,6 milioni di liquidazione, 48 mila euro per ogni giorno lavorato”; “I parlamentari ottengono dalle banche mutui casa all’1,57%, i cittadini a un tasso minimo del 4,57”; “Vittorio Sgarbi, 54 anni, incassa 118 mila euro di pensione”; “la Commissione Olimpiadi Roma 2020, che si è riunita 3 volte, è costata 300 mila euro”.

È evidente che una sola di queste cifre, in un Paese normale, produrrebbe uno scandalo adeguato. Mentre da noi risultano spiccioli di cento altre cifre clamorose, la cui somma, anziché deflagrare, genera il silenzio di uno zero nel vuoto.

Il Fatto Quotidiano, 12 Maggio 2012


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Re: Spending review

Messaggioda franz il 12/05/2012, 16:49

flaviomob, dal Fatto ha scritto:“Il Quirinale costa 228 milioni di euro l’anno, il doppio dell’Eliseo, sei volte la Corona d’Inghilterra”; “nel 2011 la Camera ha speso 7 milioni di euro per i servizi di pulizia, quasi 20 mila euro al giorno”; “il nostro capo della polizia guadagna 620 mila euro l’anno, il capo dell’Fbi 113 mila”; “il nostro ambasciatore a Berlino, Michele Valensise, guadagna 240 mila euro, più del doppio dei 109 mila di Angela Merkel”; “Cesare Geronzi, dopo 347 giorni di presidenza delle Generali, ha incassato 16,6 milioni di liquidazione, 48 mila euro per ogni giorno lavorato”; “I parlamentari ottengono dalle banche mutui casa all’1,57%, i cittadini a un tasso minimo del 4,57”; “Vittorio Sgarbi, 54 anni, incassa 118 mila euro di pensione”; “la Commissione Olimpiadi Roma 2020, che si è riunita 3 volte, è costata 300 mila euro”.

C'è un base comune a tutti questi "sprechi". Sono soldi che vanno in stipendi, liquidazioni, gettoni.
Quindi questi moltiplicatori (il doppio dell'eliseo, e compagnia cantante) sono legati a spese del personale.
Nei casi piu' eclatanti, personale che guadagna troppo ma nei casi che non emergono, tanto personale con dubbia produttività. assunto su basi clientelari e nepotistiche.
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Re: Spending review

Messaggioda trilogy il 07/06/2012, 8:55

Mi sembra una buona modifica, almeno nelle intenzioni, perchè non devono esserci aree escluse dai tagli.

Regioni in deficit: supercommissario bondi potra' intervenire solo su spesa sanitaria
Tagli alla spesa pubblica, Governo ko in Senato
Approvato in aula un emendamento della Poli Bortone su cui l'esecutivo aveva dato parere negativo

MILANO - La spending review, la revisione dei tagli possibili da fare al bilancio dello stato e più in generale delle amministrazioni pubbliche, comincia a trovare le prime difficoltà. Il Governo è stato infatti battuto al Senato su un emendamento della senatrice Adriana Poli Bortone (Coesione nazionale), che abroga un comma del secondo articolo del decreto sulla spending review. L'emendamento è stato approvato con 136 voti a favore, 122 contrari e sette astenuti. Il decreto prevede ora all'articolo 2 che il commissario straordinario per la razionalizzazione della spesa pubblica avrà il compito di definire il livello di spesa per gli acquisti di beni e servizi delle pubbliche amministrazioni. La proposta di modifica di Coesione nazionale cancella il comma 3 dell'articolo che escludeva dall'ambito di applicazione la Presidenza della Repubblica, il Senato della Repubblica, la Camera dei deputati e la Corte costituzionale.

BONDI - Intanto si precisano i poteri del «supercommissario» Enrico Bondi. Quest'ultimo potrà decidere di tagliare autonomamente la spesa sanitaria delle Regioni in deficit, e dunque commissariate, ma non intervenire sugli altri capitoli del bilancio. Lo prevede un emendamento al dl spending review approvato dall'Aula del Senato.

fonte: http://www.corriere.it/economia/12_giug ... 5fc6.shtml
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