Ma questo affare della Commissione di vigilanza, non è forse il pecipitato di tutte le contraddizioni che hanno caratterizzato la nascita e la breve storia del PD, e che non si sono mai volute affrontare e sciogliere?
A partire da una leadership fondata su primarie-farsa, con liste bloccate e di segno opposto collegate al medesimo candidato; una leadership di fatto artificiale, alla quale non basta un bagno di folla ogni tanto per essere legittimata. Poiché nei fatti, non si richiede che la legittimazione venga dagli elettori, ma dai suoi notabili.
Una costituente che, per contenere le spinte centrifughe ha, da una parte irrigidito le strutture del partito, ostacolando qualsiasi processo di rinnovamento che non sia puramente formale; e dall'altra ha fondato il partito su basi etiche molto incerte.
Il PD, che tutti volevamo per rinnovare nel profondo la vita politica italiana, è risultato esserne l'ennesima operazione trasformista.
Così non ci si può meravigliare che la linea politica del segretario venga continuamente sconfessata, che qualcuno non abbia pudori ad accettare cariche regalategli dagli avversari e a tenersele ben strette, che le strategie siano vaghe e contraddittorie, ecc.ecc. In ultima istanza, appare la candidatura di Zavoli, precipitato di un altro peccato originario del PD: la gerontocrazia, l'attitudine a guardasi alle spalle, non per orgoglio della propria storia, ma per incapacità di muovere passi verso il futuro.
Comunque vada questa operazione sarà una sconfitta per il PD, che non ha saputo imporre il rispetto della prassi istituzionale: che il presidente della commissione di vigilanza sia indicato dalla minoranza. E' questo il motivo del contendere, e, se si cede su questo (e la candidatura Zavoli sembra andare in questa direzione), allora tanto vale che anche le liste del PD alle prossime elezioni le facciano Cicchitto e Gasparri.
A chi sostiene che in fondo queste sono cose che non interessano la gente, che ha ben altri problemi di cui occuparsi, vorrei dire che, superficialmente, ha ragione. E' vero che probabilmente la maggioranza delle persone non ha alcun interesse verso i pasticci che dei partiti, i nomi (sempre quelli, in fondo) di chi ricopre una carica piuttosto che un'altra, ecc. Ma l'opinione pubblica si forma anche attraveso la sedimentazione di frammenti di percezioni; e i frammenti percepiti da chi è al di fuori del dibattito poltiico, non danno nel complesso un'immagine affidabile e rassicurante del PD, che appare del tutto perso in giochini di potere né più né meno degli altri partiti, e i cui rappresentanti sono esempi maturi della "casta". Può allora essere percepito come un'alternativa convincente al PdL?
Vogliamo scommettere che queste percezioni, anche se non espresse nella forma di una critica politica compiuta e coerente, avranno il loro peso nella cabina elettorale?
Manuela
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