Iafran ha scritto:franz ha scritto:la riflessione da fare, secondo me l'unica o principale, è capire perché la politica che conosciamo è in crisi.
Semplice (secondo me): non è la "politica" che intendono e vogliono i cittadini, anzi è stata la riproposizione riveduta e corretta dell'arte di arraffare, classica dei furbacchioni, che, "fatta passare per politica", ha dato solo delusioni agli elettori di csx e ha fatto (e farà) tanto indagare la Magistratura.
Ok, questa è pero' una visione molto italica, una zoommata sul nostro ombelico.
La politica è in crisi un po' ovunque (partecipazione, impegno, non-voto) anche dove i furbacchioni sono rari.
Prendo alcuni paragrafi da questo testo: http://www.nuvole.it/index.php?option=c ... &Itemid=61
Forse, a uno sguardo più obiettivo, occorre prendere atto che il problema di un livello insoddisfacente di democrazia non riguarda soltanto i paesi ex-comunisti dell’Europa Orientale, ma ormai anche quelli occidentali.
Che la politica, quale è risultata storicamente in Occidente nelle forme della democrazia rappresentativa e costituzionale, sia oggi in crisi è infatti una constatazione banale.
Cresce ovunque l’astensionismo elettorale; i partiti e gli schieramenti in campo appaiono sempre meno distinguibili, sia dal punto di vista degli ideali di riferimento che ancor più delle concrete proposte programmatiche; il confronto è sempre più personalizzato tra candidati che puntano essenzialmente sulle doti di fascino e di carisma personali; la politica è nell’insieme sempre più spettacolarizzata, asservita alla logica di un’informazione che divora le notizie e le dimentica di giorno in giorno; gli stessi risultati elettorali, lungi dallo stabilire un punto fermo, dal giorno dopo sono continuamente rimessi in discussione da sondaggi di opinione, che generano aspettative e timori i quali, a loro volta, condizionano le scelte della politica quotidiana più dello stesso voto.
D’altra parte, le stesse istituzioni fondamentali della democrazia rappresentativa, innanzitutto i Parlamenti, ma anche i Governi, sono sempre meno in grado di prendere decisioni realmente significative, scavalcati costantemente da scelte che li trascendono a livello di organismi sovranazionali e di economia globalizzata.
[...]
In conclusione, sembra che la lunga, plurisecolare stagione cominciata con l’Illuminismo e le sue applicazioni sul piano politico e istituzionale stia entrando in una crisi di cui non si vede lo sbocco, se non nella restaurazione di forme neofeudali di sovranità concorrenti e soprattutto di regressione dei diritti individuali nelle camicie di forza delle appartenenze originarie, che i comunitarismi e i fondamentalismi attuali aggressivamente ripropongono.