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Mediazione di Bersani sull'articolo 18

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Re: Mediazione di Bersani sull'articolo 18

Messaggioda lucameni il 17/04/2012, 19:38

"ricette liberiste come ai tempi del Duce"?
Il corporativismo era liberismo??????
Ma poi: fascismo di "sinistra" mai sentito dire?
La politica economica del fascismo poi?

Da dove vengono i più furibondi attacchi alla "borghesia"? Dagli ideologi dei totalitarismi del XX secolo. Proprio così.
Tra i quali..........indovinate chi c'era?
Una soluzione all'enigma esiste. Prendersi qualche libro di storia, leggerselo e affrontare le discussioni con meno sicumera e una mente meno limitata alle proprie ossessioni.

Quindi, o si parla della Storia per quella che è oppure davvero ci ritroviamo con Cuba in grave pericolo "liberista".
Di fronte queste uscite non vedo davvero che argomenti usare se si inventano i fatti storici e ci si riferisce ad un mondo che non c'è e non è mai esistito.

Poi, sul biennio rosso nessuna giustificazione ma presa atto di responsabilità e di fatti che hanno portato ad una svolta reazionaria.
Analisi dei fatti non si chiama "giustificazione" ma proprio analisi in quanto tale. Quella che manca in coloro che, innamorati delle loro tesi (ovvero mettere tutto in un calderone indistinto), proprio non fanno.
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Re: Mediazione di Bersani sull'articolo 18

Messaggioda flaviomob il 17/04/2012, 20:39

Il biennio rosso chiedeva trasformazioni sociali in senso cooperativo e solidaristico che avrebbero portato l'Italia a diventare un paese moderno. Cosa chiedevano i rossi? Proprio quella co-gestione che ora si esalta (da lontano, perché il liberale Monti ben si guarda dall'importare) nel modello tedesco. No, Monti non ha nessuna colpa beninteso... è ostaggio di una casta, che cosa può fare? Maggiori responsabilità ha chi si fa "incastare" dalla casta, come Bersani, che rischia il tracollo e che ora ha una paura fottuta addirittura... di Grillo!
Il pd deve svegliarsi, capire che lavoratori (ex?) e imprenditori soffrono. Deve cedere il patrimonio immobiliare a chi è senza casa. Deve comportarsi come una società di mutuo soccorso, se vuole ancora darsi un senso (e comunicarlo): empatia e sostegno concreto nel qui ed ora a chi sta male.
Così nasce il socialismo. Altro che balle.


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Re: Mediazione di Bersani sull'articolo 18

Messaggioda franz il 17/04/2012, 20:48

flaviomob ha scritto:Il biennio rosso chiedeva trasformazioni sociali in senso cooperativo e solidaristico che avrebbero portato l'Italia a diventare un paese moderno. Cosa chiedevano i rossi? Proprio quella co-gestione che ora si esalta (da lontano, perché il liberale Monti ben si guarda dall'importare) nel modello tedesco.

È un periodo poco noto e di cui si parla poco ma pare che siatato decisamente violento, con tumulti, aggressioni fisiche, esecuzioni sommarie e occupazioni di terreni e fabbriche. Altro che cogestione.
Ma era il modo di "chiedere" che andava per la maggiore in quei tempi, a sinistra come a destra.
Io non lo porterei in palmo di mano ma lo contestualizzerei. http://it.wikipedia.org/wiki/Biennio_rosso
Tra l'altro una delle rivendicazioni (la giornata di 8 ore) fu poi stabilita per legge proprio da Mussolini, che era pur sempre un socialista pure lui. Io credo che il fatto che da li' nacque il socialismo è il meno della cavagna perché il realtà da li' nacquero le peggiori forme violenza organizzata di Stato del secolo scorso. Fascismo, nazionalsocialismo e comunismo. Insomma un padre che ha avuto dei figli di cui vergognarsi è dir poco.
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Re: Mediazione di Bersani sull'articolo 18

Messaggioda flaviomob il 17/04/2012, 22:05

Grazie, era tutta gente che era stata costretta alla guerra con la minaccia della fucilazione e che tornava a casa con lo spettro della più bieca miseria. Dato che citi Wikipedia, qui si evidenzia che il biennio rosso fu un fenomeno europeo e non solo italiano. Solo da noi, però, la reazione si organizzò in una dittatura... Successe anche in Spagna, in realtà, ma molto più tardi e in seguito ad una guerra civile.
Del resto in Europa aneliti di eguaglianza si sono sempre registrati nei momenti di crisi... andiamo un po' indietro nel tempo, giusto sette secoli...

http://it.wikipedia.org/wiki/John_Ball_(prete)
John Ball è nato a St. Albans, in Hertfordshire. Divenne il prete della chiesa di St James in Colchester. John Ball credeva fosse sbagliato che in Inghilterra alcune persone fossero troppo ricche, mentre altre fossero troppo povere. I sermoni pronunciati in chiesa da Ball, che criticavano il sistema feudale, fecero arrabbiare il suo vescovo, così nel 1366 fu rimosso dal suo ruolo nella chiesa di St James.
A quel punto John Ball cominciò a viaggiare ed a pronunciare sermoni nelle chiese locali. Mentre predicava a Norfolk, il Vescovo di Norwich ordinò il suo imprigionamento. Dopo essere stato rilasciato, cominciò a girare le contee di Essex e Kent. Quando l'Arcivescovo di Canterbury lo venne a sapere, ordinò che a John Ball non sarebbe stato più permesso di predicare in chiesa. John Ball cominciò a pronunciare le sue orazioni sui prati al centro dei villaggi. L'arcivescovo di Canterbury ordinò che chiunque fosse trovato ad ascoltare i sermoni di John Ball sarebbe stato punito. Neanche questo provvedimento riuscì a fermare John Ball; così fu deciso di arrestarlo e di trasferirlo alla prigione di Maidstone.
Il 7 giugno 1381 Ball fu liberato dalla prigione di Maidstone dai ribelli comandati da Wat Tyler. Dopo il saccheggio del palazzo dell'Arcivescovo di Canterbury, i ribelli cominciarono la loro marcia su Londra. Quando i ribelli giunsero a Blackheath, fu stimato che l'esercito di Wat Tyler fosse composto da circa 30 000 persone. Ball era con Tyler quando portò avanti le negoziazioni con Riccardo II a Mile End il 14 giugno. Il giorno seguente Tyler fu ucciso da William Walworth ed i ribelli, in seguito alla concessione di uno statuto da parte del re, accettarono di abbandonare Londra.
Un esercito, comandato da Thomas di Woodstock, fratello più giovane John di Gaunt, fu mandato nell'Essex per reprimere i ribelli. Una battaglia tra i contadini e l'esercito del re si svolse vicino al villaggio di Billericay il 28 di giugno. L'esercito del re aveva esperienza ed era ben armato, così i ribelli furono facilmente sconfitti. Si stima che oltre 500 contadini siano rimasti uccisi durante la battaglia.
Re Riccardo cominciò ad ispezionare con un vasto esercito i villaggi che avevano partecipato alla ribellione. In ogni paese, alla gente veniva promesso che non avrebbero subito ripercussioni se avessero fatto il nome di chi li aveva incoraggiati ad unirsi alla ribellione. Le persone denunciate come agitatori furono giustiziate.
Gli ufficiali del re furono incaricati di cercare John Ball. Fu catturato a Coventry. Giudicato colpevole di alto tradimento, John Ball fu impiccato, tirato giù e smembrato il 15 luglio 1381.
IL MESSAGGIO di John Ball in un sermone del 1377: <<Perché quelle persone che noi chiamiamo signori, sono i nostri padroni? Come se lo sono meritato? Secondo quale diritto ci rendono schiavi? Noi tutti discendiamo dai nostri progenitori, Adamo ed Eva; come possono dunque affermare di essere migliori di noi... In principio noi siamo stati creati tutti uguali. Se Dio avesse voluto che esistessero dei servi, lo avrebbe stabilito all'inizio del mondo. Noi siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Cristo, e loro ci trattano come animali... Loro sono vestiti di velluto e pelliccia, mentre noi indossiamo solo stracci. Loro hanno vino, e spezie, e buon pane, mentre noi abbiamo pane duro ed acqua. Loro hanno belle case e tenute, e noi dobbiamo affrontare il vento e la pioggia quando fatichiamo nei campi. È grazie al sudore della nostra fronte se loro mantengono il loro alto stile di vita. Noi siamo chiamati servi, e siamo picchiati se non assolviamo ai nostri doveri... Andiamo a trovare re Riccardo. Lui è giovane, e noi gli mostreremo la nostra miserabile schiavitù, noi gli diremo che questo deve essere cambiato, oppure ce ne occuperemo da soli. Quando il re ci riceverà, o ci starà a sentire, oppure ci aiuteremo da soli. Quando saremo pronti per marciare su Londra, vi manderò un messaggio segreto. Il messaggio è "Adesso è l'ora. Alziamoci insieme nel nome di Dio”.>>


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Re: Mediazione di Bersani sull'articolo 18

Messaggioda franz il 17/04/2012, 22:27

flaviomob ha scritto:Grazie, era tutta gente che era stata costretta alla guerra con la minaccia della fucilazione e che tornava a casa con lo spettro della più bieca miseria. Dato che citi Wikipedia, qui si evidenzia che il biennio rosso fu un fenomeno europeo e non solo italiano. Solo da noi, però, la reazione si organizzò in una dittatura...

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Re: Mediazione di Bersani sull'articolo 18

Messaggioda flaviomob il 17/04/2012, 23:04

La Germania precipitò solo dopo la grave crisi del 1929 e l'iperinflazione che rese carta straccia il denaro risparmiato. Ma rispetto alla Germania, in cui il nazismo fu una parentesi seguita da un "salto" culturale di valore (che ha portato nel dopoguerra ad un sistema di tutele sociali molto ben organizzato nel segno della democrazia), da noi e in Spagna la reazione aveva (ed ha) un radicamento molto più profondo che ha visto l'alleanza di gran parte del cattolicesimo, della monarchia, dei contadini, di buona parte della borghesia nel segno dell'allontanamento dalla democrazia.


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Re: Mediazione di Bersani sull'articolo 18

Messaggioda lucameni il 17/04/2012, 23:15

Veramente i primi ad essere presi di mira furono i reduci dalla grande guerra. Il tutto condito da violenze che andavano oltre le rivendicazioni proletarie.
In una situazione di paura strano che ci fosse una domanda d'ordine e che i fasci abbiano preso la palla al balzo?
Non direi.
Quindi bisogna sempre contestualizzare e la Storia, i fatti, leggerli tutti, evitando di pensare che da una parte ci fosse il "bene" e dall'altro il "male".
Purtroppo in quelle circostanze ci sono state gravi colpe da parte di tutte le forze in campo.
Colpe intese come violenza, prevaricazione, comportamenti privi di logica e dettati più da sentimenti di vendetta che da razionalità.
Poi gli avvenimenti hanno preso la piega che sappiamo, complici le debolezze della classe politica di allora e il fatto stesso di aver considerato il fascismo come fenomeno transitorio, facilmente addomesticabile.
Dopo il 1925 anche coloro che pensavano di "usarlo" si resero conto di aver fatto male i loro calcoli.
Tant'è rimane il fatto che la base ideologica del fascismo, salvo poi i successivi adattamenti nati con la gestione del potere, è anticapitalista. Corporativista. In parte - ma solo in parte - coerenti con altre ideologie che diventarono realmente totalitarie come il nazionalsocialismo. Il parallelo tra Lenin e Hitler fatto da Pellicani non è campato in aria ma si nutre di documenti e fatti incontestabili. Purtroppo.
Pensiamo poi a tutti gli anarchici che si sono intruppati nel fascismo sperando in una "rivoluzione" che non avvenne. E poi al fascismo come declinato nella RSI, che non a caso trovò il supporto di Bombacci.
Contraddizioni tra vocazione sociale (che si trova nella parola MSI) e vocazione meramente reazionaria e conservatrice che ha caratterizzato la destra antidemocratica del dopoguerra.
Ma se andiamo a leggere la storia di quella destra, quella fascista, davvero di "liberista" non ha una mazza.
Leggere una cosa del genere fa trasecolare. E diventa quasi offensiva per chi legge.

Questo non vuol dire non criticare il "liberismo" inteso come reganismo o come mano completamente libera al privato o alla pretesa di spazzare via il welfare. A parte che si può intendere il liberismo in altra maniera come declinato in altre esperienze europee in maniera meno radicale ed estremista.
In questo senso lo stesso Mitterand potrebbe essere tacciato di aver posto in essere una fase "liberista" quando i comunisti uscirono dalla sua coalizione e furono riconsiderate le nazionalizzazioni.
Significa mettere però i puntini sulle I e non spacciare per "liberista" pure il nostro fascismo.
Se proprio si vuole citare un'esperienza dittatoriale di destra "liberista" allora c'è Pinochet.
Ma non confondiamo le idee e mettiamo tutto in un calderone indistinto.
E poi ancora devo capire di Cuba!
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Re: Mediazione di Bersani sull'articolo 18

Messaggioda franz il 18/04/2012, 9:11

lucameni ha scritto:Questo non vuol dire non criticare il "liberismo" inteso come reganismo o come mano completamente libera al privato o alla pretesa di spazzare via il welfare. A parte che si può intendere il liberismo in altra maniera come declinato in altre esperienze europee in maniera meno radicale ed estremista.
In questo senso lo stesso Mitterand potrebbe essere tacciato di aver posto in essere una fase "liberista" quando i comunisti uscirono dalla sua coalizione e furono riconsiderate le nazionalizzazioni.
Significa mettere però i puntini sulle I e non spacciare per "liberista" pure il nostro fascismo.
Se proprio si vuole citare un'esperienza dittatoriale di destra "liberista" allora c'è Pinochet.
Ma non confondiamo le idee e mettiamo tutto in un calderone indistinto.
E poi ancora devo capire di Cuba!

Quoto in pieno. Naturalmente è discutibile che la supply side economics di reganiana memoria (che ha prodotto un gravissimo debito di bilancio) sia da considerare una politica economica liberale o meno. La discussione è aperta soprattuto tra liberali (che di politiche liberali dovrebbero intendersene piu' di altri). Aggiungo all'esempio su Mitterand, che Willi Brandt su alleo' anche lui con i liberali tedeschi, non solo la Merkel, e quindi potrebbe essere tacciato di liberismo. E si alleo' con i liberali non sono quando ne aveva bisogno, nel 1969, perché aveva pochi seggi. Si alleo' anche nel 1972, quando ebbe una larghissima maggioranza e la cosa prosegui anche con i governi a guida socialdemocratica e democristiana che si sono susseguiti con l'unica eccezione di Shroeder I e II. Contuinua anche oggi perché la grande coalizione vede insieme democristiani, socialdemocratici e liberali. Da notare che il partito liberale tedesco è, come molti partiti liberali (ma in fondo come tantissimi partiti), composto da due anime. Nel caso liberale abbiamo un'anima piu' sociale ed una piu' "liberista" come diremmo in Italia. Una compensa l'altra e il risultato è un partito di centro che si puo' alleare sia con una forza moderata di centro destra che moderata di centosinistra.
Venendo al chile va considerata che anche qui una reazione al disastro economico del governo allende, che aveva espropriato centinaia di aziende, con un PIL che crollava e l'inflazione al 1000%. Il governo di pinochet fu una atroce dittatura fascista ma non anti liberale in economia come il fascismo italiano, anzi diede ampio spazio alle riforme di mercato, alle privatizzazioni e libealizzazioni. È un po' il caso della Cina, in cui una dittatura comunista dà spazio al mercato, liberalizza, si apre al commercio. Il risultato di quelle riforme "liberiste" (perché tali erano le idee del chicago boys) che furono molto drastiche sono oggi tassi di ricchezza procapite ppp che sono tra i piu' alti del sud america. Naturalmente mi auguro che ogni dittatura (fascista o comunista non importa) prima o poi cada e prevalga la democrazia. Meglio prima, naturalmente.
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Re: Mediazione di Bersani sull'articolo 18

Messaggioda soloo42001 il 18/04/2012, 10:11

Questo non vuol dire non criticare il "liberismo" inteso come reganismo o come mano completamente libera al privato o alla pretesa di spazzare via il welfare. A parte che si può intendere il liberismo in altra maniera come declinato in altre esperienze europee in maniera meno radicale ed estremista.



Affascinante come ci girate intorno.
Vi state rovinando le mani a forza di arrampicarvi sugli specchi.

Il "liberismo italico", inteso come sopra descritto, non ci penso` due volte a schiacciare i "biechi e violenti rossi" con lo scopo di imporre un ordine autoritario a tutto vantaggio della borghesia piu` forte.
Questo a casa mia si configura come il classico esempio di liberismo cialtrone de noantri.
Ricchezza ottenuta tramite scorciatoie illegali, tramite lo sfruttamento dei piu` deboli.
Alla faccia dell'etica liberale e della democrazia.
Un classico in Italia.

Riguardo il "biennio rosso", ricordo che la Storia ci dice che la politica latito`.
Prima e durante, non solo dopo.
La Storia ci dice che le "sinistre" furono brutalmente messe a tacere.
Cosi` come le istanze di modernizzazione che nacquero nelle trincee della I guerra.
Ci furono scioperi, disordini, anche violenze gratuite?
E quindi?
E allora?
La rivoluzione americana, quella francese, non iniziarono allo stesso modo?
Davvero si pensa di condannare gli effetti e non le cause in questo Paese disgraziato.

E` proprio perche` l'esasperazione era alta, e il rischio di cambiamento radicale pure, specie dopo l'esempio della rivoluzione d'ottobre, che le borghesie, i cattolici, la monarchia, gli industriali, pensarono bene di appoggiare questo movimento fascista nascente, che contrastava con la violenza becera le "piazze rosse" "rimettendo i rossi al loro posto".

Oggi come allora (per questo la Storia si ripete in farsa) lo stesso approccio politico liberista e` stato applicato per evitare che nel 92 l'Italia potesse cambiare.
Demonizzazione dei giudici, dei rossi.
Risultato: ci hanno scagliati in 20 anni di berlusconismo.

20 anni sprecati.
20 anni di danni al Paese.

Adesso si pretende pure che il PD dia adito alle istanze libertiste anziche` a quelle socialdemocratiche.
Permanga al governo con la PdL per fare da ruota di scorta.

Anziche` valorizzare persone come Tabacci, anziche` creare contenitori politici e proposte politiche che si rifanno all'etica liberale, si prendono per buone le follie liberiste di Marcegaglia/Sacconi/Brunetta.
Le si spaccia per liberali.
E si pretende di approvarle coi voti del PD.

Una follia di un'arroganza senza limiti.
Possibile solo perche` il PD e` guidato da un branco di incapaci con la pancia piena.

Saluti.


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Re: Mediazione di Bersani sull'articolo 18

Messaggioda soloo42001 il 18/04/2012, 10:31

Io la brucerei proprio questa strega comunista bolscevica mancina rossa e pure zecca.
Come osa riassumere cosi` bene l'essenza della politica liberista italica dell'ultimo secolo?
Poi dice che uno vota il Duce.

;)

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La perdita dell'olfatto

di BARBARA SPINELLI

QUANDO il fascismo stava per finire, nel novembre 1944, un giornalista americano che conosceva bene l'Italia, Herbert Matthews, scrisse un articolo molto scomodo, sul mensile Mercurio diretto da Alba De Céspedes. S'intitolava "Non lo avete ucciso", e ci ritraeva, noi italiani e i nostri nuovi politici, incapaci di uccidere la bestia da cui in massa eravamo stati sedotti. Una vera epurazione era impossibile, soprattutto delle menti, dei costumi.

Troppo vasti i consensi dati al tiranno, i trasformismi dell'ultima ora. Matthews racconta un episodio significativo di quegli anni. Quando il governo militare alleato volle epurare l'Università di Roma, una delegazione del Comitato di liberazione nazionale (Cln) chiese che la riorganizzazione fosse compiuta da due membri di ciascun partito: "In altre parole, una politica di partito doveva essere introdotta nel dominio dell'alta cultura: il che, mi sembra, è fascismo bello e buono". Il giornalista conclude che la lotta al fascismo doveva durare tutta la vita: "È un mostro col capo d'idra, dai molti aspetti, ma con un unico corpo. Non crediate di averlo ucciso".
L'idra è tra noi, anche oggi. Nasce allo stesso modo, è il frutto amaro e terribile di mali che tendono a ripetersi eguali a se stessi e non vengono curati: come se non si volesse curarli, come se si preferisse sempre di nuovo nasconderli, lasciarli imputridire, poi dimenticarli. È uno dei lati più scuri dell'Italia, questo barcollare imbambolato lungo un baratro, dentro il quale non si guarda perché guardarlo significa conoscere e capire quel che racchiude: la politica che non vuol rigenerarsi; i partiti che non apprendono dai propri errori e si trasformano in cerchie chiuse, a null'altro interessate se non alla perpetuazione del proprio potere; la carenza spaventosa di una classe dirigente meno irresponsabile, meno immemore di quel che è accaduto in Italia in più di mezzo secolo.

E tuttavia distinguere si può, si deve: altrimenti prepariamoci alle esequie della politica. Ci sono uomini e partiti che si sono opposti e s'oppongono alla degenerazione, e ce ne sono che coscientemente hanno scommesso sul degrado. C'è la Costituzione, che protegge la politica e chi ne ha vocazione: compresi i partiti, che al caos oppongono l'organizzazione. Il molle non è equiparabile al colluso con la mafia, il mediocre non è un criminale. La politica è oggi invisa, ma a lei spetta ricominciare la Storia. I movimenti antipolitici denunciano una malattia che senz'altro corrode dal di dentro la democrazia, ma non hanno la forza e neanche il desiderio di governare. Chi voglia governare non può che rinobilitarla, la politica.

Se questo non avviene, se i partiti si limitano a denunciare l'antipolitica, avranno mancato per indolenza e autoconservazione l'appuntamento con la verità. Non avranno compreso in tempo l'essenziale: sono le loro malattie a suscitare i pifferai-taumaturghi (l'ultimo è stato Berlusconi). Il paese rischia di morire di demagogia, dice Bersani, ma questa morte è un remake: vale la pena rifletterci sopra. Guardiamola allora, questa politica sempre tentata dai remake. Non è solo questione di corruzione finanziaria, o del denaro pubblico dato perché i partiti non siano prede di lobby e che tuttavia è solo in piccola parte speso per opere indispensabili (il resto andrebbe restituito ai cittadini: questo è depurarsi). La corruzione è più antica, ha radici nelle menti e in memorie striminzite. Matthews denuncia lottizzazioni partitiche già nel '44. Un'altra cosa che smaschera è il ruolo della mafia nella Liberazione. Anche quest'idra è tra noi.

È lunga, la lista dei mali via via occultati, e spesso scordati. L'Anti-Stato che presto cominciò a crearsi accanto a quello ufficiale, e divenne il marchio comune a tante eversioni: mafiose, brigatiste, della politica quando si fa sommersa. Un Anti-Stato raramente ammesso, combattuto debolmente. E le stragi, a Portella della Ginestra nel '47 e a partire dal '69: restate impunite, anonime. L'ultima infamia risale alla sentenza sull'eccidio di Brescia del '74, sabato scorso: tutti assolti. È un conforto che Monti abbia deciso che spetta allo Stato e non alle vittime pagare 38 anni di inchieste e processi: l'ammissione di responsabilità gli fa onore. Poi la P2: una "trasversale sacca di resistenza alla democrazia", secondo Tina Anselmi. Berlusconi, tessera 1816 della Loggia, entrò in politica per attuare il controllo dell'informazione e della magistratura previsto nel Piano di Rinascita democratica di Gelli. Le mazzette a politici e giornalisti si chiamano, nel Piano, "sollecitazioni".

È corruzione anche la sordità a quel che i cittadini invocano da decenni, nei referendum. Nel '91 votarono contro una legge elettorale che consentiva ai partiti di piazzare nelle liste i propri preferiti. Nel '93 chiesero l'abbandono del sistema proporzionale, che in Italia aveva dilatato la partitocrazia. Il 90.3 per cento votò nel '93 contro il finanziamento pubblico dei partiti. I referendum sono stati sprezzati, con sfacciataggine. Il finanziamento è ripreso sostituendo il vocabolo: ora si dice rimborso. Da noi si cambia così: migliorando i sinonimi, non le leggi e i costumi.

Ma soprattutto, sono spesso svilite le battaglie dell'Italia migliore (antimafia, anticorruzione). Bisogna cadere ammazzati come Ambrosoli, Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino, per non finire nel niente. Le commemorazioni stesse sono subdole forme di oblio. Si celebra Ambrosoli, non la sua lotta contro Sindona, mafia, P2. Disse di lui Andreotti, legato a Sindona: "È una persona che se l'andava cercando". Fu ascoltato in silenzio, e non possiamo stupirci se l'ex democristiano Scajola, nel 2002, dirà parole quasi identiche su Marco Biagi, reo d'aver chiesto la scorta prima d'essere ucciso: "Era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza". Ci sono cose che, una volta dette, ti tolgono il diritto di rappresentare l'Italia.

Viene infine la dimenticanza pura, che dissolve come in un acido persone italiane eccelse. Tina Anselmi è un esempio. Gli italiani sanno qualcosa della straordinaria donna che guidò la commissione parlamentare sulla P2? È come fosse già morta, ed è commovente che alcuni amici la ricordino. Tra essi Anna Vinci, autrice di un libro di Chiarelettere sulla P2. Con Giuseppe Amari, la scrittrice ha appena pubblicato Le notti della democrazia, in cui la tenacia di Tina è paragonata a quella di Aung San Suu Kyi. Altro esempio: Federico Caffè, fautore solitario di un'economia alternativa ai trionfi liberisti, di rado nominato. Un mattino, il 15-4-87, si tolse di mezzo, scomparve come il fisico Majorana nel '38. Anosognosia è la condizione di chi soffre un male ma ne nega l'esistenza: è la patologia delle nostre teste senza memoria.

La letteratura è spesso più precisa dei cronisti. Nel numero citato di Mercurio è evocato il racconto che Moravia scrisse nel '44: L'Epidemia. Una malattia strana affligge il villaggio: gli abitanti cominciano a puzzare orribilmente, ma in assenza di cura l'odorato si corrompe e il puzzo vien presentato come profumo. Quindici anni dopo, Ionesco proporrà lo stesso apologo nei Rinoceronti. La malattia svanisce non perché sanata, ma perché negata: "Possiamo additare una particolarità di quella nazione come un effetto indubbio della pandemia: gli individui di quella nazione, tutti senza distinzione, mancano di olfatto". Non fanno più "differenza tra le immondizie e il resto".

Ecco cosa urge: ritrovare l'olfatto, anche se "è davvero un vantaggio" vivere senza. Altrimenti dovremo ammettere che preferiamo la melma e i pifferai che secerne, alla "bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità, e quindi della complicità". Il profumo che Borsellino si augurò e ci augurò il 23 giugno '92, a Palermo, pochi giorni prima d'essere assassinato.
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