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Maugeri: mafia politica sanità. Non facciamoci mancar nulla!

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Maugeri: mafia politica sanità. Non facciamoci mancar nulla!

Messaggioda flaviomob il 14/04/2012, 14:49

http://www.enricoberlinguer.it/qualcosa ... drangheta/

Quando la Maugeri nascondeva i boss della ‘ndrangheta

Posted APR 14 2012 by PIERPAOLO FARINA

Tutti sorpresi che alla Fondazione Maugeri di Pavia, titolare di una ventina di cliniche in tutta Italia, si sia consumato l’ennesimo scandalo che ruota attorno a quel triangolo Mafia, Politica, Sanità dentro cui spariscono ogni anno, in tutte le regioni, milioni di euro.

Conti esteri e paradisi fiscali, fatture false, consulenze stratosferiche (come quella che indaga sulla possibilità di vita su Marte, affidata a Pierangelo Daccò, ciellino doc, in carcere dal 15 novembre per la bancarotta del San Raffaele). Tutto nella norma, tutto come nei soliti scandali sulla sanità lombarda, che hanno un solo minimo comun denominatore: gli arrestati ruotano sempre intorno alla figura del Celeste, del divin governatore, colui che dal 1995 occupa la poltrona di Presidente della Regione: Roberto Formigoni.

Lui non sa, non può sapere: ogni scandalo gli scivola addosso come se nulla fosse. O meglio, dice di non sapere, il che, di per sè, è inaccettabile: come ci si può fidare di uno che non sa nemmeno scegliersi i membri del proprio entourage?

Eppure non avrebbe dovuto stupire questo epilogo per la Fondazione Maugeri, visto che è ben nota alle cronache giudiziarie dal settembre 2008, quando viene arrestato nella clinica il latitante Francesco Pelle, dell’omonimo clan calabrese, accusato della strage tedesca di Duisburg del 2007. Per i magistrati, era stato più volte ricoverato nella clinica sotto falso nome. Dalla sua stanza gestiva il traffico di cocaina dalla Colombia.

Poco dopo alla clinica arriva il boss dei casalesi Giuseppe Setola, già in regime di 41bis a Cuneo. L’ultimo certificato medico prodotto a Pavia ne sostiene la cura per “una grave maculopatia tipo cellophane con distacco post-vitreo.” Praticamente cieco e, sempre stando alle carte pavesi, con “l’impossibilità di operare alcun tentativo di terapia medica e chirurgica che possa, anche parzialmente, far acquisire un recupero funzionale.” Risultato? Arresti domiciliari.

La vista di Setola, però, appare perfetta, tanto che mentre è agli arresti va ad uccidere 18 persone, tra cui imprenditori e commercianti che avevano avuto il coraggio di denunciare le estorsioni ai loro danni. Il medico che lo ha visitato, il dottor Aldo Fronterré da Ragusa, chirurgo oculista, si difende dicendo che per lui Setola era quasi cieco.

Gli risponde, su Repubblica, il collega Fernand Mimouni, dell’università di Marsiglia: “Sono barzellette. Una persona affetta da maculopatia a cellophane potrebbe essere operata e recuperare anche la vista. Si fa in Italia, si fa anche a Napoli. Si tratta di una banale patologia.“

Grazie alla banale patologia 18 persone sono morte. Con dei trascorsi così, c’era da stupirsi che prima o poi l’ennesima clinica privata, fiore all’occhiello della Sanità made in Formigoni, finisse al centro di inchieste giudiziarie? Solo un ingenuo poteva non aspettarselo. O Formigoni, appunto.

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http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... ef=HREC1-7

Arrestati gli amici di Formigoni

di Paolo Biondani e Michele Sasso

Dopo l'inchiesta de l'Espresso esplode il nuovo scandalo della Sanità lombarda. Ordini di cattura per Antonio Simone e Piero Daccò, amici ciellini del governatore Formigoni. Che hanno intascato mediazioni colossali anche dalla Fondazione Maugeri. Raccogliendo oltre 50 milioni di euro


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Re: Maugeri: mafia politica sanità. Non facciamoci mancar nulla!

Messaggioda franz il 14/04/2012, 16:14

MILANO - Pare strano che una casa di cura nata come clinica del lavoro e centro di riabilitazione paghi uno studio sulla presenza o meno di vita sul pianeta Marte. Eppure, stando all'inchiesta della Procura di Milano, è quel che è accaduto alla Fondazione Maugeri, struttura privata-convenzionata e ora al centro di un'indagine che ha portato ad arrestare i suoi vertici, un paio di consulenti e l'ex assessore alla sanità lombarda, in carica negli anni '90, l'ex DC Antonio Simone.

Nata dal caso del dissesto dell'ospedale San Raffaele, l'indagine per cui ora i pm di Milano ipotizzano un "prosciugamento" di 56 milioni di euro dalle casse della Fondazione, attraverso contratti di consulenza fittizi per creare fondi neri e rimpolpare i conti esteri di qualcuno, questa mattina ha provocato un nuovo scossone nel mondo della sanità.

I finanzieri e i poliziotti della Procura hanno portato in carcere Antonio Simone, Costantino Passerino, Gianfranco Mozzali e Claudio Massimo, rispettivamente direttore amministrativo e consulenti della Fondazione. Il presidente dell'ente, Umberto Maugeri, ora all'estero (in Asia), è stato posto agli arresti domiciliari, mentre Pierangelo Daccò, il procacciatore d'affari già in carcere per il caso San Raffaele, è stato raggiunto da una nuova ordinanza.

Secondo la ricostruzione di inquirenti, gli arrestati, "ad altissimo pericolo di recidiva", avevano messo a punto un sistema per drenare risorse dalle casse della Fondazione che ricalca quello che sarebbe stato usato per l'istituto San Raffaele fondato da Don Verzè. Con un particolare però, che la cifra che sarebbe stata sottratta dal 2004 al 2011 all'ente, con sede a Pavia, è almeno otto volte superiore rispetto a quella "uscita" dal gruppo di via Olgettina.

Stando all'inchiesta, le società di Pierangelo Daccò, in particolare l'austriaca MTB, o altre società "filtro" lussemburghesi o maltesi costituite ad hoc dalla Fondazione, avrebbero fatturato a quest'ultima contratti che riguardavano la ricerca scientifica, come lo studio sulla vita su Marte, lo sviluppo di brevetti o l'individuazione di possibili partner per iniziative sanitarie.

Contratti per prestazioni inesistenti, recita l'accusa, che venivano pagati versando i soldi inizialmente in Austria. Soldi che dopo essere rimbalzati per altri conti esteri - anche uno londinese di una società di diritto statunitense - in parte sarebbero finiti sui conti di società riferibili a Daccò, il quale a sua volta li avrebbe divisi con Simone: quantomeno una decina di milioni ciascuno che sarebbero finiti, tra l'altro, sui conti a Madeira del primo e in una banca a Praga del secondo, per poi far perdere le loro tracce.

"Un vorticoso giro di denaro" - la cifra distratta è di circa 30 milioni - che sarebbe partito da Milano dove sarebbero stati presi gli accordi, stipulati i contatti e liquidate le fatture, e che poi sarebbe stato gestito a Lugano da un uomo di fiducia di Daccò, indagato, che con le sue rivelazioni nell'ambito dell'inchiesta sul San Raffaele (è stato chiesto il processo per sette persone tra cui lo stesso Daccò e l'ex direttore amministrativo Valsecchi) ha squarciato il velo anche sul caso Maugeri.

ATS
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