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Esodati

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Esodati

Messaggioda franz il 04/04/2012, 13:35

Esodati, la promessa di governo e Inps
"Prima risposta entro sette giorni"


Via al tavolo tecnico tra Palazzo Chigi, Inps e ministeriale con Inps e Ragioneria per definire l'entità del fenomeno. La Cgil: il ministro Fornero faccia retromarcia di LUISA GRION
Esodati, la promessa di governo e Inps "Prima risposta entro sette giorni" Elsa Fornero

ROMA - Sette giorni di tempo per sapere quanti sono gli esodati, quel popolo di lavoratori che rischia - nei prossimi mesi - di restare privo di sostegno economico: senza stipendio, senza ammortizzatori e senza pensioni. Il termine indica quei dipendenti che in passato sono stati incentivati ad uscire dalle aziende con la prospettiva di una copertura economica (mobilità, assegno di disoccupazione, cassa integrazione) che li avrebbe accompagnati fino alla soglia della pensione. Il guaio è che i calcoli erano stati fatti prima delle riforma Fornero e che il passaggio all'età minima dei 66-67 anni ha sconvolto ogni conteggio.

Il problema è pesante: lo stesso ministro del Lavoro ha ammesso che le iniziali previsioni del governo sulle dimensioni del fenomeno sono risultate sottostimate. Palazzo Chigi aveva messo in conto l'esistenza di 65 mila lavoratori esodati aventi diritto ad andare in pensione con le vecchie norme, ma stime non ufficiali (pur se considerate credibili) parlano di 350 mila persone interessate.

Ieri, per dirimere la questione, è stato aperto un tavolo tecnico permanente fra ministero del Lavoro, Inps e Ragioneria dello Stato. L'obiettivo, precisa una nota della Fornero, è quello "di sciogliere ogni possibile dubbio e dare certezze alle stime" fornendo "entro sette giorni le indicazioni utili a emanare il previsto decreto interministeriale Lavoro/Economia, entro il termine del 30 giugno fissato dalla legge".

In questa settimana di tempo la task force dell'Inps (cinque dirigenti impegnati sul caso) dovrà individuare la platea e le tipologie degli aventi diritto e la Ragioneria dovrà valutarne la loro attinenza alle norme che regolano la questione (decreti "Salva Italia" e "Milleproroghe" in primis).

Un lavoro complesso, perché dovrà tenere conto dei contratti collettivi e degli accordi individuali. "Vogliamo fare un lavoro serio per consentire il pensionamento anticipato sulla base delle norme" ha detto la Fornero. In realtà, sulla questione, il ministro si è già attirata una marea di critiche incassando anche l'annuncio di una manifestazione unitaria di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, messa in calendario per il 13 di aprile (mobilitazione che riguarderà anche il tema dei ricongiungimenti onerosi fra le pensioni Inps e Inpdap).

Il commento più duro di tutti è arrivato ieri dal leader della Uil Angeletti: "La vicenda dell'articolo 18, così quella degli esodati, rappresentano un fondato motivo per un licenziamento del ministro Fornero: una giusta causa" ha detto. La Cgil precisa come sia "necessario che il governo faccia marcia indietro: non esiste altra soluzione che rispettare le intese fatte sul licenziamento di questi lavoratori, consentendo loro di andare in pensione".

Per Cesare Damiano, capogruppo Pd nella Commissione Lavoro al Senato, il silenzio sul numero degli esodati "è inquietante, perché significa che è stata fatta una riforma al buio, senza una minima possibilità di previsione di cosa sarebbe successo a causa delle nuove norme". Risolta la questione dei numeri, resterà da capire quanti soldi serviranno per chiudere la questione e dove andarli a prendere. Anche su questo tema, nei giorni scorsi, è stata fatta una certa confusione.

(04 aprile 2012) http://www.repubblica.it


Nota: visto che "Il termine indica quei dipendenti che in passato sono stati incentivati ad uscire dalle aziende con la prospettiva di una copertura economica" bisognerebbe anche stabilire chi ha incentivato/indotto i dipendenti ad uscire dalle aziende. Chi lo ha fatto ha buona parte delle responsabilità. Ed è giusto che se le assuma. Che siano aziende o sindacati (e chi altro?) qualcuno ha fatto i conti senza l'oste (lo stato, il parlamento).
Ultima modifica di franz il 22/04/2012, 10:36, modificato 1 volta in totale.
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Re: Esondati: Prima risposta entro sette giorni"

Messaggioda flaviomob il 10/04/2012, 12:01

I dipendenti "incentivati" ad uscire dalle aziende talvolta lo hanno fatto in seguito ad accordi ratificati anche dal Ministero del Lavoro. Ogni giorno che si aspetta per intervenire a favore di queste persone è un giorno perso. L'irresponsabilità delle istituzioni è stata intollerabile ed eclatante.


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Re: Esodati: Prima risposta entro sette giorni"

Messaggioda franz il 10/04/2012, 18:53

flaviomob ha scritto:I dipendenti "incentivati" ad uscire dalle aziende talvolta lo hanno fatto in seguito ad accordi ratificati anche dal Ministero del Lavoro. Ogni giorno che si aspetta per intervenire a favore di queste persone è un giorno perso. L'irresponsabilità delle istituzioni è stata intollerabile ed eclatante.

In questi casi dovrà essere il Ministero del Lavoro a pagare (secondo me) per l'errore.
Cosi' come devono pagare aziende e sindacati, rispettivamente, se invece l'incentivo è partito da loro.
E ci sono casi noti (di cui ha parlato anche la TV) in cui i sindacati hanno indotto lavoratori italiani all'estero a prepensionarsi in Italia, perché ci avrebbero guadagnato. Totale questi lavoratori hanno perso la pensione estera e la conversione in Italia non è andata come pensavano, prima ancora delle nuove norme di Monti (infatti il contezioso parte dal 2002). I sindacati hanno sbagliato i calcoli, dicendo ai lavoratori di prepensionarsi ma solo i lavoratori hanno pagato per l'erroe.
220'000 lavoratori hanno perso 2/3 della loro pensione ed hanno poi ricevuto recentemente un risarcimento solo parziale.
http://la1.rsi.ch/falo/welcome.cfm?idg= ... &idc=42500
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Messaggioda franz il 13/04/2012, 13:49

E' guerra di cifre tra governo e sindacati.
Il ministero, dopo un'analisi annunciata come lunga e accurata, parla di 65'000 casi, che sarebbero a suo dire coperti dalle misure economiche già previste nel decreto salva italia. I sindacati rispomdono picche, dicendo che i loro conti non tornano, ma sulla stampa per ora non si leggono numeri frutto di analisi altrettanto accurate. Si pqrla di "decine di migliaia in piu', senza per ora arrivare a dettagli.

L'impressione è che qualcuno stia "tirando sul prezzo" per avere ambito di manovra per altri casi di esondati che ancora non ci sono ma potrebbero esserci (se ci fossero fondi). In questo caso saremmo di fronte al classico mercato delle vacche, dove al posto delle vacchie ci sarebbero lavoratori over 55.

Interessante questi articolo del Fatto Q (del dicembre scorso sma ancora valido).


‘Dimessi’ dall’azienda e ora senza pensione
Ecco le vittime della manovra

Sono stati incentivati a lasciare il lavoro, ma ora restano senza reddito. Il superscalone li costringe ad altri 5-6 anni di attività, ma un'entrata a fine mese non ce l'hanno più. Per esempio i 5000 ex dipendenti delle Poste sono finiti nel limbo
Una nuova polemica emerge dalle pieghe della riforma pensionistica. Stavolta riguarda i lavoratori “esodati” che qualcuno, addirittura, definisce “soprannumerari”, figli illegittimi di aziende fallite o che si sono licenziati in previsione della pensione a portata di mano nel 2012 o 2013. E che ora si trovano in una terra di nessuno, fuori dal lavoro e con la riva della pensione che si allontana di colpo aprendo la prospettiva a un vuoto di reddito spaventoso. In seguito alla riforma Monti-Fornero esistono in circolazione alcune decine di migliaia – stima sindacale – di lavoratori che prevedendo una pensione a portata di mano hanno accettato “esodi” volontari da parte di aziende in ristrutturazione oppure si sono licenziati con buonuscite commisurate agli anni mancanti alla pensione. Solo che adesso quest’ultima si è allontanata di 5 o 6 anni grazie al “superscalone Fornero”. I sindacati chiedono che per questi lavoratori valgano le vecchie regole ma non hanno ricevuto alcuna rassicurazione da parte dell’esecutivo che si è detto pronto a esaminare il dossier ma che non ha preso impegni.

IL CASO forse più eclatante riguarda le Poste, dove circa 5000 dipendenti (ma molti lavoratori parlano di 7000 unità) hanno concordato con l’Azienda un esodo incentivato e oggi sono a metà strada. Il sindacato ha chiesto un incontro urgente all’azienda che però non ha dato nessuna risposta. Sulla Rete si possono trovare testimonianze come questa: “Ho maturato ad oggi 39 anni e 2 mesi contributivi. Lavoro in Poste Italiane come dirigente d’ufficio. In aprile mi hanno proposto di farmi accompagnare alla pensione che maturavo a fine 2012. Ho iniziato a lavorare giovane, ho studiato e mi sono laureato mentre lavoravo e pagavo i contributi. Ora con la nuova normativa mi trovo senza stipendio e dovendo pagare i contributi per due anni. Poste dice che il firmato è consensuale e che continuare a lavorare è impossibile. Quindi dal primo gennaio 2012 sono a casa, accompagnato non al meritato riposo dopo quaranta anni di contribuzione, ma al patibolo”.

ECCO UN’ALTRA testimonianza: “Mi ritrovo il 31 gennaio 2012 con 57 anni di età e 35 anni di contributi. Dalla fine di dicembre 2011 entrerò in mobilità per 3 anni (azienda fallita). Alla fine della mobilità avrò 59 anni e 11 mesi con 38 anni di contributi. Se non viene modificata la legge ho due opzioni: la prima pagare i contributi volontari per 4 anni e 3 mesi oppure aspettare altri 6 o 7 anni per la pensione di vecchiaia. In entrambi i casi senza nessun reddito”. A volte le cose sono più complesse: “Sono uscita dalle Poste il 1 di luglio: mi hanno proposto di licenziarmi (dopo 35 anni e 6 mesi di lavoro, a 59 anni) in cambio dell’assunzione part-time di mia figlia. Ho accettato perché avevo la pensione a portata di mano ma ora con la riforma sono diventati 5 anni e mezzo!”.

A PARTE l’atipica procedura che seguono le Poste nelle assunzioni dei familiari, è evidente che la nuova norma provoca un impatto molto pesante su chi resta senza reddito. A essere subissato da queste lettere è soprattutto il Pd che aveva fatto precise promesse sulle pensioni di anzianità – “i 40 anni di contributi non si toccano” – ma che invece ha dovuto e voluto ingoiare diversi rospi e ora deve rendere conto. Ne è consapevole Cesare Damiano che proprio sugli “esodati” ha presentato l’ordine del giorno alla Camera, accolto dal governo, e che ora punta a risolvere questo problema insieme a quello dei lavoratori “precoci”, cioè lavoratori che hanno iniziato a lavorare davvero molto presto e che raggiungono i 42 anni di contributi prima dei 62 anni di età e quindi sono soggetti a “penalizzazione”.

Gli occhi sono puntati sul “decreto milleproroghe”, quel provvedimento monstre con cui i vari governi hanno sempre ovviato a tutti gli errori o inadempienze prodotti dalle scadenze stabilite nelle varie leggi e non rispettate. “Il problema dei lavoratori precoci può trovare soluzione nel “milleproroghe – dice a Il Fatto Quotidiano l’ex ministro del Welfare Cesare Damiano (Pd) che assicura la presentazione dell’emendamento per cacellare la penalizzazione – per gli “esodati”, invece, vogliamo un intervento rapido del governo”. Ma Monti e Fornero sono d’accordo? Damiano afferma che la “disponibilità del governo sta nel fatto che ha accolto un ordine del giorno e che ora deve tradurre in una disposizione normativa”. Il ministro Elsa Fornero ha detto che studierà il dossier. Gli strasichi della sua riforma sono molto più difficili da gestire del previsto.

da Il Fatto Quotidiano del 20 dicembre 2011
Ultima modifica di franz il 16/04/2012, 10:10, modificato 1 volta in totale.
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Re: Esodati

Messaggioda franz il 13/04/2012, 13:58

Prendendo come spunto il caso Poste, se queste fossero veramente privatizzate e liberalizzate (come in Germania e Olanda) questi lavoratori 55^enni potrebbero aspirare non al prepensionamento ma a mettersi in proprio per mettere a disposizione della collettività la propria esperienza nel loro ambito di competenza (i servizi postali).
Chi ha mai detto che una persona di 55 anni debba andare in pensione?
Se nessuno ti assume ci si puo' mettere in proprio e male che vada il reddito non è mai zero.
So che è difificle spiegarlo ad uno che ha lavorato 40 anni nel pubblico impiego, ma lo manderei volentieri in Africa (insieme a Veltroni) a vedere la differenza su chi si svegila prima, tra leoni e gazzelle.
So benissimo che pero' capiscono benissimo e sanno che invece è molto meglio essere in pensione a 57 anni e fare lavoretti in nero, come gran parte dei prepensionati (lavoretti che in parte facevano anche prima, come secondo lavoro).
Ultima modifica di franz il 16/04/2012, 10:11, modificato 1 volta in totale.
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Re: Esondati

Messaggioda flaviomob il 13/04/2012, 15:39

Fornero dà questi numeri:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... te/204051/

Sindacati (e Report) li contestano aspramente, parlando di 350'000 esodati.
Se si dimostrerà che Fornero, nella sua posizione istituzionale, ha diffuso un dato falso, dovrà immediatamente rassegnare le dimissioni.


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Re: Esodati

Messaggioda franz il 22/04/2012, 10:35

Chi sbaglia paga, dicevo.
E chi fa i conti senza l'oste sbaglia. Modo di dire che ci ricorda che in democrazia è il parlamento che fa le leggi e ed il governo che dispone, non le aziende ed i sindacati.
Ecco perché ritengo che chi ha spinto o indotto i lavoratori ad abbandonare prima del tempo il lavoro, per un prepensionamento che poi non è arrivato a causa delle manovra urgente "salvaitalia" dovrebbe riassumere quei lavoratori, non scaricare il costo sulla collettività.
Ovviamente aziende e sindacati non sono d'accordo e fanno fuoco e fiamme.
Ma finalmente abbiamo un governo che fa gli interessi del paese e non gli interessi corporativi di chi tenta di scaricare i suoi costi sulla collettività.



Esodati, decreto per sciogliere il nodo
corsia preferenziale garantirà il ritorno al lavoro

Copertura assicurata solo per 65 mila, mentre i tecnici ragionano su una platea "virtuale" di oltre 200 mila persone a rischio dal 2013. Tornerebbero ad avere un posto per il tempo necessario ad avere i requisiti per la pensione. Il ministero potrebbe trasformarli in "categoria protetta"
di PAOLO GRISERI

Come si esce dal labirinto degli esodati? Soprattutto, quanti sono gli "esodandi"? Se il primo termine era già brutto, questo secondo è orribile. Ma non sembra esserci un modo diverso per definire coloro che oggi sono in mobilità e domani potrebbero diventare esodati, cioè privi sia della copertura della mobilità, sia della pensione. Con la nuova riforma previdenziale l'età pensionabile si è allontanata rendendo fasulli tutti i calcoli fatti negli anni scorsi con gli accordi su prepensionamenti e mobilità verso la pensione. Come se un ingegnere avesse progettato un ponte e dopo averlo costruito avesse allargato il fiume. Finora sono già caduti in acqua in 65 mila ed è per loro, gli esodati veri e propri, che il governo ha già trovato la copertura finanziaria per allungare gli ammortizzatori sociali fino all'inizio della nuova età pensionabile. Insomma, per loro il ponte verrà allungato fino a raggiungere la nuova riva. "E' da notare - sottolineavano ieri al ministero del Lavoro - che i 65.000 esodati sono formalmente senza pensione oggi, perché la riforma è entrata in vigore il primo gennaio scorso, ma concretamente lo saranno solo dal primo gennaio 2013, perché gli effetti del nuovo regime si fanno sentire solo dodici mesi dopo". Dunque gli esodati di oggi avrebbero cominciato realmente a bagnarsi nell'acqua del fiume solo a gennaio prossimo. Ma il governo gli ha allungato il ponte e non correranno questo rischio.

Risolta così la pratica del 65.000 esodati, resta da affrontare il tema degli esodandi. Quanti sono? Quanti, a partire dalla seconda metà del 2013, si troveranno senza mobilità e senza pensione? O dovranno allungare il periodo di versamento volontario dei contributi? Le stime dicono che i lavoratori oggi in mobilità verso la pensione dovrebbero essere circa 130 mila mentre versano contributi volontari in 200 mila. E' per questa platea che al ministero del Lavoro si sta studiando una soluzione. "Va premesso - dicono i collaboratori di Fornero - che si tratta di una platea virtuale, nel senso che nessuno sa quanti si troveranno effettivamente senza reddito in conseguenza dell'allungamento dell'età pensionabile". Lo Stato non sembra essere in grado oggi di garantire a tutti la copertura, l'allungamento del ponte già assicurato ai primi 65 mila. E' per questo che si sta studiando un decreto in grado di risolvere, almeno in parte, la questione.

L'idea di fondo è quella di favorire il ritorno al lavoro degli esodandi per il tempo necessario a riconquistare la riva della pensione. Un periodo lavorativo che dovrebbe durare due-tre anni. Il decreto potrebbe prevedere una sorta di corsia preferenziale per l'assunzione degli esodandi trasformandoli in una specie di categoria protetta anche con vantaggi per le imprese che li assumono. Quel che è certo è che gli esodandi non potranno tornare, se non in casi particolari, nel luogo di lavoro da cui sono usciti negli anni scorsi. Perché spesso la loro uscita dagli organici è stata contrattata dai sindacati con la stabilizzazione di giovani precari. Clamoroso il caso delle Poste dove nel 2009 migliaia di dipendenti sono andati in mobilità in cambio dell'assunzione dei figli. O quello della Fiat di Termini Imerese dove il piano di mobilità verso la pensione è stato firmato dal ministero dello Sviluppo economico negli stessi giorni in cui il mistero del lavoro decideva l'allungamento dell'età pensionabile.

Al ministero del lavoro fanno osservare che, in ogni caso, gli effetti pratici delle decisioni si vedranno solo dal 2013 in poi. Ma a mettere fretta è il senso di insicurezza che torna ad attanagliare decine di migliaia di ex dipendenti ormai convinti di aver sistemato i conti con il loro futuro. Feste d'addio con gli ex colleghi, calcoli sul reddito familiare, tutto sembra andare in fumo di fronte alla prospettiva di un ritorno al lavoro sia pure per due-tre anni. Ed è questa insicurezza che rende urgente uscire una volta per tutte dal labirinto.

(22 aprile 2012) www.repubblica.it
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Re: Esodati

Messaggioda soloo42001 il 22/04/2012, 11:47

Risolta così la pratica del 65.000 esodati, resta da affrontare il tema degli esodandi. Quanti sono? Quanti, a partire dalla seconda metà del 2013, si troveranno senza mobilità e senza pensione? O dovranno allungare il periodo di versamento volontario dei contributi? Le stime dicono che i lavoratori oggi in mobilità verso la pensione dovrebbero essere circa 130 mila mentre versano contributi volontari in 200 mila. E' per questa platea che al ministero del Lavoro si sta studiando una soluzione. "Va premesso - dicono i collaboratori di Fornero - che si tratta di una platea virtuale, nel senso che nessuno sa quanti si troveranno effettivamente senza reddito in conseguenza dell'allungamento dell'età pensionabile". Lo Stato non sembra essere in grado oggi di garantire a tutti la copertura, l'allungamento del ponte già assicurato ai primi 65 mila. E' per questo che si sta studiando un decreto in grado di risolvere, almeno in parte, la questione.


Ed ecco che scopriamo, liberalmente cadendo dalle nuvole, che le dimensioni del fenomeno esodati sono 3-4 volte superiori di quanto quantificato dalla liberale professora con figlio di papa` al seguito.

Colpa della FIOM.
Sono stati loro a truccare i conti del ministero spingendo la professora alla figuraccia.
Colpa di Landini se Fornero non ha detto retta a Cesare Damiano a dicembre...

Saluti.


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Re: Esodati

Messaggioda flaviomob il 22/04/2012, 11:51

Fornero deve dimettersi. Questa è incompetenza pura.


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Esodati, "Sono 390mila"

Messaggioda franz il 11/06/2012, 17:37

Esodati, la relazione Inps al ministero
"Sono 390mila, da cui estratti i 65mila"

A far lievitare il numero sono coloro che hanno scelto la prosecuzione volontaria (133mila persone autorizzate ai versamenti volontari) e i cosiddetti "cessati", ovvero quelli che sono usciti dal lavoro per dimissioni, licenziamento o altre cause tra il 2009 e il 2011 che hanno più di 53 anni e che non si sono rioccupati: 180mila persone

Esodati, la relazione Inps al ministero "Sono 390mila, da cui estratti i 65mila" Il ministro del lavoro, Elsa Fornero
MILANO - Continua la guerra dei numeri tra il governo e l'Inps sui lavoratori esodati. Secondo l'Inps i lavoratori che potrebbero avere diritto ad andare in pensione sulla base delle vecchie regole secondo il decreto Salva Italia e il Milleproroghe sono 390.200: è quanto emerge - secondo quanto riportato dall'Ansa - dalla Relazione Inps al ministero del Lavoro inviata prima della firma del decreto che fissa a 65mila la quota dei salvaguardati. Nella Relazione inviata al ministero firmata dal direttore generale dell'Inps, Mauro Nori, si definiscono le categorie interessate alla salvaguardia rispetto alle nuove regole di accesso alla pensione sulla base delle impostazioni normative e interpretative della Ragioneria generale (la frase che esplicita questa definizione della platea in soli 65mila soggetti è stata poi eliminata dalla versione definitiva della Relazione).

In pratica, secondo la Relazione, la platea complessiva dei lavoratori esodati sulla base del decreto Salva Italia e del Milleproroghe è di 390.200 persone, platea ridotta a 65mila lavoratori salvaguardati (e che quindi potranno andare in pensione con le vecchie regole) sulla base di criteri restrittivi nell'interpretazione delle norme messi a punto dai ministero del Lavoro e dell'Economia.

A far lievitare il numero degli esodati sono coloro che hanno scelto la prosecuzione volontaria (133mila persone autorizzate ai versamenti volontari, nate dopo il 1946 e con un ultimo versamento contributivo antecedente il 6 dicembre 2011) e i cosiddetti "cessati", ovvero quelli che sono usciti dal lavoro per dimissioni, licenziamento o altre cause tra il 2009 e il 2011 che hanno più di 53 anni e che non si sono rioccupati (180mila secondo l'Inps). Per queste due categorie il decreto del Governo prevedeva rispettivamente solo 10.250 e 6.890 salvaguardati.

Il Governo, infatti, sottolinea nel decreto in via di emanazione che potranno andare in pensione con le vecchie regole per queste due categorie solo coloro che maturano la decorrenza della pensione entro 24 mesi dall'entrata in vigore del Salva Italia (6 dicembre 2011) e quindi di fatto che, considerata la finestra mobile, maturano i requisiti entro maggio 2012 se autonomi e entro novembre 2012 se dipendenti.

Ma platee più consistenti, secondo l'Inps, non ci sono solo per cessati e prosecutori volontari ma anche per la mobilità (45mila persone tra mobilità ordinaria e quella lunga a fronte dei 29.050 salvaguardati dal decreto), per i fondi di solidarietà (26.200 a fronte dei 17.710 previsti dal decreto) e beneficiari del congedo straordinario per l'assistenza ai figli gravemente disabili (3.330 a fronte dei 150 previsti dal decreto in via di emanazione). Sulla mobilità la differenza la fa il fissare nel 4 dicembre 2011 la data entro la quale il lavoratore che potrà andare in pensione con le vecchie regole dovrà essere già uscito dal lavoro e essere in mobilità (e quindi non la data entro la quale è stato fatto l'accordo collettivo con l'azienda).


(11 giugno 2012) www.repubblica.it
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