Stefano'62 ha scritto:Comunque ancora nessuno è riuscito a spiegarmi cosa ci sarebbe di cosi scandaloso,dopo avere assistito con un assegno non importa a quale titolo un disoccupato,che non fa che passare il giorno a fare nulla macerandosi nei suoi problemi....cosa c'è dicevo di cosi scandaloso a chiedergli di fare qualcosina in cambio giusto per aiutare la comunità in un modo intelligente,sopratutto quando la comunità non ha bisogno di inventare nessun lavoro inutile dato che c'è bisogno di un mucchio di cose,per fare un esempio cretino (ma potrei farne altre decine e non esagero) per esempio guidare pulmini alle tre di notte per riportare a casa i ragazzi ubriachi piuttosto che lasciarli sfracellare all'uscita dei pubs.
Posso cimentarmi a provarci (di spiegare) e magari riuscirci, se la tua mente è aperta.
Per prima cosa lo "scandaloso" non c'entra un tubo.
Se esiste un lavoro meritevole di essere fatto e retribuito (dai privati o dalla collettività) si assume il signor X, lo si retribuisce e non si dà alcun assegno di assistenza o di disoccupazione "in cambio". Se la retribuzione è bassa, il sussidio di assistenza coprirà solo la differenza.
Se invece questo lavoro non esiste, allora non c'è "datore" (privato o pubblico) e nemmeno "lavoratore". Ogni opzione diversa piu' che di comunismo puzza di assistenzialismo clientelare e quasi di schiavismo.
L'esempio che hai fatto (guidare pulmini alle tre di notte per riportare a casa i ragazzi ubriachi) viene spesso svolto gratuitamente da volontari. Segno che non tutte le attività utili sono lavori retribuiti e retribuibili. Se la persona in assistenza vuole fare lavori utili ha il grande mondo del volontariato a disposizione. Chiaramente se cerca un lavoro retribuito per uscire dall'assistenza, non puo' adagiarsi sui lavoretti socialmente utili. Ritengo che la tua opzione (assistenza in cambio di lavoretti) alla fine comporterebbe un adattamento a questo menage e la permanenza quasi a vita dell'individuo nella fascia di protezione. Creerebbe un esercito di schiavi, costretti dallo stato a lavoretti pur di avere l'assistenza pubblica. Lo scopo della società tuttavia è quello di fare in modo che la persona esca il piu' presto possibile dall'assistenza e dalla dipendenza dalla collettività (se è sano di salute ed abile al lavoro, altrimenti il caso è diverso). Nei tanto vituperati USA l'assistenza esiste e tutela chi è sotto una determinata soglia economica (quindi statistica). Ebbene un anno con l'altro metà degli assistiti esce dall'assistenza (principalmente perché trova un lavoro) mentre altri nuovi entrano (perché la soglia è statistica ed esiste sempre una % di popolazione sotto una soglia statistica). L'importante quindi è avere la protezione (quando serve) e goderne il meno possibile.
Diverso è il caso dei disoccupati sotto assegno di disoccupazione. In quel caso lavori utili sono possibili ma sono retribuiti. Non è uno scambio (ti do' l'assegno se tu fai lavoretti) ma una retribuzione. Se un privato oppure un ente pubblico ha un lavoro temporaneo da offire (perché se fosse permanente allora deve assumere qualcuno) puo' attingere (senza esserne obbligato) dal pool di disoccupati in grado di fare quel determinato lavoro. Questo viene retribuito e visto che l'assegno di disoccupazione ha un limite temporale, il fatto di avere lavorato due mesi retribuito, allunga di altrettanto la durata del sostengo.
Cosi' funziona nei paesi non assistenzalisti.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)