La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda matthelm il 25/03/2012, 19:16

Stefano'62 ha scritto:Guarda che i conservatori (o potemmo dire reazionari) sono quelli che appoggiano questa porcheria di riforma indegna per un paese democratico del XXI secolo,e di un governo che continua a stra-parlare di equità.


Il nostro Presidente Napolitano, con una storia ormai scritta che non lascia dubbi sulla sua formazione politica, ha detto che con questa legge "non si apriranno le porte a valanghe di licenziamenti facili sulla base dell'articolo 18". Sarà impazzito?
Lui sa chi sono i conservatori e i reazionari ed io la penso come lui.
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
Avatar utente
matthelm
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1830
Iscritto il: 23/05/2008, 18:10

Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda flaviomob il 25/03/2012, 20:08

Crollo del consenso per il governo Monti.

http://www.corriere.it/politica/12_marz ... 1286.shtml

Il consenso per l'esecutivo cala al 44%

Lavoro, la riforma non piace a due italiani su tre

Il progetto di riforma del mercato del lavoro varato dal governo potrebbe, nelle prossime settimane, causare significative fratture nel quadro politico.

Infatti, il provvedimento ha già provocato un calo sensibile nel tasso di approvazione espresso dai cittadini nei confronti dell'azione dell'esecutivo. Dal 50-60% di consenso rilevato sino agli inizi di marzo, la percentuale di giudizi positivi verso il governo è bruscamente scesa al 44%. Ciò significa che, in questo momento, la maggioranza, seppur lieve (54%), della popolazione esprime una insoddisfazione verso l'operato dell'esecutivo.

Potrebbe trattarsi di una reazione d'impulso - forse momentanea e destinata a rientrare - agli ultimi provvedimenti (che, come vedremo tra breve, non incontrano l'approvazione della popolazione), ma potrebbe rappresentare anche il segnale d'inizio di un trend negativo nel consenso per il governo. Il calo di fiducia ha riguardato prevalentemente gli operai e i lavoratori dipendenti di livello medio-basso, ma anche studenti, pensionati e casalinghe. Viceversa imprenditori, liberi professionisti, ma anche impiegati e quadri, specie se possessori di un titolo di studio elevato, hanno mantenuto immutata la loro fiducia per il governo. Dal punto di vista dell'orientamento politico, si è verificato un vero e proprio crollo di consensi (-32%) nell'elettorato della Lega Nord che, fino a ieri, esprimeva, malgrado tutto, nella sua maggioranza, una tiepida approvazione verso l'azione dell'esecutivo. Ancora, come era forse prevedibile, un notevole decremento di approvazione (-17%) si manifesta tra i votanti per il Pd (la cui maggioranza continua però a sostenere il governo) e, seppure in misura minore (-10%), tra quelli del Pdl (ove la gran parte oggi è ostile all'esecutivo). Persino tra l'elettorato dell'Udc - che, tradizionalmente, ha sin qui appoggiato più decisamente il governo - si registra una diminuzione di fiducia (-9%).
Come si è detto, questo trend è legato alla insoddisfazione della maggioranza degli italiani verso le decisioni assunte riguardo al mercato del lavoro e, in particolare, riguardo alla riforma dell'articolo 18. Più del 40% della popolazione dichiara di avere seguito bene la vicenda, mentre un altro 46% l'ha seguita con attenzione minore. Solo il 14% si dichiara all'oscuro della questione. A fronte di questo diffuso interesse, il giudizio sulle decisioni dell'esecutivo è negativo per più di due italiani su tre (67%). Le criticità maggiori si rilevano al Sud e tra gli operai, mentre tra imprenditori e liberi professionisti prevale l'accordo sul progetto di riforma. La valutazione negativa risulta maggioritaria nell'elettorato di tutte le forze politiche con una ovvia accentuazione nei partiti di opposizione: ma essa si riscontra anche tra i votanti per il Pdl (58% di insoddisfatti) e il Pd (67% di giudizi negativi). Naturalmente, i motivi di dissenso sono diversi, talvolta opposti. Gran parte dei votanti per il Pdl rimproverano al governo una insufficiente tenacia, mentre l'elettorato del Pd conferma la già nota ostilità alla revisione dell'articolo 18. Oltre al contenuto, viene comunque criticato anche il metodo seguito dal governo, ritenuto, ancora una volta da quasi due italiani su tre (63%) «troppo decisionista».

Questa situazione comporta problemi rilevanti per entrambi i partiti maggiori, che debbono necessariamente risolvere la contraddizione tra la necessità di proseguire con l'appoggio all'esecutivo e la prevalenza, nel proprio elettorato, di un orientamento contrario alle ultime decisioni di Monti e della sua compagine. I dilemmi probabilmente maggiori si manifestano nel Pd, ove il segretario Bersani vede da un verso accolte dall'esecutivo molte proposte di merito avanzate in passato dallo stesso Pd e dall'altro non può non tener conto di una base per più di due terzi ostile al provvedimento sul mercato del lavoro. È probabilmente anche questo stato di cose ad avere suggerito al segretario del Pd la recente accentuazione delle posizioni critiche, espresse ad esempio nell'ultima sua partecipazione a Porta a Porta , verso le decisioni del governo.

Ma, soprattutto, tutto ciò indebolisce l'immagine dell'esecutivo nell'opinione pubblica che, di colpo, si trasforma da positiva in negativa. È vero che la compagine guidata da Monti, per sua natura, prescinde dall'appoggio della maggioranza della popolazione, ma è vero anche che quest'ultimo rappresenta in ogni caso un elemento di stabilità di grande rilievo. La cui assenza può avere conseguenze oggi imprevedibili. Ma, naturalmente, è possibile che, acquietatasi, anche grazie ai tempi della discussione parlamentare, la polemica sull'articolo 18, il governo riprenda il consenso oggi attenuato.

Renato Mannheimer

Immagine


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda matthelm il 25/03/2012, 20:43

il 90% non vorrebbe pagare le tasse e allora?
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
Avatar utente
matthelm
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1830
Iscritto il: 23/05/2008, 18:10

Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda franz il 25/03/2012, 20:56

flaviomob ha scritto:Crollo del consenso per il governo Monti.

È un governo che non dipende dal consenso e non è al potere per dispensare caramelle.
Se era per le caramelle, bastava Berlusconi o qualsiasi altro.
Se ha consenso, tanto meglio. Se non lo ha, non teme la non rielezione.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda Stefano'62 il 25/03/2012, 21:10

matthelm ha scritto:
Stefano'62 ha scritto:Guarda che i conservatori (o potemmo dire reazionari) sono quelli che appoggiano questa porcheria di riforma indegna per un paese democratico del XXI secolo,e di un governo che continua a stra-parlare di equità.


Il nostro Presidente Napolitano, con una storia ormai scritta che non lascia dubbi sulla sua formazione politica, ha detto che con questa legge "non si apriranno le porte a valanghe di licenziamenti facili sulla base dell'articolo 18". Sarà impazzito?
Lui sa chi sono i conservatori e i reazionari ed io la penso come lui.

Non è che se lo dice Napoltano sia più vero ?
Guarda che il PDR non è unto dal Signore ma è eletto da "quelli la".
E quelli la sono il nostro problema.

Da che mondo e mondo i conservatori,politicamente parlando,non sono semplicemente quelli che vogliono conservare una situazione quale che sia;fosse così noi avremmo paesi dove i conservatori sono la sinistra che governa da sempre,e altri dove sono la destra che governa da sempre (assurdo).
I conservatori invece,politicamente parlando,sono coloro che vogliono conservare i privilegi connessi all'esercizio di una qualsiasi posizione di forza,cioè il potere,di qualunque natura esso sia (politico,ecoonomico,etc.);sono quelli cioè che in qualche modo si oppongono ai moti liberali e progressisti dei secoli passati,per "conservare" le differenze di classe tipiche dei primi periodi postfeudali.
Quindi i conservatori sono coloro che difendono l'esistenza stessa di una casta distinta dal popolino dei poveri cristi,e quindi per definizione delle differenze di classe,e negano un sistema che garantisca una vera parità di diritti senza distinzione di classe.

Pensa quello che vuoi,ma non è sufficiente propugnare il progresso teconologico per smettere di essere conservatori.
Io che voglio un futuro dove la dignità è garantita a tutti sono progressista.
Un governo forte coi deboli e debole coi forti,è per definizione un governo conservatore,al cubo.
Un governo che riporta indietro le lancette dei diritti di due secoli,è molto peggio che conservatore:è reazionario.
Appoggiarlo è legittimo,ma che almeno si abbia il fegato di dare il giusto nome alle cose.
Stefano'62
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1814
Iscritto il: 20/12/2008, 14:36

Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda franz il 25/03/2012, 22:48

Stefano'62 ha scritto:Guarda che il PDR non è unto dal Signore ma è eletto da "quelli la".

Veramente Napolitano è stato eletto il 10 maggio 2006 ed è in carica dal 15 maggio.
Il Parlamento che lo ha eletto aveva come maggioranza "questi qua", come si direbbe dalle nostre parti (uliviste).
"Quelli là" invece sarebbe stato usato da Berlusconi e Bossi, che poi con nuove elezioni hanno avuto la maggioranza nel 2008. Forse fai confusione. ;)
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda Stefano'62 il 25/03/2012, 23:23

Non faccio confusione,non credo ci sia una gran differenza tra un Parlamento e l'altro negli ultimi tempi.
Non intendevo comunque mettere in dubbio l'onestà di Napolitano o paragonarlo ai corrotti e ai mafiosi,ma solo sottolineare il fatto che è un politico come gli altri,non lo Spirito Santo.
Stefano'62
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1814
Iscritto il: 20/12/2008, 14:36

Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda pianogrande il 25/03/2012, 23:45

Se uno tenta di farmi fuori, io preferisco difendermi anche a rischio di essere bollato come conservatore.
Con le parole si può giocare come si vuole.
Per chi lavora alla Findus, per esempio, è una lode.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10611
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda flaviomob il 26/03/2012, 2:40

:lol: :lol:


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Ichino: la riforma non si discosta dal modello tedesco

Messaggioda franz il 26/03/2012, 9:06

POICHÉ TUTTO IL DIBATTITO SEMBRA INCENTRATO SULL’IMITAZIONE DELLA GERMANIA, VALE LA PENA DI SOTTOLINEARE CHE LA SOLUZIONE PROPOSTA DAL MINISTRO DEL LAVORO FORNERO NON SI DISCOSTA AFFATTO, NEI SUOI EFFETTI PRATICI, DA QUANTO ACCADE IN QUEL PAESE

Nota tecnica messa on line il marzo 2012, nel tentativo di svelenire il clima del dibattito sulla riforma proposta dal Governo – Il giorno successivo il portavoce della Presidenza del Consiglio ha diffuso un comunicato contenente una precisazione sostanzialmente coincidente con quanto osservo in questa nota

L’idea diffusa è che la Cgil avrebbe accettato una riforma modellata sulla disciplina dei licenziamenti oggi vigente in Germania; ma che il rifiuto da parte sua del progetto del Governo sarebbe stato inevitabile, perché questo riprodurebbe il modello tedesco soltanto per i licenziamenti discriminatori e per quelli disciplinari, mentre per i licenziamenti dettati da motivi economici escluderebbe la possibilità della reintegrazione nel posto di lavoro. Il timore di molti è dunque che, quando l’imprenditore abbia motivato il licenziamento con ragioni economico-organizzative, questo precluda al lavoratore la possibilità di far valere in giudizio l’eventuale natura discriminatoria o di rappresaglia del provvedimento, per ottenere la reintegrazione.

Questo equivoco può essere dissipato con una precisazione del Governo circa il contenuto del progetto in rapporto all’ordinamento tedesco – e poi con la corrispondente clausola nel disegno di legge-delega – che chiarisca questi due punti:
- in Germania di fatto non accade mai che il giudice disponga la reintegrazione coattiva del lavoratore in azienda, salvo che ritenga che sotto il motivo economico-organizzativo addotto dall’imprenditore ci sia un motivo reale di discriminazione o di rappresaglia;
- con il progetto di riforma si intende realizzare esattamente lo stesso assetto: il lavoratore potrà sempre agire in giudizio per denunciare l’eventuale motivo discriminatorio o di rappresaglia dissimulato sotto il motivo economico-organizzativo; e se, sulla base delle circostanze, il giudice riterrà che ci sia stata discriminazione o rappresaglia, il lavoratore dovrà essere reintegrato nel posto di lavoro;
- laddove invece il giudice non ravvisi un motivo discriminatorio o di rappresaglia, ma soltanto una insufficienza del motivo economico-organizzativo addotto, dovrà essere disposto il solo indennizzo.

L’obiezione è questa: se davvero, in sostanza, il progetto del Governo corrisponde al modello tedesco, perché non far sì che esso corrisponda anche nella forma, lasciando al giudice l’alternativa tra indennizzo e reintegrazione anche in materia di licenziamento economico?
La risposta è questa: mentre in Germania si è consolidata da decenni un orientamento giurisprudenziale per cui la reintegrazione coattiva di fatto viene disposta soltanto quando il giudice ravvisa la discriminazione o rappresaglia, in Italia la formulazione attuale dell’articolo 18 St. lav. ha determinato il consolidarsi dell’orientamento giurisprudenziale opposto; se dunque si vuole allineare per questo aspetto il nostro ordinamento alla Germania, è indispensabile che la norma orienti in modo più esplicito i giudici.

Sono convinto che una nota del Governo di questo tenore contribuirebbe non poco a svelenire il clima.
Poi, sarà importante che il testo del disegno di legge sia molto preciso su questo punto.
Quanto alla distinzione tra licenziamento economico e licenziamento disciplinare, la soluzione che io avrei preferito sarebbe stata questa:
– se l’imprenditore licenzia per motivo oggettivo, è automaticamente e sempre tenuto a pagare un indennizzo, che costituisce il vero “filtro” delle sue scelte (se è disposto a pagare l’indennità prevista, significa che la perdita attesa è superiore), salvo sempre il controllo giudiziale su discriminazioni e rappresaglie; questa soluzione mi sembra molto preferibile a quella dell’indennizzo dovuto solo all’esito del giudizio, che sembra essere stata adottata nella bozza su cui sta lavorando il Governo;
– se l’imprenditore vuole esimersi dal pagamento dell’indennizzo, allora deve dimostrare la colpa del lavoratore (e in tal caso si entra senza problemi – per iniziativa dell’imprenditore stesso e nel suo interesse – nella fattispecie del licenziamento disciplinare).
Questa soluzione presenterebbe per il lavoratore il vantaggio, nel caso di licenziamento per motivi economici, di poter disporre dell’indennità senza bisogno di avvocati e giudici; per l’amministrazione della Giustizia il vantaggio di un rilevante decongestionamento delle Sezioni lavoro. Spero che il Parlamento corregga il progetto in questo senso. È anche vero – e va detto per sdrammatizzare la questione – che, anche se la norma resterà formulata secondo la proposta del Governo, probabilmente nella maggior parte dei casi le parti si accorderanno direttamente sull’entità dell’indennizzo senza attendere una sentenza.

http://www.pietroichino.it/?p=20310


Nota: Ichino spiega cio' che qui avevo già illustrato e che tutti possono intendere con il solo buon senso.
Cioè che se il licenziamento economico è finto e nasconde discriminazioni e rappresaglie, il lavoratore che ritenga di essere in questa situazione puo' rivolgersi al giudice. Se ha ragione viene reintegrato. Se non ha ragione, no. Se la motivazione economica viene ritenuta tale ma di grado insufficente (qui è tutto da vedere cosa voglia dire questo giudizio quantitativo) scatta l'indennizzo. A quanto mi risulta questa disposizione sull'indennizzo è, in germania piu' restrititva. Perché il lavoratore che accetta l'indennizzo perde la possibilità di ricorrere al giudice (innovazione introdotta dalla riforma Hartz approvata dal governo socialdemocratico di Schroeder). Se il lavoratore tedesco ritiene ingiusto il licenziamento, allora deve rinunciare all'indennizzo e rimettersi alla decisione del giudice. Il quale puo' decidere il reintegro se riscontra discriminazioni oppure stabilire un indennizzo diverso oppure nulla (tanto c'è il sussidio). La soluzione tedesca minimizza i ricorsi alla giustizia restingendoli ai casi veramente gravi. La soluzione italiana non limita, anzi rischia di estendere, il ricorso al giudice. Ma è sostanzialmente la stessa.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

PrecedenteProssimo

Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 14 ospiti

cron