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Diritti umani, informazione e comunicazione

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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 29/02/2012, 20:02

RUSSIA:PARLAMENTO S.PIETROBURGO, MULTE A CHI SI PROFESSA GAY ATTIVISTI: LEGGE MEDIEVALE (ANSA) - MOSCA, 29 FEB - Quasi tornando ai tempi sovietici, quando l'omosessualita' era un reato (depenalizzato solo nella Russia post-comunista nel 1993), il 'parlamento' di San Pietroburgo ha approvato in terza e definitiva lettura una legge che prevede multe per i gay, le lesbiche, i bisessuali o i transgender che professano apertamente il loro orientamento sessuale in presenza di minori, equiparando di fatto manifestazioni come i Gay-pride alla propaganda della pedofilia. A favore 29 deputati, cinque i contrari, un astenuto, 15 non hanno partecipato al voto. Il provvedimento e' stato aspramente criticato dagli attivisti gay, che lo hanno definito ''medioevale'', preannunciando ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo. La legge prevede multe di 5000 rubli ( 120 euro) per i singoli, di 50 mila rubli (1200 euro) per i dipendenti pubblici e sino a 500 mila rubli (12 mila euro) per le organizzazioni che promuovono pubblicamente tali attivita'. Da anni gli attivisti gay tentano di organizzare gay pride a Mosca e a San Pietroburgo ma le loro richieste vengono puntualmente respinte, in un Paese fortemente omofobo. Pur essendo stata abolita nel 1993 come reato, l'omosessualita' e' rimasta in Russia sino al 1999 nella lista delle malattie mentali. L'ex sindaco di Mosca Iuri Luzhkov aveva definito ''opera di Satana'' le parate gay, regolarmente negate o represse a manganellate.


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 01/03/2012, 13:35

Il dramma dei palestinesi cacciati dalla Valle del Giordano
Dal 1948 ad oggi il 70% della popolazione palestinese è stata trasferita a forza. Le politiche israeliane di confisca di terre e risorse idriche non si sono mai arrestate.

di Marta Fortunato

Migliaia di palestinesi che vivono nella Valle del Giordano rischiano il trasferimento forzato a causa delle politiche che Israele attua nell'area. A lanciare l'allarme è il recente rapporto pubblicato a febbraio 2012 dall'Ufficio Onu per il coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha). E le cifre parlano da sole: nel 2011 le autorità israeliane hanno demolito 200 strutture di proprietà palestinese e ciò ha provocato il trasferimento di 430 palestinesi ed ha avuto un impatto negativo su altre 1200 persone. Almeno 3400 palestinesi vivono in zone militari parzialmente o totalmente chiuse ed è molto probabile che presto rischino di essere trasferite. Il consumo di acqua in molte comunità di pastori della Valle del Giordano è pari a 20 litri pro capite al giorno. Un colono, che vive poche centinaia di metri più lontano, ne consuma 300. Un insieme di fattori che lasciano poche speranze per il futuro delle comunità palestinesi della Valle del Giordano.

"Posso definire quello che è in corso ora come una continuazione della Nakba" ha spiegato Amjad Mitri, consulente legale dell'organizzazione palestinese Badil - dal 1948, quando sono stati espulsi più di 750.000 palestinesi, ad oggi, il trasferimento forzato della popolazione non si è mai fermato". E al momento le zone maggiormente interessate sono Gerusalemme Est e l'area C. "L'intero sistema della politica israeliana mira al trasferimento della popolazione" ha continuato Amjad - e l'area C, poco abitata e ricca di terre agricole, è nel mirino delle autorità israeliane. E' in corso una vera e propria pulizia etnica, Israele sta spingendo i palestinesi dall'area C alle aree A e B".

I risultati di questa politica sono ben visibili nella Valle del Giordano: quest'area, che costituisce quasi il 30% della Cisgiordania, si trova per l'87% in area C, sotto il totale controllo israeliano. Il 94% della Valle del Giordano è inaccessibile ai palestinesi: le colonie israeliane, con una popolazione che non raggiunge le 9.000 persone, occupano il 50% dell'area ed il restante 44% è stato dichiarato zona militare chiusa. I palestinesi sono costretti ad accontentarsi del rimanente 6%. E se prima del 1967 ci vivevano più di 300.000 palestinesi, ora ne sono rimasti meno di 60.000, di cui solo un quarto vive in area C.

"Non abbiamo acqua, non abbiamo elettricità, subiamo continui attacchi da parte dei coloni israeliani, la mia casa è stata distrutta dall'esercito, come facciamo a sopravvivere qui?" si chiede Mohammad, residente nella piccola comunità beduina di Ein al-Hilwah, nella Valle del Giordano settentrionale - moltissimi se ne sono andati, si sono trasferiti a Tubas, in area A, io ho scelto di rimanere qui perchè questa è la mia terra ma non so cosa ne sarà dei miei figli".

Quello che sta avvenendo nella Valle del Giordano non è diverso dalle politiche israeliane attuate nel Negev o a Gerusalemme Est. "Lo scopo primario di Israele è quello di trasferire la popolazione palestinese per creare una maggioranza ebraica: le tecniche sono diverse, si va dall'espansione delle colonie alle confisca di acqua e terra, dalla revoca dei diritti di residenza alla costruzione del muro di annessione" ha continuato Amjad - E pian piano l'area C si sta svuotando. "Ora la popolazione si trova confinata nell'area A, che rappresenta solo il 15% della Cisgiordania. E anche in area A la popolazione è a rischio trasferimento forzato: la situazione sta diventando insostenibile, non c'è più spazio per costruire e le città sono troppo affollate".

E il trasferimento forzato comporta anche un'incredibile perdita del patrimonio culturale del popolo palestinese. Costringere un contadino a spostarsi in un contesto cittadino significa spingerlo a cambiare il proprio stile di vita, obbligarlo a modificare le proprie abitudini che fanno parte di un'eredità culturale che non potrà che andar perduta. "Israele ci sta privando del nostro stesso patrimonio culturale" ha concluso Amjad - e se guardiamo la situazione da un punto di vista storico il sistema che Israele ha iniziato nel 1948 sta funzionando con successo: il 70% del popolo palestinese è stata trasferita. Ci vorranno pochi anni per mandare via il rimanente 30%".

http://www.globalist.it/Detail_News_Dis ... 82&typeb=0


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 02/03/2012, 13:38

Si vota in Iran, oggi. Dopo che il regime ha lungamente perseguitato i dissidenti. Chi firma li ferma!

---
http://www.amnesty.it/iran_repressione_dissidenti

Iran: stop alla repressione dei dissidenti!
Data di pubblicazione dell'appello: 13.02.2012
Status dell'appello: aperto

Mir Hossein Mousavi ad una manifestazione©andyheath /Demotix Images
Le centinaia di migliaia di manifestanti che sono scesi in strada nel 2011, prima in Tunisia, poi in Egitto e in tutta la regione del Medio Oriente e Africa del Nord, ricordavano le proteste di massa che seguirono le controverse elezioni presidenziali del 2009. A differenza di alcuni paesi della regione, dove le proteste hanno innescato un processo di transizione verso riforme politiche, quelle in Iran sono state brutalmente represse dalle autorità e, da allora, ci sono state violazioni dei diritti umani continue e diffuse.

La Guida suprema dell'Iran ha celebrato le rivolte in Tunisia ed Egitto perché riflettevano un "risveglio islamico" basato sulla rivoluzione iraniana del 1979, nonostante quella rivoluzione non abbia portato a miglioramenti rispetto alle violazioni dei diritti umani di lunga data, quali arresti arbitrari, torture e processi iniqui di dissidenti politici, oltre ad aver introdotto nel diritto ulteriori discriminazioni nei confronti delle donne, delle minoranze etniche e religiose e delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender. I leader iraniani hanno sostenuto anche i manifestanti del Bahrein, che sono scesi in piazza per i loro diritti, ma hanno detto poco sulla crisi dei diritti umani in Siria.

Nel 2009 le autorità avevano spietatamente represso i manifestanti iraniani che esprimevano lo stesso desiderio di tunisini, egiziani e bahreiniti per i diritti politici e la giustizia sociale. Nel febbraio 2011 hanno risposto alla semplice richiesta di manifestazioni di solidarietà mettendo agli arresti domiciliari i leader dell'opposizione Mehdi Karroubi e Mir Hossein Mousavi, bloccando i siti web dell'opposizione e arrestando preventivamente centinaia di attivisti politici.

Dal giro di vite del 2009, le autorità hanno costantemente aumentato la repressione nella legge e nella pratica e stretto la morsa sui mezzi di comunicazione. Hanno interrotto le proteste pubbliche ricorrendo ad articoli del codice penale iraniano che rendono le dimostrazioni, il dibattito pubblico e la formazione di gruppi e associazioni una minaccia per la "sicurezza nazionale", punibile con lunghe pene detentive o, addirittura, la morte. Diversi avvocati sono stati incarcerati insieme ai loro clienti. I canali televisivi satellitari stranieri sono stati bloccati. I quotidiani sono stati vietati. I dissidenti e i critici che scrivono su giornali o siti web, o parlano con i media, rischiano di essere accusati di reati quali "diffusione di propaganda contro il sistema", "offese a pubblici ufficiali", "diffusione di bugie con l'intento di danneggiare la sicurezza dello stato" o, occasionalmente, dei "reati" di "corruzione sulla terra" o "inimicizia contro Dio", che possono essere puniti con la pena di morte.

Nuove leggi e regolamenti che limitano la libertà di espressione, associazione e riunione sono state approvate o sono in discussione in parlamento. Gli organi di sicurezza iraniani, multipli e spesso paralleli, - tra cui una nuova forza di cyberpolizia - possono ora controllare gli attivisti mentre utilizzano i computer nella riservatezza delle loro case. Le autorità possono avere installato dispositivi di monitoraggio, blocco o filtraggio in ​​grado di analizzare il traffico di internet e wireless. Hanno limitato la larghezza della banda e stanno sviluppando server statali, protocolli internet specifici (Ips), provider per il servizio di connettività internet (Isp) e motori di ricerca. Innumerevoli siti web, inclusi siti internazionali e social network nazionali sono bloccati; tra di essi, il sito www.amnesty.org di Amnesty International. Un relativamente nuovo e segreto "cyber esercito", pare legato alle guardie rivoluzionarie, ha condotto attacchi contro siti web in patria e all'estero, compreso quello di Twitter.

Molte persone restano imprigionate dai disordini del 2009; ad esse si stanno unendo altri registi, blogger e persone che hanno contatti con l'esterno, nonché difensori dei diritti umani, avvocati, studenti, giornalisti, attivisti politici e membri di minoranze etniche e religiose iraniane che sono presi di mira da nuove ondate di arresti.

In vista dell'anniversario delle manifestazioni del 14 febbraio 2011 e mentre ha inizio la campagna per le elezioni parlamentari del marzo 2012, Amnesty International è molto preoccupata per una situazione già terribile che si sta deteriorando. Per evitare ulteriori violazioni dei diritti umani di massa è fondamentale che la comunità internazionale agisca per le migliaia di prigionieri di coscienza e prigionieri politici detenuti in Iran.

La comunità internazionale non deve permettere che le preoccupazioni sul programma nucleare iraniano e gli eventi nel resto della regione oscurino la situazione dei diritti umani in Iran né deve essere distratta da un significativo cambiamento politico nella regione. Senza controllo internazionale non vi è dubbio che la repressione è destinata a peggiorare in Iran, isolando ulteriormente il popolo iraniano dal mondo esterno. Le elezioni parlamentari sono previste per il 2 marzo 2012. Nuove ondate di arresti, torture e altre violazioni dei diritti umani sono già in atto.


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda franz il 02/03/2012, 13:45

flaviomob ha scritto:Si vota in Iran, oggi. Dopo che il regime ha lungamente perseguitato i dissidenti. Chi firma li ferma!

Magari fosse cosi' facile. Ma tentar non nuoce.
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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 08/03/2012, 6:33

http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/6727/

Sono nati in Italia, sono due fratelli di 20 anni. Perso il lavoro della famiglia (una bancarella) sono rimasti senza permesso di soggiorno. E nonostante siano nati e abbiano studiato qui, sono detenuti nel Cie di Modena.

Non chiamateli “ospiti”: sono cittadini. Andrea e Senad, poco più che ventenni sono fra quegli italiani costretti nel limbo di uno Ius soli che non è permesso in Italia. Andrea e Senad sono rinchiusi da febbraio nel Cie di Modena perché i genitori, rom di origine bosniaca, hanno perso il lavoro dopo una vita di fatiche come ambulanti, e non hanno mai naturalizzato i figli, entro la maggiore età, all’ambasciata bosniaca.
Sono a tutti gli effetti italiani, registrati all’anagrafe locale, ma vittime dell’illecito amministrativo: nati qui, con un percorso di studi compiuto a Sassuolo, ma privi di un documento che li legittimi come tali, anche se questa è la loro effettiva condizione. I genitori sono irregolari e anche loro hanno finito per perdere i documenti.
Allora ai due fratelli, fino a un mese fa con la fedina penale immacolata, non è rimasto altro che appellarsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo e al Presidente Napolitano con una lettera di denuncia inoltrata dal legale Luca Lugari. “L’assurdità della nostra vicenda – si legge nella nota - è che non possiamo essere espulsi perché il paese dei nostri genitori, la Bosnia Erzegovina, non ci ha mai censiti né sa chi siamo. Così rimaniamo al Cie, a spese del contribuente italiano in attesa di un provvedimento di espulsione che non potrà mai essere eseguito-… in Francia si diventa subito cittadini, in Italia non speriamo nella cittadinanza ma almeno speriamo di non restare reclusi in questo carcere ed essere definiti ospiti”.
Il legale ha presentato ricorso al Giudice di pace contro il loro trattenimento. “Il tribunale di Modena in casi come questi tendeva all’assoluzione già prima della sentenza” ha spiegato l’avvocato – ora sono state fissate le due udienze: una il 12 marzo e l’altra il 19 marzo”. “Questo è l’ennesimo caso di razzismo istituzionale – ha denunciato Cécile Kyenge, portavoce nazionale del Primo marzo - il governo deve dare risposte concrete sui diritti di cittadinanza delle seconde generazioni perché questo è solo l’inizio di un problema che si ripeterà negli anni: è quindi importante dare soluzioni definitive oggi”.
In occasione della prima udienza, lunedì 12 marzo alle ore 8.30, infatti, la società civile assieme a Pd, Arci, Italia sono anch’io, LasciateCIEntrare, associazione GiùleFrontiere, e i comitati primo marzo, si troveranno in via San Pietro 1 a Modena, per un presidio davanti al giudice di pace e per continuare la petizione di raccolta firme per il loro rilascio immediato, già avviata oggi all’atto della denuncia del caso sulla stampa locale.


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 11/03/2012, 14:55

http://www.unita.it/italia/e-ora-funera ... o-1.390368

E ora funerali di Stato per Placido Rizzotto
Appello de l'Unità a Monti: «Perché è giusto»

di Andrea Carugati

La proposta, lanciata da David Sassoli e Cesare Damiano, esplode su Twitter. Veltroni si appella a Napolitano e Monti. Tra le adesioni, Nichi Vendola, Pierre Carniti, Sergio D’Antoni. Favorevole anche Fabrizio Cicchitto, Pdl. L’iniziativa della Cgil: «Ogni comune mandi una pietra per la sua tomba». L'appello de l'Unità a Monti: «Caro presidente, ecco perché è giusto». Il quotidiano oggi in edicola con due pagine dedicate a Rizzotto. Aderite anche voi alla campagna, scriveteci su Facebook e Twitter.
...


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 16/03/2012, 15:03

Un bel messaggio: complimenti al PD di Forte dei Marmi, davvero.

http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z1pHNmDnlB

Il Pd onora l’aviatore Mussolini

Che emozione quando, il 25 marzo a Forte dei Marmi, il sindaco Pd Umberto Buratti scoprirà la statua dedicata a «L’aviatore». A rappresentare gli aviatori italiani apparirà il figlio del Duce, Bruno Mussolini, in tuta di volo, maschio e fiero come il suo augusto genitore. ....
* * *

(Mentre pare che Renzi abbia riservato una parte del cimitero di Firenze ai "feti mai nati", in chiara chiave polemica antiabortista...)


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda Iafran il 16/03/2012, 15:50

flaviomob ha scritto:Un bel messaggio: complimenti al PD di Forte dei Marmi, davvero.

http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z1pHNmDnlB

Il Pd onora l’aviatore Mussolini

E' un altro brutto segnale.
In Italia, certe tendenze e certe aspirazioni (di autoreferenzialità, di esaltazione, di potere, di prevaricazione dei valori democratici) non sono specifiche di un determinato partito politico, ma vanno ad interessare singoli personaggi, che predicano ben altro ... per la loro elezione. :o
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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 16/03/2012, 17:39

...il P-Duce!


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 17/03/2012, 14:35

Direi che questa notizia si merita il forum sui diritti umani... di diritto!

SCUOLA | di Augusto Pozzoli | 17 marzo 2012 Commenti (150)

Il tempo pieno obbliga i bambini a presenziare alla mensa. Chi non può pagare sta a guardare

Succede in una scuola primaria di Caserta. La presenza è considerata "momento educativo". E ai genitori che non possono sostenere il costo della refezione viene impedito di portare i figli a casa a mangiare. Così questi alunni restano a guardare i compagni che pranzano. I precedenti in Italia e in Europa

Ora di mensa? Tutti a tavola. Tranne tre bimbi, costretti a digiunare e a stare guardare i compagni che mangiano. Perché i genitori non ce la fanno a pagare la retta. Il nuovo caso di regolamenti che vanno a danno dei bambini, per problemi tra i genitori e l’istituto, si registra al V circolo di Caserta. La denuncia viene dalla Flc Cgil per documentare lo stato di abbandono in cui si trova la scuola pubblica con la conseguenza che le famiglie sempre più frequentemente preferiscono mandare i figli alle scuole private.
[...]

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... A.facebook


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