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"Perche non possiamo .." di Maria Rosa Vittadini.

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

"Perche non possiamo .." di Maria Rosa Vittadini.

Messaggioda lucameni il 06/03/2012, 19:38

http://www.eddyburg.it/article/articleview/18669/0/162/


Caro Signor Presidente, mi permetta di appellarla così, forte del fatto che sono tra i molti italiani che hanno tirato un sospiro di sollievo quando si è formato il suo Governo.

Proprio per le grandi speranze di rinnovamento del costume politico che Lei ha saputo suscitare sono rimasta fortemente delusa dalla Sua dichiarazione a proposito della Linea ferroviaria Torino-Lione: il Governo tirerà diritto sul progetto così com’è. Un atteggiamento che, forse al di là delle intenzioni, trasforma la vicenda nel simbolo della difesa dell’autorità delle Stato contro il variegato insieme degli oppositori, accomunati, a parte la diversa propensione alla violenza, dal fatto di non comprendere l’assoluta strategicità dell’opera per non staccarci, ancorché “dolcemente”, dall’Europa.

E’ proprio una questione mal posta. Ai tempi della firma del primo trattato italo-francese, nel 2000-2001, svolgevo per il Ministero dell’ambiente la funzione di responsabile del Gruppo di Lavoro “Ambiente e territorio”, uno dei tre GdL (gli altri due riguardavano gli aspetti ingegneristici e gli aspetti economico finanziari) che dovevano integrare la Commissione Intergovernativa al fine di fornire ai due Stati un parere sulla fattibilità della linea. Dal Rapporto consegnato nel 2000 nacque il trattato italo-francese firmato nel 2001 per parte italiana dall’allora Ministro dei trasporti on. Bersani. Le preoccupazioni circa l’inutilità del quadruplicamento ad alta velocità erano ben presenti in quel Rapporto dove le stime indipendenti mostravano la debolezza della domanda passeggeri e merci e l’insussistenza della sottrazione di traffico alla strada. Il traffico merci “catturato” dalla nuova linea era infatti già ferroviario e sarebbe stato sottratto ai valichi svizzeri. Il Rapporto concludeva che la linea era certamente fattibile dal punto di vista ingegneristico, presentava notevolissimi ma non irresolvibili problemi di impatto ambientale da affrontare insieme alla popolazione locale, ma avrebbe avuto bisogno, per essere utile, di una nuova politica dei trasporti fortemente contro tendenziale. Una politica normativa e tariffaria prima che infrastrutturale, rivolta alla strada prima ancora che alla ferrovia, senza la quale l’ingentissimo investimento si sarebbe tradotto in un ingentissimo spreco di denaro. La formula diplomatica assunta per scongiurare tale concreto pericolo fu di stabilire che la nuova linea avrebbe dovuto essere realizzata “quando fosse stata satura la linea esistente”.

Non solo oggi non sussistono segni di saturazione, ma neppure sussiste alcun segno di quella nuova politica, mentre sono ben chiari i guasti che il Governo precedente al Suo ha messo in campo con la Legge Obiettivo e le sue svelte modalità di decisione degli investimenti infrastrutturali. La Legge Obiettivo ha trasformato il paese in un immenso campo di scorribanda per cordate di interessi mosse dal puro scopo di accaparrarsi risorse pubbliche. Un numero imbarazzante di infrastrutture (oltre 300) è stato etichettato come “opera di preminente interesse nazionale” e come tale ha ricevuto incaute promesse di finanziamento da parte del CIPE. Si tratta di una impressionante congerie di infrastrutture prive di qualunque disegno “di sistema” nazionale, di qualunque valutazione d’insieme, di qualunque ordine di priorità. Come stupirsi se ciascuna di esse dà luogo ad opposizioni, comitati, resistenze più o meno accese?

Con la Legge Obiettivo lo Stato ha dato prova di voler rinunciare al suo compito istituzionale di definire una prospettiva condivisa di “bene comune”, da costruire insieme alle Regioni e alle collettività locali, da cui far discendere una accettabile ripartizione delle risorse scarse. Un quadro di senso nel quale dovrebbero essere bilanciate le legittime aspirazioni delle diverse aree del paese, le riforme per la rimozione delle incrostazioni monopolistiche ancor oggi dominanti, le lunghe distanze, con eque condizioni di accessibilità per il Nord e per il Sud, e le brevi distanze con il miglioramento delle condizioni di vita dei pendolari e dei trasporti per le città e le aree metropolitane. Compresa quella realizzazione dei servizi ferroviari regionali in cui davvero abbiamo decenni di ritardo rispetto agli altri paesi d’Europa. Sono tutti problemi stra-noti, ma che ad oggi non hanno trovato alcuna risposta da parte di uno Stato che ha rinunciato a qualunque funzione programmatica, affidando alla iniziativa del “promotore” di turno e ai suoi interessi aziendali le proposte infrastrutturali, le logiche territoriali, le conseguenze anche sociali delle opere proposte. Tutto a spese nostre.

Oggi la situazione è ancora più grave, come dimostra la Sua presenza al Governo. Oggi occorre valutare e stabilire un ordine di priorità. Se le cose da fare sono tante e le risorse sono poche occorre che lo Stato riprenda in mano un vero Piano dei trasporti, costruito e condiviso con le Regioni, con un coinvolgimento “vero” delle collettività locali, che sono assai più attente, informate e ragionevoli di quanto si voglia far credere. Un Piano di politiche e di regole, oltre che di infrastrutture, capace di dar corpo insieme ad obiettivi di funzionamento del sistema dei trasporti, di competitività, di equità territoriale e di sostenibilità ambientale. Su questi obiettivi si potranno coinvolgere anche interessi privati, ma in base ad un Piano che giustifichi l’interesse collettivo del fare. Poi, con una capacità progettuale adeguata, con gli strumenti di valutazione economica, finanziaria ed ambientale troveremo le soluzioni migliori. Ma solo dopo aver messo in ordine di priorità le cose da fare. Temo che in quell’elenco la nuova linea ferroviaria Torino-Lione occuperà un posto molto basso.

E’ opinione largamente condivisa che la revisione degli sciagurati meccanismi della Legge Obiettivo debba necessariamente far parte di un Governo serio come quello da Lei promessoci. Mi permetto dunque di sperare che il Suo Governo possa e voglia rapidamente avviare strategie di valutazione e revisione anche delle opere già iscritte negli elenchi della Legge Obiettivo, in modo da costruire il quadro di priorità oggi indispensabile. Tale ripensamento dovrebbe riguardare, ovviamente, anche la Torino-Lione: un progetto di cui al momento è deciso qualche sondaggio, ma siamo ben lontani dalla ratifica parlamentare dell’Accordo, da una attendibile stima dei costi e dall’assegnazione degli appalti. Dunque c’è ancora molto spazio per riconsiderare le cose alla luce del nuovo quadro programmatico. Non volendo abbandonare la speranza che il suo Governo saprà tener fede alla asserita volontà di far bene nell’interesse del paese Le auguro buon lavoro e Le porgo i miei più rispettosi saluti.

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http://www.iuav.it/Ateneo1/docenti/arch ... /index.htm

Ma probabilmente Scalfari e Polito sono più competenti. Po' esse'.
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Re: "Perche non possiamo .." di Maria Rosa Vittadini.

Messaggioda Iafran il 06/03/2012, 20:50

lucameni ha scritto:Un numero imbarazzante di infrastrutture (oltre 300) è stato etichettato come “opera di preminente interesse nazionale” e come tale ha ricevuto incaute promesse di finanziamento da parte del CIPE. Si tratta di una impressionante congerie di infrastrutture prive di qualunque disegno “di sistema” nazionale, di qualunque valutazione d’insieme, di qualunque ordine di priorità. Come stupirsi se ciascuna di esse dà luogo ad opposizioni, comitati, resistenze più o meno accese?

Forse non sarebbe male dare ascolto a ognuna di queste "resistenze" sociali.
Il momento che viviamo è particolare: si chiedono sacrifici economici al popolo per le responsabilità (o irresponsabilità) di una classe politica troppo interessata ed autoreferenziale, in forte combutta con il potere mafioso.
Penso che una riflessione sulle opere deliberate da questa "classe politica" sarebbe una cosa giustificata e sensata: sono ancora freschi gli "interventi" della Protezione Civile Spa di Bertolaso e la "soddisfazione" del compare Piscicelli per il terremoto dell'Aquila.
Non dovrebbe essere vista come una resa dei governanti ai "disordini sociali", ma solo come la doverosa attenzione alle scelte/decisioni che hanno ricevuto in "eredità".
Ultima modifica di Iafran il 07/03/2012, 1:44, modificato 1 volta in totale.
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Re: "Perche non possiamo .." di Maria Rosa Vittadini.

Messaggioda lucameni il 06/03/2012, 21:29

Il "non si può" è corale e giustificato alla fin fine perchè chi si oppone è di un colore politico ostile. Quindi opere di destra e di sinistra.
Oppure si fa perchè si deve fare. Punto. Il resto sono dettagli e informarsi e approfondire è esercizio inutile.
Chissenefrega della legge obiettivo, della concessione di committenza della serie piatto ricco mi ci ficco, del territorio cementificato o del denaro pubblico buttato via a mo' di un keynesianesimo al contrario. Più facile leggersi, meno faticoso la lezioncina di Polito che ti consola e conferma nei pregiudizi.
Basta leggersi l'editoriale fotocopia dove tra un appello al progresso e un cavernicoli ci si possa gratificare appunto col "si fa perchè si deve".
Ora poi non ne parliamo, con un governo "tecnico", pur con forti conflitti d'interesse, recenti rapporti professionali in essere, la necessità di essere sostenuti da partiti che continuano a banchettare, e le ambizioni a rimanere al loro posto e quindi non disturbare un sistema oggettivamente gelatinoso.
Specchio di com'è messa male la nostra povera democrazia e la nostra misera informazione ridotta a velina, dove mandano avanti editorialisti a cottimo o, nella migliore delle ipotesi, ignoranti in buona fede (non privi di pregiudizi).
Purtroppo là ormai c'hanno già banchettato tutti e difficilmente possono tornare indietro.
Il "bello" è che poi parlano di "partecipazione", e, per rimediare ci raccontano di nuovo sistema (ma allora se tutto andava bene e tutto è stato fatto a norma perchè un nuovo sistema di consultazione alla maniera francese?).
Ho vicino a me l'esempio trucido del Mugello ( anche per questo sono a dir poco inferocito), dove tra mazzette, favori a coop e imprese amiche, cialtroneria a fiumi, hanno fatto disastri. Rigorosamente impuniti, anche grazie al menefreghismo di chi è menefreghista di natura e di chi non ha alcun senso civico e lo nasconde spacciandosi per amante del progresso (infatti abbiamo visto che cacchio di progresso si ottiene distruggendo il territorio e foraggiando il malaffare).
E questi signori vengono pure fare la lezioncina di moderatismo e buon senso, col ditino alzato.
Giusto perchè siamo in Italia che si possono permettere di prendere per i fondelli così l'opinione pubblica e ridurla a carne da propaganda.
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Re: "Perche non possiamo .." di Maria Rosa Vittadini.

Messaggioda flaviomob il 08/03/2012, 7:54

Luca, puoi darci dei riferimenti per approfondire il disastro del Mugello in maniera più dettagliata di quanto (poco) apparso sulla stampa nazionale?
Grazie
f


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(Stephen Hawking)
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Re: "Perche non possiamo .." di Maria Rosa Vittadini.

Messaggioda lucameni il 08/03/2012, 11:34

http://www.piazzadellenotizie.it/blog/2 ... ocedurali/

http://www.stamptoscana.it/articolo/eco ... el-mugello

molto si trova in rete digitando mugello e corte dei conti.
Devo semmai andare a ritrovare la relazione del presidente della corte che parla appunto della vicenda. Dove per venire incontro a queste imprese amiche si è scelto un progetto truffaldino e oltretutto gestito chiudendo non un occhio, ma due. I risultati sul territorio sono evidenti.
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