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Economist: TAV, la rapina

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda franz il 04/03/2012, 11:24

Stefano'62 ha scritto:Adesso voglio che mi spieghi quale sarebbe il modo "non comunista da salotto" in cui dovrebbe comportarsi Luca Abba in conseguenza del fatto che resterà senza casa,senza terra,senza lavoro e con un pugno di mosche.

Francamente mi riferivo a te, non ad Abbà. Comunque non voglio eludere la domanda.
Beh, si potrebbe far prima a esaminare cosa non fare, per non rimanere forse paralizzato e tutte le cose che hai elencato. Sicuramente non salire su un traliccio, con o senza fucile, con o senza bombe. E' una cosa che ogni persona intelligente sa, dal 14 marzo 1972. Per quanto riguarda la terra, lui è un contadino dell'alta valle, residente a Exilles, non coinvolta nel tracciato. Anzi ha tutto da guadagnare perché la galleria di base toglie traffico ed inquinamento dei TIR nell'alta valle per il tracciato autostradale. Nessuno gli toglie quindi lavoro, casa e terra a meno di salire su un traliccio e cadere. Ma in quel caso è lui stesso a danneggiarsi. Chiarito questo, in democrazia non c'è spazio per la lotta armata (se uno volesse passar dal salotto ad altre forme) ma solo per l'uso delle forme previste dalla Costituzione. Come riassume Scalfari, in un articolo che postero' qui sotto integralmente:
L´idea d´una moratoria (Di Pietro) è bizzarra: i lavori sono in ritardo di sei anni e tutte le indagini geologiche, economiche, ambientali, impiantistiche che dovevano esser fatte sono state fatte; le modifiche al tracciato per venire incontro ad alcune richieste dei sindaci e delle popolazioni che rappresentano, sono state effettuate.

Insistere è solo infantilismo, ed infatti in quell'ambito è ben disegnabile la pletora di no-global e centri sociali. Poi naturalmente ci sono anche gli interessi, per nulla infantili, di chi teme di perdere reddito (camionisti in primo luogo ma anche trasporto aereo, visto che un low-cost torino lione oggi è attorno ai 170€ per 3 ore e mezzo di viaggio, da centro a centro taxi incluso.). Ed un tecnico che spara qualche perizia che dice quello che si vuole sentire in Italia lo si trova sempre.
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“UNA STRANA GIOVENTÙ CHE ODIA LA VELOCITÀ”

Messaggioda franz il 04/03/2012, 11:27

“UNA STRANA GIOVENTÙ CHE ODIA LA VELOCITÀ” di EUGENIO SCALFARI da La Repubblica del 4 marzo 2012

Ieri è stato il sabato dei No-Tav in Valle e fuori Valle, a Roma e a Milano, a Mantova, ad Imperia, a Pisa, ad Alessandria, a Pesaro, ad Avellino e in molti altri luoghi urbani e universitari. Gli studenti sono infatti molto impegnati e la Tav – cioè l´Alta Velocità – è diventata l´obiettivo su cui puntare i fucili della polemica, la sfida alla politica e al governo, alle banche e al capitale, all´Europa dei tecnocrati e ai “media” servi dei padroni.
Però i cortei di ieri erano colorati e anche festosi. Qua e là qualche incidente e qualche occupazione stradale ma per fortuna nulla di grave.

Resta pur sempre il problema di come sbloccare la situazione nella Valle. L´idea d´una moratoria (Di Pietro) è bizzarra: i lavori sono in ritardo di sei anni e tutte le indagini geologiche, economiche, ambientali, impiantistiche che dovevano esser fatte sono state fatte; le modifiche al tracciato per venire incontro ad alcune richieste dei sindaci e delle popolazioni che rappresentano, sono state effettuate.
L´idea avanzata da Adriano Sofri d´una consultazione para-referendaria solleverebbe una quantità di questioni molto più spinose di quelle che in teoria dovrebbe risolvere. Anzitutto: chi dovrebbe votare in quella consultazione? I residenti nella Valle o anche le popolazioni servite dalla linea ferroviaria direttamente e indirettamente? E quali sono quelle popolazioni? Torino? Alessandria? Genova? Modena? Il Nordest?
O addirittura tutta l´Italia se si sta discutendo d´un interesse generale che confligge con alcuni interessi particolari? Per questo c´è un Parlamento e un governo. Il referendum non è previsto né prevedibile, specie quando c´è di mezzo una direttiva europea ed un accordo internazionale tra Italia e Francia.
Infine, una consultazione para-referendiaria creerebbe un precedente che sarebbe certamente invocato per ogni opera pubblica. Capisco le buone intenzioni di Sofri, ma in questo modo si sfascerebbe definitivamente l´amministrazione di un Paese che è già molto sfasciata.

Mi stupisce in particolare la posizione degli studenti, ostile all´Alta Velocità. I treni stanno accrescendo le loro “performance” in tutto il mondo. Sono palesemente in gara con i trasporti aerei. Le linee “dorsali” consentono la costruzione di nuove reti che sviluppino i trasporti locali e “pendolari”. Cinquant´anni fa un meccanismo analogo e un´analoga rete furono creati per i trasporti su gomma. Ricordo che la sinistra italiana pose il problema dell´altissimo livello di inquinamento creato dal trasporto su gomma. Il problema fu discusso fin dagli inizi degli anni Cinquanta dello scorso secolo; lo sostenevano uomini come Riccardo Lombardi, Antonio Giolitti, La Malfa, Natoli, ma furono sconfitti: l´alleanza tra l´Eni e la Fiat puntava sul trasporto su gomma e fu quella la scelta. Ma oggi la tecnologia consente di riproporre il treno e gli ecologisti dovrebbero essere in festa ai cortei favorevoli all´Alta Velocità. E i giovani insieme a loro.

Perché sono contrari? Ho letto che tra i più contrari ci sono gli studenti dell´Università della Calabria. Sono di origini calabresi e conosco bene quei territori. Le amministrazioni locali non avevano mai raggiunto un livello di degrado organizzativo e morale come adesso. I giovani dell´Università della Calabria ne avrebbero di problemi da affrontare. Invece si mobilitano contro l´Alta Velocità. Ma che senso ha? Lo “sfasciume pendulo” calabrese segnalato da Giustino Fortunato 150 anni fa continua a far precipitare le montagne fangose nei torrenti e nel mare sottostante. Cristo si era fermato a Eboli, ma nel frattempo la ´Ndrangheta ha fatto man bassa su tutti i territori di quelle zone.

Si teme che le organizzazioni mafiose si aggiudichino le commesse per la costruzione delle reti Tav. Questo sì, è un problema assai grave che va affrontato; non per impedire le opere ma per farle con tutti i crismi di legalità. Se il movimento e i sindaci della Valle si mobilitassero per garantire questi obiettivi; se gli studenti, i giovani, i lavoratori, lottassero per consimili risultati in tutto il Paese: questa sì, sarebbe una battaglia che potrebbe rappresentare un salto in avanti di tutta la società italiana e l´inno per quei cortei è già bello e pronto: “When the Saints / go marching in / I want to be in that number”. Coraggio, studenti del Duemila. I vostri padri e i vostri nonni avrebbero voluto qualche cosa di simile, ma rimasero a mezza strada e le loro speranze furono riassorbite dagli interessi delle “lobby”. Oggi si può tentare una spallata a quegli interessi, ma bisogna stare dalla parte giusta, non da quella sbagliata.

[Il resto è omesso perché non riguarda la TAV]

da quarto stato: http://giovannitaurasi.wordpress.com/20 ... arzo-2012/
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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda flaviomob il 04/03/2012, 11:51

Per me si tende a fare una questione di principio sulla Torino Lione mentre i problemi sono concreti e reali.

Ribadisco che il rischio d'impresa e gli eventuali utili della concessione futura debbano essere interamente privati, così com'è per la società Eurotunnel, in cui i piccoli azionisti sono proprietari del 30%. Lo Stato non deve perderci un euro.
In Italia non si può? Balle, basta cambiare la legge.

In questo modo, lo Stato avrà più risorse per una funzione di controllo capillare ed intransigente: riguardo allo smaltimento dei materiali tossici estratti dagli scavi (in particolare amianto e uranio) e alla lotta contro le infiltrazioni mafiose. Inoltre eventuali giri di malaffare (tangenti, corruzione) non influiranno più sul bilancio pubblico (cioè sui miei soldi delle imposte!) ma su di una società privata. E' necessario comunque introdurre immediatamente, come propone Il Fatto ma soprattutto come richiesto da tredici anni dall'Unione Europea, il reato di corruzione tra privati.

Comunque, per la cronaca, oggi andare in treno da Milano a Parigi costa, in offerta, 25 euro.


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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda franz il 04/03/2012, 12:00

In linea teorica non ho nulla contro opere strategiche finanziate da privati come eurotunnel ma queste cose possono valere per il futuro, non per opere già in corso (la parte francese è già stata finanziata dallo stato). Ma non sposta certo il probelma delle resitenze attuali.
Per quanto riguarda milano parigi, quanto tempo ci vuole oggi in treno ed in aereo e quanto ci vorrà con la TAV?
Altro problema sono le merci. Oggi le merci viaggiano su strada, non sul treno. Ci piace? Siamo soddisfatti? Godiamo come ricci a dire che la linea ferroviaria attuale è sotto utilizzata dimenticando che lo è perché le merci preferiscono l'autostrada, con tutte le conseguenze per le valli alpine? Chiariamo anche questo aspetto.

Intanto è interessante questo articolo sui numeri del fornte NO-Tav e sulle caratteristiche.


E il Viminale studia le contromosse
associazione a delinquere per i ribelli
Nei dossier del ministero la paura per gli anarcoinsurrezionalisti Il governo teme un patto tra centri sociali e autonomi per limitare la parte pacifista di LIANA MILELLA

ROMA - Quando sono le otto di sera il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri e il capo della polizia Antonio Manganelli possono tirare il fiato. Proteste in tutt'Italia sì, ma contenute sia nei numeri che nelle forme. Lo spauracchio di chi ipotizzava, dopo le parole di Monti a palazzo Chigi, una risposta volutamente violenta si è dissolto. Un sabato che però non fa calare di un grado il livello di allarme ai massimi livelli che c'è sulla Tav e sul rischio di "reazioni violente a sorpresa". Una preoccupazione che resta in capo all'agenda di Monti e Cancellieri.

Dalle manifestazioni esce confermata la documentata fotografia scattata in questi mesi dalla task force anti-terrorismo del Viminale e raccolta nei numerosi dossier sul movimento No-Tav, via via aggiornati, che in queste ore fanno bella mostra sulla scrivania dell'ex prefetto oggi al vertice dell'Interno che è una divoratrice di "carte". Fogli in cui si spiega come gli avvenimenti in Val di Susa siano "uno snodo fondamentale" per il futuro dei nemici giurati dell'alta velocità e come le mosse dello Stato vadano calibrate "con grande attenzione per evitare che la componente più aggressiva del movimento possa prendere il definitivo sopravvento". Rapporti in cui si ipotizzano nuove misure legislative: una lettura estensiva dell'associazione a delinquere, per poterla applicare anche agli anarchici, l'arresto differito, il reato di blocco stradale ferroviario.

VINCONO I DURI
In quei fogli è documentato un fatto. Il seguente: "Tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012 la componente più aggressiva della galassia No-Tav ha preso il sopravvento, ma il pericolo è che essa, con i suoi exploit, possa far perdere più ampi consensi alla causa". Nasce da qui la strategia di contrasto dello Stato decisa venerdì a palazzo Chigi e illustrata dal premier Monti. Consiste in un mix tra dissuasione e repressione che non assecondi la definitiva vittoria delle frange più barricadiere del movimento.

LE ANIME
È molto composita, ma numericamente contenuta, la galassia No-Tav. Dopo gli scontri del 27 giugno e del 3 luglio 2001 nel cantiere di Chiomonte la polizia ha lavorato per mesi. Ci sono stati i 26 arresti di Torino e ci sono i dossier destinati alla politica. Raccontano di un anima "politica e non violenta" del movimento in cui si ritrovano partiti come Rifondazione, Sel (Vendola), Idv e Verdi, la Fiom, il sindacalismo di base, Grillo e il popolo viola.

Poi ecco l'anima locale e valligiana, quella dei sindaci e degli amministratori, che per motivi atavici rifiutano l'impatto, considerato violento, della Tav.

Poi c'è la terza anima, quanto mai composita, in cui c'è una dinamica forte sulle modalità di lotta. È l'area che nei dossier viene definita "obiettivamente la più pericolosa". Si divide tra gli autonomi e gli anarcoinsurrezionalisti che "hanno stipulato un'alleanza tattica con momenti di fortissima contrapposizione interna". Da una parte Askatasuna, il famoso centro sociale torinese, cui fanno capo analoghi gruppi, dalla Panetteria di Milano ad Acrobax di Roma, da Gramigna di Padova a Crash di Bologna. Dall'altra gli anarchici torinesi che, in una scala di pericolosità, si collocano al livello più alto.

I NUMERI
È la terza anima, autonomi ed anarchici, quella che "ha conquistato la leadership della protesta con una grande capacità di attrazione e con solidi contatti anche all'estero". Collegamenti stabili con gruppi analoghi in Francia, in Germania, in Spagna e tra i baschi. Ma i numeri restano bassi. A Torino la polizia stima che la cosiddetta "capacità di mobilitazione" oscilli tra le 300 e le 500 persone, con notevoli variazioni tra manifestazioni tenute nei giorni feriali oppure nei fine settimana. A livello nazionale la sfera di influenza del movimento va da 1.500 a 2mila persone.

LA DIALETTICA
Tutto si gioca adesso, con la riapertura del cantiere. Ora si vedrà il comportamento di chi, per ostacolare gli espropri, ha comprato anche uno o due metri di terra. Ma il futuro dipende anche dall'abilità dello Stato nel "dialogare" con il movimento. "Dividere i buoni dai cattivi" hanno detto a palazzo Chigi. In proposito, viene letto come "un segnale positivo" quello del caso Abbà, il No-Tav precipitato dal traliccio dell'alta tensione, dove la polizia ribadisce di "non avere alcuna responsabilità", ma che avrebbe potuto essere utilizzato dal movimento come una sorta di vessillo, mentre non così non è stato.

LE NORME
L'eventualità di nuove norme penali è all'ultimo posto nei dossier. Per il rischio che ciò accentui una lettura solo in chiave di ordine pubblico della Tav. Però le richieste delle forze di polizia sono ben precise. Innanzitutto un'interpretazione più ampia del 416, l'associazione a delinquere finalizzata al terrorismo, applicabile anche agli anarchici che pure rifiutano l'etichetta di gruppo associativo. Poi l'arresto differito per chi commette reati in piazza. Infine un ritorno al reato di blocco stradale e ferroviario. Un capitolo sul quale, almeno per adesso, s'è deciso di soprassedere.

(04 marzo 2012) http://www.repubblica.it
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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda flaviomob il 04/03/2012, 12:07

Il progetto della Torino Lione prevedeva appunto delle modifiche per permettere il passaggio dei container (attualmente mi sembra che manchino 12 centimetri in galleria). Ma questo progetto va mantenuto, semplicemente deve far parte di un investimento privato. I francesi facciano come gli pare: se sarà lo stato ad investire, sarà lo stato a beneficiare di eventuali utili o a pagare le perdite.
Inoltre ci vuole consenso diffuso, come è emerso in altro thread, "alla francese" e risarcimenti adeguati per chi subisce danni (anche ingenti) dai lavori.

Ma ascoltiamo la voce diretta di un imprenditore che ha deciso di combattere la criminalità organizzata, Pino Masciari:

Desidero parlare di grandi opere e delle opportunità che essere generano. Opportunità buone, opportunità meno buone.
Poco tempo fa è stata bloccata un’altra grande opera che ha fatto discutere per anni: il ponte sullo stretto di Messina. Quanti soldi però sono stati spesi per gli studi di fattibilità? Quanti soldi pubblici ancora dovranno essere spesi per risarcire le ditte appaltatrici?
Vogliamo ricordare anche la Salerno Reggio Calabria? Da quanto tempo va avanti questa farsa?
Credo ci sia una questione di tempi e di opportunità.
Con tutte le aziende che delocalizzano o che chiudono, ha ancora un senso pensare che la Tav sia così prioritaria? Non sarebbe forse meglio investire quei denari per rendere più appetibile il nostro Paese per l’imprenditoria che sta morendo?
Da imprenditore io so bene che quando un investimento è urgente e necessario per la crescita di un’azienda, quell’investimento va fatto subito. Non dopo 20 anni di discussioni! Forse è davvero il momento di capire a chi potrà mai servire questa opera, che rischia davvero di diventare una cattedrale nel deserto.
Non servono i muri! Sta venendo meno il senso dello stato, e questo è pericolosissimo, soprattutto in un momento di grave difficoltà economica e non solo. Grandi sacrifici sono stati chiesti ai cittadini italiani in un contesto in cui l’Italia si trova di fronte a problemi enormi quali l’elevata corruzione, l’evasione fiscale, l’espansione della criminalità organizzata, la carenza di occupazione, la carenza o mancata realizzazione infrastrutture vitali per lo sviluppo interno.
Non credo che in questo momento l’A.V. sia la priorità per unirci all’Europa: piuttosto avrebbe più senso rimuovere i macigni che affossano il nostro Paese e renderlo libero per proiettarsi in Europa.
Pino Masciari


http://www.pinomasciari.it/?p=20624&utm ... t=FaceBook


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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda chango il 04/03/2012, 12:47

franz ha scritto:
chango ha scritto:certo che l'unico punto a favore dei No-Tav è il punto che riguarda l'utilità generale dell'opera.

Si indica un rischio (il testo dice si rischierebbe) ma quelli che di soldi se ne intendono (gli svizzeri) la galleria di base se la sono già fatta. Anzi due: il gottardo http://it.wikipedia.org/wiki/Galleria_d ... n_Gottardo ed il Lötschberg http://it.wikipedia.org/wiki/Galleria_d ... B6tschberg che è già finito (i passeggeri transitano dal 2007).
Il gottardo entrà in funzione un anno prima del previsto, nei costi preventivati. Permetterà di trasferire il traffico merci dalla strada (autostrada) alla ferrovia. E non certo gratis.

Il tema delle gallerie ferroviarie è particolare. Wui un elenco: http://it.wikipedia.org/wiki/Gallerie_ferroviarie


un rischio molto concreto visto che l'Agenzia Nazionale per l'Ambiente (francese) ha fatto notare che nell'attuale progetto della Torino - Lione manca una chiara priorità verso il trasporto delle merci e tenuto conto che la linea storica è sottoutilizzata.

visto che non c'è un rischio di saturazione delle infrastrutture oggi esistenti e dato che manca una adeguata politica di trasporto merci via ferrovia, qual è l'utilità generale dell'opera?
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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda franz il 04/03/2012, 13:36

chango ha scritto:visto che non c'è un rischio di saturazione delle infrastrutture oggi esistenti e dato che manca una adeguata politica di trasporto merci via ferrovia, qual è l'utilità generale dell'opera?

Per me questa politica di trasferimento dalla strada alla ferrovia va (deve essere) impostata ma anche la sua attuale (colpevole) assenza non inficia il fatto evidente che l'attuale sottoutilizzazione della tratta ferroviaria esistente è legata all'eccesso di traffico merci sull'autostrada. Merci che ora devono arrampicarsi su strada oltre i 1300 metri di altezza con un inquinamento pazzesco. A quanto leggo passa un milione di veicoli in media. Non male. Piace cosi' tanto ai valligiani?
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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda flaviomob il 04/03/2012, 15:32

Intanto, i politici italiani mostrano la loro crassa ignoranza: che cos'è questa/o TAV? Si mangia? :lol:

http://isegretidellacasta.blogspot.com/ ... i-non.html


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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda lucameni il 04/03/2012, 15:49

ah ecco e l'opera monstre risolverebbe quel problema? (creandone altri, già denunciati).
Si torna al fatto che in assenza di argomenti tecnici (e giuridici) sparare mantra tipo "si fa perchè si deve fare" è una cialtronata, tipica italiana. Supportata al più da speculari editoriali che viaggiano su principi vaghissimi e senza alcun collegamento con la realtà. Quelli che tirano fuori l'argomento dei "cavernicoli" ma minimizzano o omettono costi, consumo del territorio, situazione francese, appalti a imprese amiche e via dicendo. Della serie "facile fare i finocchi col culo degli altri". Ormai la filosofia è questa, salvo rilevare che questo culo non è solo quello degli altri visto che il patrimonio naturalistico è di tutti e gli sprechi e i danni all'erario ricadono su tutti.
Questi signori con la verità in tasca, piuttosto che appellarsi a "anche lui ha detto che va bene", replichino punto punto alle contestazioni tecniche e giuridiche e non se la sbrighino con un "si fa perchè va fatta":
A fronte ragioni solide potrebbero sputtanare e zittire senza problemi.
Lo facciano. Se sono in grado di farlo.
Noi degli editoriali scritti col ditino alzato e un voluto disprezzo che nasconde mancanza di argomenti, non ce ne facciamo nulla. Servono solo a rassicurare chi ha preso questa storia con accanimento al fine di evitare di sbugiardarsi. Non altro.

Ennesimo esempio di come l'illegalità di un sistema cerchi supporto in un'opinione pubblica volutamente disinformata.
Non c'è neanche da intristirsi ma solo da prendere atto.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda franz il 04/03/2012, 16:46

flaviomob ha scritto:Intanto, i politici italiani mostrano la loro crassa ignoranza: che cos'è questa/o TAV? Si mangia? :lol:

Quindi non dovremmo fare nulla, così nella merda siamo e nella merda rimaniamo?
Per me una volta tanto ha ragione Scalfari (mai stato tenero con lui). Vedere il suo intervento oggi in tema TAV.
Tra l'altro il famoso Scillipoti è stato eletto da Di Pietro stante il porcellum che consente alla casta di scegliere i "migliori" e farli eleggere. :lol:
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