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Non profit: troppi errori del governo

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Non profit: troppi errori del governo

Messaggioda flaviomob il 02/03/2012, 13:47

http://www.vita.it/news/view/118768

ANTEPRIMA. Governo e non profit: errori tecnici

http://blog.vita.it/lapuntina/2012/02/2 ... /#more-874

Caro Monti, ma che confusione!

http://www.vita.it/news/view/118753

GOVERNO. Zamagni dixit: così si uccide il non profit


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Re: Non profit: troppi errori del governo

Messaggioda franz il 02/03/2012, 15:37

Direi che qui Monti ha provocato un calmoroso autogol in chi prima criticava le esenzioni della Chiesa ed ora capisce che, sparita l'esenzione ottenuta nascondendosi sotto quelle sottane, il rischio è che si batta cassa anche da loro :lol:

A grandi linee, è naturale che ogni attività, profit o non profit, abbia come obbiettivo la soddisfazione di un bisogno pubblico. Non importa che uno faccia carta igenica o autovetture, tampax o cruscotti, educazione o pane, tutti (tranne forse chi costruisce frigoriferi al polo nord) soddifano bisogni del pubblico, del paese. E che realizzino utili oppure no, certe tasse (IMU, IRAP, IVA) fin che ci sono devono pagarle.

Bisognerebbe provare anche a vedere come certe cose sono gestite in germania, lontano quindi dai condizionameti cattolici, vaticani e di altre "chiese laiche" di diverso colore.

Il discrimine è che una esenzione va data esclusivamente ad "associazioni che si propongono un fine politico, religioso, scientifico, artistico, benèfico o ricreativo, od altro fine non economico".
Ma bisogna anche vedere cosa fanno. Se una religione che invento al momento, molto permissiva sul sesso e la sua libera fruizione organizza un casino in cui si pagano prestazioni alla generose signorine e signorini ma che alla fine non genera utili e dividendi e mi chiede la esenzione IMU e IRAP, che si fa? Parliamo di un "bisogno pubblico"? Parità di condizioni tra cittadini? Carattere non lucrativo reinvestendo gli utili? Una scuola che raccoglie rette e paga stipendi come è distinguibile "economicamente" da una che fa la stessa cosa ma ha anche utili? L'utilità sociale è la stessa.

Ora in Italia, dove predomina il Vaticano ed altre Chiese, il discrimine è puramente legato alla distribuzione di utili/dividendi. Ma questo naturalmente mette in concorrenza sleale due attività identiche, una for-profit ed una no-profit. In un contesto veramente laico e liberale o le due attività identiche pagano le stesse imposte oppure sono entrambe esenti. E' il tipo di attività, la rilevanza sociale dell’attività (per esempio scuola, mensa collettiva gratuita) a dire se è meritevole di una esezione di una o piu' imposte.
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Re: Non profit: troppi errori del governo

Messaggioda flaviomob il 02/03/2012, 22:45

Mi sembrano obiezioni piuttosto superficiali e stereotipate, da inserire per pieno merito nel thread (occulto) "cazzi loro"...

Vediamo un po' chi segna gli autogol e perché

1) Si penalizzano realtà che non soddisfano generici "bisogni" (avere tre autoveicoli in famiglia poi è davvero un "bisogno"?) ma che si occupano di disabilità, emarginazione, minori in grave difficoltà, anziani, psichiatrici, (ex) tossicodipendenti, madri sole con figli ed altre condizioni di forte sofferenza, isolamento, difficoltà.

2) Si penalizzano associazioni mediamente molto più efficienti ed efficaci dello stato e degli enti pubblici.

3) Si penalizzano professionalità e competenze consolidate e di lungo corso.

4) Si ostacola il processo per cui le associazioni non-profit generano un valore aggiunto nel territorio slegato da un ritorno economico, ma sociale. Ad esempio, una cooperativa che si occupa di minori e realizza un utile può costruire fisicamente (i muri) per una nuova comunità per minori.

5) Si abbattono gli interventi orientati alla prevenzione. Un minore in grave difficoltà aiutato oggi può essere un tossicodipendente o un carcerato (o un malato psichiatrico) in meno domani che peserà - cinicamente parlando - molto maggiormente sui bilanci pubblici. Per non parlare ovviamente delle ricadute sociali su tutta la comunità (aumento della devianza).

6) Si penalizzano associazioni già vessate negli ultimi 10-15 anni da continui e sconsiderati tagli nei bilanci pubblici, che incidono sulla qualità del lavoro elargito e costringono molti operatori formati e competenti a cambiare professione.

7) Si sacrificano realtà già messe in difficoltà da ritardi e dilazioni croniche di versamento dei pagamenti da parte degli enti pubblici.

8) Chiaramente non tutto il non profit è uguale, ma non si possono dare colpi di machete a destra e a manca senza prima distinguere "il grano dal loglio".

9) La questione sugli enti religiosi non ha alcuna inerenza con il non profit, perché chiaramente il pagamento dell'IMU è stato richiesto per le attività commerciali e quindi a fine di lucro; la questione verteva sul fatto che fossero di proprietà di enti religiosi, non sulla finalità che avevano.

10) Una scuola o un'azienda che opera nel sociale e ha degli utili ha tutto il diritto di averli ed è tenuta al pagamento di tasse ed imposte. Un'azienda non profit utilizza gli attivi di bilancio per investimenti inerenti al sociale, creando quindi ricchezza "umana" direttamente sul proprio territorio e spesso sostituendosi alle grave lacune del "pubblico". Ad esempio, i comuni hanno l'obbligo di assistere i minori che subiscono violenze in famiglia, collocandoli in comunità. Eppure "i muri" delle comunità per minori sono costi che vengono lasciati quasi interamente al terzo settore non profit, dopo di che ci sono le utenze (acqua, luce, gas) e tutta una serie di spese che oggi, con rette sempre più basse in relazione al costo della vita, diventano un problema per le associazioni.


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Re: Non profit: troppi errori del governo

Messaggioda pianogrande il 03/03/2012, 0:59

Certo che una definizione definitiva di che cosa sia il non profit sarebbe urgente.
Se non ho capito male, si fa un po' di confusione tra non profit e bilanci non in attivo.
Anche per me, una attività non profit non deve essere di tipo commerciale.
Non può avere tariffe né presentare conti a chicchessia.
Può accettare contributi e donazioni e lavoro gratuito e deve avere finalità che non coincidano con attività commerciali.
Per esempio, non può esistere una attività non profit che ha la finalità di dare alloggio ai villeggianti di Rimini.
Sarebbe non solo concorrenza sleale (date le esenzioni fiscali ed eventuali finanziamenti più o meno agevolati) ma anche un invito a farsi furbi e di furbi ce n'è già in giro abbastanza (e quasi nessuno non profit).
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Re: Non profit: troppi errori del governo

Messaggioda franz il 03/03/2012, 10:36

pianogrande ha scritto:Certo che una definizione definitiva di che cosa sia il non profit sarebbe urgente.
Se non ho capito male, si fa un po' di confusione tra non profit e bilanci non in attivo.
Anche per me, una attività non profit non deve essere di tipo commerciale.
Non può avere tariffe né presentare conti a chicchessia.
Può accettare contributi e donazioni e lavoro gratuito e deve avere finalità che non coincidano con attività commerciali.
Per esempio, non può esistere una attività non profit che ha la finalità di dare alloggio ai villeggianti di Rimini.
Sarebbe non solo concorrenza sleale (date le esenzioni fiscali ed eventuali finanziamenti più o meno agevolati) ma anche un invito a farsi furbi e di furbi ce n'è già in giro abbastanza (e quasi nessuno non profit).

Quoto integralmente. Una mensa per i poveri, gratuita, è ben diversa da una scuola privata, che fa pagare rette ma reinveste tutti gli utili. Il fatto è che nella grande zona intermedia tra pubblico (stato, con le sue articolazioni) e privato, ci sono sia persone ed enti benefici e volonterosi, sia gran furboni (cosa non difficile da credere in Italia) e credo che non sia il caso di fare nomi (Luigi Maria) e cognomi (Verzè). E' quindi giusto dare una definizione rigorosa, perché molti progetti commerciali vengono "vestiti" di No-Profit per ottenere finanziamenti e naturalmente non pagare imposte (per non parlare delle "vacanze brasiliane" del personaggio citato).
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Re: Non profit: troppi errori del governo

Messaggioda flaviomob il 03/03/2012, 11:12

Piano, un'associazione non profit non può basarsi solo sul lavoro volontario e ha tutti i diritti di presentare "conti" a un ente pubblico, se svolge un'azione compiuta da professionisti con una finalità sociale che non può essere delegata al semplice volontariato. Ti faresti operare al cuore da un volontario?
Se un giovane tossicodipendente accetta il percorso di recupero, va in una comunità che verosimilmente è gestita da una società non profit, la quale riceve una retta giornaliera dall'ente pubblico per coprire le spese (affitto, vitto, costo degli educatori, utenze, etc). Se salta questo, salta il sociale in Italia.
Il caso del San Raffaele ha dietro una lunga serie di illeciti e un rapporto patologico con la Regione Lombardia che dipende da un meccanismo legato ad amicizie, conoscenze ed appartenenza ad una determinata area di influenza: tutti questi sono problemi gravissimi ma slegati dall'essere o meno un'associazione non profit, anzi i vincoli legali per il non profit sono più stringenti.


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Re: Non profit: troppi errori del governo

Messaggioda pianogrande il 03/03/2012, 12:36

Vediamo di venirci incontro Flavio.

Bisogna tracciare dei confini.

Il primo confine deve essere il tipo di attività: no a concorrenza sleale e cioè no a esenzioni e finanziamenti per la stessa attività a qualcuno sì e qualcuno no.
Una attività alberghiera non può essere definita no profit solo perché reinveste tutti i guadagni nella attività stessa.
Questo penso sia fuori discussione.

Anche per le attività puramente benefiche e che vivono di agevolazioni, rimborsi e finanziamenti vari (stato, fondazioni e quant'altro) è da tenere sotto stretto controllo l'uso che fanno deiloro fondi, per esempio, dal punto di vista patrimoniale.
Quando una attività dovesse cessare, a chi va il patrimonio accumulato (frutto delle medesime entrate privilegiate) come terreni, edifici etc.?

Si dovrebbero, inoltre, dimostrare, con bilanci cristallini, che nessuno è andato a farsi una crociera o prende uno stipendio da super manager o usa fondi, praticamente, impossibili da controllare sotto la dicitura, ad esempio di pubbliche relazioni, promozione e chi più ne ha.

Insomma.
Per difendere gli onesti, niente di meglio che una rigorosa caccia ai furbi.
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Re: Non profit: troppi errori del governo

Messaggioda flaviomob il 03/03/2012, 12:52

Concordo Pianogrande. Ma non è quello che il governo sta facendo.

C'è chi predica bene e razzola male. A Roma e pure a Napoli...

http://www.cnca.it/notizie/1492-no-ai-c ... dieri-f-35

http://www.cnca.it/comunicati-stampa/14 ... -capolinea
Ultima modifica di flaviomob il 03/03/2012, 13:03, modificato 1 volta in totale.


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Re: Non profit: troppi errori del governo

Messaggioda franz il 03/03/2012, 13:00

pianogrande ha scritto:Per difendere gli onesti, niente di meglio che una rigorosa caccia ai furbi.

Indipendentemente dalla lamentele di Flavio, che si dice d'accordo ma poi cita l'acqusito di caccia (che c'entra?) e Napoli, che dipende da Napoli e non dal governo e dove ci sono indagini per irregolarità nell'affidamento di minori (segno che don verzé è solo la cima di un iceberg) sono pienamente d'accordo con piano. Bisogna tracciare confini chiari e poi dar caccia i furbi, che ci sono ovunque, soprattutto in presenza di soldi pubblici. E sono anche certo che se le risorse del welfare non fossero cosi' sbilanciate verso la previdenza (60%) potrebbe essero lo Stato stesso a predersi carico, con strutture sue, dei casi che oggi vivono il terno al lotto (chi mi tocca, nel no-profit, uno onesto o un furbone matricolato)?

PS: le tante sigle presenti in quel comunicato provenienente da Napoli, mi fanno da un lato pensare a quanta brava gente si dà da fare ma anche a quanti gruppi si creano attorno ai soldi che vengono dallo stato, dalle regioni, dai comuni. Una sola organizzazione, o due o tre per evitare monopoli, sarebbe meglio per quanto riguarda le spese, le economia di scala, il rispario gestionael. Tante sigle mi fa pensare che qualcuno ci marcia.
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Re: Non profit: troppi errori del governo

Messaggioda flaviomob il 03/03/2012, 15:11

Mi pare che stiamo entrando in una spirale di qualunquismo spinto. In questo thread è scomparso qualsiasi riferimento al merito degli articoli che ho postato e dei punti che ho elencato per arrivare al delirio di insinuare che
Una sola organizzazione, o due o tre per evitare monopoli, sarebbe meglio per quanto riguarda le spese, le economia di scala, il rispario gestionael.


Ma che cosa c'entra? Come i cavoli a merenda? A parte che una maggiore concorrenza, secondo le teorie liberali, dovrebbe garantire maggiori possibilità di scelta e di risparmio a parità di qualità. Qui si parla di tutto e di niente, con parametri totalmente svincolati dalla realtà.
Per fare un esempio: Milano è divisa in zone ed ogni zona prevede un accreditamento con le organizzazioni onlus del territorio che rispondono a certi parametri (in passato c'erano degli appalti con bandi di concorso). E' ovvio che se una cooperativa sociale ha sede in viale Monza non si metterà a fare assistenza domiciliare minori a Baggio e viceversa.

Intanto le ONLUS che si occupano di sociale sono in forte sofferenza, cominciano a non pagare gli stipendi (grazie ai ritardi e alle negligenze di molti enti pubblici) e a fallire, con la conseguenza che dopo ci sarà il nulla a rimpiazzarle.
Cosa c'entra poi il riferimento a strutture di tipo confessionale? Anzi, quelle saranno le uniche a sopravvivere alla macelleria sociale in corso, dato che hanno sempre il... soccorso della chiesa cattolica alle spalle (e molte amicizie che contano).

Ma dei temi riportati da Vita.it vogliamo discutere o vogliamo fare Il cimento della tuttologia e dell'invenzione?


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