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Economist: TAV, la rapina

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Economist: TAV, la rapina

Messaggioda flaviomob il 01/03/2012, 22:14

http://www.economist.com/node/21528263

Infrastructure projects

The great train robbery

High-speed rail lines rarely pay their way. Britain’s government should ditch its plan to build one


Immagine

AT THE launch of the Liverpool-Manchester railway in 1830, a statesman was killed when he failed to spot an approaching train. That was not the last time a new train line has had unintended consequences. Victorian railways ushered in a golden age of prosperity; these days politicians across the developed world hope new rapid trains, which barrel along at over 250mph (400kph), can do the same. But high-speed rail rarely delivers the widespread economic benefits its boosters predict. The British government—the latest to be beguiled by this vision of modernity—should think again (see article).

High-speed talk is everywhere at the moment. Six countries have put large sums into “bullet” trains: Japan, France, Germany, Spain, and, more recently, Italy and China. Australia, Portugal and Indonesia are all considering new lines. And the British government is pondering plans for a £32 billion ($52 billion) link from London to the north of England. Ventures elsewhere have stumbled: China suspended new projects after a fatal collision of two high-speed trains in July; Brazil delayed plans for a rapid Rio de Janeiro-São Paulo link, after lack of interest from construction firms. Yet governments remain susceptible to the idea that such projects can help to diminish regional inequalities and promote growth.

In fact, in most developed economies high-speed railways fail to bridge regional divides and sometimes exacerbate them. Better connections strengthen the advantages of a rich city at the network’s hub: firms in wealthy regions can reach a bigger area, harming the prospects of poorer places. Even in Japan, home to the most commercially successful line, Tokyo continues to grow faster than Osaka. New Spanish rail lines have swelled Madrid’s business population to Seville’s loss. The trend in France has been for headquarters to move up the line to Paris and for fewer overnight stays elsewhere.

Even if some cities benefit, other places beyond the rail network may suffer: speed is attained partly at the cost of stops, so areas well served by existing services may find new lines bypass them. Parts of Britain, for example, fear that a new zippy railway will create a second tier of cities supplied by fewer and slower trains. High-speed lines, like other regeneration projects, often displace economic activity rather than create it.

The advantages, meanwhile, mostly accrue to business travellers. In China ticket prices are beyond the reach of most people, so new trains yawn with empty seats. Yet because high-speed lines require huge investments, usually by governments, ordinary taxpayers end up paying. So instead of redistributing wealth and opportunities, rich regions and individuals benefit at the expense of poorer ones.

Full steam ahead

Ultra-fast railways will have their day. They are a good way to cut air travel and carbon emissions, particularly where, as in China, they connect dense but distant population clusters. On shorter routes, their advantages dwindle: they can neither transform a region nor replicate the advantages of wider networks. And there is not yet such a thing as a cheap high-speed link: China’s safety failures have shown the perils of skimping in any way. At present, for most places, the marginal benefits of these fantastic feats of engineering, in terms of reduced journey times, are outweighed by the high costs.

And those costs sap funding from humbler but more efficient schemes. Especially in smaller countries, upgrading existing, slower networks often makes more sense. Capacity can be increased with longer trains and extended platforms. Some spacious first-class carriages could be converted to more compressed second-class ones; pricing may ration demand more effectively at busy times. Better signalling can increase the average speed of journeys. Britain’s non-high-speed trains, for example, are already quicker than most other countries’ equivalents. Some trains that currently run at 125mph could go faster if signals were upgraded—even if unveiling a new signal box might appeal less to politicians than inaugurating a futuristic new service.

Britain still has time to ditch this grand infrastructure project—and should. Other countries should also reconsider plans to expand or introduce such lines. A good infrastructure scheme has a long life. But a bad one can derail both the public finances and a country’s development ambitions.

[Ndr Intanto i nostri treni veloci perdono i pezzi... http://qn.quotidiano.net/primo_piano/20 ... orta.shtml ]
Ultima modifica di flaviomob il 01/03/2012, 22:20, modificato 1 volta in totale.


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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda lucameni il 01/03/2012, 22:17

E già lì, ruberie o meno, fanno le cose già più seriamente, con sistemi contrattuali molto più trasparenti, amministratori che devono rendere conto all'elettorato e con una società civile presente e al momento opportuno pure incazzata a dovere.
Figuriamoci da noi.
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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda trilogy il 01/03/2012, 23:20

probabilmente è uno dei più grandi sprechi di denaro pubblico di tutti i tempi.. però è moderno e transeuropeo.

http://it.wikipedia.org/wiki/Progetto_d ... rino-Lione

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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda franz il 02/03/2012, 0:25

Ho un vago sospetto. Perché stimare il traffico merci ancora in tonnellate (o milioni di tonnellate)?
Un televisore 10 anni fa pesava dai 40 ai 60 Kg mentre oggi è molto piu' leggero. Anche se l'ingombro è inferiore (sono molto piu' ampi ma sottili) quello che conta sono i metri cubi di carico. Oggi ogni elettrodomestico, computer, televisore, telecamera, frigorifero, lavstoviglie è sempre piu' leggero ma l'ingobro (TV e schermi lcd a parte) è sempre lo stesso. L'unica cosa che pesa uguale è l'acciaio, in bramme, laste o altre confezioni. Le materie prime. Tutto il resto, prodotti finiti e semilavorati, diminuisce il peso ma comporta sempre lo stesso numero di carri o TIR. E visto che il treno inquina meno dei TIR mi chiedo perché non ci sia alcun movimento NO-TIR ;) Anti sospetto (visto che ho fatto 30, facciamo 31) che dietro il No-TAV ci siano i SI-TIR, che da trasporto veloce via treno hanno tutto da perdere. Perché è chiaro che se si collega Torino con Lione in 1:30 (ho capito bene o era solo una battuta di Crozza?) oggi via strada ci vogliono 3:30 oppure 5:20 a seconda del tragitto. Mentre col treno standard andiamo dalle 4:30 alle sei ore.
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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda flaviomob il 02/03/2012, 6:54

L'ingegner Carlo De Benedetti sulla vicenda No Tav: "La TAV era sacrosanta venti anni fa, ora penso che con la gente bisogna parlare: non si può imporre una cosa a una comunità che la respinge perché non ha nessun vantaggio."
(servizio pubblico)

---

http://dueperdueugualecinque.comunita.u ... el-denaro/


Caso TAV: basta seguire il filo del denaro.


Ci sono situazioni che per quanto possano essere strumentalizzate con la menzogna, mostrano il loro senso profondo in ogni caso.

Il caso TAV è uno di questi.

Ricapitoliamo. Si delibera un’opera pubblica che consiste in un tunnel di circa 52 chilometri scavato dentro una montagna, secondo un teorico piano di circolazione delle merci in Europa. Il costo preventivato dell’opera è di circa 22 miliardi di euro, interamente attinti al patrimonio pubblico, il tempo di costruzione previsto, di 15 anni.

Già questi dati scheletrici, se vagliati cinicamente, cioè senza rifarsi a un progressismo ideale e paranoide che richiama al futuro senza alcun senso della realtà, basterebbero a far capire l’assoluta follia dell’opera, specie in un paese che soffre di problemi economici gravissimi come l’Italia, dove il livello dei servizi di base (scuola, sanità, infrastrutture minime) è infimo.

Questa inchiesta sull’Economist, non proprio un giornale di rivoluzionari terroristi, entra invece nel merito dei possibili benefici, smontandoli uno per uno. La si pubblica perché tutti ne possano prendere visione, evitando riferimenti alla questione ambientale, poiché l’informazione sui disastri connaturati all’opera è disponibili in rete, almeno per chi voglia farsi un’opinione in buona fede e senza stucchevoli semplificazioni da tifoso.

Ma il senso profondo del caso TAV, l’aspetto più degno di nota (visto che è impossibile che il semplice diniego porti all’interruzione dei lavori per un problema di prassi democratica e il rischio di creare un precedente) è che se guardato ai raggi infrarossi offre una perfetta radiografia del modo osceno in cui in Italia il potere amministra i beni pubblici.

In Italia la politica, lo sappiamo, è collusa con i poteri economici a un livello da dittatura centrafricana. Non gode di alcuna fiducia da parte della maggioranza dei cittadini e questa mancanza di fiducia è orrendamente strameritata. Ergo, chiunque, anche i più strenui difensori della TAV, sanno perfettamente che, com’è sempre stato in Italia almeno per chi abbia un minimo di memoria, la costruzione di qualsiasi opera pubblica altro non è che un modo premeditato per speculare sul denaro dei cittadini restando impuniti. In questo caso, poi, basta seguire il percorso del denaro e i gruppi interessati, per accorgersi che il 22 miliardi previsti diventeranno 50, e che i 52 chilometri di tunnel saranno 52000 metri di tangenti. Chi conosce il regolamento della quantificazione delle spese, sa bene che è creato appositamente per consentire la speculazione.

Incredibile poi il ministro Fornero, che ancora una volta si dimostra del tutto inadeguato al suo compito. Qualcuno le spieghi che dichiarare “siamo disposti a parlare con i sindaci ma non c’è alcun margine di trattativa” è una dichiarazione ossimoro che si può solo definire patafisica.

Se sei Re, la verità sarà quella che vuoi tu.

Ecco perché, al di là, della mobilitazione univoca dei media a condannare il movimento di protesta senza mai entrare nel merito dei contenuti (non ci stancheremo di ripetere che la commistione di poteri fa si che i gruppi interessati alla Tav sono gli stessi che controllano giornali e media se non in modo diretto, cioè con i consigli di amministrazione e i pacchetti azionari, per commistioni che definiremo ambientali), è doveroso chiedersi come mai non sia mai nata una seria commissione superpartes che abbia studiato ogni singola questione legata alla Tav, e dall’altra parte, un movimento che oltre a convogliare la protesta, non si sia proposto sul piano politico. In questo modo nel lungo periodo, si creano disastri senza possibilità di ritorno, com’è stato per l’Italsider a Taranto, caso che per ragioni biografiche è più nel cuore di altri. Come al solito, danno infinito per tutta la comunità al cospetto degli interessi di pochissimi. La campagna mediatica di allora sui benefici di quell’installazione industriale, sebbene i media fossero molto meno prepotenti e beceri di oggi, fu poderosa. Fu annunciata la ricchezza perenne, per chi avesse ospitato il progresso: oggi, meno di mezzo secolo più tardi, quella terra è un paesaggio cimiteriale, la ricchezza è convogliata solo in poche tasche, e le ombre di migliaia di morti, sono un orizzonte che avvolge i vivi.


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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda franz il 02/03/2012, 9:06

Ho letto l'articolo dell'economist. Non è riportato chi sia l'autore ma è chiaramente un incompetente.
Le soluzioni che prospetta non si possono applicare sui tragitti alpini, perché non si possono fare treni piu' lunghi (esiste un limite al tonnellaggio per asse che le massicciate possono sopportare) e le "piattaforme estese" (extended platforms) non è chiaro cosa possano essere, considerando che le gallerie esistenti sono sagomate sugli standard del 1800.
Sul discorso dei rafforzamento dei poli esistenti e già forti (parigi) questo avviene da tempo, indipendentemente dai treni veloci ed è un fenomeno economico che è ben conosciuto. Ha le sue casuse e comporta comunque crescita (caso mai facesse schifo). Qualcuno pensa di contrastare questo fenomeno isolando i centri piu' forti? Per contro l'articolista evita di considerare gli aspetti positivi (per esempio la concorrenza con il trasporto aereo, decisamente inquinante) e la velocità nel trasporto merci. In sintesi rinforzo il mio sospetto. Soprattutto in un giornale economico, dove soffiano con forza i venti delle lobby, puo' scrivere cose perché a qualcuno conviene scriverle. Ma diciamo che a saper leggere, si capisce.
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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda franz il 02/03/2012, 11:07

flaviomob ha scritto:L'ingegner Carlo De Benedetti sulla vicenda No Tav: "La TAV era sacrosanta venti anni fa, ora penso che con la gente bisogna parlare: non si può imporre una cosa a una comunità che la respinge perché non ha nessun vantaggio.".

De Benedetti avrebbe ragione se fosse vero che "la comunità" respinge il progetto.
In realtà tutti i comuni attraversati fisicamente dalla TAV hanno già accettato il progetto mentre sono contrari comuni che non sono attraversati (perché il treno passa sotto). Da notare che sono anni che si discute con i comuni interessati e proprio per questi il progetto è statato adattato ed accettato anche dalla popolazione coinvolta dal tracciato o dal riassetto del territorio. Il fatto che alcune centinaia di manifestanti (di cui alcuni violenti) si facciano sentire non significa affatto che la popolazione sia contraria.

Allinterno di questo articolo del Corriere http://www.corriere.it/cronache/12_marz ... 4a33.shtml c'è questo quadro riassuntivo, che elenca bene la situazione. Un solo comune della cintura torinese è in forse: http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cron ... _tav.shtml
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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda lucameni il 02/03/2012, 12:01

Bè le lobby soffiano ed è naturale. Credo anche dove si prospetta una torta da 20-22 miliardi di euro, tanto più nella nostra Italia.
Tutto sta a vedere quale lobby parla e a quale credere.
L'informazione dei media nazionali non mi pare cristallina e disinteressata ma anche qui c'è chi pone fiducia senza se e senza ma negli editoriali degli Ostellino e nelle affermazioni dei Virano della situazione e chi proprio per nulla.
Opinioni.
http://www.legambiente.it/sites/default ... av_b_0.png

Spesso in queste circostanze, ovvero dove esiste una contrapposizione ideologica e la voglia di non venire meno a certezze precedentemente dispensate a go go, una tesi che dovrebbe avere motivazioni tecniche, giuridiche (e a volte di cronaca giudiziaria) diventa alla stregua di una Fede alla quale non si può obiettare alcunchè.
Riferibile solo ai No-Tav? (domanda retorica)
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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda franz il 02/03/2012, 13:22

lucameni ha scritto:Bè le lobby soffiano ed è naturale. Credo anche dove si prospetta una torta da 20-22 miliardi di euro, tanto più nella nostra Italia.
Tutto sta a vedere quale lobby parla e a quale credere.

Figuriamocii, ma appunto tutto sta a saper leggere criticamente le informazioni quando sono favorevoli all'opinione che già si ha sia e non solo quando sono contrarie. Nella fattispecie appare evidente che l'articiolo dell'economist è causato da una polemica tutta anglosassone sulla tratta Londra Manchester, attualmente 315 km che possono essere fatti in macchina in 3:16 (dove un volo aereo low cost è di 34 euro) con un profilio altimetrico pianeggiante e dove un treno ad alta velocità potrebbe in un'ora circa portare da centro a centro, sbaragliando aerei (dove per i tempi di imbarco e sbarco perdi come minimo 40 minuti e poi c'è la tratta dall'aereoporto al centro). Ma questa è una problmatica anglosassone (quindi si parla di lobby UK nel sistema politico UK), in cui non rientrano le considerazioni sulle tratte alpine che l'articolista manco conosce.
Se non si fa a tara a questo qualche no-tav nostrano fa la figura del riccio arrapato davanti ad una spazzola. :lol:
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Re: Economist: TAV, la rapina

Messaggioda lucameni il 02/03/2012, 13:49

Si francamente se devo usare argomenti polemici, fermo restando che quando si parla di grandi opere certe dinamiche possono assomigliarsi anche presso altri stati (salvo la peculiarità italiana intesa anche come legalità deficitaria e partitocrazia debordante), preferisco citare precedenti come il Mugello, la Corte dei Conti, i mantra dei no o pro-Tav, Imposimato, Cicconi, Lunardi, Legge obiettivo, debito pubblico occulto, garanzie bancarie, disinformazione etc etc.
E da qui polemizzare, ovviamente.
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