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Piccole Caste Crescono

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Piccole Caste Crescono

Messaggioda franz il 26/02/2012, 10:20

La Lega e il cassiere «taroccatore»
Dai fondi in Tanzania al falso diploma
Lega Belsito, l'ex autista diventato sottosegretario. Nel curriculum anche due lauree annullate,

di Gian Antonio Stella

Ma come diavolo li scelgono, i tesorieri dei partiti? Le cose emerse via via intorno al leghista Francesco Belsito, dal diploma taroccato a Napoli alle lauree fantasma, dal giro di assegni «strani» all'investimento in Tanzania, ripropongono dopo lo scandalo del margheritino Luigi Lusi e la rissa sul «patrimonio sparito» di An, una domanda fastidiosa: che fine fanno i rimborsi elettorali?

«Nessuno può permettersi di sindacare dove e come la Lega impiega i suoi soldi», ha detto al Corriere del Veneto il senatore Piergiorgio Stiffoni, che con Roberto Castelli affianca, in seconda fila, Belsito. Una tesi indigesta non solo a tanti leghisti che hanno tempestato di proteste Radio Padania e i siti simpatizzanti ma anche a Roberto Maroni ed esponenti di spicco come Bepi Covre, che sul «Mattino di Padova» ha risposto che no, non sono soldi della Lega, ma dei cittadini italiani. Anche di quelli che leghisti non sono e devono pagare l'obolo dei rimborsi elettorali per una legge che ha aggirato la solenne bocciatura del finanziamento decisa nel referendum.
Soldi che dovrebbero essere spesi in modo limpido ma spesso (solo il Pd fa fare una certificazione esterna) non lo sono. Tanto che Bersani e Casini, nel pieno delle polemiche sui soldi «evaporati» della Margherita, si impegnarono a presentare subito una legge per obbligare i partiti a rendere trasparenti bilanci e patrimoni. Di più, basta soldi ai partiti già morti: quelli già destinati devono tornare allo Stato. Cioè ai cittadini. Gli unici «proprietari», appunto, di quei denari.


E lì si torna: come vengono scelti, i tesorieri? Ne abbiamo visti di ogni colore, negli anni. Dai tesorieri «perbene» come Severino Citaristi che finì per la Dc in 74 filoni d'inchiesta senza che alcuno osasse immaginare che si fosse messo in tasca un soldo («Se tornassi indietro, non rifarei nulla di ciò che ho fatto», avrebbe poi confidato a Stefano Lorenzetto) fino appunto a Luigi Lusi, che sui denari della Margherita ha detto: «Mi servivano, li ho presi». Per non dire degli «uomini della cassa», come Alessandro Duce, Romano Baccarini o Nicodemo Oliviero sotto il cui naso sparì l'immenso patrimonio immobiliare democristiano, finito attraverso il faccendiere Angiolino Zandomeneghi a società fantasma con sede in una baracca diroccata della campagna istriana e intestate a un croato che scaricava cassette a Trieste.


La stessa Lega Nord, sulla carta, avrebbe dovuto essere stata ammonita dall'esperienza col precedente tesoriere, Maurizio Balocchi, che oltre a finire in prima pagina per l'incredibile «scambio di coppie» con il collega Edouard Ballaman (ognuno assunse la compagna dell'altro per aggirare i divieti contro il familismo) fu tra i protagonisti dell'«affaire Credieuronord». La «banca della Lega» salvata dalla catastrofe grazie al faccendiere Gianpiero Fiorani dopo avere sperperato il capitale in pochi prestiti «senza preventiva individuazione di fonti e tempi di rimborso» (parole di Bankitalia) come quello alla società (fallita) «Bingo.net» che aveva tra i soci Enrico Cavaliere (già presidente leghista del consiglio del Veneto) e appunto il tesoriere Balocchi, sottosegretario e addirittura membro (da non credersi...) del cda della banca.
Bene, pochi anni dopo quel pasticcio, digerito malissimo da tanti leghisti (a partire da quanti avevano messo tutti i loro risparmi nella banca collassata) chi si ritrova il Carroccio come tesoriere? A leggere la micidiale inchiesta in tre puntate di Matteo Indice e Giovanni Mari pubblicata dal Secolo XIX di Genova, città di Belsito, c'è da restare basiti.
Vi si racconta di «assegni spariti o falsificati. Fallimenti a catena e amicizie pericolose. Un «tesoro» ottenuto da un (ex) amico ammanicato alla peggiore Prima Repubblica, che oggi lo accusa di averlo ridotto sul lastrico. E una serie di acrobazie finanziarie sul filo di due inchieste archiviate per un pelo che ne raccontano un passato finora ignoto, in cui parrebbe aver messo da parte non si sa come almeno due miliardi delle vecchie lire».
Una carriera spettacolare e spregiudicata, sbocciata nella promozione ad amministratore dei rimborsi elettorali del Carroccio (oltre 22 milioni di euro nel solo 2010), nella sbalorditiva collocazione nel cda di Fincantieri e nell'ascesa a sottosegretario di Calderoli nell'ultimo governo Berlusconi. Il tutto partendo dal ruolo di autista dell'ex ministro Alfredo Biondi.


Le accuse del quotidiano genovese, che alle minacce di querela ha risposto dicendo d'avere i documenti e facendo spallucce, sono pesanti. C'è di tutto. Una condanna per guida senza patente. Il coinvolgimento in vecchie inchieste dalle quali uscì peraltro senza danni. Il fallimento «della Cost Service, impresa dall'oscura mission, a sua volta intermediaria di un altro gruppo fallito di cui sempre Belsito faceva parte: la Cost Liguria, specializzata (si fa per dire) in operazioni immobiliari». Per non dire dell'abitudine di parcheggiare la lussuosa Porsche Cayenne nei parcheggi dei poliziotti o del contorno di personaggi dai profili oscuri.
Non ci vogliamo neppure entrare. Sui reati, eventuali, deciderà la magistratura. Roberto Calderoli spiega d'avere avuto assicurazione che è tutto a posto anche se «un'operazione come quella in Tanzania era da matti, che non si doveva fare»? Buon per lui. Roberto Maroni, che da tempo si lamenta (giustamente) perché il consiglio federale non approva né il bilancio preventivo né quello consultivo ma delega tutto alla sovranità di Bossi, non è d'accordo. E non fa mistero di considerare la situazione «a dir poco imbarazzante».


Ma certo, nel resto dell'Europa, dove un ministro tedesco si dimette per avere copiato la tesi, la sola storia delle lauree vantate farebbe saltare, al di là dei soldi in Tanzania o a Cipro, qualunque tesoriere che maneggia pubblico denaro. Sostiene dunque Belsito di avere una laurea in Scienze della comunicazione presa a Malta e una (lo scrisse perfino nel sito del governo quando era sottosegretario) in Scienze politiche guadagnata a Londra. L'unica cosa certa, scrive il Secolo XIX , è che l'Università di Genova non solo gli annullò ogni percorso accademico ma, sentendo puzza di bruciato, smistò il diploma alla magistratura.

Risultato? Stando al fascicolo, il «titolo» di «perito» preso nel '93 all'Istituto privato napoletano «Pianma Fejevi», a Frattamaggiore, sarebbe taroccato. Rapporto della Finanza: «Il nome di Belsito non risulta nell'elenco esaminandi». Di più: «La firma del preside non corrisponde». E se vogliamo possiamo aggiungere un dettaglio: la scuola non esiste più dopo esser stata travolta da un'inchiesta con 160 imputati su una montagna di diplomi venduti. Lui, il tesoriere, marcato dai cronisti, sbuffò: «Ancora la storia della mia laurea? Ho altro cui pensare, chiedetemi di cose serie». Provi a dare una risposta così in un Paese serio...

Gian Antonio Stella 26 febbraio 2012 | 8:26
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Re: Piccole Caste Crescono

Messaggioda flaviomob il 29/02/2012, 20:00

Scheda: i partiti delle lauree farlocche!
Altro che curriculum e requisiti: ma quanti sono i sottosegretari, parlamentari e alti dirigenti dello Stato che bluffano sul proprio titolo di studio!?
Tutti ricordiamo la "laurea ad honorem" (quale honorem verrebbe da chiedersi!?) che il parlamentare pd Crisafulli scrisse di aver ottenuto alla "Constantinian University" di vattelapesca... ma i casi sono una marea!
C'è il senatore Mauro Cutrufo che vanta di avere una "laurea honoris causa alla prestigiosa Università di Berkley" che immagino sia la versione farlocca di Berkeley avendo tolto pure la "e"...
Per non dire dell'ex ministro Mario Baccini che vanta di essere "professore emerito di Relazioni Internazionali all'Università Cattolica dell'Honduras Nostra Signora della Pace"!
Di certo la fantasia non manca. E da questo punto di vista il primo posto spetta sicuramente a Claudio Regis, l'ex senatore leghista detto "valvola" per i trascorsi da elettricista, piazzato dal Carroccio ai vertici dell'Enea. Valvola si vantò di essere ingegnere elettronico e di aver studiato all'Ecole Polytechnique di Friburgo! Si mise nei guai per la sua presunzione, arrivando a criticare il premio nobel della fisica "Carlo Rubbia" presidente dell'Enea. Fu scoperto e condannato a un anno e nove mesi per sostituzione di persona e truffa. Ma di certo si sarà divertito: che tipo!
La Lega del resto è di sicuro il partito col campionario di falsi più pittoresco: dev'essere che non hanno digerito mai quell'immagine da partito degli "ignorantoni" che a volte certa stampa gli dipinge addosso.
Beh, l'ultimo caso è quello del tesoriere Francesco Belsito, a cui l'università ha annullato la laurea perchè stavolta ad essere falso è addirittura il diploma, presuntamente conseguito in un "diplomificio" di frattamaggiore.
Ma ricordiamo la leghista Bresciana Monica Rizzi, assessore regionale della Lombardia e mentore della campagna elettorale del Trota. Scoperta per una falsa laurea in psicoterapia infantile esibita nel curriculum al Pirellone fu protagonista di una spettacolosa fuga davanti alle iene.
E andiamo al mio preferito, al Trota, al secolo Renzo Bossi, bocciato e ribocciato, in una straordinaria intervista a Vanity Fair dichiara: "sono iscritto all'Università di Economia, ma non dico dove, non in Italia, non voglio trovarmi i giornalisti agli esami". Beh, per il momento non si trova nemmeno dove avrebbe conseguito il diploma.
Del resto tale padre tale figlio, perchè il Senatur non è stato da meno, se è vero quello che dichiarò la sorella Angela in un'intervista: "l'Umberto, stiamo parlando di uno che ha organizzato tre feste di laurea senza essersi mai laureato".
Auguri!

Fonte notizie: Corriere.it

http://isegretidellacasta.blogspot.com/ ... ocche.html

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A Berlusconi abbiamo pagato perfino l'agopunturista

Come si fa a risparmiare 43 milioni di euro nella gestione di Palazzo Chigi? Quando sono usciti i dati della presidenza del Consiglio in molti se lo sono chiesti. Adesso però cominciano a uscire i dati delle consulenze finalmente tagliate (anche se restano un ago nel pagliaio). Tra queste, un’agopunturista esperta di postura e terapia antaglica, due traduttrici e cinque esperte di televisione. Casualmente, e forse per aiutare il lavoro femminile al quale il premier è stato sempre legato, sono tutte donne:
Nel solo Dipartimento della Protezione civile risultavano, fino al 2011, 29 contratti esterni per oltre un milione di euro. Tra questi, un incarico annuale di consigliere giuridico a Giacomo Aiello, 80 mila euro. Stesso profilo — e 70mila euro — per l’avvocato dello Stato Ettore Figliola. Poi 130 mila euro annui ad Antonio Gabrielli, capo della struttura di missione espropri che opera all’Aquila dopo il terremoto, e quasi 85mila alla coordinatrice dell’ufficio stampa del capo del dipartimento, Francesca Maffini. A Luciana Pilotti, laureata in Medicina a Milano, ma perfezionata come “terapista antalgica” e “tecnico della postura”, oltre che in “pratica clinica di agopuntura” in Cina, sono andati 8.750 euro più Iva negli ultimi sei mesi del 2011. E poi, due traduttrici, che però risultano come “esperte” del comitato di biosicurezza, e hanno avuto un compenso di 6000 euro in nove mesi. Evidentemente strategico il dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo, dove tra i molti componenti erano finite ben cinque ex collaboratrici di Michela Vittoria Brambilla alla tv della libertà.


Fonti: repubblica, giornalettismo

http://isegretidellacasta.blogspot.com/ ... rfino.html


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Re: Piccole Caste Crescono

Messaggioda flaviomob il 01/03/2012, 16:30



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