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matthelm ha scritto:Riporto l'articolo completo di Europa. Paolo Natale è un sondaggista che lì pubblica i suoi articoli. Quello che ho pubblicato l'ho ritenuto interessante. Probabilmente caro flavio non è attendibile come quelli pubblicati dal Fatto ma ognuno si abbevera alle sue fonti![]()
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(per una volta utilizzo le faccine, danno tanta allegria...)
Quegli elettori non laburisti
Il governo Monti gode oggi di buona salute nel gradimento degli italiani, come dimostrano tutti i sondaggi. Nonostante alcune misure non del tutto popolari, malgrado non sia stato indicato espressamente dal popolo sovrano, nonostante qualche battuta di troppo.
Malgrado tutto ciò, l’appeal pare reggere abbastanza bene, trasversalmente tra tutti gli elettorati. Perfino tra i leghisti e i dipietrini, le uniche formazioni politiche attualmente all’opposizione ufficiale dell’esecutivo. I tassi di consenso si situano ormai da settimane intorno alla quota del 60 per cento, una percentuale che nessuno governo “normale” ha mai raggiunto, in nessuna parte del mondo, nemmeno nel periodo di iniziale luna di miele. Forse Obama, nelle sue prime settimane da presidente, ha sfiorato quella cifra.
Forse. E la stessa fiducia personale in Mario Monti è prossima a quelle cifre. Insomma, la fiducia nelle capacità di questo esecutivo tecnico di risolvere, in pochi mesi, quello che non è stato risolto quanto meno negli ultimi vent’anni di Seconda repubblica, appare particolarmente elevata. È di questo avviso la metà circa dell’elettorato della Lega, il 60 per cento di berlusconiani e dipietristi, il 65 di vendoliani, il 70 di seguaci di Casini e Fini. Ma chi si trova in testa a questa speciale gerarchia di gradimento? L’elettorato del Pd. Con oltre l’85 per cento di giudizi positivi sull’operato del governo Monti, il popolo dem manifesta il proprio consenso in maniera quasi plebiscitaria, e senza significativi tentennamenti, da circa due mesi a questa parte. Con l’unica piccola flessione all’indomani della presentazione della manovra, poi parzialmente corretta, i democrat permangono convinti dell’ottima scelta del proprio partito di riferimento, quella cioè di appoggiare, magari pungolandolo un po’, l’attuale esecutivo. L’unica scelta possibile.
Anche in termini di contenuti specifici, sia pur con molti distinguo, il consenso all’indirizzo governativo sui principali temi da affrontare e risolvere pare sufficientemente elevato. Perfino su uno dei nodi che in questi giorni si sta affrontando tra molto polemiche, smentite e contro-smentite: quello sul lavoro. Cumulando le indagini effettuate in particolare nelle ultime settimane da Ipsos (molte di queste presentate a Ballarò), è possibile evidenziare come provenga proprio dall’elettorato Pd la maggior apertura di credito nei confronti dell’approccio che il governo sta avendo su questo tema. L’idea ad esempio che il mito del posto fisso vada sfatato una volta per tutte, aprendo il cuore e la mente ai mutati rapporti di lavoro odierno, maggiormente e forzatamente più flessibile, è condivisa da ben due terzi (il 65 per cento) degli elettori Pd, contro una quota molto inferiore al 50 per cento del resto della popolazione italiana.
Da questo punto di vista, fa specie confrontare il pensiero dei cittadini “seguaci” di Vendola con i “seguaci” di Bersani. Un abisso separa le loro opinioni, dal momento che tra gli elettori di Sel soltanto il 23 per cento condivide l’idea che occorra abituarsi, nel prossimo futuro, a fare i conti con un mercato del lavoro più flessibile. Oltre 40 punti percentuali in meno degli elettori democratici! Addirittura, una risicata maggioranza di questi ultimi arrivano a dichiarare (certo esagerando nell’enfasi liberista) che la riforma del mercato del lavoro debba venir portata avanti anche senza il consenso delle parti sociali. Basta che si faccia in fretta, per consentire un primo piccolo decollo dell’economia e della ripresa occupazionale.
Su questo aspetto è poi interessante distinguere tra coloro che hanno votato Pd alle ultime elezioni regionali (e ora si dichiarano incerti) e quelli che hanno oggi intenzione di votarlo: i nuovi adepti sono quelli che maggiormente si dichiarano favorevoli alla riforma del mercato del lavoro, introducendo alcune opportune limitazioni all’articolo 18, giudicato non più al passo con i nuovi tempi e con i nuovi rapporti di lavoro. L’obiettivo per costoro è, in primis, l’incremento occupazionale, soprattutto per i giovani, anche a scapito della fine di qualche rigidità nei contratti.
Molto più dell’elettorato del Terzo polo, o di quello di centrodestra, è forse il nuovo elettore del Pd il vero prototipo di un inedito pensiero riformista-liberista, che coniuga da una parte equità e rigore, dall’altra il necessario incremento degli ammortizzatori sociali. Il nuovo che avanza?
Paolo Natale
franz ha scritto:Mi sembra una strana linea argomentativa.
Siccome tutti, o quasi, dicono MONTI OK allora come sarebbe possibile pensare diversamente da parte dell'elettorato, anche nostro?
Ma allora per vincere sarebbe semplicissimo. Basta far dire che noi siamo OK e il 70-80% ci vota.
Come mai non funziona?
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