Esaminando i dati OECD sul numero di letti d'ospedale paese per paese ed anno per anno, noto che abbiamo toccato il tetto massimo nel 1975, con 588'103 posti letto. Da li' i posti letto sono scesi costantemente, anno dopo anno, fino ai 218'750 del 2009. E nel frattempo la polazione un po' è cresciuta (anche di stanieri, che spesso hanno problemi di salute notevoli, venendo da parti disagiate del mondo). In termini di letti ogni 1000 abitanti si passa dal picco di 10.61 del 1975 ai 3.71 del 2009 (la media nazionale come vedete è addirittura inferiore a quella romana). Praticamente oggi i posti letto sono quasi 1/3 di quelli del 1975. C'è un motivo, naturalmente. Non è solo un problema di puro risparmio. I successi terapeutici nelle cure, nella diagnostica e negli interventi, rendono piu' brevi le degenze. Quindi lo stesso letto puo' essere usato piu' spesso per malati diversi. Se tuttavia andiamo a prendere la Francia passiamo da 8.51 letti ogni mille del 1997 ai 6.64 del 2009 (quasi il doppio degli italiani) e per la germania passiamo dai 10.12 del 1991 al 8.24 attuali. E sono due paesi con sanità alla Bismark (piu' dotata di fondi, più "cara" ma anche piu' efficente"). Visto che c'ero ho dato un'occiata agli altri due paesi, oltre l'Italia dotati di sistemi beveridge puri, che sono la Svezia (2.76 letti ogni mille ab) ed il regno unito (3.34). Naturalmente in questi due paesi non si registrano casi di malasanità come in Italia (o almeno, non in Svezia, qualche cosa in UK ogni tanto affiora) ed il basso numero di letti puo' essere un indice di una diversa organizzazione dei presidi medici (ambulatori) Per la svezia c'è anche la forte urbanizzazione (85%) dovuta a ovvi motivi climatici, che permette di concentrare gli ospedali solo nei pochi grandi centri abitati, senza disperdere stutture in periferia. In Italia l'urbanizzazione è del del 44.6% (che vive in città con almeno 50'000 ab) e questo comporta (o dovrebbe comportare) una maggiore diffusione nel territorio delle strutture, con maggiori ridondanze e costi. Anche il rgno Unito ha un tasso di urbanizzazione elevato (60) e questo aiuta a mantenere basso il numero dei posti letto senza incidere sulla qualità delle cure. Gli stati uniti (3.08 letti per 1000 ab) hanno anche loro una elevata urbanizzazione: l'82% vive in città con almeno 50'000 abitanti (contro il 44.6% italiano).
In sintesi direi che un basso numero di letti per abitanti è possibile in caso di forte urbanizzazione e non è il caso italiano. Inoltre comporta tutta una serie di misure complementari per evitare che gli ospedali si intasino durente crisi particolari, come quelle inflenzali. per esempio ambulatori medici attrezzati, day hospitals, case di cura per anziani (e per il gran numero di anziani in Italia rispetto al resto del mondo questo è importante). Ma come al solito se la sanità è finanziata solo dalle tasse (modello beveridge) le necessità di risparmio si riflettono forzatamente sulle prestazioni sanitarie (letti, rimborsi, ticket, franchigie, farmaci ed analisi non rimborsati). Quando la sanità è rimborsata da un sistema misto di finanziamento (tasse e assicurazioni) come nel modello bismark, vi sono piu' risorse e le prestazioni sono meno compresse.
Approfondimento: http://saluteinternazionale.info/2009/1 ... ndex-2009/
Bismarck batte Beveridge. La classifica dell’Euro-Canada Health Consumer Index 2009
Miriam Levi
BismarkA confronto 31 paesi europei + il Canada, attraverso l’uso di 32 indicatori. In testa i sistemi sanitari che adottano il modello Bismarck, che si distinguono soprattutto per i minori tempi di attesa. L’Italia in 15a posizione.