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Super-stipendi , le resistenze dei manager

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Super-stipendi , le resistenze dei manager

Messaggioda franz il 23/02/2012, 9:38

Scovare nomi e paghe dei burocrati è una specie di nascondino.
E il salva Italia è pieno di eccezioni

ROMA - Punto primo: chi ha i dati? L'interrogativo è rimbalzato per giorni fra i ministeri della Funzione pubblica e dell'Economia. E non è un quesito da ridere. Perché per far scattare la tagliola prevista dal decreto salva Italia, servono innanzitutto i dati. Cioè i nomi, con relativi importi, dei nostri burocrati d'oro. Il censimento, a quanto pare, si è rivelato tutt'altro che semplice: alla faccia della trasparenza. Già, la trasparenza.

Alla Funzione pubblica ci sono i dati dei direttori generali, ma non di capi dipartimento, responsabili delle agenzie e altre persone che hanno ruoli «apicali». Quelli ce li ha sicuramente chi paga gli stipendi. Cioè il Tesoro. Le retribuzioni di presidenti e commissari delle autorità indipendenti, sono invece consultabili su Internet. Ma solo quelli o poco più. Meglio, nei siti dei ministeri si trovano, è vero, gli stipendi dei dirigenti anche di seconda fascia, ma non le retribuzioni reali dei più alti in grado. C'è scritto da qualche parte quanto guadagna il capo di gabinetto del ministero dell'Economia Vincenzo Fortunato, accreditato già tre anni fa di un reddito di 788 mila euro? Viene il sospetto che la promessa di mettere tutti i dati su Internet, visto che i siti istituzionali non contengono proprio quelli più importanti, sia stata una bella presa in giro. E forse è proprio questo l'aspetto più grottesco di quest'ultima vicenda. Perché se l'operazione trasparenza avesse davvero funzionato, per sapere i nomi dei megadirigenti che superano il tetto dei 295 mila euro (alla fine pare sia questa la retribuzione del primo presidente della Corte di cassazione) sarebbe stato sufficiente un clic. Senza fare ricorso, com'è stato invece necessario, ai potenti mezzi del Tesoro: il centro di Latina, responsabile dei cedolini degli stipendi statali.

Il bello è che nemmeno i cedolini basteranno. Perché nel tetto devono essere compresi anche gli emolumenti relativi agli incarichi supplementari. Come quelli che molti burocrati ricoprono in aziende pubbliche. Un esempio? Nel 2010 l'incarico di vicepresidente di Equitalia, come si ricava dall'ultima relazione della Corte dei conti su quella società, dava diritto a un compenso complessivo di 465 mila euro. Somma addirittura superiore di 170 mila euro non soltanto al tetto del salva Italia, ma anche a quello, identico, già fissato dal regolamento scritto da Renato Brunetta un paio d'anni fa, secondo il quale nessun incarico aggiuntivo avrebbe comunque potuto oltrepassare lo stipendio del primo presidente di Cassazione. Una falla evidente e clamorosa della quale sarebbe stato facile accorgersi se quei dati, anziché essere pietosamente nascosti nelle note integrative dei bilanci, fossero stati pubblicati con tutta evidenza su Internet come ci era stato garantito dall'ex ministro dell'Innovazione.

Per conoscere nei dettagli l'Eldorado degli emolumenti pubblici serviranno dunque a poco le buste paga. Si dovranno recuperare le dichiarazioni dei redditi. Una fatica di Sisifo, per rispettare la scadenza di oggi: giovedì 23 febbraio è il giorno in cui il ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi aveva previsto di dare al Parlamento la lista dei dirigenti statali (si stima un centinaio di persone) che hanno una retribuzione, compresi gli altri incarichi, di oltre 295 mila euro l'anno. Limite che a questo punto si annuncia, a meno di sorprese, piuttosto tassativo. C'era chi aveva sperato che sotto sotto il decreto salva Italia avrebbe «salvato» anche il suo stipendio. Magari introducendo in sede di applicazione deroghe a tappeto. O risparmiando il supplizio ai rapporti di lavoro in essere. Del resto, non avevano già fatto saltare il tetto, identico a quello di Monti, introdotto quattro anni fa da Romano Prodi? Ricordiamo com'era andata. Il regolamento attuativo era stato partorito oltre due anni dopo l'entrata in vigore della legge dal ministero allora guidato da Renato Brunetta, e ne aveva annullato l'efficacia: interpretando la norma nel senso che il famoso tetto dello stipendio del primo presidente di Cassazione non si doveva applicare alla somma di tutti gli emolumenti, ma soltanto agli incarichi aggiuntivi. Con il risultato che chi portava a casa una busta paga di mezzo milione l'ha mantenuta, dovendo fare il sacrificio di accontentarsi di «soli» 295 mila euro in più per gli extra. Senza che poi quel regolamento, tuttora vigente, sia stato nemmeno rispettato integralmente: almeno se sono vere le cifre della Corte dei conti su Equitalia.

Non che la nuova norma del salva Italia non sia piena di buchi. Tanto per cominciare, non è chiarissimo a chi si applica. Servirebbe un emendamento che lo precisasse per filo e per segno: non fosse altro, per mettere i tagliatori al riparo dal prevedibile contenzioso. E non è escluso che si veda comparire nel decreto sulla semplificazione.

Poi c'è il capitolo delle società statali: per loro ci saranno dei tetti variabili, per fasce «sulla base», dice il decreto, «di indicatori quantitativi e qualitativi». Bene. E chi li stabilisce? Ovvio: un decreto del Tesoro che doveva essere emanato entro 60 giorni. Doveva. Perché i sessanta giorni sono scaduti lunedì scorso e il decreto, tanto per cambiare, non si è visto. Con un emendamento nel Milleproroghe si è così spostato il termine al 31 maggio. Ma nessuno può assicurare che verrà rispettato. E questo è ancora niente. Il salva Italia, infatti, ne «salva» un bel po' di alti dirigenti. Sono quelli di Regioni ed enti locali, esclusi dal tetto. Lì ci sono di mezzo le prerogative costituzionali, le sensibilità autonomistiche... Tutte cose comprensibilissime. Al contrario, però, dei paradossi che si potrebbero determinare. Come quello di un city manager o di un alto dirigente regionale che arriverebbe a guadagnare più del ragioniere generale dello Stato.

Per non parlare delle società regionali e municipalizzate, escluse anche loro dal tetto, e nelle quali si toccano spesso retribuzioni che non hanno nulla da invidiare a quelle delle grandi imprese statali per le quali verranno invece introdotti dei limiti. Come dimostrano le vicende del Comune di Roma. Il precedente amministratore delegato dell'Ama (la società di raccolta dei rifiuti), Franco Panzironi, cumulava emolumenti per 490.225 euro. Inarrivabili rispetto a quelli (596 mila) di Gioacchino Gabbuti, attuale amministratore delegato di Atac patrimonio, mentre l'ex capo dell'Atac Adalberto Bertucci si fermava a 359 mila. Da Roma a Milano, dove la retribuzione dell'ex presidente dell'Atm Elio Catania, sostituito la scorsa estate dal nuovo sindaco Giuliano Pisapia, si attestava tutto compreso sui 450 mila euro. Duecentomila in meno rispetto alla paga del direttore e amministratore della Sea, Giuseppe Bonomi. Per la cronaca, 650 mila euro è più del doppio dello stipendio del presidente degli Stati Uniti Barack Obama: quattrocentomila dollari. Non fa un certo effetto?

Sergio Rizzo 23 febbraio 2012 | 7:24
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Re: Super-stipendi , le resistenze dei manager

Messaggioda franz il 23/02/2012, 9:55

Non ci sono solo i manager, sia chiaro.
I loro stipendi, superiori a quello di Barak Obama, sono un pugno nell'occhio ma bisogna considerare che c'è competizione con il mondo privato per avere buoni manager e se le aziende pagassero meglio, al settore pubblico toccherebbero solo gli scarti.
Come sempre è un problema di mercato. Se fanno bene il loro lavoro, giusto pagarli. Con giudizio.
Quello che invece non è un problema di mercato è quello dei 2075 vigili di napoli che a vario titolo possono chiedere di essere esentati dal servizio per cui sono stati assunti (vedere viewtopic.php?p=44557#p44557 )
La spesa in questo caso è di 66 milioni circa. Soldi che escono dalle tasche dei cittadini per non avere vigili in città ma imboscati dietro una scrivania. Quanti casi del genere in Italia?
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Re: Super-stipendi , le resistenze dei manager

Messaggioda flaviomob il 29/02/2012, 8:42

A proposito di analisi sui redditi e sulla produttività dei paesi OCSE: come mai, a fronte di produttività e salari molto al di sotto della media, l'Italia è ai primi posti per "stupendi-stipendi" (ma anche di premi e buonuscite) di manager, dirigenti pubblici e caste varie?
E' tollerabile che il capo della polizia prenda 600.000 euro (e passa) quando non ci sono i soldi per la benzina delle volanti?


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Re: Super-stipendi , le resistenze dei manager

Messaggioda franz il 29/02/2012, 12:49

flaviomob ha scritto:A proposito di analisi sui redditi e sulla produttività dei paesi OCSE: come mai, a fronte di produttività e salari molto al di sotto della media, l'Italia è ai primi posti per "stupendi-stipendi" (ma anche di premi e buonuscite) di manager, dirigenti pubblici e caste varie?
E' tollerabile che il capo della polizia prenda 600.000 euro (e passa) quando non ci sono i soldi per la benzina delle volanti?

1) non lo so ma possiamo immaginarlo ;)
2) No!
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Re: Super-stipendi , le resistenze dei manager

Messaggioda Iafran il 29/02/2012, 13:03

flaviomob ha scritto:A proposito di analisi sui redditi e sulla produttività dei paesi OCSE: come mai, a fronte di produttività e salari molto al di sotto della media, l'Italia è ai primi posti per "stupendi-stipendi" (ma anche di premi e buonuscite) di manager, dirigenti pubblici e caste varie?

Non potrebbe trovare qualche spiegazione nella "legge di causa-effetto"?
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Re: Super-stipendi , le resistenze dei manager

Messaggioda franz il 29/02/2012, 13:24

Iafran ha scritto:Non potrebbe trovare qualche spiegazione nella "legge di causa-effetto"?

Non conosco quella legge (conosco relazioni causa-effetto, non leggi) e non sono sicuro di cosa tu intenda.
A naso, ma sto provando ad interpretare, mi pare che tu pensi che "siccome i capi prendono tanto" (causa) allora "non c'è benzina per le macchine (effetto). Io credo che le cause siano altre, anche perché con lo stipendio del capo della polizia oggi non è che si possano poi fare cosi' tanti pieni. Piuttosto le 62'000 auto blu potrebbero essere loro a succhiare risorse alle auto della polizia (ammesso che qualcuno qui sappia quante sono).
La spiegazione è che dovendo risparmiare è difficile farlo sul personale e sugli stipendi, perché tutti, sindacati compresi, ti vanno contro. Piu' facile risparmiare sulla carta igenica e sulla benzina.
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Re: Super-stipendi , le resistenze dei manager

Messaggioda Iafran il 29/02/2012, 15:09

franz ha scritto:
Iafran ha scritto:Non potrebbe trovare qualche spiegazione nella "legge di causa-effetto"?

Non conosco quella legge (conosco relazioni causa-effetto, non leggi) e non sono sicuro di cosa tu intenda.
A naso, ma sto provando ad interpretare, mi pare che tu pensi che "siccome i capi prendono tanto" (causa) allora "non c'è benzina per le macchine (effetto).

Va bene "relazioni causa-effetto".
Non c'è, comunque, da far riferimento solo allo stipendio del capo della polizia, ma a quelli a cui fa riferimento flaviomob ("manager, dirigenti pubblici e caste varie", senza dimenticare "... l'Italia dei soldi buttati"), i quali (o chi per loro) possono accedere come vogliono alle risorse statali perche altri ... finanziano (loro malgrado). E' il classico esempio del lenzuolo che se viene tirato da una parte ... lascia scoperta l'altra: prima, però, si tira ... non si cede.
Qualche mese fa avevo fatto l'esempio delle ristrettezze idriche imposte ai condomini dei piani bassi per permettere l'uso della piscina ai signori proprietari dell'attico ...
Poi, non penso proprio che i sindacati perorino le richieste economiche dei vari Masi (circa 700 mila €/annui), sparsi nella RAI o in qualche altro "carrozzone", creato ad arte, in Italia e all'estero.
Iafran
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