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Il Paese non risparmia più nuovi depositi giù dell'80%

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Il Paese non risparmia più nuovi depositi giù dell'80%

Messaggioda franz il 18/02/2012, 10:31

Banche senza ossigeno, in piedi solo grazie all'aiuto della Bce. Il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, auspica maggiore sostegno alla crescita. Crolla anche la domanda di prestiti per investimenti fissi: -50% nel quarto trimestre2011 di ANDREA GRECO

Il Paese non risparmia più nuovi depositi giù dell'80%

DUEMILAUNDICI fuga dalle banche. Nell'anno della crisi sovrana gli italiani danno e chiedono sempre meno ai loro istituti. Solo 25 miliardi di contributo dai privati alla raccolta bancaria (-80% su base annua), di cui solo 6 dai depositi. Per contro, nel quarto trimestre 2011 la domanda di credito per investimenti fissi è crollata: meno 50%, peggio che dopo il crac Lehman.

L'ossigeno creditizio, che in tempi normali viene per quasi metà del totale da famiglie e imprese, è stato fornito per quote rilevanti dalla Bce, senza il cui generoso sostegno, attesta il bollettino Abi, l'Italia avrebbe rischiato il blocco delle attività economiche. Colpa dell'attacco mondiale al rischio Paese, che tra luglio e novembre ha portato il differenziale Btp-Bund a 570 punti base.

Il sistema bancario ha retto: grazie a due fattori esterni, più che per meriti propri. Prima il cambio di governo, a ricostituire una credibilità internazionale che si riflette sui fondamentali economici (ieri lo spread, barometro del costo di Stato e banche per finanziarsi, era a 365 punti base). Poi la mossa di Mario Draghi, che a dicembre ha dotato di 500 miliardi la circolazione monetaria europea. Con effetti tangibili in Italia, dove nel 2011 gli attivi bancari sono aumentati di 287 miliardi.

Ma un 70% della somma - 160 miliardi - proviene dall'Eurotower, che ha fatto un patto ferreo con le banche europee:vi diamo tutti i soldi possibili, voi però sostenete le economie, comprate titoli di Stato e non fermate il flusso creditizio.
Questo da due mesi quasi annulla i dolori finanziari di un'Europa lontana dall'avere risolto la sua crisi economica e politica.

Oggi, al Forex di Parma, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco alla sua prima uscita pubblica ringrazierà Draghi per avere rimesso in equilibrio il sistema. Ma solleciterà le banche italiane a fare con più energia da volano a una congiuntura recessiva, come mostra la frenata degli impieghi bancari a gennaio 2012 (solo +1,6%).

La raccolta
Caduta impressionante da 130 a 24 miliardi
Un dato fa più paura di tutti. Nel 2010 le banche italiane avevano aumentato di 130 miliardi i depositi e le obbligazioni detenute da clienti privati. Nel 2011 il dato è sceso a 24 miliardi, di cui solo 6 in depositi e 18 in bond. Se il dato depositi è al netto delle duplicazioni con controparti centrali, il flusso è negativo per 28 miliardi. L'Abi lo imputa al crollo dei nuovi fondi, e alle ricadute della crisi sul reddito nazionale disponibile. Il risparmio delle famiglie, tipica fonte di finanziamento - tra l'altro, la più a buon mercato, con un tasso medio dell'1% sui conti correnti - è servito a alle esigenze quotidiane.

Anche le imprese, nella crisi, hanno attinto ai fondi per gestire il ciclo dei pagamenti e degli ordini, non sempre assistite a punto dalle banche stesse. Malgrado sia difficile comparare numeri tanto grandi, nel gelo della raccolta privata può avere avuto un ruolo il flusso di contanti che da mesi prende il largo verso Svizzera e dintorni, come testimoniano gli 11 miliardi di euro in esportazioni illegali di valuta intercettati dalla Guardia di Finanza tra gennaio e novembre 2011, con picchi incrementali del 50% negli ultimi mesi.

La Banca centrale
Dalla cassaforte di Draghi sostegno di 160 miliardi
"San Draghi"? Sarà la storia a giudicare, e siamo ancora in mezzo al guado. Certo in poche settimane il nuovo presidente della Bce ha trasformato un'istituzione che negli anni di Jean-Claude Trichet appariva impotente e frustrata (anche per lo statuto rigorista di ispirazione tedesca che le impedisce di stampare moneta).

Così le timide "aste a rubinetto" dell'estate sono diventate a dicembre un mare di soldi, 500 miliardi prestati per tre anni all'1%, in un'asta con le banche italiane protagoniste (oltre 100 miliardi presi, e un bis s'annuncia a fine febbraio). Gli effetti si vedono: secondo l'Abi, 160 miliardi di nuovi attivi bancari derivano dai prestiti Bce, contro 31 miliardi di nuovo capitale (il 14% del totale) e 56 miliardi di "altre passività".

Sul fronte opposto, quasi 50 miliardi provenienti dall'estero sono venuti meno, per la ritirata degli investitori internazionali dall'Italia. Con i soldi dell'Eurtower le banche dovrebbero rifinanziare i loro bond, sostenere il credito a imprese e famiglie e investire nel debito pubblico (le italiane l'anno scorso hanno aumentato di 11 miliardi le quote in titoli del Tesoro).

Gli impieghi
Giù le richieste di prestiti, le imprese ferme al palo
Il cavallo beve oppure no? Secondo il Bank Lending Survey, che raccoglie i dati delle Vigilanze nazionali, il cavallo ha bevuto fino a settembre 2011, ma da quel momento sembra volersi strozzare. Nell'ultimo trimestre 2011, prendendo in esame la domanda di credito per investimenti fissi, "si è registrata una significativa diminuzione della domanda di finanziamento delle imprese legata agli investimenti".

Meno 50% su base trimestrale, una delle variazioni negative più rilevanti da anni, e tanto più sorprendente, notano all'ufficio studi dell'Associazione bancaria italiana, perché segue un terzo trimestre 2011 in cui, ad onta di problemi e turbolenze già emersi, la domanda di credito per investimenti era salita del 12,5%.

Sui dati dell'ultimo scorcio d'anno, l'unica domanda creditizia che resiste riguarda i "finanziamenti per operazioni di ristrutturazione e consolidamento del debito", che sale del 50% (non esattamente un buon segno: mostra le difficoltà delle imprese). Tiene (+25%) la domanda per copertura del capitale circolante e ricostituzione scorte. Crollano, del 50%, le richieste di prestiti per fusioni e acquisizioni.

I tassi
Sale il costo del denaro per aziende e famiglie
Com'era temibile, i tassi di interesse, ossia il costo del denaro per i clienti, sono in salita. L'esplosione dello spread sovrano e i declassamenti a raffica del rating italiano iniziano a mostrare i loro effetti negativi. I tassi medi ponderati sui prestiti a famiglie e società non finanziarie sono saliti a gennaio 2012 in media al 4,23% annuo, 56 punti base in più rispetto a un anno prima. Del resto sul mercato è evidente da mesi il tentativo delle banche di scaricare sui clienti una piccola parte del caro spread che ne rende problematica. Crescono anche i tassi sui mutui per l'acquisto di case, che secondo il bollettino Abi a gennaio 2012 si sono portati a una media annua del 4,15% contro il 3,99% di dicembre. L'aumento, si legge, "è da attribuire, fra l'altro, anche a una maggiore quota del flusso di finanziamenti a tasso fisso, passata nell'ultimo mese dal 37,6% al 39,2% (era 31,8% a ottobre)".

Le sofferenze
Boom per i crediti non restituibili
I prestiti rallentano, le sofferenze aumentano, urge un nuovo patto tra banche imprese e governo, perché nel 2012 la recessione non faccia nuovi e più gravi danni. Sui dati Abi, a fine 2011 i prestiti a famiglie e società non finanziarie erano pari a 1.512 miliardi di euro, in crescita dell'3,6% sull'anno prima. L'aumento in gennaio 2012 è stato dell'1,6%, molto ridotto ma superiore alla media dell'area euro (+1,3%).

In compenso le sofferenze bancarie, che evidenziano i crediti di difficile riscossione, sono salite a 107 miliardi a fine 2011. Quasi il doppio rispetto a fine 2009, e in progressione geometrica rispetto ai 77 miliardi di fine 2010. Secondo l'Abi si tratta anche dell'effetto di "operazioni realizzate da alcune banche negli assetti societari". Ma il segno della crisi non manca, e nel 2012 farà più male.

Per questo, come già a metà 2009, i banchieri italiani stanno tornando al tavolo con imprese e associazioni, per mettere a punto nuove misure emergenziali. Allora fu la moratoria sui crediti a famiglie e imprese, che a inizio 2011 sembravano non più necessarie mentre ora lo sono più che mai. Bankitalia e governo benedicenti.

(18 febbraio 2012) www.repubblica.it
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Re: Il Paese non risparmia più nuovi depositi giù dell'80%

Messaggioda franz il 18/02/2012, 10:32

Gli amici di NoiseFromAmerica ironizzano sull'articolo:

Compito per il fine settimana. Spiegare in meno di cento parole a chi ha messo il titolo (spero non sia il giornalista) a questo servizio di Repubblica perché il risparmio è cosa diversa dai nuovi depositi. Al giornalista invece chiedere: ma non è che nel 2011 è successo qualcosa in campo fiscale che può aver scoraggiato i depositi? E che forse valeva la pena menzionare?
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Re: Il Paese non risparmia più nuovi depositi giù dell'80%

Messaggioda pianogrande il 18/02/2012, 11:40

C'è un altro dato che mi sembra sia sfuggito.
La pochissima fiducia che hanno gli italiani nelle banche.
Sfiducia che ha due aspetti principali: la paura di perdere i propri risparmi perché le banche stanno diventando a rischio e l'assoluta sfiducia nel ruolo di consulenti dei funzionari delle banche.
Basta parlare con qualcuno di questi signori per sentirsi presi in giro o direttamente trattati da imbecilli.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Il Paese non risparmia più nuovi depositi giù dell'80%

Messaggioda flaviomob il 18/02/2012, 11:46

500 miliardi in più per la circolazione europea. Benissimo, ma dove li ha presi Draghi? Ha solo stampato carta, o provengono dal gettito fiscale?


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Re: Il Paese non risparmia più nuovi depositi giù dell'80%

Messaggioda franz il 18/02/2012, 12:58

flaviomob ha scritto:500 miliardi in più per la circolazione europea. Benissimo, ma dove li ha presi Draghi? Ha solo stampato carta, o provengono dal gettito fiscale?

Contrariamente alla classica e mirabile risposta di quelo ("la seconda che hai detto")

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io direi "la prima che hai detto" ma chiedo conferma trilogy!
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Re: Il Paese non risparmia più nuovi depositi giù dell'80%

Messaggioda franz il 19/02/2012, 11:44

Naturalmente malgrado i 500 miliardi della BCE all'1%, tutto è fermo.
Fino a quando non si sblocca la situazione greca (i 130 milardi da erogare, oltre ai 140 già erogati) le banche preferiscono attendere. Si', hanno comprato i vari BOT e CCT (quindi prestano soldi allo stato, in cambio di interessi ben baggiori dell1%) ma non alle imprese. la crisi greca quindi la stanno pagando anche tutte quelle imprese che hanno bisogni di capitali per ripartire.



http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... -30137390/

Risorse per ripresa, le aziende denunciano
"Soldi con il contagocce e troppo cari"

I tassi per i prestiti alle Pmi sono saliti al 4,98% contro il 4,29% della media Ue. Le aziende lamentano criteri sempre più stringenti sui fidi come ai tempi del crac Lehman. Asfissia o schiacciamento del credito, come lo definisce Bankitalia. Meno soldi all'economia. E dunque meno consumi, scarsi investimenti, più recessione. Torna la spirale del 2008. Siamo sulla stessa barca, si difendono le banche

di VALENTINA CONTE

ROMA - La linfa ha smesso di circolare. Quasi come nel 2008. Allora fu la finanza scriteriata "made in Usa" a contagiare il mondo con la peste dei subprime e dei titoli salsiccia. Ora la crisi europea dei debiti sovrani e il default (minacciato) di paesi e moneta unica. Il risultato è simile. Credit crunch, rubinetti chiusi, meno soldi per tutti. Le banche sono sotto pressione. Si fidano poco le une delle altre, costrette a pensare ai propri bilanci, prima e più che ad irrorare l'economia. Le imprese, non ancora fallite, faticano ad ottenere fidi per investire. Le coppie, anche quelle con le garanzie giuste (il posto fisso, ad esempio), rinunciano all'avventura del mutuo, nonostante i tassi ufficiali molto bassi. Allo sportello, si sa, è tutta un'altra storia. Niente mattone, si erodono addirittura i risparmi, un record per un Paese "formica"(crollo dell'80% dei nuovi depositi nel 2011, da 130 a 24 miliardi). Così, l'economia in apnea si avvita. Meno soldi erogati, meno richiesti. Giù: consumi, investimenti, redditi. Su: recessione.

Aziende a secco. Il grido è sempre più alto. Le imprese italiane, già vessate da 70-80 miliardi di crediti verso la Pubblica amministrazione non ancora rientrati, denunciano la stretta: criteri sempre più stringenti dalle banche per prestiti e nuove linee di credito negli ultimi tre mesi del 2011, come nell'ultimo trimestre del 2008, all'indomani del crac Lehman. Bce e Bankitalia confermano. Avvertendo, come fa l'istituto europeo nell'ultima indagine presso le banche centrali dell'Eurozona (il Bank Lending Survey), che le condizioni per le grandi aziende sono peggiori di quelle applicate alle piccole.

L'ultimo bollettino di via Nazionale segnalava già in dicembre la frenata nello stock di prestiti alle imprese non finanziarie: 894 miliardi di euro dai 915 del mese precedente. Due giorni fa la stessa Abi (l'associazione delle banche italiane) ha definito il quadro di gennaio dei prestiti a famiglie e imprese, cresciuti dell'1,6% sull'anno, a fronte del tendenziale di dicembre pari al 3,6%. Una scivolata non da poco. Se si considerano anche i prestiti ad assicurazioni, fondi pensione, finanziarie l'aumento è un pallido 0,6%. Nel quinquennio 2003-2008 si viaggiava a un ritmo dell'8,6% l'anno. Vero è che anche le richieste di prestiti per investimenti delle imprese sono crollate del 50% nell'ultimo trimestre del 2011. Resistono solo quelle per ristrutturazioni e consolidamento del debito. Un segnale allarmante.

La difesa delle banche. "Banche e imprese sono sulla stessa barca", spiega il presidente dell'Abi Mussari. La barca della recessione, della crisi europea, della Grecia sull'orlo del crac. Ma anche dell'Eba (l'autorità europea delle banche) che, dopo l'ennesima (e inefficace) tornata di stress test, pretende patrimoni più robusti e dunque nuove ricapitalizzazioni in capo alle banche, anche italiane. La posizione dell'Abi è chiara: non si tratta di credit crunch, ma di una domanda minore. Si chiedono (e dunque si ottengono) meno soldi. Le sofferenze, poi, esplodono (sopra i 100 miliardi) e la prudenza nell'erogare fidi, prestiti, mutui, crediti è d'obbligo. Quando poi i cordoni si allargano, il denaro costa di più, perché la sua raccolta è meno facile e dunque cara. I tassi applicati alle Pmi sui nuovi prestiti fino a un milione di euro salgono dal 4,62% di novembre al 4,98% di dicembre, sopra la media Ue (dal 4,34 al 4,29%). A cosa è servito - si chiedono però imprese e famiglie - il generoso maxi-prestito all'1% da 500 miliardi della Bce alle banche europee? Dove sono finiti quei soldi? Come sono stati utilizzati? Perché non arrivano all'economia reale? E cosa ne sarà dell'altra iniezione che a breve la Bce somministrerà ancora all'Europa malata? L'Abi non esclude, intanto, una nuova moratoria sui debiti delle imprese. "Quella del 2008 ci è costata 15 miliardi", ricorda.

(19 febbraio 2012) www.repubblica.it
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Re: Il Paese non risparmia più nuovi depositi giù dell'80%

Messaggioda flaviomob il 19/02/2012, 12:04

Beh questa visione è ribaltata rispetto alla realtà. La crisi ha origine a partire dai titoli tossici detenuti dalle banche e la conseguenza di questa lunga crisi è stato che, tra salvataggi di banche, crisi economica e spese per gli ammortizzatori sociali, riduzione delle entrate fiscali, tutti gli stati hanno avuto problemi di bilancio e la speculazione ha attaccato i più deboli (e corrotti, certo) come fa il pescecane quando sente odor del sangue. Tra parentesi, se l'UE non si è accorta della corruzione dilagante in alcuni stati e dell'insostenibilità di certi bilanci pubblici, significa che è una burocrazia elefantiaca ed incompetente, forse anche connivente. C'è qualcosa di marcio e non solo in Danimarca...

Ora la storia si ripete: apparentemente per salvare i più deboli ci sono meno soldi per le aziende, ma la realtà è che alle banche viene lasciata ancora una volta la libertà di ingrassarsi - grazie al differenziale tra interessi BCE e interessi dei titoli di stato - e di lasciar morire le aziende. Questi banchieri di m... devono andarsene subito fuori dagli zebedei! Piuttosto, nazionalizziamo le banche.
Dasvidaniya.


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Re: Il Paese non risparmia più nuovi depositi giù dell'80%

Messaggioda franz il 19/02/2012, 12:13

Tutto ha origine a sua volta da qualcosa che è successo prima ma eviterei di seguire percorsi del genere altrimenti arrivano come sempre al peccato originale :lol:
Ogni bolla che scoppia, rischia di farne scoppiare altre, prima del tempo, ma non è "colpa" di uno scoppio se unaltra bolla vicino salta. Tutte le bolle devono scoppiare prima o poi e questa (il debito pubblico) non è da meno.
Ha le sue resposnabilità e sono politiche. Non cerchiamo scuse. Negli stati con i conti in ordine la bolla nei subprime non ha creato alcun problema. La svezia per esempio, tanto per citare un esempio che di soluito a sinistra si evita di contestare. Ma anche la Germania, pur appesantita, ha potuto fare i suoi salvataggi senza ridursi come i PIIGS.
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Re: Il Paese non risparmia più nuovi depositi giù dell'80%

Messaggioda flaviomob il 19/02/2012, 12:35

Tutto giusto. Ma allora ammetti nella moneta unica solo paesi che hanno il debito pubblico/PIL al 50%, gli altri fuori a svalutare.


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Re: Il Paese non risparmia più nuovi depositi giù dell'80%

Messaggioda trilogy il 19/02/2012, 12:42

franz ha scritto:
flaviomob ha scritto:500 miliardi in più per la circolazione europea. Benissimo, ma dove li ha presi Draghi? Ha solo stampato carta, o provengono dal gettito fiscale?

Contrariamente alla classica e mirabile risposta di quelo ("la seconda che hai detto")

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Le banche centrali con il gettito fiscale non centrano nulla. E' tutta carta. In questa fase l'economia e i mercati finanziari sono tenuti in piedi dalla enorme quantità di carta messa a disposizione dalle banche centrali di Europa, USA, Giappone.
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