La decisione è stata presa all'unanimità dall'ufficio di presidenza. Ieri gli strali di Bersani
Il Pd fa quadrato contro Lusi, espulso
L'ex tesoriere della Margherita non fa più parte del Pd dopo l'accusa di avere sottratto fondi dal conto del partito di Rutelli
MILANO - Il senatore Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita indagato per espropriazione indebita ai danni dell'ex partito, è stato escluso dal gruppo del Pd a Palazzo Madama. La decisione, a quanto si apprende da una nota, è stata presa all'unanimità dall'ufficio di presidenza del gruppo. «L'Ufficio di presidenza del gruppo del Pd al Senato - si legge nel comunicato - ha deliberato all'unanimità, in una riunione che si è svolta questa mattina, su proposta della presidente Anna Finocchiaro, l'esclusione del senatore Luigi Lusi dal gruppo stesso». Già il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, aveva ipotizzato la sua espulsione, spiegando che «noi non facciamo sconti a nessuno». Oggi la ratifica di una decisione che era dunque già nell'aria.
POTRA' FARE RICORSO - L'esclusione dal gruppo decretata nei confronti di Lusi, ovvero la sua espulsione, è la sanzione più grave prevista dal Regolamento del gruppo Pd. Sta ora a Lusi accettarla e chiedere l'iscrizione a un altro gruppo parlamentare oppure ricorrere contro la decisione del direttivo, facendo appello all'assemblea dei senatori Pd. Le sanzioni sono stabilite dall'articolo 10 del Regolamento del guppo parlamentare Pd di palazzo Madama. «Il Direttivo, su proposta del Presidente, in caso assenze ingiustificate e reiterate o per gravi violazioni del presente Regolamento, nonché del codice etico del Partito Democratico - è scritto- può assumere i seguenti provvedimenti: a) richiamo orale; b) richiamo scritto; c) sospensione, fino a dieci giorni, dalle cariche interne al Gruppo o dalla partecipazione all'Assemblea del Gruppo; d) esclusione dal Gruppo. Contro le decisioni del Direttivo il Senatore può far ricorso all`Assemblea».
«BASTA FINANZIAMENTO PUBBLICO» - Intanto sulla vicenda intervengono anche i Radicali, che sono stati eletti nelle fila del Pd e di cui condividono l'appartenenza al gruppo, tornando alla carica sulla cancellazione dei contributi pubblici alla politica: «Il finanziamento pubblico ai partiti deve essere azzerato, altro che dimezzamento - ha detto il segretario Mario Staderini -. Se non lo farà il Parlamento, torneremo a dare la parola agli italiani con un referendum totalmente abrogativo, come quello che vincemmo nel 1993 con il 90,3% di favorevoli».
Redazione Online www.corriere.it
Lusi escluso da gruppo Pd a Palazzo Madama
Letta: "Situazione incredibile"
Tiene banco la vicenda dei soldi sottratti dall'ex tesoriere della Margherita, che propone patteggiamento di un anno di pena, ma i pm temporeggiano. Stradiotto (Pd): "Per le compagne elettorali i soldi non c'erano mai". Orlando (Pd): "Deve dimettersi". Se lo farà in Senato entrerà Stefano Fassina
ROMA - L'ufficio di presidenza del gruppo Pd al Senato ha escluso il senatore Luigi Lusi. Stando a quanto si apprende, il senatore era stato invitato a dimettersi, non ha accettato e quindi il gruppo, all'unanimità, lo ha escluso. Luigi Lusi, ex tesoriere Margherita, indagato per essersi appropriato di 13 milioni di euro 1, ha proposto di patteggiare circa un anno di pena, ma i pm non la ritengono congrua. Per Lusi l'accordo potrebbe chiudersi con una condanna a 2 anni di reclusione, o un po' meno (il massimo della pena è 3 anni), compresa sospensione condizionale. Intanto è in corso la trattativa per la restituzione dei soldi. Il parlamentare ha depositato in procura una bozza di fideiussione bancaria che copre circa cinque milioni di euro. L'ex tesoriere, il quale ha ammesso il prelievo del danaro dalle casse della Margherita, non è in grado di consegnare più di cinque milioni, tenendo conto che dei 13 milioni prelevati cinque sono stati versati all'erario per le operazioni immobiliari, ossia l'acquisto di un lussuoso appartamento nel centro di Roma ed una villa a Genzano, e per le operazioni finanziarie (soldi trasferiti in Canada) da lui svolte. I vertici della Margherita stanno valutando la copertura fideiussoria e, se la garanzia sarà ritenuta adeguata, potrebbero accettare la proposta. Subito dopo ci sarà la chiusura delle indagini del pm Stefano Pesci.
Per Enrico Letta, che dalla Margherita proviene, la vicenda dei soldi sottratti dall'ex tesoriere 2, è "incredibile". Al punto che il vicesegretario del Pd chiede che "si riunisca al più presto l'organo di gestione della Margherita per chiarimenti e decisioni". Ricorda Marco Stradiotto, senatore Pd ed ex esponente della Margherita: "So che quando servivano i soldi per le campagne elettorali non c'erano. Nel 2006 la campagna di Prodi l'abbiamo fatta coi fichi secchi, proprio perchè Lusi aveva chiuso i cordoni della borsa 'tanto si vinceva lo stesso'. Se avessimo fatto una campagna più aggressiva invece di pareggire avremmo magari vinto. I soldi all'interno di un partito devono essere usati per fare politica. Ma se poi avvengono questi fatti la situazione fa riflettere".
E in effetti più passano i giorni, più diventa chiara l'enormità di una situazione che ha visto "sparire" 13 milioni di euro senza che nessuno se ne sia accorto. E anche se, come dice Antonio DI Pietro, non si può fare un parallelo tra il caso Lusi e Mario Chiesa che diede il via Tangentopoli ("Non c'azzecca niente, sono cose diverse"), la questione apre una questione di fondo: quella del finanziamento pubblico ai partiti e le regole che lo disciplinano.
"Occorre - dice il vipresidente del Pd, Vannino Chiti - che il finanziamento, collegato alle elezioni, sia più contenuto, erogato in tempi più definiti e non più a partiti nel frattempo scomparsi, ancorato, in parte, al metodo democratico per la scelta dei candidati alle elezioni e alla presenza di entrambi i sessi. Deve infine essere preteso, pena la non erogazione, che il controllo sull'uso delle risorse pubbliche avvenga con certificazione esterna ai partiti". L'ex ministro propone inoltre "l'obbligo per i gruppi parlamentari di rendere pubblico il bilancio". Richiesta analoga arriva anche dal Pdl con il vice presidente della Camera Antonio Leone che suggerisce di "porre fine all'erogazione a fondo perduto dei contributi e istituire per legge la trasparenza contabile dell'utilizzo dei fondi. I partiti non possono più restare soggetti svincolati dalle regole generali".
Il capogruppo di Futuro e libertà alla Camera, Benedetto Della Vedova, si spinge oltre chiedendo "di dare forza di legge al principio costituzionale dello statuto democratico dei partiti. Un partito politico, a maggior ragione se percepisce un rimborso o un finanziamento pubblico non può essere un'associazione privata senza alcun vincolo di democraticità e trasparenza interna".
Parallelamente a quello giudiziario, si decide il destino politico di Lusi, che del Pd è senatore. "Deve dimettersi, assolutamente" ha detto il deputato democratico Andrea Orlando. Se così sarà al posto di Lusi subentrerà il responsabile economico del Pd StefanoFassina, primo dei non eletti nella circoscrizione Liguria.
Un cambio in corsa che su Facebook viene chiesto a gran voce con toni che riecheggiano il celebre spot ideato dall'agenzia proforma per la campagna elettorale del sindaco di Bari, Michele Emiliano. "Metti a Cassano" era allora l'appassionata richiesta dei tifosi pugliesi al mister della nazionale. Ora i democratici scrivono "metti a Fassina", come recita il nome del gruppo nato su Facebook e che ha come logo la foto del responsabile economia del Pd, ripreso con la maglietta del fantasista barese. In pochi minuti, il gruppo ha raggiunto decine di contatti.
(01 febbraio 2012) www.repubblica.it