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Giornata della memoria

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Giornata della memoria

Messaggioda flaviomob il 27/01/2012, 9:57

Ebrei, rom, sinti, omosessuali, oppositori politici, testimoni di Geova, malati psichiatrici, disabili, slavi, prigionieri di guerra. Hitler ne voleva la riduzione in schiavitù e l'eliminazione. Anche molti soldati italiani, dopo la disfatta del fronte russo, furono imprigionati nei lager tedeschi dagli stessi soldati con cui avevano combattuto fianco a fianco. Mio nonno tornò a casa che pesava quaranta chili e per il resto della sua vita non riuscì a dormire più di tre - quattro ore per notte. Molti altri non tornarono affatto.


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Re: Giornata della memoria

Messaggioda pianogrande il 27/01/2012, 11:02

La memoria funziona bene tramite associazioni.
Stiamo attenti a tutte quelle cose presenti che ci richiamano quei fatti, quei comportamenti, quella propaganda.
Stiamo attenti a quei momenti in cui ci fa così comodo considerare qualcuno inferiore o estraneo.
Vedere un negro lacero e affamato non ci fa lo stesso effetto che vedere un bianco?
Bambini compresi?
Ecco uno spunto di riflessione.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Giornata della memoria

Messaggioda franz il 27/01/2012, 12:29

Antisemitismo, razzismo e xenofobia in genere, contro minoranze etniche e stranieri, sono ancora ben vivi in Europa e in Italia. Lo mostrano diverse indagini condotte a livello europeo e ... anche senza indagini lo si vede nelle dichiarazioni di vari esponenti politici europei della destra populista e razzista, Lega compresa.
Recentemente ho letto "Costruire il nemico" di Umberto Eco, dove si parla dei vari nemici che l'europa ha inventato per tenere i loro popoli a freno. Non solo ebrei ma anche gruppi religiosi (le sette e gli eretici), le streghe, i saraceni, gli zingari, gli appestati ed untori. Tutto nasce nel medioevo europeo e si trascina da allora. E' un racconto breve che dà il titolo al libro e vale la pena di leggerlo, perché ci sono tante altre riflessioni, come quella per esempio sul relativismo etico e morale.
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Re: Giornata della memoria

Messaggioda franz il 27/01/2012, 14:43

Shoah, la giornata della memoria
"Stroncare rigurgiti di antisemitismo"

Il presidente della Repubblica: "Ricordare, miglior antidoto contro negazionismo, intolleranza e violenza". La cerimonia istituzionale aperta dal messaggio di Monti: "Momento molto delicato per Italia ed Europa, xenofobia e intolleranza non intacchino i nostri valori fondanti"

Shoah, la giornata della memoria "Stroncare rigurgiti di antisemitismo" Giorgio Napolitano (ansa)
ROMA - Ricordare. Una "scuola di memoria" come antidoto a "quei rigurgiti di negazionismo e antisemitismo, di intolleranza e di violenza che per quanto marginali sono da stroncare sul nascere": è netto il messaggio di Giorgio Napolitano al Quirinale in occasione della giornata della memoria dell'Olocausto, che si celebra in Italia e in tutto il mondo a 67 anni dal giorno in cui le truppe sovietiche arrivarono ad Auschwitz.

Di fronte ad una platea folta di studenti, il presidente della Repubblica ha inquadrato il tema in prospettiva europea, invitando a non dimenticare i valori della Ue: il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti alle minoranze. "L'Europa è questo", ha detto il capo dello Stato. E non bisogna dimenticarsene perché distratti dalla crisi finanziaria ed economica: "dobbiamo fare i conti con queste assillanti realtà, ma non perdiamo di vista il senso e i valori della costruzione europea". Per il capo dello Stato le ragioni del nostro stare insieme "sono lì" in quel fondamento di pace e di civiltà su cui l'Europa ha trovato la sua unità ed è chiamata a far leva per il suo futuro".

Napolitano si è commosso ricordando il suo viaggio ad Auschwitz, vent'anni fa, con Giovanni Spadolini, in rappresentanza del Parlamento italiano. Con la voce rotta, il presidente ha sospeso il suo discorso per qualche istante, per poi riprendere. La Shoah è stata una "tragedia dell'Europa", ha aggiunto, ed occorre vigilare "contro ogni ricaduta nel nazionalismo, nella ricerca del nemico, nel rifiuto del diverso".

Riprendendo le parole di Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane - che ha definito i negazionisti i "nuovi nazisti" e ricordato come la giornata debba essere un'occasione di riflessione condivisa che abbracci anche le altre vittime di quel periodo 2 - Napolitano ha lanciato un monito analogo: la giornata della memoria funga da riflessione su ogni tipo di discriminazione e razzismo, di ieri e di oggi.

Un messaggio altrettanto chiaro, con un preciso richiamo alle radici dell'Europa, è giunto da Mario Monti, che ha aperto in mattinata le celebrazioni. Il momento che Italia ed Europa stanno vivendo è molto delicato e "in questo contesto, più che mai, occorre vigilare perché rigurgiti di antisemitismo, xenofobia, intolleranza non intacchino i nostri valori fondanti, vanificando lo sforzo che tutti insieme stiamo compiendo per consolidare la nostra convivenza civile", ha detto il presidente del Consiglio, celebrando la ricorrenza "che vede la comunità ebraica dolorosamente protagonista nel ricordo della disumana criminalità nazista che ha generato la tragedia della Shoah".

Il ricordo della Shoah, sottolinea il premier, è alla base dei valori della Ue. "Il nostro Paese ha tratto insegnamento dagli errori e dagli orrori del passato e da questi ha costruito la sua identità sui valori di dignità umana, libertà, democrazia e uguaglianza: gli stessi valori sui quali è nata e si è rafforzata l'Unione europea". E oggi più che mai, secondo il presidente del Consiglio, "la storia e la sua memoria chiedono l'impegno ed il coraggio di tutti ad ogni livello".

Monti ricorda di avere avuto già modo di dire che "la crisi (ogni crisi, aggiungo) per essere superata in tutti i suoi gravi profili richiede di guardare in avanti con coraggio, con speranza, ma anche di riscoprire le proprie radici; lo ribadisco oggi, anche con maggiore forza. La memoria della Shoah", dice ancora, "è la parte costitutiva di queste radici, ancoraggio che impedisce di abbandonare la meta, che resta sempre quella della pace, della giustizia, della libertà per ogni uomo e per ogni popolo".

Le leggi razziali sono una pagina dolorosa per l'Italia, che con esse si rese complice della Shoah, ha detto Gianfranco Fini. Le leggi per la discriminazione delle razze restano "una macchia indelebile per il nostro Paese", ha sottolinato il presidente della Camera. Celebrare la giornata della memoria è giusto, ha detto ancora Fini, "perché si tenga sempre presente l'Olocausto, ma soprattutto perché si immettano nella società italiana gli antidoti per evitare nuove forme di discriminazione, di razzismo, di odio tecnico e di odio religioso".
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Re: Giornata della memoria

Messaggioda flaviomob il 27/01/2012, 23:46

La Memoria omosessuale
di Francesca Addei
[27 gen 2012]

A Berlino, dopo la prima guerra mondiale, la libertà in tutte le sue forme si respira per la strada: night club, locali che attirano turisti e curiosi, c’é un gran fermento per le strade, si balla ovunque e in questo clima i movimenti di liberazione omosessuale fioriscono fino a rendere la città un vero e proprio paradiso per gli omosessuali. Ma con l’ascesa al potere del Partito nazista, l’omosessualità è messa al bando: per sua stessa natura infatti non contribuisce alla crescita demografica e al delirante progetto di perfezionamento della razza ariana; gli omosessuali sono considerati quindi nemici dello stato.

Nonostante questo però il trattamento riservato a loro inizialmente è diverso rispetto a quello riservato agli ebrei; si prova infatti a convincerli a una conversione verso una normale sessualità e a un atteggiamento più dignitoso. Sono pur sempre tedeschi, deviati ma tedeschi. Per tutti quelli che non si lasciano convincere c’è, naturalmente, la deportazione.

Ernst Röhm, comandante delle SA, primo gruppo paramilitare del partito, è omosessuale e non lo nasconde, si iscrive persino alla Lega dei Diritti Umani che è la più grande organizzazione tedesca per i diritti degli omosessuali: inizialmente Hitler, suo amico intimo, tenta di proteggerlo dagli estremisti del partito che ritrovano in questa sua inclinazione una violazione del principio di omofobia su cui si basa il nazismo, ma quando poi inizia a vederlo come un pericolo per la sua egemonia, sfrutta come pretesto la sua omosessualità e ne ordina l’arresto e poi l’uccisione.

Sebbene in Germania il Paragrafo 175 e cioè la legge del Codice penale tedesco che considera un crimine i rapporti di tipo omosessuale esistesse già dal 1871, è con l’eliminazione di Rohm che inizia l’escalation e nel 1936 Heinrich Himmler, comandante delle SS, istituisce a tale scopo l’Ufficio centrale del Reich per la lotta all’omosessualità e all’aborto: «Dobbiamo sterminare tutta questa gente, cioè ogni omosessuale, estinguendoli completamente. Non possiamo permettere al Paese un pericolo del genere. Gli omosessuali devono essere completamente eliminati». E non sono necessarie prove inconfutabili per essere catturati, basta una voce, un pettegolezzo, una soffiata.
Il regime ha deciso quindi di ripulire la Germania dalla piaga dell’omosessualità e tra il 1933 e il 1945 circa 100.000 persone furono arrestate e 15.000 di loro deportate nei campi di concentramento. Il 60% di questi non fece ritorno a casa. Tutti con il loro triangolo rosa apposto sul petto. Nero invece per le lesbiche, marchiate come antisociali.

L’Olocausto, che si ricorda oggi 27 gennaio, Giorno nella Memoria, la data in cui nel 1945 l’Armata Rossa fece irruzione nel Campo di concentramento di Auschwitz liberando i pochi superstiti, miete 6 milione di vittime tra ebrei, nomadi, oppositori politici, omosessuali, immigrati, neri, disabili, sloveni, Testimoni di Geova.
E se uno sterminio può essere peggiore di un altro, forse fu proprio quello degli omosessuali, che è inspiegabilmente il meno ricordato. Il peggiore di tutti gli stermini: tantissimi uomini furono infatti sterilizzati, castrati e all’interno degli stessi campi di concentramento emarginati e a volte uccisi a bastonate dagli altri prigionieri; la legge del più forte che emerge quando un uomo è ridotto a non essere più un uomo fa sì che il più debole sia sottomesso e in quell’inferno l’anello debole della catena erano proprio gli omosessuali.
Le donne, lesbiche, erano molto ricercate all’interno dei bordelli aperti nei campi per soddisfare le voglie sadiche dei soldati nazisti, e venivano beffeggiate e messe alla berlina con un gusto particolare.

Gli omosessuali furono utilizzati anche come cavie per studiare il gene dell’omosessualità e per sperimentare trattamenti atti a guarire dalla stessa, per evitare per esempio che bambini ariani possano un giorno tradire la loro patria diventando gay. Tra le atrocità peggiori, ricordiamo il trattamento ad opera di Carl Peter Vaernet, il quale impiantò sotto la cute di vari uomini una speciale ghiandola artificiale che avrebbe dovuto secernere testosterone. Naturalmente quasi nessuno sopravvisse all’esperimento.

Ma torniamo a Berlino, oggi: all’ingresso del Tiergarten c’è un monumento dedicato all’olocausto degli omosessuali. A vederlo da lontano si stenta a capire che si tratti di un monumento: in fondo è solo un rettangolo grigio, spoglio, spigoloso. Ma se si guarda dentro la finestrella c’è un monitor su cui è proiettata perennemente l’immagine di due ragazzi che si baciano. E si baciano da anni, e potranno farlo per sempre, al riparo da sguardi indiscreti, lontano dai pericoli, senza temere nulla. Sono invisibili, sono nascosti eppure sono al centro del parco più grande di Berlino. Sono liberi di baciarsi ma al tempo stesso sono al sicuro, perché solo le persone curiose e attente riusciranno ad ammirare il loro tenero bacio. Per non dimenticarlo mai.

Francesca Addei

http://www.cronachelaiche.it/2012/01/me ... osessuale/


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Re: Giornata della memoria

Messaggioda flaviomob il 29/01/2012, 17:51


Omosessuali, rom, disabili le vittime senza nome dell'Olocausto



Venerdì 27 Gennaio 2012


Eccidi dimenticati. Sperimentazioni a lungo negate, per lo più su bambini. Accanto agli ebrei, sono centinaia di migliaia le persone morte nei campi di sterminio nazisti

di la Repubblica

Aktion T4, Porrajmos e Omocausto. Hanno un nome, quelli che in molti definiscono gli Olocausti dimenticati. Disabili, rom e omosessuali sterminati durante gli anni del nazismo, grazie anche al ruolo svolto dai regimi fascisti collaborazionisti. Spesso non hanno più un volto e una voce, perché furono in pochi a sopravvivere ai folli piani di sterminio messi in atto da Hitler e a poter, quindi, trasmettere quella Memoria, fondamentale per tramandare le atrocità commesse dall'uomo. Anche la matematica dell'orrore, quella che dovrebbe documentare e far comprendere nella sua brutalità numerica, con le cifre delle persone morte, la portata di questo sterminio, deve fare i conti con documenti fatti sparire o con (è il caso dei rom) l'assenza di una tradizione scritta. Oppure, come avviene per i gay, con la negazione della loro omosessualità, anche dopo la liberazione dai campi di concentramento.

Anche i Testimoni di Geova furono perseguitati, tra il 1933 e il 1945 (diecimila internati, prevalentemente tedeschi): a loro veniva anche offerta - invano - la possibilità di rinunciare al loro credo religioso, in cambio della libertà. Olocausti che - come hanno fatto notare, non senza qualche polemica, alcune associazioni - si è spesso cercato di dimenticare. E sono proprio le associazioni come l'Avi (per la tutela delle persone disabili), Arcigay e Gay Center, Opera Nomadi e Aizo (rom e sinti) ad aver organizzato, nella settimana della Memoria, alcuni eventi, in tutta Italia, per cercare di far conoscere, ad esempio, l'Aktion T4, il programma nazista di eutanasia che, in nome dell'igiene della razza cara ai nazisti, portò alla soppressione di almeno 70mila persone affette da malattie genetiche, inguaribili o da malformazioni fisiche.

O l'Omocausto, che portò alla morte di almeno 7mila omosessuali nei campi di sterminio nazisti (oltre alle decine di migliaia di persone che vennero condannate sulla base del Paragrafo 175, quello che puniva gli atti e, persino, le fantasie omosessuali). E, infine, lo Porrajmos, che in lingua romaní indica la "devastazione": furono più di mezzo milione i rom e i sinti morti nei campi di sterminio. I piani di sterminio degli zingari vennero attuati non soltanto nei territori annessi dal dominio nazista, ma anche da parte dei governi collaborazionisti, come la Romania e la Jugoslavia, che furono, insieme alla Polonia, tra i principali teatri di questa persecuzione. Ad Auschwitz erano rinchiusi nel tristemente noto Zigeunerlager, ed erano contraddistinti dal triangolo marrone. Come Barbara Ritter, cecoslovacca rom, scomparsa due anni fa. Una delle poche persone a raccogliere la sua testimonianza, durante un incontro che si è tenuto a Ginevra, è stata Carla Osella, presidente dell'Aizo (Associazione Italiana Zingari Oggi). A lei ha raccontato della deportazione nel campo, nel reparto dell'"angelo della Morte", quel Josef Mengele noto per i suoi esperimenti medici e di eugenetica che svolse usando come cavie umane i deportati, anche bambini. "Barbara venne rinchiusa nel lager di Mengele, e qui sottoposta ad una serie di esperimenti. Le inocularono la malaria, per vedere se era in grado di guarire. Non morì, a differenza di tante persone, tutti bambini, che erano con lei", racconta Osella. "Uno dei racconti più atroci che mi fece, fu quello che vide per protagonista un bimbo, ad Auschwitz. Per tenere buoni i bambini, Mengele era solito dar loro della cioccolata. Un giorno prese uno di questi e, proprio di fronte a Barbara, gli sparò, senza alcuna apparente motivo".

Barbara assistette anche a numerosi tentativi di ribellione, da parte dei rom, nei confronti dei soldati nazisti. "La Ritter si salvò, perché, dopo essere stata trasferita a Buchenwald, riuscì a fuggire, mentre chi era rimasto ad Auschwitz fu ucciso", ricorda ancora la presidente dell'associazione. Ma i racconti come questo sono pochi. "Non ho notizia, in Italia, di nessun rom sopravvissuto all'Olocausto, che sia ancora in vita - dice Massimo Converso, presidente dell'Opera Nomadi - E poi c'è il problema, a livello di trasmissione della memoria, dell'assenza di una tradizione scritta. I rom erano spesso analfabeti". Mezzo milione i morti certi, anche se di moltissimi zingari si è persa ogni traccia, senza che si possa dire con certezza che siano stati uccisi dai nazisti. E questo potrebbe spiegare perché altre stime parlino di un milione e mezzo di morti. In provincia di Viterbo, a Blera, ne vennero chiusi una cinquantina in un campo di concentramento repubblichino, sconosciuto ai più. "Dal settembre del 1943 al giugno del 1944", spiega Converso, che ieri, a Roma, ha preso parte alla tradizionale fiaccolata che ricorda i rom uccisi. Silvia Cutrera, a capo dell'Avi (associazione per la vita indipendente) è, invece, riuscita a intervistare il tedesco Friedrich Zawrel: classe 1929, venne internato nello "Am Spiegelgrund", un ricovero, a Vienna, per bambini "disturbati mentalmente", e che, sotto il Terzo Reich, fu trasformato in "centro dell'orrore". Era considerato affetto da comportamento deviato, perché figlio di un alcolizzato non in grado di prestare servizio militare: in più aveva anche marinato alcune lezioni, a scuola. "Ha personalmente assistito agli esperimenti condotti sui bambini, ricoverati insieme a lui - racconta la Cutrera - Non venivano uccisi, ma si somministravano loro farmaci, per vedere chi riusciva a vivere più a lungo oppure per studiare le loro reazioni. Anche lui fu costretto a prendere medicine letali". Dopo aver subito molestie e violenze, ha cercato di fuggire. Riacciuffato, è stato segregato per un anno in una cella di isolamento: è riuscito a salvarsi soltanto grazie all'aiuto di una infermiera.

Rosa era, invece, il colore del triangolo che indicava, nei campi di concentramento, gli omosessuali. "Le stime sui morti, in questo caso, sono difficilissime - racconta Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center - perché molti non volevano ammettere di essere omosessuali. Altri vennero portati nei campi di concentramento per altri motivi e, quindi, la loro omosessualità non emergeva". "E' una storia cancellata, la loro", dice Porpora Marcasciano, presidente del MIT (movimento di identità transessuale), "anche per colpa di quel pudore cattolico che porta a censurare determinati argomenti. E bisogna considerare che molti gay erano anche deportati politici e non avevano alcuna intenzione di dichiarare il loro orientamento sessuale, anche una volta liberati". Tra i pochi - è forse l'unica, in Italia, a poter ancora ricordare quegli anni di persecuzioni - c'è la transessuale Lucy, che entrò nel campo di sterminio di Dachau come Luciano. E che, nel 2010, per la prima volta, è tornata a visitare il luogo dal quale è riuscita miracolosamente a salvarsi. Alcuni volti di omosessuali internati ad Auschwitz sono esposti, da giovedì, nell'ambito di una mostra, allestita a Roma, nella sede del Municipio XI, curata da Gay Center e Arcigay Roma, con il supporto della comunità ebraica di Roma e dell'Ucei. "Di Omocausto si è iniziato a discutere in Italia grazie a quegli studiosi, soprattutto tedeschi, che hanno sollevato il caso - osserva Aurelio Mancuso, presidente di Equality - Fino a non molto tempo fa, una ventina di anni fa, non si parlava affatto delle vittime omosessuali. C'erano anche difficoltà relative alle fonti e ai documenti". "Bisogna poi ricordare quelle centinaia di persone mandate al confino dal regime fascista - aggiunge Mancuso - e che, comunque, rientravano nelle persecuzioni dell'epoca contro gli omosessuali". Mancuso evidenzia anche il ruolo chiave svolto dalle comunità ebraiche italiane nel portare alla luce la questione dell'Omocausto: "Si è fatto molto lavoro comune, fondamentale per una memoria condivisa, e tanti rabbini si sono pronunciati in merito alle persecuzioni dei gay durante il periodo nazista".

di Marco Pasqua



da :
http://www.barlettalife.it/magazine/not ... i-ebraica/


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Re: Giornata della memoria

Messaggioda flaviomob il 01/02/2012, 19:36

http://it.wikipedia.org/wiki/Irena_Sendler

Irena Sendler, da nubile Irena Krzyżanowska, (Varsavia, 15 febbraio 1910 – Varsavia, 12 maggio 2008), è stata una infermiera e assistente sociale polacca, che collaborò con la Resistenza nella Polonia occupata durante la Seconda guerra mondiale.
Divenne famosa per avere salvato, insieme con una ventina di altri membri della Resistenza polacca, circa 2.500 bambini ebrei, facendoli uscire di nascosto dal ghetto di Varsavia, fornendo loro falsi documenti e trovando rifugio per loro in case al di fuori del ghetto.

...

Nel 1942 entrò nella resistenza polacca, che al suo interno presentava forti contrasti fra la componente nazionalista e cattolica e la componente comunista, contrasti che a volte si ripercuotevano anche nelle fasi decisionali. Il movimento clandestino non comunista di cui faceva parte la Sendler, la Żegota, incaricò la donna delle operazioni di salvataggio dei bambini ebrei del Ghetto.
Come dipendente dei servizi sociali della municipalità, la Sendler ottenne un permesso speciale per entrare nel Ghetto alla ricerca di eventuali sintomi di tifo (i Tedeschi temevano che una epidemia di tifo avrebbe potuto spargersi anche al di fuori del Ghetto stesso). Durante queste visite, la donna portava sui vestiti una Stella di Davide come segno di solidarietà con il popolo ebraico, come pure per non richiamare l'attenzione su di sé.
Irena, il cui nome di battaglia era "Jolanta", insieme ad altri membri della Resistenza, organizzò così la fuga dei bambini dal Ghetto. I bambini più piccoli vennero portati fuori dal Ghetto dentro ambulanze o altri veicoli.
In altre circostanze, la donna si spacciò per un tecnico di condutture idrauliche e fognature: entrata nel ghetto con un furgone, riusciva a portarne fuori alcuni neonati nascondendoli nel fondo di una cassa per attrezzi, o alcuni bambini più grandi chiusi in un sacco di juta. Nel retro del camion teneva anche un cane addestrato ad abbaiare quando i soldati nazisti si avvicinavano, e a coprire così il pianto dei bambini.
Fuori dal Ghetto, la Sendler forniva ai bambini dei falsi documenti con nomi cristiani, e li portava nella campagna, dove li affidava a famiglie cristiane, oppure in alcuni conventi cattolici come quello delle Piccole Ancelle dell'Immacolata a Turkowice e Chotomów. Altri bambini vennero affidati direttamente a preti cattolici che li nascondevano nelle case canoniche.

Irena Sendler annotava i veri nomi dei bambini accanto a quelli falsi e seppellì gli elenchi dentro bottiglie e vasetti di marmellata sotto un albero del suo giardino, nella speranza di poter un giorno riconsegnare i bambini ai loro genitori.

Nell’ottobre 1943 la Sendler venne arrestata dalla Gestapo: fu sottoposta a pesanti torture (le vennero spezzate gambe e braccia, tanto che rimase inferma a vita), ma non rivelò il proprio segreto.

...



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