Strana profezia, il disegno di Esher qui sopra è apparso settimane fa come sfondo ad una intervista alla "femme fatale" della nosta storia "Concordia".

Ma andiamo avanti, con storie di ordinaria "raccomandazione".
Dal corriere della sera.
L'INCHIESTA
Il «raccomandato» SchettinoEcco le lettere dei capitani per la promozione a comandante: è bravo e capace. Palombo: sì, ma bugiardoGROSSETO — Com’è che Schettino è finito a comandare le navi della Costa? È una domanda che si fanno tutti. Ma per capirlo bisogna fermarsi al 21 ottobre del 2006: è il giorno della sua promozione a capo delle navi Costa «
dopo un’attenta valutazione delle candidature». E così che il Comitato — composto tra l’altro da Roberto Ferrarini, altro indagato dell’inchiesta — «ha nominato il signor Francesco Schettino al ruolo di Facente Funzione Comandante, al quale vanno le nostre felicitazioni e gli auguri di successo».
Come sia andato a finire il suo nuovo incarico, ricostruito agli atti dell’indagine, lo sanno tutti: anche se prima di terminare la sua carriera al Giglio aveva avuto un problemino non da poco in Germania e aveva guidato la Costa Allegra, la nave che ha avuto un incendio alle Seychelles. Una maledizione, quella del lupo di mare venuto da Meta di Sorrento, che lo colpisce nonostante le parole di ammirazione spese nei suoi confronti nel corso degli anni.
Il comandante della Costa Classica, Mauro Mautone, ad esempio scrive di conoscere Schettino «come mio diretto collaboratore e posso affermare che trattasi di persona molto seria, affidabile, preparata e capace. Riesce ad assumere l’atteggiamento adeguato alle circostanze e ha capacità elevate». Per farla breve: «Meritevole per il passaggio al Comando». Il comandante Mario Moretta, che lo ha avuto come secondo, non è da meno: «Persona preparata professionalmente, con ottimo bagaglio professionale, si sta ambientando molto bene». In pratica: «Lo ritengo persona di sicuro avvenire sulla quale la società potrà sicuramente contare in futuro». Il giudizio più singolare arriva dal comandante Mario Palombo, quello che la sera del 13 gennaio scorso fu chiamato per informarlo che stavano facendo un inchino in suo onore. È un ritratto piuttosto critico: «Ho notato un suo impegno nel conoscere la nave. Non c’è stato inizialmente un buon rapporto con me: per orgoglio o per motivi professionali, Schettino — in molti casi — preferiva mentirmi piuttosto che ammettere di aver sbagliato. Ha un buon carattere, per questo ho voluto aiutarlo a superare le difficoltà incontrate a bordo, facendogli acquisire più personalità ed esperienza nella gestione della nave».
Di sicuro ha sfortuna, Schettino. Lui «almeno nei primi mesi del 2011 pilotava la Costa Allegra», come spiega l’ufficiale Giovanni Iaccarino agli inquirenti. La stessa nave delle Seychelles, che nel luglio del 2010 ebbe anche problemi di inclinazione. E di sicuro è uno che ama la velocità: il 4 giugno 2010 è al comando della Costa Atlantica e la società gli indirizza una riservata personale che serva come «attenta riflessione che consenta di evitare in futuro simili episodi». Che cosa era successo? La nave della Costa aveva causato danni alla Aida Blu ormeggiata nel porto di Warnemunde, in Germania perché «lei manovrava a 7,7 nodi e aveva fatto una mancata valutazione di alcune necessarie informazioni». Schettino risponde a Costa, argomenta che «il pilota indicava una velocità di transito in canale di circa 7 nodi, la stessa che veniva da me concordata e pianificata col bridge team» e aggiunge che «durante la permanenza in porto della nave, non veniva fatta nessuna notifica di infrazione da parte delle autorità competenti».
Qua, a Grosseto, le autorità competenti se ne sono invece accorti. Perché non capita tutti i giorni che un comandante abbandoni — secondo la Procura — una nave con a bordo almeno 300 persone dopo che l’ha fatta naufragare provocando 32 morti. Il punto, semmai, è capire se quelle capacità professionali — riconosciute da alcuni comandanti in alcune lettere indirizzate alla Costa e poi finite agli atti — ci siano oppure siano frutto di invenzione, anche perché — per stessa ammissione di alcuni ufficiali della Concordia — Schettino era bravo «anche se non aveva il rispetto del mare». Dal mare però quella notte Schettino si salvò e approdò su uno scoglio. Era asciutto. E lui sulla Concordia non ci volle risalire, nonostante che il comandante dei vigili urbani del Giglio, arrivato su quegli stessi scogli e non appena saputo chi era Schettino, gli propose di «reperire un natante con il quale poter nuovamente raggiungere la nave e prestare i soccorsi necessari. L’intenzione fu recepita dal secondo ufficiale ma Schettino tergiversò e poi rifiutò».
Simone Innocenti
02 marzo 2012
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
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