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Licenziare i dipendenti è già possibile

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Licenziare i dipendenti è già possibile

Messaggioda franz il 05/01/2012, 11:22

DOSSIER
Licenziare i dipendenti è già possibile
l'Ocse: siete tra i più flessibili al mondo
Come liberarsi della manodopera in esubero: la Germania è il Paese più rigido, gli Usa non pongono ostacoli. Ma nella classifica degli economisti di Parigi la nostra legislazione è considerata assai poco vincolante di PAOLO GRISERI
IN ITALIA licenziare è difficile? Niente affatto. Gli indici dell'Ocse (strictness of employment protection) spiegano che liberarsi di un dipendente è molto più facile per un imprenditore italiano di quanto non lo sia per un ungherese, un ceco o un polacco. Con un indice di flessibilità di 1,77 (per i lavoratori a tempo indeterminato) l'Italia è al di sotto della media mondiale (2,11).

In cima alla classifica, nei paesi in cui licenziare è più difficile ci sono la Germania (indice 3.0) e i paesi del Nord Europa. Dunque, secondo questi dati aggiornati al 2008, non ci sarebbe alcuna ragione per modificare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori in nome di una presunta rigidità delle leggi italiane.

Il nodo è, da sempre, l'obbligo di reintegro se il tribunale riconosce che il licenziamento è avvenuto senza giusta causa. Ma quell'obbligo è presente in gran parte dei paesi industrializzati, con l'unica eccezione degli Stati Uniti (che ora stanno rivedendo le leggi in materia).

Gli Usa sono in cima alla classifica della libertà di licenziamento: il loro indice è di 0.17. Ma sono anche una vistosa eccezione a livello mondiale che non si riscontra in nessuno dei paesi emergenti dove il Pil avanza ancora a due cifre nonostante la crisi. La classifica dell'Ocse (presa a riferimento dalle aziende che scelgono in quali paesi investire) mette l'Italia in cima alla top ten (indice 4,88) solo quando si voglia procedere a licenziamenti collettivi. In quel caso il nostro è il paese al mondo dove è più difficile licenziare grandi quantità di lavoratori tutti insieme. Ma è davvero un difetto? Vediamo la situazione nelle diverse aree del mondo.

ITALIA
Niente riassunzione nelle piccole imprese

L'articolo 18 della legge 300 del 1970 (Statuto dei lavoratori) prevede che il lavoratore licenziato senza giusta causa (i motivi economici non sono al momento considerati tali) abbia diritto al reintegro sul posto di lavoro. Solo se il dipendente sceglie di rinunciare al reintegro, il datore di lavoro può scambiare l'obbligo di riassunzione con il pagamento di un indennizzo pari a 15 mensilità dell'ultimo stipendio percepito. Nelle piccole aziende con meno di 15 dipendenti il lavoratore ingiustamente licenziato non ha diritto al reintegro e viene risarcito in denaro. In caso di controversia il lavoratore può ottenere la sospensione del licenziamento fino alla conclusione del processo.

GERMANIA
Lavoratori allontanati solo con giusta causa

Il licenziamento senza giusta causa è considerato illegittimo e, in via preferenziale, deve essere risarcito con il reintegro sul posto di lavoro. L'imprenditore che voglia licenziare un dipendente deve comunicarlo al consiglio di azienda. Se il sindacato riterrà non fondato il provvedimento, il dipendente ha il diritto di rimanere al suo posto fino al termine del processo. Se poi il giudice stabilisce che effettivamente il licenziamento non era giustificato, l'imprenditore ha l'obbligo di reintegrare il dipendente in organico. L'unica eccezione è la possibilità che l'imprenditore dimostri che non c'è possibilità di collaborazione con il licenziato che dunque viene risarcito con un indennizzo.

FRANCIA
Chiudere per delocalizzare è diventato meno semplice

Generalmente il lavoratore che viene ingiustamente licenziato è risarcito con indennizzi di entità variabile secondo criteri stabiliti dalla legge. Ma nell'autunno scorso tre sentenze di tribunali locali hanno fatto scalpore annullando i progetti di delocalizzazione di altrettante aziende d'oltralpe. Quelli che i francesi chiamano "licenziamenti della Borsa", dettati cioè dalla smania degli azionisti di portare altrove la produzione per aumentare i profitti, sono stati considerati illegittimi e le aziende sono state obbligate a riassumere i lavoratori licenziati. Grandi proteste, naturalmente, degli imprenditori. Ora sulla vicenda la parola deve passare alla Corte di Cassazione di Parigi.

STATI UNITI
Mano libera per le aziende e il reintegro non esiste

Tradizionalmente in Usa vale il principio secondo cui l'imprenditore può licenziare i suoi dipendenti a piacimento ("at will") senza alcuna restrizione. Una norma spesso invocata dai liberisti europei come riferimento ideale. In realtà nel corso dei decenni i limiti sono stati posti sia a livello federale che dei singoli stati. In generale è illegittimo il licenziamento di un lavoratore che si sia rifiutato di andare contro la legge, o un licenziamento discriminatorio per ragioni legate alla razza, alla fede religiosa o al credo politico. Curiosa la norma che in Michigan vieta licenziamenti legati alla statura o al peso. Ma anche in caso di licenziamento illegittimo il lavoratore viene risarcito in denaro e non con il reintegro.

CINA
Cacciare gli "anziani" è quasi impossibile

In Cina la legge sul lavoro è stata aggiornata a partire dal 1 gennaio 2008. I dipendenti possono essere licenziati solo se il datore di lavoro è in grado di presentare un giustificato motivo. Questo vale anche durante il periodo di prova che varia da un mese a sei mesi a seconda della durata del contratto. Se il motivo è considerato giustificato, il licenziamento avverrà senza che al lavoratore vengano corrisposte indennità. E' vietato il licenziamento in caso di malattie dovute all'attività professionale presso l'azienda o quando il lavoratore sia dipendente da almeno quindici anni presso la stessa società e gli manchino meno di 5 anni alla pensione.

(05 gennaio 2012) http://www.repubblica.it
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Re: Licenziare i dipendenti è già possibile

Messaggioda franz il 05/01/2012, 12:15

Ci sono articoli che stupiscono, per il contenuto e per come l'articolista lo sa condire.
Qui la sorpresa è grande, perché veniamo a sapere che per quanto riguarda il licenziamento individuale l'Italia non sarebbe cosi' rigida come sembra (siamo sotto la media ocse) e le cose sarebbero molto piu' rigide in germania. Tuttavia scopriamo anche che l'Italia è invece ai vertici delle rigidità quando si tratta di licenziamenti collettivi. Saremmo il paese dove questa pratica è piu' complessa, malgrado l'adeguamento nel 1991 a seguito di due condanne della Corte di Giustizia Europea per la mancata attuazione della direttiva CEE n. 129 del 1975.
L'articolista si chiede se pero' la rigidità nei licenziamenti collettivi sia davvero un difetto.

Cerchiamo di capirlo.
Il licenziamento individuale va sicuramene motivato. Il motivo sta ovviamente nella persona. Se ne è già parlato troppo, quindi sorvolo.
Il licenziamento collettivo sta invece nella situazione dell'azienda nel mercato (riduzione, trasformazione o cessazione di attività o di lavoro).
In un momento di crisi economica è chiaro che molte aziende sono confrontate con una bassa congiuntura.
Se la crisi di mercato è temporanea (un calo delle ordinazioni che si prevede temporaneo) normalmente ci sono stumenti universali di sostegno che permettono di non licenziare il lavoratore ma di sostenerne il reddito come se fosse disoccupato mantenendolo pero' nell'organico aziendale. Un esempio (pessimo) di uno strumento del genere è la nostra cassa integrazione guadagni. Dico pessimo perché non è universale (solo alcune aziende possono averla) ed in piu' viene abusata spesso, con lungissimi periodi di cassa integrazione, anticamera del licenziamento o del fallimento dell'attività. Segno che non c'era alcuna crisi temporanea.

Tuttavia le crisi economiche sono anche momenti di profonda riallocazione delle risorse. Molte imprese si rendono conto che quel prodotto non funziona piu', che è fuori mercato, che il calo della produzione non è momentaneo ma è definitivo. Contemporaneamente altre aziende scoprono nuovi prodotti e nuovi mercati, cercando personale. In questi casi la riallocazione delle risorse deve permettere che il lavoratore impiegato in una lavorazione decotta possa essere impiegato altrove, in un'altra azienda. Questo passa solitamente (e dicendo solitamente mi riferisco ai paesi che funzionano meglio ed escono prima dalla crisi tornando a crescere prima di altri) tramite licenziamenti collettivi, un periodo di flex-security accompagnato da riqualificazione professionale, l'impiego in una nuova attività.
Qualsiasi cosa blocchi oppure solo ostacoli questo meccanismo, di fatto allunga la crisi.
Se l'Italia è veramente cima alla top ten (indice 4,88) nella rigidità per i licenziamenti collettivi, è veramente un difetto enorme.

Naturalmente mancando una vera indennità di disoccupazione di tipo europeo (e poi vediamo perché manca) si comprende la necessità di ostacolare i licenziamenti collettivi. Il vero problema allora non è tanto l'art 18 ma la revisione della Legge 23 luglio 1991, n. 223 che disciplina i licenziamenti collettivi (nelle imprese con piu' di 15 dip) e la contestuale presenza di un sistema di Flexicurity (vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Flexicurity ) che garantisca il reddito e l'aggiornamento professionale del lavoratore nei periodi tra un'occupazione e l'altra.

Vediamo ora perché manca:
1) i sindacati piu' volte hanno sostenuto che preferivano la rigidità nel mantenere il "posto" di lavoro al sistema europeo di assicurazione disoccupazione.
2) il costo economico graverebbe nei costi aziendali (solitamente 50-50 tra datore di lavoro e prestatre di lavoro) già troppo caricati da prelievi previdenziali troppo elevati.

Che fare oggi. Il governo Monti ha bloccato l'emorragia economica nei conti pensionistici bloccando di fatto le pensioni di anzianità, il cui costo attuale è di 55 miliardi all'anno, ed alzando il limite di vecchiaia. Col tempo quindi questo costo diminuirà e con esso puo' diminuire l'aliquota di prelievo attuale (33%). Inoltre il Governo Monti ha in qualche modo alleviato l'onere IRAP (imposta fortemente penalizzante per le attività produttive). Se il cuneo fiscale diminuisce emergono spazi di manovra per finanziare la Flexicurity. La direzione è quindi quella. Diminuire il piu' possibile il cuneo fiscale, eliminare ogni sistema duale.
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Re: Licenziare i dipendenti è già possibile

Messaggioda Stefano'62 il 05/01/2012, 13:52

Teoricamente non fa un grinza.

Ma praticamente la realtà è diversa.
Ci sono centinaia di operai licenziati in massa che si arrampicano sui pali della luce da mesi.
Licenziati,IN MASSA,a volte per seri motivi economici,altre volte solo per oscure manovre manageriali.
La OMSA ha appena licenziato la totalità dei suoi dipendenti (200 e rotti) per andare a spendere di meno nel terzo mondo o giù di lì.
E' un licenziamento di massa o no ?
Lo ha fatto dall'oggi al domani in via telematica e senza preavviso.
Lo ha fatto perchè così i profitti sarano maggiori,tout court,nessuna altra motivazione.
Dunque ?
Dov'è questa difficolta a licenziare ?

Sono tutte balle.
Molto probabilmente è solo uno tra i tanti evidenti segni che c'è in atto una orrida offensiva iper-liberista,con lobbisti che approfittano della crisi per far passare i propri concetti e regolare i conti con le conquiste sociali degli ultimi decenni se non secoli,e poi poterci magari venire a dire un domani a crisi invece esaurita per motivi fisiologici,che è stata risolta proprio grazie a quei concetti.
E ho persino il sospetto che la crisi sia stata creata o manipolata ad arte proprio a questo scopo,tanti quelli cascano sempre in piedi,se non addirittura più forti.
I capitali per farlo,e per drogare i mercati,ci sono eccome.
E i lobbisti pure.
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Re: Licenziare i dipendenti è già possibile

Messaggioda franz il 05/01/2012, 14:44

Stefano'62 ha scritto:Teoricamente non fa un grinza.

Ma praticamente la realtà è diversa.
Ci sono centinaia di operai licenziati in massa che si arrampicano sui pali della luce da mesi.
Licenziati,IN MASSA,a volte per seri motivi economici,altre volte solo per oscure manovre manageriali.
La OMSA ha appena licenziato la totalità dei suoi dipendenti (200 e rotti) per andare a spendere di meno nel terzo mondo o giù di lì.
E' un licenziamento di massa o no ?
Lo ha fatto dall'oggi al domani in via telematica e senza preavviso.
Lo ha fatto perchè così i profitti sarano maggiori,tout court,nessuna altra motivazione.
Dunque ?
Dov'è questa difficolta a licenziare ?

Sono tutte balle.

Il fatto che sia difficile arrivare a licenziamenti collettivi (e se ocse dice che l'Italia è il paese in cui è piu' difficile farlo non ho motivi per dubitarlo) non significa che sia vietato o impossibile. Quindi questi casi ci sono anche in Italia. Anzi ancora di piu' a maggior ragione in Italia per i motivi che sappiamo (elevata burocrazia, costo del denaro, carico fiscale, cuneo fiscale, difficoltà a trovare manodopera qualificata, problemi logistici per traffico, ferrovie, servizi postali e telefonici, digital divide). Sono tutte cose che fanno scappare le imprese dall'Italia. E quindi provocano licenziamenti in massa.

La cura, caro stefano, non è imprecare contro il complotto iper-liberista-giudo-demo-plutocratico, dove alla perfida albione ora si sostituisce la serbia (dove va la OMSA e che non è "terzo mondo" ma solo un paese post comunista che rischia di superarci) ma è quella che stiamo affrontando nell'altro post, sulla spesa pubblica e le tasse.
viewtopic.php?p=42718#p42718
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Re: Licenziare i dipendenti è già possibile

Messaggioda Robyn il 11/01/2012, 16:07

Per superare il dualismo del mercato del lavoro bisognerebbe fare una riforma che non incontri resistenze ma dubito
La prima cosa è l'estensione della Cig,per i cali temporanei di lavoro anche alle piccole aziende e naturalmente la Cigs secondo il modello Ichino o flexsecurity danese(10%, 90%)comprensiva della formazione
Estendere l'intervento giudiziale per quel che riguarda la giusta causa e il giustificato motivo soggettivo anche alle piccole aziende e per il giustificato motivo oggettivo sempre per piccole e grandi aziende seguire la stessa procedura seguita per gli esuberi ma consentendola anche in solo caso ma dubito che incontri favori,anzi più resistenze.Si attiva una trattattiva di due mesi che ha come scopo il reimpiego del lavoratore e se terminata questa fase c'è esito negativo si può dare il recesso.Ma dubito che possa essere così.Inoltre sarebbe auspiucabile cambiare posizione all'art 18 farlo comparire in posizione 17 oppure dei singoli articoli dello SL anziche numerarli bisognerebbe alfabetizzarli con A,B,C,D,___L,M,N
ciao robyn
Locke la democrazia è fatta di molte persone
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