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Salviamo il popolo greco invece delle banche!

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Salviamo il popolo greco invece delle banche!

Messaggioda flaviomob il 26/12/2011, 21:30

Grecia, un cittadino su quattro sotto la soglia di povertà

Più di 400mila le famiglie senza reddito

I dati della Confederazione Nazionale del Commercio ellenico dipingono un quadro della situazione delle famiglie in Grecia molto più triste di ogni aspettativa: nove greci su 10 hanno abolito le spese per il vestiario e per le calzature, otto su 10 le spese per i divertimenti e un cittadino su quattro dichiara che non gli bastano i soldi per l'acquisto di generi di prima necessità. Dal resoconto emerge che un cittadino su quattro vive al di sotto della soglia di povertà e uno su quattro è al limite della stessa soglia, mentre due su quattro dichiarano di dover mettere mano ai propri risparmi per sopravvivere. Una tale depressione porterà inevitabilmente alla sparizione della piccola e media impresa, denuncia la Confederazione.

L'Istituto nazionale di statistica Elstat ha calcolato che più di 400mila nuclei familiari sono rimasti senza reddito perché nessun componente è occupato e 60.000 famiglie hanno fatto ricorso al tribunale per la regolamentazione dei debiti perché ritengono di non essere più in grado di saldarli.

Sempre più persone cercano un pasto caldo nelle mense per i poveri: negli ultimi tempi i greci che si sono rivolti alle mense allestite dalla Chiesa ortodossa greca sono stati 20.000 in più, ha detto Maria Iliopoulou, direttrice del brefotrofio di Atene. In aumento anche gli insegnanti che denunciano situazioni di denutrizione dei piccoli scolari: i maestri delle elementari di Atene "ci chiedono i pasti per i loro scolari che non hanno da mangiare", ha detto la Iliopoulou al sito on line Newsit.gr. Non mancano anche i casi di degenti negli ospedali che non vogliono lasciare le strutture sanitarie perché non sanno dove dormire.

http://it.peacereporter.net/articolo/32 ... +povert%E0

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Se esiste davvero un'Europa di cittadini, è ora di dimostrarlo. Non è possibile regalare miliardi a banche corrotte e avide mentre una classe politica ottusa e responsabile del disastro tollera una sofferenza del genere.


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Re: Salviamo il popolo greco invece delle banche!

Messaggioda Iafran il 27/12/2011, 2:13

flaviomob ha scritto:Se esiste davvero un'Europa di cittadini, è ora di dimostrarlo. Non è possibile regalare miliardi a banche corrotte e avide mentre una classe politica ottusa e responsabile del disastro tollera una sofferenza del genere.

La "classe politica ottusa e responsabile del disastro" ha badato solo a come riempirsi meglio la propria pancia e dovrebbe rispondere penalmente dei suoi misfatti e della sua incapacità.
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Re: Salviamo il popolo greco invece delle banche!

Messaggioda franz il 27/12/2011, 9:57

flaviomob ha scritto:Se esiste davvero un'Europa di cittadini, è ora di dimostrarlo. Non è possibile regalare miliardi a banche corrotte e avide mentre una classe politica ottusa e responsabile del disastro tollera una sofferenza del genere.

Guarda che i problemi della grecia non sono dovuti (causati) dalle banche ma dall'andazzo dei governi e dei parlamenti greci, che hanno speso in modo clientelare per decenni molto piu' di quanto faccia l'Italia (e già questo è dire tutto). In grecia si va in pensione a 58 anni (in certi casi anche a 55) con solo 35 anni di contributi. In grecia con 14 anni di contributi si ha diritto alla pensione di vecchiaia piena, a 65 anni. Tutto questo (unito agli esuberi nel pubblico impiego) non sta economicamente in piedi ed ha causato un forte debito statale (nascosto con artifici contabili) e messo in crisi le banche, chiamate a comprare quel debito, ora inesigibile (default). Ora che il conto del presunto pasto gratis (elargito per decenni) viene portato a chi di dovere i greci si ribellano ma in tutti questi anni hanno pasteggiato allegramente, credendo che il conto non sarebbe mai arrivato. Personalmente ritengo in linea di principio che chi debba fallire debba fallire, banche comprese. Non so pero' se in Grecia c'è la garanzia sui primi 100'000 euro come da noi e in questo caso il fallimento delle banche sarebbe un disastro ancora peggiore di quanto oggi viene denunciato. Invece di 400'000 nuclei sarebbero tutti a diventare poveri. Quindi forse l'idea di salvare le banche non è sbagliata. Senza non solo le persone perderebbero i soldi ma si fermerebbe gran parte del flussi dei pagamenti tra le imprese, degli stipendi e etc. In pratica tutta l'economia.
Chiaramente per far ripartire la Grecia occorrerebbe una sorta di piano marshall europeo ma alla precisa condizione di abolire completamente quegli sprechi previdenziali e di offrire garanzie in cambio del prestito. Ricordate cosa chiese la Finlandia? http://www.corriere.it/economia/11_lugl ... 620b.shtml
Iafran ha scritto:La "classe politica ottusa e responsabile del disastro" ha badato solo a come riempirsi meglio la propria pancia e dovrebbe rispondere penalmente dei suoi misfatti e della sua incapacità.

Come in Italia, caro Iafran, la pancia se la sono riempita in tanti e la classe politica non ha avuto il coraggio di tagliare quegli sprechi (altrove ho citato 880 miliardi in 16 anni solo per le pensioni di anzianità a milioni di persone) per non perdere i voti di chi quei soldi riceveva o sperava di poterli ricevere quando sarebbe arrivato il suo turno.
L'ottusità e incapacità (di capire che non ci sono pasti gratis) non è quindi una caratteristica solo della classe politica ma anche delle persone che la votano.
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Re: Salviamo il popolo greco invece delle banche!

Messaggioda flaviomob il 27/12/2011, 14:38

I pasti gratis fanno parte delle cause della crisi, insieme ai bilanci falsi e all'insostenibilità di un sistema (che comunque è collassato a causa dell'esigenza globale di salvare le banche, salvare questo e quello, il che ha mutato profondamente la disponibilità delle casse pubbliche dei paesi di mezzo mondo e gli investimenti privati, che hanno sempre più percepito il rischio avvicinarsi agli stati che si esponevano). Ma una seria unione federale tra stati europei (quello che non esiste oggi: ne' la serietà, ne' il federalismo continentale) ha il dovere di vigilare e di garantire al contempo rigore e diritti dei cittadini. Oggi la Grecia è in emergenza, anche per colpa di una buona parte della sua classe politica. Ciò non toglie che la sofferenza a cui sono esposti i ceti meno abbienti non è necessariamente imputabile a loro stessi e che un'Europa che ha mancato nel rigore, nella serietà e nella ricerca di politiche socioeconomiche condivise e coerenti ora debba rimediare, sostenendo il più possibile i ceti poveri (e impoveriti dalla crisi).


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Re: Salviamo il popolo greco invece delle banche!

Messaggioda Iafran il 27/12/2011, 15:43

franz ha scritto:
Iafran ha scritto:La "classe politica ottusa e responsabile del disastro" ha badato solo a come riempirsi meglio la propria pancia e dovrebbe rispondere penalmente dei suoi misfatti e della sua incapacità.

L'ottusità e incapacità (di capire che non ci sono pasti gratis) non è quindi una caratteristica solo della classe politica ma anche delle persone che la votano.

Gli elettori, normalmente, votano il progetto politico e pensano che i loro rappresentanti agiscano per il bene pubblico, gli interessi collettivi, la giustizia sociale, nonché per far quadrare i conti (fra le entrate e le uscite), non penserebbero mai che questi potrebbero abusare del loro ruolo per interessi personali o che ricorressero a raggiri per celare le loro ruberie alle casse dello Stato.
In teoria, gli elettori non scelgono fra i lestofanti e le persone perbene, fra la corruzione e l'onestà, fra la truffa e la rettitudine, per cui se il bilancio non quadra, i governanti ne dovrebbero rispondere come qualsiasi dirigente d'impresa (senza essere eletto) risponde del proprio operato alla fine della sua gestione.
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Re: Salviamo il popolo greco invece delle banche!

Messaggioda franz il 27/12/2011, 17:27

Iafran ha scritto:Gli elettori, normalmente, votano il progetto politico e pensano che i loro rappresentanti agiscano per il bene pubblico, gli interessi collettivi, la giustizia sociale, nonché per far quadrare i conti (fra le entrate e le uscite), non penserebbero mai che questi potrebbero abusare del loro ruolo per interessi personali o che ricorressero a raggiri per celare le loro ruberie alle casse dello Stato. .

No, se la pensano cosi' sbagliano di brutto. Anzi credo che tu proietti nell'elettorato intero la tua illusione (il bene comune) ed è questo l'errore piu' tipico che si puo' fare. Pensare che tutto l'elettorato ragioni come tu ragioni. Lo facevo anche io a 20 anni e non capivo come mai il mio partito di riferimento non avesse il 99% dei voti. In realtà ogni elettore ragiona sulla base del suo interesse, rintenendolo il piu' importante fra tutti (quindi corrispondente al bene comune) cosa diversa dal pensare che il bene comune sia superiore al proprio).
Iafran ha scritto:In teoria, gli elettori non scelgono fra i lestofanti e le persone perbene, fra la corruzione e l'onestà, fra la truffa e la rettitudine, per cui se il bilancio non quadra, i governanti ne dovrebbero rispondere come qualsiasi dirigente d'impresa (senza essere eletto) risponde del proprio operato alla fine della sua gestione.
In un sistema democratico, nessuno dovrebbe pensare di avere carta bianca per qualsiasi decisione.

Gli elettori scelgono sulla base del proprio interesse e se un partito propone di abolire le pensioni di anzianità proprio mentre l'elettore pensava di poterne godere tra 5 anni, ecco che non avrà il suo voto. Ci sono studi "scientifici" che calcolano le decisoni dell'elettorato sulle varie questioni. Non è solo un problema di quello che tu pensi o io penso (libera opinione) ma anche studi seri e rigorosi, come il teorema di arrow http://it.wikipedia.org/wiki/Teorema_de ... 0_di_Arrow e la teoria dei giochi in politica (e qui consiglio questo libro: http://www.recensionifilosofiche.it/swi ... ullock.htm )
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Re: Salviamo il popolo greco invece delle banche!

Messaggioda Iafran il 27/12/2011, 18:07

franz ha scritto:
Iafran ha scritto:In teoria, gli elettori non scelgono fra i lestofanti e le persone perbene, fra la corruzione e l'onestà, fra la truffa e la rettitudine, per cui se il bilancio non quadra, i governanti ne dovrebbero rispondere come qualsiasi dirigente d'impresa (senza essere eletto) risponde del proprio operato alla fine della sua gestione.
In un sistema democratico, nessuno dovrebbe pensare di avere carta bianca per qualsiasi decisione.

Gli elettori scelgono sulla base del proprio interesse e se un partito propone di abolire le pensioni di anzianità proprio mentre l'elettore pensava di poterne godere tra 5 anni, ecco che non avrà il suo voto.

Penso che la tua frase "L'ottusità e incapacità ... non è quindi una caratteristica solo della classe politica ma anche delle persone che la votano" lascia presupporre un legame (quasi solidale) fra gli elettori e l'agire dei loro governanti (che si sentirebbero sgravati di ogni responsabilità personale).
Se qualcuno si presentasse agli elettori dicendo che sarà il paladino dei lestofanti, che corromperà, che trufferà e che non si preoccuperà di nuocere al bilancio dello Stato, forse non sarebbe imputabile di alcuna accusa (almeno dalla maggioranza che lo ha votato) e non dovrebbe rispondere dei danni economici provocati dalla sua cialtroneria. Altrimenti, se si propone come al solito si propongono tutti (il modo l'ho scritto nel mio precedente post) deve essere chiamato a rispondere del proprio operato fallimentare, perché non è pensabile che un sistema democratico "conceda a qualcuno carta bianca" per qualsiasi decisione "personale".
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Re: Salviamo il popolo greco invece delle banche!

Messaggioda franz il 27/12/2011, 19:18

Iafran ha scritto:Se qualcuno si presentasse agli elettori dicendo che sarà il paladino dei lestofanti, che corromperà, che trufferà e che non si preoccuperà di nuocere al bilancio dello Stato, forse non sarebbe imputabile di alcuna accusa (almeno dalla maggioranza che lo ha votato) e non dovrebbe rispondere dei danni economici provocati dalla sua cialtroneria.

Infatti per evitarlo affermano di voler essere i paladini della liberà, del bene comune, che ogni accusa contraria sarà frutto di un complotto dei giudici pilotati dagli avvversari.
In fondo basta crederci ed anche l'elettore che conosce bene la verità, salva la faccia.
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Re: Salviamo il popolo greco invece delle banche!

Messaggioda flaviomob il 28/12/2011, 9:16

da Repubblica:

Abolire la miseria
di BARBARA SPINELLI

CERTE volte dimentichiamo che il pensiero di unirsi in una Federazione, nato come progetto non utopico ma concreto nell'ultima guerra in Europa, non ha come obiettivo la semplice tregua d'armi fra Stati che per secoli si sono combattuti seminando morte. È un progetto che va alle radici di quei nostri delitti collettivi che sono stati i totalitarismi, le guerre. Che scruta le ragioni per cui gli individui possono immiserirsi al punto di disperare, anelare a uno strabiliante Redentore terreno, immaginare la salvezza schiacciando i propri simili: i deboli, in genere. Dicono che i motivi che spinsero gli europei a unirsi, negli anni '50, sono svaniti perché il compito è assolto: la guerra è oggi tra loro impensabile. Questo spiegherebbe come mai non esistono più statisti eroici come Monnet, De Gasperi, Adenauer: uomini marchiati dalla guerra di trent'anni della prima metà del '900.

Chi parla in questo modo trascura quello sguardo scrutante che i fondatori gettarono sulla questione della miseria, e l'estrema sua attualità. Trascura, anche, quel che l'Europa unita ha tentato di fare, per creare non solo istituzioni politiche ma sociali, economiche. Dai delitti del '900 siamo usciti, nel '46, con un patto di mutua assistenza fra cittadini.

È detto Welfare perché prese forma in Inghilterra grazie al piano concepito durante la guerra, su mandato del governo, da William Beveridge, uno dei fondatori della Federal Union: lo Stato del Benessere (meglio sarebbe dire Bene-Vivere: il bene dell'Essere è cosa più scabrosa) dà sicurezza non aleatoria all'indigente, l'escluso, l'anziano, il paria. Per questo è una grave svista pensare che l'Europa abbia concluso la missione, e stia lì solo come arcigna guardiana dei conti in ordine. Esattamente come nel dopoguerra, sono richiesti Fondatori, Inventori: se la crisi odierna è una sorta di guerra, è urgente immaginare istituzioni durature perché i mali che stanno tornando (miseria, diseguaglianza) non trascinino ancora una volta le società in strapiombi di disperazione, risentimento, e quell'odio dell'altro che si disseta bramando capri espiatori (ieri gli ebrei, oggi gli immigrati e in prospettiva anche i vecchi che "muoiono così tardi").

Abolire la miseria: così s'intitolava lo splendido libro che l'economista Ernesto Rossi, autore con Altiero Spinelli e Eugenio Colorni del Manifesto di Ventotene, scrisse in carcere nel '42 e pubblicò nel '46: "Bisogna unire tutte le nostre forze per combattere la miseria per le stesse ragioni per le quali è stato necessario in passato combattere il vaiolo e la peste: perché non ne resti infetto tutto il corpo sociale". La sfida oggi è identica, e sono le pubbliche istituzioni nazionali e europee a doversi assumere il compito. Affidarlo a chiese o filantropi vuol dire regredire a tempi in cui solo la carità era il soccorso. In molti paesi arabi sono gli estremismi musulmani a occuparsi del Welfare, confessionalizzandolo. Non è davvero il modello da imitare: gli Stati europei si sono sostituiti alle chiese fin dal '200, creando istituzioni laiche aperte a tutti. Anche l'Europa unitaria investe su organismi comuni perché - sono parole di Jean Monnet - "gli uomini sono necessari al cambiamento, ma le istituzioni servono a farlo vivere". E aggiunge, citando il filosofo svizzero Amiel: "L'esperienza d'ogni uomo ricomincia sempre; solo le istituzioni diventano più sagge: accumulano l'esperienza collettiva e da quest'esperienza e saggezza, gli uomini sottomessi alle stesse regole vedranno cambiare non già la loro natura, ma trasformarsi gradualmente il loro comportamento". È laico anche questo: voler cambiare i comportamenti, non la natura dell'uomo.

È importante ricordare come nacque il Welfare, perché in Europa, Italia compresa, le campagne elettorali si svolgeranno su questi temi, e sul banco degli imputati ci sarà spesso la medicina stessa che dopo il '45 ci somministrammo sia per abolire le guerre, sia per abolire la miseria. Non è improbabile, ad esempio, che le destre italiane - non ancora emendate - tramutino l'Europa in bersaglio: da essa verrebbero quelle regole che ci impoveriscono e commissariandoci, ci umiliano. L'attacco al governo Monti, quando s'inasprirà, sfocerà in attacco all'Unione. È già chiaro negli slogan leghisti. Lo è nell'offensiva di Berlusconi contro le tasse: cioè contro il tributo che ciascuno (specie i ricchi) deve versare per preservare la pubblica salute.

Rifondare oggi l'Europa concentrandosi sulla lotta alla miseria significa capire perché l'Unione ci chiede certi comportamenti, e al tempo stesso inventare istituzioni aggiuntive che diano sicurezza all'esercito, in aumento, di disoccupati e precari. Significa comprendere che la battaglia al debito pubblico non è una mania né una mannaia: è il patto generazionale che l'Unione ci chiede di stringere, visto che gli Stati da soli non l'hanno fatto per timore delle urne. Il Trattato di Maastricht impone di non caricare le generazioni future di debiti contratti dalla presente generazione per procurarsi dei beni senza pagare le relative imposte, scrive Alfonso Iozzo, economista e federalista europeo, in un saggio sulla re-invenzione del Welfare ("Il Federalista", 1/2010).

Val la pena leggerlo, questo saggio, che poggia sulle solide basi di studi fatti da James Meade, Nobel dell'economia, sui modi di garantire redditi minimi di cittadinanza all'intera società. Il presupposto è estinguere il debito degli Stati, e trasformarlo in credito pubblico: in un patrimonio che lo Stato preveggente tiene per sé, dedicandolo non alle spese correnti ma al finanziamento del Welfare, questo bene non solo sminuito ma spesso inviso. Iozzo è convinto, come il liberal Meade, che la ricchezza delle nazioni o dell'Europa (il Pil) vada calcolata con nuovi metodi (Meade chiamava il suo Stato Agathopia, il Buon posto in cui vivere). Il criterio non è più la differenza fra quel che costano i beni prodotti e il reddito ricavato. È il patrimonio di cui dispone lo Stato, è la sua gestione: l'obiettivo è sapere se alle generazioni future verrà lasciato un capitale maggiore o minore di quello che noi abbiamo ricevuto dalle generazioni precedenti. Le leggi di Maastricht applicano tale metodo, prescrivendo come primo passo l'estinzione del debito pubblico.

Resta da compiere il secondo passo: la trasformazione del debito in un credito che protegga i cittadini in tempi di crisi. Non tutti hanno come patrimonio il petrolio norvegese, ma Oslo è un modello e ogni Stato ha l'acqua, l'aria, possibilmente nuove forme di energia: altrettanti beni pubblici consumati dall'individuo. Poiché petrolio e gas prima o poi finiranno, la Norvegia ha istituito con i ricavi energetici un Fondo pensione sottratto all'azzardo dei mercati. Solo il 4% del Fondo può essere annualmente usato per la spesa pubblica, lasciando ai cittadini un capitale a disposizione per il futuro, quando il patrimonio sarà esaurito (ogni norvegese è proprietario virtuale attraverso il Fondo di circa 100.000 euro, contro una quota del debito pubblico a carico di ogni italiano di 30.000 euro).

Avendo combattuto i debiti pubblici, l'Europa potrebbe escogitare iniziative simili, inducendo gli Stati a garantire nuova sicurezza sociale. Non solo; potrebbe far capire che nei costi vanno ormai incluse l'acqua sperperata, l'aria inquinata: beni non rinnovabili come il petrolio norvegese. Si parla molto di far ripartire la crescita. Ma essa non potrà esser quella di ieri, e questa verità va detta: perché i paesi industrializzati non correranno come Asia o Sudamerica; e perché la nostra crescita sarà d'avanguardia solo se ecologicamente sostenibile. Di qui l'importanza delle prossime elezioni: non solo quelle nazionali, ma quelle del Parlamento europeo nel 2014. Chi griderà contro le tasse e contro l'Europa troppo patrigna e severa promette un paese dei balocchi, dove è sempre domenica e sempre truffa. Meglio saperlo prima, che troppo tardi. Meglio ricominciare l'eroismo, di cui non cessa il bisogno.
(28 dicembre 2011)


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Re: Salviamo il popolo greco invece delle banche!

Messaggioda Iafran il 28/12/2011, 14:38

franz ha scritto:
Iafran ha scritto:Se qualcuno si presentasse agli elettori dicendo che sarà il paladino dei lestofanti, che corromperà, che trufferà e che non si preoccuperà di nuocere al bilancio dello Stato, forse non sarebbe imputabile di alcuna accusa (almeno dalla maggioranza che lo ha votato) e non dovrebbe rispondere dei danni economici provocati dalla sua cialtroneria.

Infatti per evitarlo affermano di voler essere i paladini della liberà, del bene comune, che ogni accusa contraria sarà frutto di un complotto dei giudici pilotati dagli avvversari.

C'è, comunque, una "magistratura speciale" che chiede conto ai "politici nostrani" delle loro azioni e del deficit che apportano ai loro Stati: l'Unione Europea. Ogni richiamo della UE deve suonare come una condanna per quel determinato governo e solo questo ne dovrebbe rispondere, invece di ribaltare la frittata e inveirne contro ("la UE distrinuisce i compiti", "la UE non deve interferire nel nostro interno", "lo vuole la UE", etc.).
Quanto scrive Barabra Spinelli in "Abolire la miseria" (<<Non è improbabile, ad esempio, che le destre italiane - non ancora emendate - tramutino l'Europa in bersaglio: da essa verrebbero quelle regole che ci impoveriscono e commissariandoci, ci umiliano. L'attacco al governo Monti, quando s'inasprirà, sfocerà in attacco all'Unione. È già chiaro negli slogan leghisti. Lo è nell'offensiva di Berlusconi contro le tasse: cioè contro il tributo che ciascuno (specie i ricchi) deve versare per preservare la pubblica salute>>) sta già avvenendo per la UE, sulla falsariga di come si inveisce contro i giudici italiani quando scoprono i loro abusi ed i loro misfatti.
Che bella classe di governanti, i "berluscones e Co.": una vera casta di intoccabili per qualsiasi categoria sociale (cittadini, magistrati, politici europei) che riversano sdegno (e fango) su coloro che non appartengono alla loro cricca!
Che delusione trattarli da pari in Europa e che fregatura affidare nelle loro mani il governo dell'Italia!

Però, basterebbe far seguire alle parole della "magistratura speciale europea" qualche provvedimento della magistratura ordinaria italiana ... e tutto sarebbe risolto!
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