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CGIL, l'obiettivo è Bersani

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CGIL, l'obiettivo è Bersani

Messaggioda matthelm il 20/12/2011, 11:37

Camusso, l’obiettivo è Bersani

C’è una pressione fortissima su Pier Luigi Bersani. Interna ed esterna al Pd. Viene da un vasto mondo che ha forse equivocato sia sulla profondità della crisi che sulle implicazioni della scelta per il governo Monti che, infine, su quanto lo stesso premier aveva detto dal primo minuto del proprio incarico.
Oppure ha voluto equivocare: un po’ come tanti berlusconiani dall’altra parte dello schieramento politico, c’è forse nel Pd chi pensava che Monti si sarebbe prestato a fare soltanto il lavoro sporco, la manovra dei sacrifici sulla quale nessuno voleva mettere la faccia, il salasso per tenerci in Europa col volto presentabile del Professore invece che con quello invendibile del Cavaliere.
Non è così perché il governo (come Monti aveva detto fin dall’inizio) s’è dato un programma che va oltre il pronto intervento della manovra. Ritiene che l’urgenza non consista solo nel ritrovare una breve credibilità sui mercati, ma in un’operazione più ampia: aggredire tre, quattro, cinque nodi fin qui risultati inestricabili della crisi profonda del paese. Provare – certo, forti dello spiazzamento dei partiti (non della politica: dei partiti) – a rimediare agli errori e alle inadeguatezze di una classe dirigente che ha fallito nel suo insieme: politici, imprese, sindacati, finanza, giornalisti, professioni, alta burocrazia.
Ora che, fatta la manovra, Monti e i suoi ministri si avvicinano a questi nodi, quella che era un’inquietudine diventa ansia. E molti nel centrosinistra si rivolgono verso Bersani.
La domanda – più o meno esplicita – è: ferma il governo.
A ogni costo, anche a costo di farlo cadere e di tornare sulla via delle elezioni.
È la linea di Susanna Camusso, espressa in modo aggressivo in una drammatica intervista contro Elsa Fornero. È la linea di una parte di mondo sindacale, e di almeno alcuni dei dirigenti democratici che vi fanno riferimento più o meno diretto.
È la linea dell’Unità, che prima non credeva al governo di transizione e anzi lo avversava, poi lo ha accettato malvolentieri, oggi passa all’opposizione.
Al governo non ci si limita a contestare l’intenzione di intervenire sul mercato del lavoro: al governo si contesta la legittimità a governare. Si va molto oltre la rivendicazione della sacrosanta dialettica tra esecutivo, parlamento, parti sociali: si sostiene che il governo dei tecnici, non avendo investitura popolare, non può intervenire sul mercato del lavoro, e non avrebbe potuto farlo neanche sulle pensioni.
«C’è un tratto autoritario nel voler dire che il governo sarà il grande riformatore del paese, perché questo spetta alla politica», dice Camusso al Corriere della Sera. Poco prima ha accusato Elsa Fornero di operare per favorire le assicurazioni private ed è arrivata a criticarla “come donna” per la sua pretesa «aggressione nei confronti delle lavoratrici».
Parole pesanti come pietre, preannuncio non di un dialogo difficile ma di una scomunica. Svelamento probabilmente di un problema della stessa Cgil.
Se la linea della confederazione fosse quella del Pd, il governo e la legislatura finirebbero oggi stesso. Oppure finirebbero – come sostanzialmente ha suggerito sull’Unità Claudio Sardo – dopo aver tentato l’approvazione della riforma elettorale, considerata l’unico motivo per tenere Monti in sella ancora per pochi mesi.
Questo sentimento esiste nel Pd. Ma non è la linea del Pd. Bersani ha già subito queste pressioni e le ha respinte. Ha già messo in chiaro che con Monti si va fino al 2013, sapendo che questo comporta passaggi non facili viste le intenzioni di intervento sul mercato del lavoro dichiarate pubblicamente dal premier.
Elsa Fornero aveva definito l’articolo 18 sulla licenziabilità un totem, dichiarando di volerlo mettere in discussione. Il tipo di reazione ha confermato l’assunto: l’articolo 18 è davvero un totem.
Bersani lo sa, e ha cominciato per primo a liberarlo di questo rivestimento sacrale con un’osservazione di buon senso sul fatto che si tratta di una tutela applicata solo in una parte minoritaria del mercato del lavoro: che può voler dire «dunque è inutile toccarlo», oppure può voler dire «ci sono cose più incisive da fare, ragioniamo su tutto».
Questa già è politica, non siamo più alla religione.
Rompere con la Cgil è l’ultima cosa che un segretario come Bersani vorrà fare, a parte che sarebbe una follia da parte di chiunque in questo momento. La tattica più saggia è allora lavorare sull’agenda delle riforme, dando priorità agli interventi sulle liberalizzazioni (urgentissimi e già quasi pronti, almeno a sentire altri ministri come Passera e Barca) mentre si apparecchia il tavolo della concertazione sul mercato del lavoro. Nessuno si illude che questo possa distrarre o placare Camusso, però si determinerebbe così il contesto di un intervento complessivo sulla crescita al quale sarebbe difficile sottrarsi.
Questo pare il senso del commento di ieri del segretario del Pd: prendere tempo, costruire un ambiente politico diverso da quello terribile offerto dall’intervista della leader della Cgil.
Si capisce che, proprio perché i partiti non sono in condizione di imporsi al governo Monti (oppure non sono sulla scena, come la cosiddetta sinistra-sinistra), i sindacati pensano di dover supplire a questo deficit di sponda con un surplus di conflittualità e di protagonismo tipicamente politico.
Lo fa Bonanni, che non può più andare a trovare Maurizio Sacconi. Lo fa soprattutto Camusso, che si muove ormai più come un partito che come un sindacato dando giudizi di carattere generale che la mettono se non in opposizione quanto meno in competizione col Pd. Monti deve togliere loro ogni alibi e costringerli a una discussione serrata, con contropartite ma anche tempi e risultati certi.
L’operazione sarebbe poi completa se sul tavolo finissero davvero anche nuove figure di welfare come il reddito minimo. Monti e i suoi ministri hanno pronunciato impegnative parole di speranza per i giovani, hanno detto di voler cambiare per loro. Ora loro devono dimostrare che le risorse rastrellate dappertutto servivano davvero allo scopo di sostenere questo mondo «sprecato» e abbandonato.
A Susanna Camusso è sembrato addirittura offensivo che Elsa Fornero si proponesse di «riformare il ciclo di vita». L’espressione del ministro sarà stata enfatica, ma rende bene l’idea di ciò di cui c’è bisogno per il welfare italiano. Di ciò di cui nessun partito, e assolutamente nessun sindacato, s’è mai fatto carico. Può darsi che Fornero e Monti falliscano nel tentativo, anzi probabilmente andrà così visto il sostegno non convinto che ricevono e l’avversione apodittica che suscitano: ma nessuno ne potrà godere, altre generazioni ne pagheranno il conto, e un’altra classe dirigente politica e sindacale passerà alla storia senza meritare gratitudine.
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Re: CGIL, l'obiettivo è Bersani

Messaggioda matthelm il 20/12/2011, 11:45

Ichino: allarmismo inutile, tutele nel «contratto unico»

Agli «allarmati» per una «ondata di licenziamenti» manda un messaggio: come ha già detto il presidente del Consiglio la riforma riguarderà solo i nuovi rapporti di lavoro. A quelli precedenti continua ad applicarsi la vecchia disciplina. Per il senatore Pietro Ichino, Pd, gli allarmi «non hanno senso». Per lui l'articolo 18 non è un tabù da tempo, visto che nel 2009 ha presentato una riforma (ddl 1873), dove si parla di quel «contratto unico» citato dal ministro del Welfare, Elsa Fornero.
A chi si applicherebbe l'articolo 18?
A tutti i nuovi rapporti di lavoro dipendente, in materia di licenziamenti discriminatori. La norma raddoppierebbe il campo di applicazione: oggi nell'area del lavoro precario non si applica. Per i licenziamenti da motivo economico od organizzativo, invece, il controllo giudiziale sul motivo stesso verrebbe sostituito dalla responsabilizzazione dell'impresa nel passaggio del lavoratore al nuovo posto.
Che tipo di flessibilità resterebbe?
Con il termine "contratto unico" credo che il ministro abbia inteso il "diritto del lavoro unico", per tutti i lavoratori in sostanziale dipendenza. In questo "diritto del lavoro unico" si potrà assumere un giovane come apprendista, stipulare un contratto a termine nei casi classici, come il lavoro stagionale, o le sostituzioni temporanee.
Il contratto unico sarebbe un immediato rapporto di lavoro dipendente?
Sì. Non sarebbero più necessari gli ispettori, gli avvocati e i giudici per accertare l'applicabilità del diritto del lavoro. I requisiti risulterebbero dai tabulati Inps o dell'Erario. Tutti a tempo indeterminato, a tutti le protezioni essenziali, ma nessuno inamovibile.
Per l'impresa quale facilità nei licenziamenti?
Per i nuovi rapporti di lavoro non avrebbe più il costo pesante che sopporta per il ritardo nell'aggiustamento degli organici. Però dovrebbe destinare parte del risparmio per integrare il trattamento di disoccupazione del lavoratore e scegliere i servizi di outplacement e di riqualificazione, il cui costo sarebbe coperto dalla Regione.
Proposta onerosa?
No. Il costo del ritardo nell'aggiustamento degli organici, anche se non è contabilizzato, è altissimo. Il costo del "contratto di ricollocazione" sarebbe molto basso nei primi tre anni del rapporto; negli anni successivi sarebbe sempre mediamente inferiore rispetto a quello cui oggi un'impresa deve far fronte per un piano di incentivazione all'esodo. Comunque sarebbe certo, predeterminabile.
Per la Marcegaglia il costo può essere sopportato in parte dalle imprese ma in parte devono esserci sussidi pubblici. Condivisibile?
Certo. Uno dei cardini della riforma deve essere l'estensione a tutti del trattamento speciale di disoccupazione, pari all'80% dell'ultima retribuzione per il primo anno dopo il licenziamento. Per questo primo anno il trattamento completamente a carico dell'impresa sarebbe minimo: il 10% di differenza per arrivare al livello danese. Che aumenterebbe all'80% nel secondo anno, tutto a carico dell'impresa, ma solo se non sarà riuscita a ricollocare il lavoratore entro il primo anno. Per generalizzare il trattamento speciale di disoccupazione all'80% basta un sesto di quello che oggi spendiamo per la cig a zero ore "a perdere" attivata per mettere in freezer i lavoratori licenziati, per nascondere il sudicio sotto il tappeto.
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Re: CGIL, l'obiettivo è Bersani

Messaggioda Iafran il 20/12/2011, 12:10

matthelm ha scritto:E molti nel centrosinistra si rivolgono verso Bersani.
La domanda – più o meno esplicita – è: ferma il governo.
A ogni costo, anche a costo di farlo cadere e di tornare sulla via delle elezioni.
È la linea di Susanna Camusso, espressa in modo aggressivo in una drammatica intervista contro Elsa Fornero.

Io ho notato, invece, la voce di Bonanni, che non pensavo fosse così acida e forte.
Naturalmente diamo molta più attenzione al PD (e alla Camusso) che agli altri e pensiamo che questo governo sia alla sua (loro) mercè ... non pensiamo minimamente che Monti cerca di recuperare il danno che il governo del "megaleader" ha prodotto all'economia ed all'immagine dell'Italia.
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Re: CGIL, l'obiettivo è Bersani

Messaggioda franz il 20/12/2011, 12:28

matthelm ha scritto:Non è così perché il governo (come Monti aveva detto fin dall’inizio) s’è dato un programma che va oltre il pronto intervento della manovra. Ritiene che l’urgenza non consista solo nel ritrovare una breve credibilità sui mercati, ma in un’operazione più ampia: aggredire tre, quattro, cinque nodi fin qui risultati inestricabili della crisi profonda del paese.

Sicuramente questo terrorizza soprattutto il centrodestra, perché - se Monti avesse successo - sarebbe la dimostrazione palese che un governo puo' fare quelle cose che loro non sono riuciti a fare. In misura minore, ma importante, spaventa anche Bersani, da un lato perché Monti potrebbe riuscire in molte cose che Bersani stesso aveva provato a fare (liberalizzazioni) senza riuscirci, dall'altro per le tensioni che si possono venire al creare nel suo partito tra l'ala piu' a sinistra e quella piu' liberal. Ragion per cui ci si interroga se veramente Monti riuscirà nella sua Fase Due (lavoro, liberalizzazioni, privatizzazioni). Fortunatamente oltre a Monti da una parte e la Classe Politica, che ben conosciamo, dall'altra, rimane sempre vigile il terto incomodo: il Mercato. Con oltre 317 miliardi di titoli di debito pubblico da rinnovare (a cui vanno aggiunti quelli a sei mesi che saranno rinnovati nell'anno 2012 e scadranno ancora nel 2012 e quanto da rinnovare nel dic 2011 e che scadrà nel 2012) l'incubo dello spread e del crollo di certi titoli in borsa (vedi Mediaset) continuerà a pungolare la classe politica, obbligandola a non staccare la spina ed accettare le riforme presentate di volta in volta. A spanne saranno 383 miliardi da rinnovare ... quasi 32 ogni mese.
Ultima modifica di franz il 20/12/2011, 12:44, modificato 1 volta in totale.
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Re: CGIL, l'obiettivo è Bersani

Messaggioda trilogy il 20/12/2011, 12:40

Certo con una struttura produttiva di nani non si fa molta strada....i problemi della crescita dimensionale delle imprese italiane vanno discussi e rimossi.

Nel 2009 le imprese attive nell'industria e nei servizi sono poco meno di 4,5 milioni e occupano complessivamente circa 17,5 milioni di addetti. Il 95% delle imprese ha meno di 10 addetti e impiega il 47% dell'occupazione totale. Le imprese senza lavoratori dipendenti sono circa 3 milioni e corrispondono al 65,2% del totale delle imprese attive.

Si constata una forte concentrazione degli addetti nel settore manifatturiero (23% del totale), nel commercio all'ingrosso e al dettaglio (20%) e nelle costruzioni (11%).

Due terzi delle imprese sono individuali e coinvolgono il 25% degli occupati;le altre adottano, nel 18% dei casi, la forma giuridica di società di persone, nel 17% quella di società di capitali, mentre il restante 1,1% è costituito da società cooperative.

http://www.istat.it/it/archivio/29456
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Re: CGIL, l'obiettivo è Bersani

Messaggioda Stefano'62 il 20/12/2011, 13:05

Menichini ha scritto:Elsa Fornero aveva definito l’articolo 18 sulla licenziabilità un totem, dichiarando di volerlo mettere in discussione. Il tipo di reazione ha confermato l’assunto: l’articolo 18 è davvero un totem.


Non facciamo come nei media moderni che omettono volutamente la descrizione reale dell'oggetto del contendere,mascherandola come omissione di qualcosa di sottinteso e arcinoto (quando invece non lo è),col preciso intento di sostituirla con una connotazione furba e aprioristica ma soprattutto falsa e funzionale ai loro scopi.
Questo è l'articolo 18:
"Ferma restando l'esperibilità delle procedure previste dall'art. 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, il giudice, con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento ai sensi dell'art. 2 della legge predetta o annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo ovvero ne dichiara la nullità a norma della legge stessa, ordina al datore di lavoro di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro."

Non mi pare che si tratti di un totem;
non è un impedimento ai licenziamenti perchè non li vieta in nessun punto;
non è nemmeno rigidità delle uscite dal lavoro e non è un privilegio assurdo ma una conquista di civiltà,a meno di non propugnare il licenziamento arbitrario e immotivato..
Volerlo mantenere non significa che un giudice impedisce i licenziamenti tout court,significa solo che un giudice viene a valutare una specifica denuncia di un sopruso,esattamente come in qualsiasi altro ambito.
Volerlo abolire non significa difendere le imprese da un "matrimonio" coatto o garantire le imprese da un licenziamento motivato.
Volerlo abolire non significa liberare le imprese dal gioco di una legge iniqua.
Volerlo abolire significa volere avere la possibilità di fare i bastardi senza che la Magistratura venga a ficcare il naso.
Volerlo abolire significa volere negare al licenziato senza giusta causa la possibilità di chiamare un arbitro terzo.
Volerlo abolire significa pretendere (sfacciatamente) di svincolare il mondo produttivo dal sistema democratico basato sul buon Diritto.

Non è dunque una questione di opinioni.
Quelle possono venire legittimamente espresse circa la valutazione di quello che può venire considerato giusta causa o meno (per esempio un licenziamento perchè l'azienda sta in cattive acque,o perchè vuole rilocalizzarsi,etc.) e qui la discussione è certamente e legittimamente aperta.
Non può venire invece considerata come "opinione" sostenere che l'art 18 non sia una conquista di civiltà.

Chi vuole abolire l'art 18 si prende la responsabilità di dire che non considera un reato licenziare qualcuno senza giusta causa.
Chi non vuole l'art 18 si prende la responsabilità di dire (per esempio) che non trova obbrobbrioso licenziare in Italia perchè ci sono i diritti per assumere su Marte perchè invece li non ci sono.
Chi dice che dobbiamo recuperare la competitività persa nei confronti di chi se ne frega delle conquiste di civiltà e localizza dove si può schiavizzare il dipendente,facendo noi stessi la stessa cosa.....è un delinquente che andrebbe preso a calci in culo,oppure è un ignorante che non ha capito che la soluzione è chiudere i mercati a chi produce in quel modo,perchè non siamo noi ad essere inefficienti o arretrati,ma loro ad essere feudali e delinquenti,cioè da perseguire se possibile,o punire come minimo.
Perchè la buona civiltà deve dare l'esempio,invece di inseguire quegli altri ancorati a un passato pieno di schifezze.

Siamo vigili,non ci faremo fregare.
Come abbiamo acquisito quei diritti,dalla Bastiglia ad oggi,ce li riprenderemo,in un modo o nell'altro.
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Re: CGIL, l'obiettivo è Bersani

Messaggioda ranvit il 20/12/2011, 14:16

Insomma, gli unici civili al mondo siamo noi, visto che l'art. 18 non l'ha nessuno? :lol:
Anche gli svizzzeri non sono civili? :D
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: CGIL, l'obiettivo è Bersani

Messaggioda Robyn il 20/12/2011, 14:25

La riforma del mercato del lavoro per i nuovi assunti và integrata con la riforma della rappresentanza sindacale"ex art 19" e la legge antimobbing.Per quando riguarda gli assetti contrattuali definiti nel 2009,nel secondo livello c'è la possibilità di spingere la produttività con la detassazione della parte variabile del reddito e non fà nessun riferimento ai diritti.Esiste poi l'art 16 nella contrattazione decentrata che non và bene ciao robyn
http://www.uil.it/segr_generale/accordoquadro.pdf
http://www.fiompiemonte.it/Storico/fiom ... sibili.htm
Ultima modifica di Robyn il 20/12/2011, 14:37, modificato 1 volta in totale.
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Re: CGIL, l'obiettivo è Bersani

Messaggioda franz il 20/12/2011, 14:36

trilogy ha scritto:Certo con una struttura produttiva di nani non si fa molta strada....i problemi della crescita dimensionale delle imprese italiane vanno discussi e rimossi.

Conosco quei dati e sono preoccupanti, vista anche la produttività procapite delle piccole e micro, la metà delle grandi.
Oltre alla rimozione degli ostacoli alla loro crescita, che sono gli stessi che le spingono al sommerso (burocrazia, costi fiscali e contributivi, troppe leggi e che variano continuamente) un'idea interessante è quella di spingere (involgiare) i piccoli a cooperare, per trovare livelli maggiori di produttività.
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Re: CGIL, l'obiettivo è Bersani

Messaggioda Stefano'62 il 20/12/2011, 14:54

ranvit ha scritto:Insomma, gli unici civili al mondo siamo noi, visto che l'art. 18 non l'ha nessuno? :lol:
Anche gli svizzzeri non sono civili? :D

Il tipo e numero di leggi che sono necessarie ad un Paese sono l'indice del suo grado di civiltà,non (solo) che ci sia la tale legge o meno.
Direi che noi siamo parecchio incivili e per impedire a un prepotente di fare soprusi in un certo modo,ci vuole una legge specifica della quale negli altri paesi evidentemente ancora non sentono di avere bisogno.
E sbagliano,perchè mi pare che siamo invasi di prodotti provenienti da Paesi cosiddetti "civili",che però invece sono prodotti da bambini sfruttati nelle EPZ mentre prima erano prodotti da padri di famiglia francesi o americani che ora sono disoccupati.
Guai a chi tocca il 18,perchè il mondo deve andare avanti,non indietro.
E non dovrebbero essere i sindacati a difenderlo,ma i nostri referenti politici,di destra o di sinistra che siano.
Che schifo.
Stefano'62
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