A quanto pare state discutendo su una cosa non vera
PS Come potete notare anche in questo articolo, vi conviene emigrare al Sud

.....certo vi conviene indossare il giubbotto antiproiettile, siamo nel Far West

, e dovete assolutamente evitare di ammalarvi perchè come è stato detto "la Sanità è inesistente"
http://www.repubblica.it/cronaca/2011/1 ... -26704745/STATISTICHE
Più anziani, più colti e in buona salute
l'Istat fotografa come cambia l'Italia
Nascite e reati in calo, frenata nell'immigrazione e nelle iscrizioni all'Università, matrimoni più fragili, boom delle visite ai musei: dall'annuario dell'Istat un ritratto in cifre sulla vita del Paese
Più anziani, più colti e in buona salute l'Istat fotografa come cambia l'Italia Nel 2010, con 561.944 neonati, si è toccato tocca il livello minimo dal 2006 (ansa)
ROMA - In questo momento l'economia catalizza inevitabilmente tutte le attenzioni 1, ma il ritratto dell'Italia che emerge dall'annuario statistico dell'Istat è molto più complesso e racconta nel dettaglio usi, abitudini, consumi, vizi (il fumo, ad esempio) e virtù (la predisposizione al volontariato) degli italiani, oltre che una serie di curiosità.
Nascite in calo. L'elemento di maggior rilievo segnalato dall'Istituto di statistica è quello relativo alla natalità che diminuisce e nel 2010, con 561.944 neonati, tocca il livello minimo dal 2006 (quando furono 560.010). Di questi gli italiani sono stati 483.862, mentre gli stranieri 78.082. Il numero dei nuovi nati italiani è il più basso dal 1995, inizio delle serie storiche. Una tendenza demografica che fa dell'Italia un paese sempre più anziano. Gli arrivi degli stranieri, pur continuando a compensare il saldo negativo degli italiani, cominciano anch'essi a calare. La popolazione residente in Italia è pari a 60.626.442 unità, di cui 29.413.274 maschi e 31.213.168 femmine. Rispetto al 2009 - anno in cui la popolazione residente complessiva era pari a 60.340.328 individui - l'incremento è dunque pari a 286.114 unità.
Nord più popoloso. La distribuzione territoriale è pressoché
invariata: il Nord è caratterizzato dal maggior numero di residenti, 27.763.261 (il 45,8 per cento del totale della popolazione). I residenti del Mezzogiorno sono 20.912.859 (il 34,5 per cento) e il Centro, con 11.950.322 residenti, pari al 19,7 per cento, mantiene l'ultima posizione. Il saldo naturale passa da -22.806 (2009) a -25.544, e quello migratorio, seppure ancora in calo rispetto all'anno precedente (311.658 contro 318.066) è ancora fondamentale per contrastarne l'effetto negativo.
Arrivi stranieri in calo. Gli stranieri residenti in Italia al 31 dicembre 2010 sono 4.570.317 (2.201.211 maschi e 2.369.106 femmine, con 335.258 nuove iscrizioni in totale), pari al 7,5 per cento della popolazione residente complessiva. Anche nel 2010, quindi, continua l'andamento crescente degli anni precedenti (7,0 per cento nel 2009). Nel 2010 la stima del numero medio di figli per donna è pari a 1,41, come il valore registrato nel 2009; si conferma quindi l'arresto della crescita continua che si era avuta successivamente al 1995, anno in cui la fecondità italiana toccò il minimo (1,19 figli per donna).
Adozioni in aumento. In Italia si fanno dunque meno figli, ma crescono le adozioni di minori: nel 2009 sono state 5.224, l'1,2% in più rispetto all'anno precedente. Nell'anno in questione, il 31,5% delle adozioni (1.643) ha riguardato minori italiani, il 68,5% minori stranieri (a fronte del 67,2% nel 2008 e del 62% nel 2007).
Coppie sempre più precarie. Nel 2009 si è registrato un aumento, nei confronti dell'anno precedente, sia del numero delle separazioni (+2,1%) sia dei divorzi (+0,2%), pari rispettivamente a 85.945 e 54.456. Di fatto, ogni 1.000 matrimoni si hanno 297 separazioni e 181 divorzi. Nel 2009 le separazioni consensuali sono state 73.559, pari all'85,6% del totale delle separazioni concesse, quelle giudiziali 12.386 (14,4%). Nell'anno in questione, i figli minori di 18 anni coinvolti nelle separazioni sono stati 62.663, nei divorzi sono stati 25.734. L'affidamento condiviso è stato stabilito per l'86,2% dei figli affidati nelle separazioni (era il 78,8% nel 2008) e per il 68,5% nei casi di affidamento conseguente a divorzi (62,1% nel 2008). Una curiosità: il ricorso alla custodia esclusiva alla madre - che fino al 2006 costituiva la tipologia di affidamento più ricorrente - è contestualmente diminuito, divenendo pari al 12,2% negli affidamenti disposti nelle separazioni e al 28,3% nei divorzi.
Salute soddisfacente. Malgrado il generale invecchiamento il 71,1% della popolazione residente in Italia ha dato un giudizio positivo sul proprio stato di salute, un dato sostanzialmente stabile rispetto alo scorso anno. La percentuale di persone che dichiarano di godere di un buono stato di salute è però più elevata tra gli uomini (75,1%) che tra le donne (67,2%). E all'aumentare dell'età le prevalenze decrescono: tra le persone anziane, infatti, scende al 39,4% tra i 65-74 anni, fino a raggiungere il 22,7% tra gli ultrasettantacinquenni. Le patologie croniche più diffuse sono l'artrosi/artrite (17,1%), l'ipertensione (15,9%), le malattie allergiche (10,3%), l'osteoporosi (7,2%), la bronchite cronica e asma bronchiale (6,1%) e il diabete (4,9%).
Le cause di mortalità. Tra le cause di mortalità, le patologie del sistema cardiocircolatorio rimangono le numero uno in Italia, seguite dai tumori e dalle malattie del sistema respiratorio. Classifica generale che cambia se si prende in esame eslusivamente la popolazione femminile, dove il terzo posto della graduatoria è relativo alla mortalità per disturbi psichici e malattie del sistema nervoso e degli organi dei sensi. L'analisi della mortalità per causa a livello territoriale ha una particolare caratterizzazione che vede
tutte le regioni del Mezzogiorno con i livelli sostanzialmente più bassi per i tumori. Al contrario, nel Nord e nel Centro la mortalità per queste cause è più elevata della media nazionale tranne che nel Trentino-Alto Adige e nel Veneto.
Più assistenza domiciliare. Sempre in tema di salute, l'Istat segnala che in Italia diminuiscono le strutture sanitarie ma aumenta l'assistenza domiciliare. Nel 2008, si legge nell'annuario, l'assistenza sanitaria territoriale conta circa 47.000 medici di base, otto ogni 10 mila abitanti e circa 7.700 Pediatri, 9 ogni 10 mila bambini fino a 14 anni. Ammontano a circa 16 ogni 100 mila abitanti gli ambulatori e i laboratori pubblici e privati convenzionati, in lieve calo negli ultimi tre anni. Risultano in crescita nel corso degli anni, anche in ragione del progressivo invecchiamento della popolazione, i pazienti assistiti al proprio domicilio, da 414 mila nel 2006 a 494 mila nel 2008, l'81% dei quali è ultrasessantacinquenne.
Poco sport praticato. Nel 2011, rileva ancora l'Annuario, il 21,9% della popolazione sopra i tre anni pratica uno o più sport con continuità, il 10,2% vi si dedica saltuariamente, mentre il 27,7% svolge almeno qualche attività fisica, come fare passeggiate, nuotare o andare in bicicletta. I sedentari rappresentano il 39,8% del totale, con le donne più numerose degli uomini (44,4% contro 35%).
Alimentazione e fumo. Correlati al grado di salute degli italiani ci sono poi altri due aspetti analizzati dall'Istat: il cibo e il fumo. Sull'alimentazione restiamo ancorati alla tradizione. Nel nostro Paese il pasto veloce fuori casa fatica a prendere piede: infatti, ancora nel 2011 sei persone su dieci pranzano generalmente a casa. E' fortemente diffusa anche l'abitudine di fare una colazione "adeguata" al mattino: l'82,9% delle donne e il 77% degli uomini abbina al caffè o al tè alimenti nutrienti come latte, biscotti, pane. Grazie alle statistiche si può poi tracciare l'indentikit del fumatore tipo. Sono giovani maschi e signore over 45. Se la quota di fumatori è stabile negli ultimi anni e coinvolge il 22,3% della popolazione over 14, anche nel 2011 a fumare sono soprattutto gli uomini (28,4%) rispetto alle donne (16,6%) ma la quota di persone dedita al tabagismo è nettamente più elevata fra i giovani 25-34enni (38,9%) e fra le signore di 45-54 anni (23,3%).
Università con meno iscritti. Dalla salute allo studio. Secondo l'Istituto di statistica i giovani iscritti per la prima volta all'università nell'anno accademico 2009-2010 risultano 295.000, circa 1.200 in meno rispetto all'anno precedente (-0,4%), a conferma della flessione delle immatricolazioni iniziata nel 2004-2005. La diminuzione riguarda i corsi di laurea del vecchio ordinamento (-25,9%) e quelli di durata triennale (-1,3%), mentre i corsi di laurea specialistica/magistrale a ciclo unico registrano un incremento del 6,5%. L'università piace di più ai giovani del Sud e alle donne. La partecipazione agli studi universitari risulta, infatti, particolarmente alta in Molise, Abruzzo, Basilicata dove più di un residente di 19-25 anni su due è iscritto a un corso accademico. E le donne sono più propense degli uomini a proseguire gli studi dopo le superiori - le diplomate che si iscrivono a un corso universitario sono circa 68 su 100, i diplomati 58 - ma anche a portare a termine il percorso accademico: le laureate sono circa 22 ogni 100 venticinquenni contro i 15 laureati ogni 100 maschi della stessa età.
Tutti in auto. Ad accrescere la sostanziale sedentarietà degli italiani anche il fatto che solo l'11,8% delle persone con un'occupazione va al lavoro a piedi, una percentuale nettamente inferiore a quella raggiunta da scolari e studenti, pari al 25,9%. Il mezzo di trasporto privato preferito dagli italiani si conferma l'automobile, che risulta maggiormente utilizzata sia dagli studenti, come passeggeri (36,3%), sia dagli occupati, alla guida (69,9%). Solo poco meno di un quarto della popolazione di 14 anni e più (24,7%) dichiara nel 2011 di aver utilizzato mezzi pubblici urbani (autobus, filobus e tram), mentre la quota sale al 29,8% per chi ha utilizzato nel 2011 almeno una volta il treno.
Migliora la differenziata. Oltre al traffico, altro grande problema delle città italiane è quello dei rifiuti. Ma per quest'ultimo, a differenza del primo, qualche segnale di miglioramento si coglie. La raccolta di rifiuti urbani si attesta a 32,1 milioni di tonnellate all'anno, con la differenziata che raggiunge il 33,6%. In media la produzione di rifiuti a testa di ogni italiano è di 533,5 chilogrammi. La raccolta differenziata guadagna tre punti percentuali (era al 30,6% nel 2008). In questa classifica il Nord stacca il Sud di quasi il 30% in media: le regioni settentrionali registrano il 48% di differenziata con Trentino Alto Adige e Veneto in testa rispettivamente al 57,8% e 57,5%; segue il Centro al 24,9&; chiudono le regioni meridionali ferme al 19,1%.
Volontariato per uno su dieci. Un italiano su dieci svolge attività di volontariato, un dato sostanzialmente stabile rispetto a un anno fa. Il 10% delle persone di 14 anni e più è impegnato in attività gratuite di volontariato, il 9,7% in associazioni culturali, mentre il 16,8% si limita a versare soldi a un'associazione. Le attività di volontariato coinvolgono il 13,5% dei cittadini over14 al Nord, l'8% al Centro e il 6,4% nel Mezzogiorno.
Le carceri scoppiano. L'Istat conferma anche l'emergenza carceraria emersa drammaticamente in questi giorni con le rivolte di Ancona 2 e Parma 3. Mediamente, 160 detenuti sono chiamati infatti a dividersi 100 posti letto. Ma ci sono regioni dove va decisamente peggio e il record negativo è della Puglia, dove il numero dei reclusi è doppio rispetto alla capienza regolamentare: 203 reclusi si contendono 100 letti. Dati che confermano che l'effetto di "svuotamento" delle carceri a seguito dell'indulto concesso del 2006 è stato più che compensato da nuovi ingressi o reingressi: al 31 dicembre 2010 i detenuti erano 67.961, il 4,9% in più rispetto a un anno prima, di cui solo il 4,6% donne, mentre gli stranieri sono il 36,7% del totale.
Reati in calo. Non è servito ad allentare la pressione sugli istituti penitenziari neppure il fatto che tra il 2008 e il 2009 i reati registrati sono diminuiti del 3,9%, a conferma di un trend discendente che - dopo il picco del 2007 - aveva visto una forte contrazione (-10,2%) nell'anno successivo. Ma la larga maggioranza (61,1%) resta opera di ignoti, mentre in un altro 18,8% dei casi viene disposta l'archiviazione a vario titolo e solo nel restante 20,1% dei casi si dispone l'inizio dell'azione penale a carico dell'indagato (o degli indagati).
Una lavastoviglie per due. L'Istat prende in esame anche come gli italiani spendono i soldi, a casa come nel tempo libero. Nel 2010 è proseguito il processo di diffusione di alcuni beni durevoli, dal telefono cellulare (presente nell'89,5% delle famiglie), al personal computer (55,3%), alla lavastoviglie (45,5%), ai condizionatori d'aria (33,8%). L'uso del pc tocca il livello massimo tra i 15 e i 19 anni (quasi nove ragazzi su dieci), ma gli utilizzatori aumentano anche fra i 65-74enni (14,9% contro il 13,7% di un anno prima), per scendere al 3,3% fra gli ultra settantacinquenni. A livello territoriale, permane uno squilibrio sia nell'uso del pc (Nord 56,9%, Centro 54,4%, Mezzogiorno 44,6%), che in quello di internet (Nord 56,3%, Centro 54,2%, Mezzogiorno 43,7%).
Più cultura. Gli italiani, rileva l'annuario, sono frequentatori di musei, gallerie e siti archeologici, in particolare laddove c'è l'ingresso gratuito. Il cinema si conferma svago preferito ma cresce anche la tendenza a trascorrere il tempo libero assistendo a spettacoli sportivi. Si interrompe invece il trend positivo della lettura dei libri mentre gli over 65 si scoprono sempre più internauti. In particolare oltre 37,3 milioni di persone hanno visitato nel 2010 i 424 luoghi di antichità e arte (di cui 208 musei e gallerie e 216 monumenti e aree archeologiche) presenti nel nostro Paese, con un robusto incremento rispetto all'anno precedente (circa 5 milioni in più). In particolare, aumentano del 40% i visitatori degli istituti a ingresso gratuito, mentre è molto più contenuta la crescita dei visitatori degli istituti a pagamento (+6%).
(16 dicembre 2011)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.