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MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Messaggioda franz il 24/11/2011, 10:06

Da Lavoce.info http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002667.html

MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO
di Chiara Saraceno 21.11.2011

Per favorire l'occupazione femminile il governo Monti starebbe valutando una differenziazione nella imposizione fiscale sul reddito da lavoro di donne e uomini. L'idea è inefficace e ingiusta. Inefficace perché non c'è abbassamento di aliquota che compensi una domanda di lavoro debole o nulla rivolta a donne a bassa qualifica. Ingiusta perché rischia di rivelarsi una redistribuzione da famiglie a reddito basso verso quelle a reddito alto. Più utile investire nella formazione e destinare tutte le risorse possibili all'allargamento dell'offerta di servizi di cura.

Tra le possibili proposte di intervento a favore dell’occupazione femminile che verrebbero prese in considerazione del governo Monti ci sarebbe anche quella di introdurre una differenziazione a vantaggio delle donne nella imposizione fiscale sul reddito da lavoro. Verrebbe compensata, per mantenere una parità di gettito, da un aumento della imposizione sul reddito da lavoro maschile.

UNA PROPOSTA INEFFICACE
La proposta riprende quella avanzata quattro anni fa da Alberto Alesina e Andrea Ichino. (1) A mio parere si tratta di una ipotesi insieme inefficace e foriera di ulteriori iniquità. Inefficace perché il motivo per cui molte donne non lavorano per il mercato (regolare) non è il peso del fisco, ma la mancanza di domanda di lavoro unita alla scarsità dei servizi di cura. Queste due condizioni negative sono presenti soprattutto nel Mezzogiorno, dove sono concentrate le cosiddette “inattive”, ovvero coloro che non si presentano neppure nel mercato del lavoro. Anche nel Mezzogiorno, inoltre, le due circostanze riguardano soprattutto le donne a bassa istruzione, con o senza carichi familiari. Non dimentichiamo, infatti, che le giovani donne sono la stragrande maggioranza dei Neet, ovvero dei giovani tra i 15 e i 24 anni che né studiano né lavorano. Non c’è abbassamento di aliquota che compensi una domanda di lavoro debole o nulla rivolta a donne a bassa qualifica. Si aggiunga che l’eventuale risparmio prodotto dall’abbassamento della aliquota fiscale per coloro che hanno un lavoro non riuscirebbe a compensare i costi di sostituzione del lavoro domestico e di cura, soprattutto, di nuovo, tra chi ha redditi da lavoro più bassi.

E INGIUSTA
Ma c’è anche una questione di equità. Stante che l’occupazione non è distribuita né distribuibile omogeneamente tra le coppie, e stante il peso delle scelte omogamiche nella formazione delle coppie, l’incidenza della occupazione femminile è molto più alta tra le donne ad alta istruzione, di norma con un compagno con istruzione pari. Ovvero, è prevalente tra le donne e nelle coppie che hanno ancora oggi, pur in un contesto di diffusa vulnerabilità sul mercato del lavoro, un reddito da lavoro individuale e familiare più alto. Viceversa, nelle coppie a bassa istruzione l’incidenza delle situazioni monoreddito (maschile) è più elevata. Ridurre l’aliquota per le donne lavoratrici aumentando quella degli uomini, rischierebbe così di configurarsi come una redistribuzione dalle famiglie con meno risorse a quelle con più risorse.
Se l’intenzione è quella di compensare le donne con carichi familiari per i costi aggiuntivi che sostengono quando lavorano per il mercato ci sono altre vie, più efficaci. Ad esempio, l’introduzione di contributi figurativi a fini pensionistici per le attività di cura, o di un credito di imposta (rimborsabile anche agli incapienti) per il costo dei servizi di cura più consistente di quello previsto attualmente. Anche se temo che i vincoli con cui il governo Berlusconi ha blindato la delega fiscale non consentano molti margini in questa direzione. Se l’intenzione è quella di sostenere l’occupazione femminile, molto più efficace ed equo sarebbe da un lato investire nella formazione delle donne a bassa istruzione, dall’altro destinare tutte le risorse possibili in un contesto di ristrettezze di bilancio all’allargamento della offerta di servizi di cura, per l’infanzia e per la non autosufficienza, e all’ampliamento del tempo scolastico. Ciò non solo renderebbe meno difficile la conciliazione, ma aumenterebbe la domanda di lavoro, prevalentemente femminile, con ciò anche contribuendo ad allargare la base imponibile.

(1) Alesina, A. e Ichino, A. (2007) “Due economisti propongono: meno tasse sul lavoro delle donne senza perdere gettito”, Il Sole 24Ore, 27 marzo 2007.
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Re: MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Messaggioda trilogy il 24/11/2011, 15:25

Non so dire se è vero che stanno pensando ad una cosa del genere.
Ma è una idea tipica della sottocultura politica ed economica italiota.
Ad ogni lobby, categoria, corporazione, ordine professionale, religione, sesso, etnia, e chi più ne ha più ne metta, la sua piccola area di privilegio, di esenzione fiscale, di esenzione contributiva, di vantaggio personale con un intreccio di norme privo di qualunque visione e vantaggio collettivo.
Merito e meritocrazia sono solo argomenti da convegni tra illustri barbagianni. Come introdurre veramente le pari opportunità e la meritocrazia nella società italiana se ne riparlerà "forse" con la prossima generazione.
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Re: MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Messaggioda ranvit il 24/11/2011, 18:14

concordo con trilogy.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Messaggioda pianogrande il 24/11/2011, 18:21

Quello che dice Triology, per me, vale anche a proposito delle "quote rosa".
Dobbiamo deciderci a curare la malattia non i sintomi.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Messaggioda trilogy il 25/11/2011, 13:50

Forse se i barbagianni della politica e dell'economia facessero riscrivere qualche italica normativa a ragazze come questa, il paese diventerebbe un po' più moderno..... e il discorso vale anche per le attività lavorative meno qualificate di queste.
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Realizzare il sogno da ricercatrice Obiettivo raggiunto (a Parigi) per Luisa

Luisa Laureti

Nonostante le facoltà scientifiche non siano sufficientemente affollate, almeno quanto sarebbe necessario al nostro paese, tra i giovani che le scelgono non sono pochi quelli che lo fanno per inseguire un sogno: diventare ricercatori. Una vocazione che spesso viene scoraggiata in partenza negli stessi ambienti familiari: «Faresti la fame, è un lavoro senza prospettive». Non è stato così per Luisa Laureti, perché l’asfittico mondo della ricerca italiana l’ha saltato a piè pari scegliendo subito l’estero.

«Tutto è iniziato nel 2006, durante il mio ultimo anno di laurea specialistica, quando ho ottenuto una borsa Erasmus per un’attività di laboratorio all’università di Leiden in Olanda. E’ stata un’esperienza bellissima, che mi ha spinto a puntare sull’estero per cercare quelle opportunità nella ricerca scientifica che l’Italia non poteva offrirmi». Luisa ha 29 anni, è napoletana di nascita ma gli studi li ha fatti da «emigrante» al Nord, prima il liceo scientifico a Milano e poi l’università a Pavia, fino ad arrivare, nell’ottobre del 2006, alla laurea magistrale in Biotecnologie industriali.

«A quel punto il mio obiettivo era il dottorato di ricerca, ma in Italia non c’erano prospettive senza un "santo in paradiso". Così sono stata scelta per un progetto finanziato dall’Unione europea in Francia, all’università Henri Poincaré di Nancy. Obiettivo, la scoperta di nuove molecole ad attività antibiotica». Tre anni di lavoro, il conseguimento del dottorato e poi, il grande successo: la molecola identificata diventa un brevetto europeo.

Un risultato ottenuto anche con qualche puntata in Inghilterra, all’università di Warwick per portare a termine alcuni esperimenti. «E così, nell’aprile del 2010, ho ottenuto quel contratto per cui tanto mi ero impegnata: ricercatrice presso il laboratorio di genetica medica ed evolutiva all’università René Descartes di Parigi».

http://www.corriere.it/economia/trovola ... 6fce.shtml
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Re: MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Messaggioda flaviomob il 27/11/2011, 17:11

Un momento. Le quote rosa possono servire a garantire l'accesso di donne in ambiti professionali tradizionalmente penalizzanti. E anche a rilanciare l'economia. Certo, bisogna lavorare a monte sul sistema educativo, sulla mentalità, sulla cultura e naturalmente su un welfare che favorisca la maternità e il lavoro.

http://www.ilciriaco.it/donna/news/?news=7601


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Re: MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Messaggioda franz il 27/11/2011, 18:55

flaviomob ha scritto:Un momento. Le quote rosa possono servire a garantire l'accesso di donne in ambiti professionali tradizionalmente penalizzanti. E anche a rilanciare l'economia. Certo, bisogna lavorare a monte sul sistema educativo, sulla mentalità, sulla cultura e naturalmente su un welfare che favorisca la maternità e il lavoro.

Teoricamente giusto, in noregia e egli altri paesi nordici dove esiste una fortissima scolarità e le donne studiano.
Il problema italiano invece è che troppe donne abbandonano gli studi dopo la scuola media e quindi il loro contributo al rilancio dell'economia è poco o nullo. Cosa fai fare sul posto di lavoro ad una che non ha studiato, anche se tramite uno sconto fiscale conviene assumerla? Poi naturalmente bisogna conciliare casa-figli-lavoro (quindi occorrono quelle strutture che ora mancano) ma è chiaro che questo "conciliare" non deve riguardare solo le donne. Il problema oggi riguarda anche i mariti, sempre piu' coinvolti, non solo le donne (questa anzi mi sembra una visione arretrata). Il problema è la famiglia in cui lavorano entrambi, non la donna o l'uomo.
Ultima modifica di franz il 27/11/2011, 21:06, modificato 1 volta in totale.
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Re: MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Messaggioda flaviomob il 27/11/2011, 20:47

Due grossi problemi italiani.
Il primo: molte aziende si "vendicano" sulle donne dopo la maternità, il caso peggiore è quando c'è il licenziamento (perché obbligano prima della gravidanza a firmare dimissioni in bianco o perché usano contratti precari ripetuti), ma succede anche che, quando la madre chiede il part time, si blocca per ripicca ogni possibilità di carriera anche di chi avrebbe i numeri.
Il secondo: quali possibilità ha una donna di rientrare al lavoro, a parità di ore e di stipendio, dopo la maternità? Gli asili non ci sono o sono insufficienti, non tutti hanno i nonni a cui affidare la prole quando lavorano e poi gli orari delle scuole non garantiscono il tempo pieno, alle elementari alle 16 comunque i bimbi escono e chi li va a prendere se la madre lavora fino alle 18? Il part time non è una soluzione p.e. se la donna è sola e ha il peso del sostentamento di tutta la famiglia: con lo stipendio di un part time in Italia non si campa.
Questi sono i problemi reali, che si sommano alle discriminazioni ormai consolidate (stipendi più bassi a parità di qualifica, possibilità di molestie e pressioni più elevato, demansionamento).


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Re: MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Messaggioda franz il 27/11/2011, 21:41

flaviomob ha scritto:Il primo: molte aziende si "vendicano" sulle donne dopo la maternità, il caso peggiore è quando c'è il licenziamento (perché obbligano prima della gravidanza a firmare dimissioni in bianco
...
Il secondo: quali possibilità ha una donna di rientrare al lavoro, a parità di ore e di stipendio, dopo la maternità?

Il primo caso è noto ma "molte aziende" mi pare non documentato e non provato. Direi "alcune".
Perché succede? perché le madri, dopo la maternità, sono naturalmente ansiose e al minimo starnuto, colpo di tosse o altro, tengono il bambino a casa e stanno loro stesse a casa, in malattia (fino a 3 anni è perfettamente lecito, ma dipende dal settore, immagino). Non dico sia sbagliato, anzi è perfettamente umano, se non ci sono altre soluzioni. In una grande azienda non è un problema se su 1000 persone 3 sono a casa per motivi del genere ma in una piccola azienda ogni assenza crea problemi a tutto la catena produttiva ed è quindi naturale che un datore non voglia assumere una persona che per i prossimi 3 anni starà a casa alcuni gorni al mese. Ma proprio per questo assumerebbe una quarantenne che ormai di figli non intende piu' farli. Soluzioni? 1) quei servizi che mancano 2) divisione tra uomo e donna delle assenze per figli malati 3) se non hai nonni vicini (che in Italia visto il mammismo, ha il 90%) almeno una ragazza alla pari, scricabile dalle tasse.
Il secondo caso è simile al primo. Servono servizi, nonni e poi, sussidiariamente un aiuto domestico. Poi uno sceglie se stare a casa il 50% (e guadagnare il 50% in meno) oppure se lavorare/guadagnare il 100% affidando i figli ad una ragazza alla pari che vive in casa (che è la soluzione che va per la maggiore nei paesi nordici) magari potendo scaricare la spesa dalle tasse.
Dovrebbe essere chiaro che la biologia italiana (maternità e post maternità) è identica alle tedesche e svedesi (che lavorano in % molto piu' delle italiane) e che le soluzioni pratiche ci sono, soprattutto in ambito privato, senza scomodare lo stato.

Poi è chiaro (addirittura lampante) che una tedesca o una svedese, che ha studiato, che ha un alto reddito ed un'alta formazione professionale ...
1) non si fa mettere sotto i piedi da un datore di lavoro mafioso che gli fa firmare dimissioni in bianco
2) guadagna, insieme al marito, abbastanza da mantenere una ragazza alla pari
3) se è qualificata non ha problemi a trovare un altro lavoro
quindi il problema italiano sta proprio nella bassa qualifica professionale che rende deboli e ricattabili le donne o ogni lavoratore anche maschio impiegato in lavorazioni di basso valore aggiunto.
In pratica, siamo deboli, ignoranti (il 50% ha solo la terza media) e con le pezze al culo ma vogliamo (pretendiamo) di avere lo stato sociale svedese, dove la produttività media di ogni lavoratore è quasi doppia, in euro.
Dovrebbe essere comprensibile che dove ogni lavoratore produce 60'000 euro di valore aggiunto, è possibile avere e finaziare un ottimo stato sociale (asili compresi) ma da noi nelle microaziende (il 95% del totale) si producono a stento 30'000 euro procapite e quello stato sociale non lo possiamo finanziare.
Quindi bisogna studiare e lavorare, poi studiare e lavorare e poi ancora ...
Mi pare che invece in Italia la moda sia lamentarsi e scioperare, lamentarsi e scioperare e poi ancora ...
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Re: MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Messaggioda chango il 27/11/2011, 21:55

franz ha scritto:
flaviomob ha scritto:Il primo: molte aziende si "vendicano" sulle donne dopo la maternità, il caso peggiore è quando c'è il licenziamento (perché obbligano prima della gravidanza a firmare dimissioni in bianco
...
Il secondo: quali possibilità ha una donna di rientrare al lavoro, a parità di ore e di stipendio, dopo la maternità?

Il primo caso è noto ma "molte aziende" mi pare non documentato e non provato. Direi "alcune".
Perché succede? perché le madri, dopo la maternità, sono naturalmente ansiose e al minimo starnuto, colpo di tosse o altro, tengono il bambino a casa e stanno loro stesse a casa, in malattia (fino a 3 anni è perfettamente lecito, ma dipende dal settore, immagino). Non dico sia sbagliato, anzi è perfettamente umano, se non ci sono altre soluzioni. In una grande azienda non è un problema se su 1000 persone 3 sono a casa per motivi del genere ma in una piccola azienda ogni assenza crea problemi a tutto la catena produttiva ed è quindi naturale che un datore non voglia assumere una persona che per i prossimi 3 anni starà a casa alcuni gorni al mese. Ma proprio per questo assumerebbe una quarantenne che ormai di figli non intende piu' farli. Soluzioni? 1) quei servizi che mancano 2) divisione tra uomo e donna delle assenze per figli malati 3) se non hai nonni vicini (che in Italia visto il mammismo, ha il 90%) almeno una ragazza alla pari, scricabile dalle tasse.
Il secondo caso è simile al primo. Servono servizi, nonni e poi, sussidiariamente un aiuto domestico. Poi uno sceglie se stare a casa il 50% (e guadagnare il 50% in meno) oppure se lavorare/guadagnare il 100% affidando i figli ad una ragazza alla pari che vive in casa (che è la soluzione che va per la maggiore nei paesi nordici) magari potendo scaricare la spesa dalle tasse.
Dovrebbe essere chiaro che la biologia italiana (maternità e post maternità) è identica alle tedesche e svedesi (che lavorano in % molto piu' delle italiane) e che le soluzioni pratiche ci sono, soprattutto in ambito privato, senza scomodare lo stato.

Poi è chiaro (addirittura lampante) che una tedesca o una svedese, che ha studiato, che ha un alto reddito ed un'alta formazione professionale ...
1) non si fa mettere sotto i piedi da un datore di lavoro mafioso che gli fa firmare dimissioni in bianco
2) guadagna, insieme al marito, abbastanza da mantenere una ragazza alla pari
3) se è qualificata non ha problemi a trovare un altro lavoro
quindi il problema italiano sta proprio nella bassa qualifica professionale che rende deboli e ricattabili le donne o ogni lavoratore anche maschio impiegato in lavorazioni di basso valore aggiunto.
In pratica, siamo deboli, ignoranti (il 50% ha solo la terza media) e con le pezze al culo ma vogliamo (pretendiamo) di avere lo stato sociale svedese, dove la produttività media di ogni lavoratore è quasi doppia, in euro.
Dovrebbe essere comprensibile che dove ogni lavoratore produce 60'000 euro di valore aggiunto, è possibile avere e finaziare un ottimo stato sociale (asili compresi) ma da noi nelle microaziende (il 95% del totale) si producono a stento 30'000 euro procapite e quello stato sociale non lo possiamo finanziare.
Quindi bisogna studiare e lavorare, poi studiare e lavorare e poi ancora ...
Mi pare che invece in Italia la moda sia lamentarsi e scioperare, lametarsi e scioperare e poi ancora ...


veramente, in Italia, le donne che lavorano hanno mediamente un livello di istruzione superiore a quello degli uomini.

per quanto riguarda la produttività, più che al lavoratore si dovrebbe guardare all'impresa e alla politica industriale che fa un paese.
avere lavoratori iperformati, quando ciò che le imprese richiedono è manodopera a basso costo non serve a nulla.
non è che le micro imprese di per sè non è in grado di produrre valore aggiunto da 60.000 euro. anche qui dipende in che settore opera.
anche qui dipende dalla scelta dell'imprenditore e dalla politica industriale che un Paese decide di perseguire.
questo influisce anche sulla politica educativa che un paese decide di seguire.
se decidi che ti servono tornitori non crei un sistema di istruzione che produce in massa ingegneri.
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