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Non si è mai verificato nella storia...

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Non si è mai verificato nella storia...

Messaggioda flaviomob il 27/11/2011, 16:46

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11 ... to/173463/

Debito fuori controllo, rischio dietro l’angolo

Martedì sarà il giorno della verità quando il Tesoro emetterà 8 miliardi di Btp sperando che qualcuno se li compri, una speranza molto labile perché venerdì nessuno voleva acquistare i due miliardi di Ctz con scadenza 2013

Ora che abbiamo scoperto che l’Italia paga per il suo debito a sei mesi come il Portogallo cosa succederà? Probabilmente quello che è già accaduto agli altri Paesi europei che sono entrati nella fase terminale della crisi finanziaria. Martedì sarà il giorno della verità quando il Tesoro emetterà 8 miliardi di Btp sperando che qualcuno se li compri, una speranza molto labile perché venerdì nessuno voleva acquistare i due miliardi di Ctz con scadenza 2013.

La leggenda della solidità delle banche italiane si basa sul presupposto che esse riescano comunque a raccogliere denaro pagando tassi d’interesse ragionevoli. Ma alcuni istituti di credito non hanno più accesso al mercato internazionale e presto dovranno rivolgersi alla clientela italiana offrendo tassi superiori di del 4 o 5 per cento a quanto incassano sui mutui erogati. Quaanto potranno andare avanti in questa situazione? Da mercoledì in poi ogni giorno sarà quello buono per andare in crisi di liquidità e chiedere con urgenza una linea di credito internazionale. Al Tesoro sperano che sia la Bce a comprare i nostri titoli di Stato stampando tutti gli euro che saranno necessari a coprire la nostra offerta.

Ma per il momento questa soluzione non è praticabile: la Germania non ha alcuna intenzione di aumentare la massa monetaria e importare inflazione per mantenere l’insostenibile stile di vita italiano e spagnolo, non ha intenzione di allargare i cordoni della borsa senza una contropartita senza un’effettiva e stabile cessione di sovranità che le consenta di controllare spese ed entrate di ogni singolo paese. La modifica dei trattati per consentire l’intromissione di Berlino nella politica di bilancio degli altri Stati richiede troppo tempo e troppe discussioni, la strada più veloce è quella di affondarli per poi offrire loro un finto salvagente targato Fondo monetario internazionale.

I tedeschi potrebbero consentire alla Bce di fornire liquidità illimitata al Fondo che a sua volta la presterebbe ai singoli stati con condizioni capestro. Una volta accettata la linea di credito del Fmi per l’Italia si chiuderebbe la via di accesso al mercato, perché tutti i prestiti effettuati dal fondo sono ‘ senior ’ cioè hanno il diritto ad essere pagati prima di ogni altra obbligazione dello Stato debitore. Con questa condizione chi comprerebbe più un Btp? Il fondo costringerebbe l’Italia a privatizzare tutte le aziende e le infrastrutture pubbliche oltre che a varare a misure fiscali draconiane che deprimerebbero il paese per i prossimi dieci anni. Ma anche questo non servirebbe a tirarci fuori dai guai. Gli interventi del Fmi hanno avuto successo solo quando sono stati accompagnati da massicce svalutazioni della moneta del Paese in crisi, non si è mai verificato nella storia il salvataggio di un Paese a cambio fisso. L’euro salirà presto sul banco degli imputati, colpevole di avere un’architettura e una governance arzigogolata e inadatta ai mercati moderni. Mario Monti è stato uno dei grandi sostenitori della moneta unica, un suo strenuo difensore e probabilmente non riuscirà a rinnegare le sue idee ed il suo passato. Ma è inevitabile che le forze politiche aprano questa discussione che sarebbe opportuno passasse per una consultazione popolare. Il ricorso al Fondo monetario senza un dibattito democratico sarebbe, questa si, una sospensione prolungata della democrazia che potrebbe produrre conseguenze irreparabili sulla tenuta sociale del Paese.

* * * * *

Intanto si parla di un piano FMI per l'Italia, mentre gli investitori americani si allontanano dall'euro.

http://www.unita.it/mondo/ue-ecco-il-pi ... bled=false


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Re: Non si è mai verificato nella storia...

Messaggioda franz il 27/11/2011, 18:46

la Germania non ha alcuna intenzione di aumentare la massa monetaria e importare inflazione per mantenere l’insostenibile stile di vita italiano e spagnolo, non ha intenzione di allargare i cordoni della borsa


Corretto, e per far capire che fa sul serio, ha pronto il piano B. Il ritorno, per lei al marco tedesco.
Circolano insistentemete voci che la germania stia facedo stampare segretamente marchi tedeschi in Svizzera.

https://www.google.com/search?q=germani ... n+svizzera

In attesa di sapere se è una bufala o meno, già qualche giornale inizia a riportare la notizia.

Oppure sono solo voci fatte circolare appostamente, ma con uno scopo preciso.
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Re: Non si è mai verificato nella storia...

Messaggioda flaviomob il 28/11/2011, 2:16

NELLA CRISI ODIERNA DEL DEBITO, LA GERMANIA HA IL RUOLO DEGLI USA NEL 1931

- DI FABIAN LINDNER – Guardian.co.uk -

La storia tedesca ci mostra che dettare il declino economico ad altre nazioni porta solo guai nel futuro

Una nazione ha davanti a sé un abisso economico e politico: il governo è sull’orlo della bancarotta e persegue feroci politiche di austerità; i dipendenti pubblici subiscono enormi tagli allo stipendi e le tasse stanno drasticamente aumentando; l’economia langue e i tassi di disoccupazione esplodono; la gente si combatte nelle strade mentre le banche collassano e i capitali internazionali lasciano il paese. Grecia nel 2011? No, Germania nel 1931.

Il capo del governo non è Lucas Papademos, ma Heinrich Brüning. I tagli alla spese stabiliti per decreto governativo dal “cancelliere affamatore”, ignorando il parlamento mentre il PIL scende senza limiti. Due anni dopo Hitler prese il potere, otto anni più tardi iniziò la Seconda Guerra Mondiale. La situazione odierna è ancora distante, ma i paralleli economici sono spaventosi.

Come nei paesi oggi in crisi, il problema fondamentale della Germania nel 1931 era il debito estero. Gli Stati Uniti erano il maggiore creditore della Germania, i debiti tedeschi erano denominati in dollari. Dalla metà degli anni ’20, il governo aveva preso a prestito enormi sommi all’estero per versare i pagamenti di guerra a Francia e Gran Bretagna. Il credito estero fu quello che finanziò anche i ruggenti anni ’20 in Germania, il boom economico successivo all’iperinflazione del 1923. come Spagna, Irlanda e Grecia ai giorni nostri, la ripresa tedesca degli anni ’20 fu causata da una bolla creditizia.

La bolla esplose assieme al crollo dei mercati finanziari statunitensi nel 1929. gli investitori e le banche degli USA subirono un duro colpo, persero fiducia e ridussero i propri rischi, specialmente gli investimenti in titoli europei. I flussi creditizi verso Germania, Austria e Ungheria subirono una brusca interruzione. Gli investitori statunitensi non volevano Reichsmark – la divisa tedesca – ma solo dollari, una moneta che la Reichsbank non poteva stampare. Il ritiro dei dollari dalla Germania – specialmente dai depositi bancari tedeschi – portò al rapido esaurimento delle riserve di moneta della Reichsbank.

Per incassare dollari, la Germania doveva mutare il proprio enorme deficit delle partite correnti in un attivo. Ma come nelle crisi odierne, la Germania era intrappolata in un sistema monetario con tassi fissi di cambio, il gold standard, e non poteva svalutare la sua divisa. Comunque, anche dopo l’abbandono del gold standard, il cancelliere Brüning e i suoi consiglieri economici ebbero timore degli effetti inflazionistici di una svalutazione e una replica dell’iperinflazione del 1923.

Senza liquidità in dollari provenienti dall’estero, l’unico modo a disposizione del governo per mutare il segno del bilancio era una feroce deflazione dei costi e degli stipendi. In solo due anni Brüning tagliò la spesa pubblica del 30%. Il cancelliere alzò le tasse, i tagli alle retribuzioni e alla spesa sociale di fronte alla disoccupazione e alla povertà sempre più in crescita. Il PIL reale diminuì dell’8% nel 1931 e del 13% l’anno successivo, la disoccupazione aumentò del 30% e i soldi continuavano a spillare al di fuori del paese. Le partite correnti passarono da un’enorme deficit a un piccolo attivo. Ma non c’erano abbastanza dollari a disposizione sui mercati mondiali. Nel 1930 il Congresso aveva introdotto lo Smoot-Hawley Tariff Act per tenere le importazioni lontane dal paese. Le nazioni con debiti in dollari furono tagliate fuori dai mercati statunitensi e non poterono incassare i soldi sufficienti per pagare il proprio debito. La situazione non migliorò quando il presidente Hoover propose una moratorio di un anno per tutto il debito estero della Germania. La moratoria vide l’opposizione sia della Francia – che pretendeva i pagamenti di risarcimento tedeschi – che del Congresso. Quando il Congresso alla fine approvò la moratoria nel dicembre 1931, era ormai troppo tardi.

Nell’estate del 1931 le banche tedesche iniziarono a cadere, causando sia una stretta creditizia che cospicui pacchetti di aiuto pubblico per salvare le maggiori banche. Le banche dovettero chiudere e il governo fece default sul suo debito. La moratoria di Hoover e una politica di espansione fiscale sotto il successore di Brüning, von Papen, giunsero troppo tardi: i fallimenti e la disoccupazione continuarono a crescere e i nazionalsocialisti guadagnarono terreno politico.

I paralleli con l’odierna situazione economica sono terrificanti: Grecia, Irlanda e Portogallo devono perseguire feroci politiche di austerità sotto la pressione dei paesi creditori e dei mercati finanziari per poter portare le partite correnti dal deficit all’attivo; la disoccupazione greca rimane al 18%, quella in Irlanda al 14% e in Portogallo al 12%, quella spagnola è addirittura del 22%. E quelli che potrebbero aiutare non fanno abbastanza: la Germania e i banchieri centrali tedeschi richiedono una drastica austerità e offrono solo rimasugli e un aiuto insufficiente in cambio: anche in questo caso, troppo poco e troppo tardi.

La Germania avrebbe avuto molto da guadagnare nel 1931 se gli Stati Uniti, e anche la Francia, avessero fornito la liquidità necessaria alle banche tedesche e al governo. Forse la radicalizzazione politica si poteva evitare. Ma gli Stati Uniti diventarono isolazionisti. Non volevano essere coinvolti dal macello degli affari europei.

Oggi la Germania riveste il ruolo degli USA. Sia il parlamento che il governo esitano a fornire l’aiuto necessario per i paesi in crisi: con l’EFSF, la Germania vorrebbe garantire fino a 211 miliardi di euro in prestiti alle nazioni in difficoltà. Non è abbastanza. Le garanzie fornite nel 2008 al sistema bancario tedesco furono di 480 miliardi di euro.

La Germania ancora persegue il suo attivo delle partite correnti. Queste sono, per definizione, i passivi di altre nazioni. Per questo impediscono a queste nazioni di incassare i soldi necessari al pagamento del debito. Per di più, la Germania si oppone con rigore ai crediti di liquidità forniti dalla BCE. Gli economisti tedeschi e i banchieri centrali giustificano la passività della BCE con la minaccia dell’inflazione. Ma confondono le lezioni storiche dell’iperinflazione tedesca del 1923 e della sua deflazione nel 1931 con la crisi dell’occupazione.

Questi errori di giudizio hanno le sue ripercussioni: la reputazione della Germania in tutt’Europa è già in declino, le tensioni politiche nei paesi in crisi che vedono tassi record di disoccupazione stanno aumentando con vigore e una sempre più probabile rottura dell’eurozona minaccerebbe l’economia tedesca, specialmente le banche e le esportazioni.

Gli Stati Uniti appresero il duro percorso da prendere per assicurare la stabilità economia mondiale. La seconda guerra mondiale fu una delle conseguenze della crisi degli anni ’30 che poteva essere impedita.

Dopo aver fallito nella stabilizzazione del sistema economico mondiale all’inizio degli anni ‘30, nel 1945 gli Stati Uniti avevano imparato che solo la cooperazione economica poteva portare a un mondo in pace e prospero. Grazie al Piano e alla riapertura dei suoi mercati per le esportazioni europee, consentirono all’Europa di ricostruire un’economia a pezzi. Nel frattempo, gli esportatori statunitensi trassero profitto dalla fame dell’Europa per gli investimenti e per i beni di consumo.

Fino ai primi anni ’70 gli Stati Uniti hanno pilotato il commercio internazionale e il sistema monetario – quello di Bretton Woods –, garantendo così prosperità, il libero mercato con equità sociale e i prerequisiti per la socialdemocrazia.

Sia l’opinione pubblica tedesca che i politici dovrebbero imparare dalla storia. La solidarietà con i paesi in crisi è nel loro interesse a lungo termine. Il governo tedesco dovrebbe smettere di abusare del proprio potere per dettare il declino economico alle altre nazioni. L’alternativa è la stagnazione economica e un aumento delle tensioni tra i paesi europei. Il verdetto rimane ancora valido: quelli che non riescono a imparare dalla storia sono destinati a ripeterla.



Fonte: In today’s debt crisis, Germany is the US of 1931

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

http://www.comedonchisciotte.org/site// ... e&sid=9414


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Re: Non si è mai verificato nella storia...

Messaggioda franz il 28/11/2011, 9:29

C'è una notevole differenza
Quello tedeschi di allora erano debiti di guerra. La germania aveva perso e doveva pagare i danni. In dollari.
I debiti di oggi dei PIIGS sono debiti pubblici interni, fatti perché per decenni quegli stati hanno speso piu' di quanto volevano incassare. E una buona parte di quel debito è stato finanziato da chi poteva farlo (quindi paesi con soldi da spendere, come la germania di oggi). Il 44% circa del nostro debito è dentenuto da banche o cittadini di altri stati.
Qualcuno ci ha prestato dei soldi, per sostenere le nostre spese, e conta di riaverli tutti, non inflazionati o svalutati.
Negli anni 30 invece qualcuno aveva rotto qualche cosa e doveva pagare i danni.
Naturalmente è possibile paragonare qualsisi situazione in cui qualcuno deve dei soldi ad un altro e costui li prentende ma il paragone finisce qui. Se proprio volessimo fare altri paragoni potremmo valutare come le politiche keynesiane, allora come oggi, producano inflazione, credito facile (con bassi tassi di interesse) ed alimentino ieri come oggi, bolle speculative e indebitamento. Ma questo difficilmente un Bernanke o un Greenspan (keynesiani convinti) ve lo verranno a raccontare, per non ammettere i disastri che hanno fatto.
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