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In tremila al Big bang di Renzi

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: In tremila al Big bang di Renzi

Messaggioda franz il 06/11/2011, 15:54

cardif ha scritto:Quante scoperte non si sarebbero avute se i ricercatori fossero stati messi per legge in pensione di anzianità per raggiunti limiti di età? ;) :D

Di vecchiaia, ... vorrai dire :-) O è un lapsus freudiano?
Comunque non c'è paragone tra il lavoro nel privato e gli incarichi nel pubblico.

Io sono d'accordo sulle eccezzioni. Ci sono. Ma quante?
Al massimo il 5%. Quindi se oggi abbiamo 200 eletti, solo 10 possono avere una deroga al limite di tre mandati.
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Re: In tremila al Big bang di Renzi

Messaggioda franz il 06/11/2011, 15:57

lucameni ha scritto:Bè quando era presidente della provincia (quindi non proprio nuovo nuovo) ricordo bene (io ero lì) diceva che l'abolizione delle province era un falso problema e frutto di demagogia. L'avrà detto a sua insaputa perchè poi ha detto nuovamente che lui è sempre stato favorevole all'abolizione delle province.

Penso che sia possibile cercare di capire le origini di questa palese contraddizione.
Magari lo invitiamo qui oppore lo chiediamo nella sua ipotizzata wiki-pd, o come si chiama.

Chi ci aiuta?
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Re: In tremila al Big bang di Renzi

Messaggioda lucameni il 06/11/2011, 16:04

http://www.upinet.it/3567/istituzioni_e ... a_a_renzi/

http://corrierefiorentino.corriere.it/f ... 1414.shtml


però, ripeto: mi pare sostanzialmente un dettaglio a fronte delle innumerevoli balle dispensate trasversalmente in questi anni dai nostri rappresentanti nelle istituzioni.
Magari da un "nuovo" cè da aspettarsi di meglio.
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Re: In tremila al Big bang di Renzi

Messaggioda cardif il 07/11/2011, 0:50

franz ha scritto:Di vecchiaia, ... vorrai dire :-) O è un lapsus freudiano?

Intendevo: rispetto all'età per la pensione di vecchiaia (oggi 65 anni), sarebbero stati mandati prima in pensione per ipotetiche ridotte capacità; in questo senso intendevo in pensione di anzianità. Comunque era solo una battuta, anche se scritta male.
Sul 5% sono d'accordo; un po' meno su qualche z ;)
(lo so; è scappata inavvertitamente :D :D ).
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La Leopolda è liberista?

Messaggioda franz il 15/11/2011, 16:15

Ecco (forse) perché Renzi è inviso a molti di sinistra. Troppo liberista. Parola di Carlo Stagnaro.

http://www.chicago-blog.it/2011/10/31/l ... liberista/

Ieri ho seguito in modo abbastanza distratto il “big bang” organizzato da Matteo Renzi a Firenze: la domenica è il giorno del Signore e del lavoro arretrato, soprattutto del lavoro arretrato. Ci sono una serie di cose che mi rendono simpatica l’iniziativa del sindaco di Firenze: la carta generazionale giocata in modo non piagnucoloso, l’ostilità dei maggiorenti del Partito democratico, la scelta di dar voce a “persone vere” che hanno detto, spesso, “cose concrete”, la scommessa su figure di rottura (come Luigi Zingales) o politici pragmatici e coraggiosi (Sergio Chiamparino). Aggiungo che di Renzi mi parlano molto bene persone che stimo (incluse un paio che sono intervenute nel weekend), e che l’alluvione di tweet è un segno di per sé incoraggiante. Ma, al di là della simpatia generica, c’è un fatto che ha reso per me molto interessante il tutto: ossia, come ha osservato Claudio Cerasa nel suo resoconto, la centralità dell’economia e della politica economica nella proposta di Renzi. Da qui la domanda: la Leopolda è liberista?

La risposta potrebbe partire dalle parole d’ordine – merito, competizione – che hanno scandito la due-giorni. A questo livello, non c’è dubbio che la Leopolda sia stata una delle convention politiche recenti dove il tasso di liberismo retorico è stato il più alto. Ma le parole volano. Invece scripta manent: per questo credo ci si debba riferire al documento conclusivo con le “cento proposte” di Renzi e dei suoi. Sempre a livello generale, avrei preferito dieci proposte, o comunque un numero più ristretto. Inoltre, molte delle proposte – anche se non la maggioranza – non hanno una diretta rilevanza economica, pur essendo più (il ritorno all’uninominale in luogo del porcellum) o meno (la riforma della Rai dove è assente la parola “privatizzazione”) condivisibili.

Stiamo, comunque, sui temi economici. Il manifesto si divide in cinque “temi”, per ciascuno dei quali vengono enunciate una serie di proposte specifiche, con vario grado di probabilità di verificarsi e diversa complessità.

Il “primo tema” è “riformare la politica e le istituzioni”. Tra le proposte interessanti c’è l’abolizione delle province, lasciando però alle regioni la facoltà di istituire enti intermedi laddove necessario. Non è specificato, ma darei per scontato che tali enti vadano finanziati con la fiscalità regionale o locale, non con la fiscalità nazionale. C’è l’aggregazione dei piccoli comuni (con la soglia relativamente in alto: 5.000 abitanti). C’è l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e ai giornali di partito. Un punto molto importante mi sembra quello sulle Camere di commercio, alle quali viene chiesto di diventare, nella sostanza, enti di mero servizio, mentre oggi esse sono (o si comportano come) imprese a tutti gli effetti: questa proposta la trova assai importante, anche se bisognerebbe vederla nel concreto. Per quel che riguarda le municipalizzate, sebbene l’accento venga posto sulle “poltrone” (che è a mio avviso un sintomo, non la causa del male) compare esplicitamente la parola “privatizzazione”, che ha un peso specifico assai significativo, nell’Italia post-referendaria, e richiede un coraggio non banale. La parte più debole di questa sezione, a mio avviso, è quella sulla Rai, che nella sostanza verrebbe riorganizzata, distinguendo meglio tra il servizio pubblico e le attività commerciali, ma non messa sul mercato (se non in una prospettiva molto ipotetica). Dire “fuori i partiti dalla Rai”, nel momento in cui la Rai resta pubblica e dunque di riffa o di raffa inevitabilmente deve rispondere ai partiti, è vuoto slogan. Tanto più che, col passaggio al digitale, svanisce ogni preoccupazione di potenziale monopolio et similia. Comunque, questa prima sezione è sostanzialmente positiva e condivisibile: il liberismo c’è.

Il secondo tema è “far tornare i conti per rilanciare la crescita”. Già dal titolo è interessante, perché esso esprime una banalità non scontata: non può esserci sviluppo, se i conti pubblici sbracano. La prima proposta della sezione non è solo condivisibile in quanto all’obiettivo (portare il debito pubblico sotto il 100 per cento del Pil in tre anni) ma lo è soprattutto se si guarda agli strumenti proposti: privatizzazione del patrimonio immobiliare pubblico e soprattutto delle imprese pubbliche. Poi, certo, c’è una concessione alla patrimoniale (pudicamente chiamata “imposta sui grandi patrimoni”: non è chiaro se, nella testa di Renzi, si tratti di un’imposta ordinaria o straordinaria). Anche sulle pensioni il Leopolda-pensiero è pienamente condivisibile: aumento dell’età pensionabile, parificazione uomo-donna, accelerazione della transizione al sistema contributivo (manca solo, ma non credo per contrarietà, il passaggio da sistema pubblico a fondi pensione in concorrenza). Sul fisco, viene invocata una redistribuzione del carico dai redditi da lavoro a quelli da capitale, che in sé non è né giusta né sbagliata, in quanto occorre guardare al “come” e al “quanto”; l’abolizione dell’Irap (non viene spiegato come andrebbe finanziata: con le altre misure di risparmio qui previste?); forme di lotta “consensuale” all’evasione (per esempio riduzione dell’aliquota Ires per chi emerge, misura controversa in verità); nuove regole per la bancarotta; e poi liberalizzazioni di ordini professionali, servizi pubblici, Inail (lo ripeto perché è la prima volta che lo vedo in un programma politico: liberalizzazione dell’assicurazione contro infortuni e malattie, presumibilmente con la privatizzazione dell’Inail); potenziamento dell’Antitrust (da discutere perché non mi è chiaro); semplificazione normativa; più concorrenza anche nei servizi gestiti dal settore pubblico; riforma del lavoro “alla Ichino”; e, vabbé, aliquote rosa. Giudizio: se metà di queste cose restano, io voto Renzi a qualunque cosa si candidi. Liberismo a manetta.

All’interno del secondo tema, ci sono poi una serie di proposte relative a varie aree della spesa pubblica. Sulla sanità, l’architrave delle proposte è un “patto di stabilità interno non derogabile sui parametri dei costi standard”. Altre proposte non saprei valutarle, ma c’è la parola magica: “esternalizzare”.

Per la ricerca, si propone un fondo nazionale gestito con criteri da venture capital, da accoppiare con incentivi fiscali.

Per la giustizia, non so valutare ma mi sembrano tutte proposte ragionevoli.

Il terzo tema, invece, è più deludente: “green, digital, cultura e territorio”. Le proposte “green” mi sembrano, sinceramente, un ricettacolo di banalità inutili (anche se non particolarmente dannose). Forse su questi temi, a differenza che sugli altri, Renzi ha avuto cattivi consiglieri? Faccio un esempio: sugli incentivi verdi si dice che “Gli incentivi rinnovabili non saranno impiegati solo per l’installazione d’impianti: ci si concentrerà anche sulla ricerca e sulla creazione di una vera filiera industriale”. Una frase simile non significa niente. Gli incentivi alla ricerca, oltre a richiedere cifre n volte inferiore a quelle che oggi girano nel settore, sono un capitolo a sé che poco ha a che vedere con la politica ambientale in senso stretto; idem la mitologica “creazione di una filiera industriale” che è politica industriale, aka rent seeking. Il ragazzo, su questo, può migliorare. Sono invece più interessanti, a occhio, le proposte in tema di cultura, almeno alcune (defiscalizzazioni, autonomia dei musei) mentre altre sono roba vecchiotta (l’1 per cento del Pil investito in cultura – a proposito, chi decide cosa è investimento culturale e cosa no?). Molto intelligente, invece, è la scelta di inserire la liberalizzazione del trasporto pubblico regionale nell’ambito delle proposte sul territorio. Liberismo al verde.

Il quarto tema è “dare un futuro a tutti”. Le proposte sono un po’ sciatte e non so quanto realizzabili (“affitto di emancipazione” per aiutare i giovani a trovare casa, finanziamenti delle università agli studenti sostenuti da un fondo nazionale, un contratto di lavoro per gli studenti universitari…). Altre cose, invece, sono potenzialmente dirompenti: il finanziamento degli atenei in funzione dei loro risultati nella ricerca e nella didattica, l’abolizione del valore legale del titolo di studio, l’abolizione della formazione “che serve solo ai formatori”, eccetera. Liberismo spuntato.

Il quinto tema ha un titolo (per me) urticante: “per una società solida e solidale”. Nella sostanza ci sono una serie di proposte di dubbia utilità: il quoziente famigliare (che in realtà rischia di avere conseguenze negative per l’occupazione femminile: come si coniuga con le aliquote rosa??); la detrazione della spesa famigliare; incentivi alla natalità. Trovo piuttosto buone le proposte sull’immigrazione: adozione dello jus soli, selezione degli immigrati sulla base delle competenze domandate dal mercato del lavoro, accelerazione delle procedure per chi sia in possesso di un contratto di lavoro. Assolutamente da rigettare, invece, è l’idea di tassare le transazioni finanziarie per finanziare le organizzazioni no profit. Ancora peggio è il servizio civile obbligatorio. Queste due proposte fanno inclinare verso un deciso segno “meno” il giudizio su questa sezione che, altrimenti, conterrebbe alcuni spunti. Liberismo vo cercando.

Conclusione: il programma della Leopolda può valere tanto o valere poco. Per ora è un file pdf su un sito internet. Tuttavia, esso avanza molte proposte che non solo sarebbero utili al rilancio della crescita economica in Italia, ma che sono perfettamente coerenti da un lato con una prospettiva “di mercato”, dall’altro con una sensibilità “di sinistra” verso la creazione di più opportunità per tutti. Se mai questo documento dovesse diventare una piattaforma politica vera e propria, ci sarebbe molto da fare per supportarlo. L’unica vera perplessità è il numero eccessivo delle proposte: Renzi dovrebbe stabilire delle priorità, almeno come macro-aree di intervento, e dire quali tra questi cento suggerimenti siano quelli su cui il governo dovrebbe concentrarsi per primi.

Detto questo, e per rispondere alla domanda iniziale: dalla Leopolda è uscito quanto di più liberista si possa pretendere da un documento politico nell’Italia di oggi. In termini generali, si tratta di un liberismo pragmatico che fa i conti con la realtà, coi vincoli che la realtà impone, e con le conseguenze che ci si può realisticamente attendere da un’iniezione di concorrenza nel tessuto italiano. Non so se Renzi sia liberista per convinzione o per assenza di alternative dato il contesto; e non so se i suoi seguaci siano altrettanto pronti a scommettere su queste misure, specie se venissero calate nella pratica. Ma il processo alle intenzioni è sempre la via più facile e sbagliata per voltare le spalle a una possibile innovazione. Il documento della Leopolda è un programma che merita la massima attenzione e la più attenta discussione.
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Re: In tremila al Big bang di Renzi

Messaggioda cardif il 15/11/2011, 19:34

Sul Foglio di Ferrara, Carlo Stagnaro ha scritto:
già il 14 giugno 2011: http://www.ilfoglio.it/soloqui/9277
Berlusconi ha investito solo nell'immagine e non nella cultura politica
"Tutto ruota, tutto muta, tutto è dettato dal posizionamento relativo del premier e di chi non lo vuole premier. Lo abbiamo visto con quest’ultimo referendum, dove il giudizio ultimo su questioni tecnicissime ... era funzione di quanto il capo del governo stava sulle palle. Sicché, la rivoluzione berlusconiana – che rivoluzione è stata, nel bene e nel male: degli stili, della comunicazione, dell’organizzazione della politica e dei partiti – oggi la vediamo collassare. Berlusconi ci restituisce un paese tanto sfasciato quanto era quello che prese in mano, diciassette anni fa. Le colpe dei berlusconiani e degli antiberlusconiani si dissolvono le une nelle altre e sarebbe, più che inutile, stupido cercare di distinguere lo yin dallo yang. Il bilancio lo faremo quando avremo la serenità necessaria, la serenità la troveremo quando avremo risolto i problemi. Per favore: smettiamo di avvitarci attorno a Berlusconi, e iniziamo a discutere dei problemi e delle loro soluzioni
."
il 7 settembre 2011: http://www.ilfoglio.it/soloqui/10265
Dal commercio ai taxi fino alle farmacie, maggioranza e opposizione si prodigano solo per depotenziare le misure liberiste.
Critica le promesse di liberalizzazioni non fatte dal governo uscente; inserite e poi cancellate nelle manovre estive. E scrive che "le responsabilità della maggioranza sono speculari alle reticenze dell’opposizione"
.

il 25 ottobre 2011: http://www.ilfoglio.it/soloqui/10900
Tanti salutari consigli nell’agenda Giavazzi-Alesina
Mancata concorrenza, fisco oppressivo e Pa inefficiente: come liberarsi di tre zavorre a costo zero.
Elenca molte delle riforme che più o meno tutti ritengono necessarie, ma che la classe politica non è riuscita a fare; nemmeno Berlusconi, che 'ci restituisce un paese tanto sfasciato quanto era quello che prese in mano, diciassette anni fa.
'.

Secondo il direttore del Foglio, la soluzione di tutti i mali è che Berlusconi torni ad essere quello del 1994, che prometteva la grande riforma liberale di cui aveva bisogno l'Italia ma che non è riuscito a fare. E chiede elezioni immediate.

Stagnaro, che 'liberismo va cercando', apprezza Renzi come il nuovo che promette quel liberismo (già promesso dall'altro).
C'è una certa vicinanza tra i due. Anche a guardare questo sondaggio:
http://www.sondaggipoliticoelettorali.it/
che vede la fiducia degli italiani in Renzi:
25% la Sinistra; 44% il CS; 47% il Centro; 48% il CD; 30% la Destra.

Ci vuole qualche riforma in senso liberale. Ma ce la potrebbe fare Renzi, che certamente non potrà avere lo stesso potere che ha avuto l'altro, né economico mediatoco per il controllo dell'opinione pubblica?
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Re: In tremila al Big bang di Renzi

Messaggioda lucameni il 15/11/2011, 21:04

Vero, anche nell'esperienza di tutti i giorni mi è capitato di parlare con due amici di fede pdl, adesso in confusione, che mi hanno parlato di Renzi come di un Berlusconi di sinistra, che piace.
Ho chiesto loro se sapevano qualcosa della sua attività, ma non mi hanno saputo rispondere.
"Si presenta bene" e tanto basta.
Probabile molti di noi pretendano qualcosa di più, a parte le note critiche che io rivolgo a Renzi, invitando - inutilmente - a non considerare come ininfluenti i suoi detti e contraddetti.
A me piacerebbe una nuova stagione di sobrietà, che abbandoni la ricerca a tutti i costi dell'immagine per piacere e privilegi la sostanza.
Sarebbe la via più efficace per depurarci del berlusconismo ma pare che si speri in un berlusconismo "buono" anche a sinistra.
Prendiamo atto.
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Re: In tremila al Big bang di Renzi

Messaggioda franz il 19/11/2011, 10:25

cardif ha scritto:Ci vuole qualche riforma in senso liberale. Ma ce la potrebbe fare Renzi, che certamente non potrà avere lo stesso potere che ha avuto l'altro, né economico mediatoco per il controllo dell'opinione pubblica?

Se parliamo dell'altro (e mi piace smettere di nominarlo, ora che ce ne siamo liberati) sappiamo che non ha fatto quanto promesso sia perché in altre faccedende affacendato, sia perché la squadra messa al lavoro, nelle varie occasioni, non era assolutamente all'altezza. Una pletora di incompententi con (poche) idee scarsamente liberali ma anzi molto stataliste, centraliste, fascio-corporative. Tutt infatti si puo' dire tranne che il governdo di CD sia stato un governo liberale.
Non mi meraviglio quindi se l'altro non ce l'ha fatta. Nemmeno ci ha tentato.
Chiunque ci tenti deve essere per prima cosa comptente, saper guidare il progetto ed avere una squadra adeguata all'obbiettivo.
Non mi pongo per nulla il problema di Renzi o altri.
Per ora abbiamo Monti che mi pare nettamente su quella strada.
Vedremo cosa combinerà e che situazione lascerà al termine.
Se lavorerà bene ho l'impressione che lo schieramento che si presenterà come continuatore del "percorso Monti" sarà quello vincente. Mi pare che su questa strada Renzi sia piu' adeguato di Vendola.
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Re: In tremila al Big bang di Renzi

Messaggioda cardif il 19/11/2011, 13:07

franz ha scritto:... la squadra messa al lavoro, nelle varie occasioni, non era assolutamente all'altezza. ... Nemmeno ci ha tentato... Mi pare che su questa strada Renzi sia piu' adeguato di Vendola.

altezza: ti riferisci ad uno in particolare? ;) :D
Non il suo essere comico, non i suoi 'valori morali', non la crisi mondiale: è la sua incapacità che l'ha fatto cadere (e spero perire e deperire, politicamente).
Renzi e Vendola: io penso che il CS, da chiunque sia guidato, non seguirà né la ricetta di uno né quella dell'altro (ammesso che sano ricette di Governo, le loro)
Personalmente, comunque, voglio che il candidato al Governo del CS sia più gradito al CS che al CD.
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Re: In tremila al Big bang di Renzi

Messaggioda franz il 19/11/2011, 14:34

cardif ha scritto:Renzi e Vendola: io penso che il CS, da chiunque sia guidato, non seguirà né la ricetta di uno né quella dell'altro (ammesso che sano ricette di Governo, le loro)
Personalmente, comunque, voglio che il candidato al Governo del CS sia più gradito al CS che al CD.

1) È tanto se ci sarà UNA ricetta, perché il PD su questo ne presenta tante: una strana insalata mista come contorno di una pietanza che non è né carne né pesce.
2) Chiaro che il gradiente è quello che auspichi tuttavia se la ricetta è sana per il paese è auspicabile che sia gradita da tutti, salvo ella corporazioni che vivono sulle rendite parassitarie (e ne troviamo ovunque).
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