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Piena Fiducia a Monti

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Piena Fiducia a Monti

Messaggioda Robyn il 11/11/2011, 21:54

In questo momento non possiamo permetterci indecisioni,titubanze.L'Italia deve dimostrare grande affidabilità perche la comunità internazionale sà che la leadership dell'Italia è Mario Monti.Serve quindi l'appoggio pieno di Pd,Terzo Polo,Pdl senza giochi è giochetti.Quindi già domani dopo l'approvazione del DPEF alla camera il Presidente Berlusconi và al colle e rassegna le dimissioni e il Presidente della Repubblica apre una veloce consultazione tra i partiti e domenica mattina può chiamare Monti.Inoltre questo governo può arrivare a fine legislatura perchè è lo stesso Monti che ha detto che c'è un grande lavoro da fare ciao robyn
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Re: Piena Fiducia a Monti

Messaggioda cardif il 12/11/2011, 0:44

Robyn ha scritto:Quindi già domani dopo l'approvazione del DPEF alla camera il Presidente Berlusconi và al colle e rassegna le dimissioni e il Presidente della Repubblica apre una veloce consultazione tra i partiti e domenica mattina può chiamare Monti.Inoltre questo governo può arrivare a fine legislatura

Una cosa è sperare, altra è credere.
Ci sono dei rumors che fanno tremare i polsi.
Speriamo bene...
Aggiungo per esprimermi meglio.
Pare che Berlusconi ci abbia ripensato (anche per la pressione interna al Pdl): non va più bene un governo tecnico a guida Monti, ci vuole Alfano o Dini.
E già questo apre un braccio di ferro col colle; un tira e molla negativo per le finanze.
Ma se pure si fa un governo Monti, quale maggioranza lo sosterrà? Solo Pdl e, pare, la Lega Nord, visto che Casini non ci sta da solo con questi?
Oppure Pd, pare IdV, e Pdl e, pare, UdC? Questo governo quanto durerebbe?
O, peggio, solo Pd, IdV e Sel, con le continue urla al ribaltone da parte del perdente?
La vedo comunque nera perciò, ripeto, speriamo bene.
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Piena Fiducia a Monti

Messaggioda flaviomob il 12/11/2011, 16:35

Indovinello numero 2

Chi l'ha detto?

“In Italia, data la maggiore influenza avuta dalla cultura marxista e la quasi assenza di una cultura liberale, si è protratta più a lungo, in una parte dell’ opinione pubblica e della classe dirigente, la priorità data alla rivendicazione ideale, su basi di istanze etiche, rispetto alla rivendicazione pragmatica, fondata su ciò che può essere ottenuto, anche con durezza ma in modo sostenibile, cioè nel vincolo della competitività. Questo arcaico stile di rivendicazione, che finisce spesso per fare il danno degli interessi tutelati, è un grosso ostacolo alle riforme. Ma può venire superato. L’abbiamo visto di recente con le due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne. Grazie alla loro determinazione, verrà un po’ ridotto l’handicap dell’Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili.”


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Re: Piena Fiducia a Monti

Messaggioda franz il 12/11/2011, 17:40

http://www.corriere.it/editoriali/11_ge ... aabc.shtml


Meno illusioni per dare speranza

Esistono in Italia due illusionismi. Essi sono riconducibili, sia detto senza alcuna ironia, alla dottrina di Karl Marx e alla personalità di Silvio Berlusconi.

Marx ha alimentato a lungo un sogno sul futuro: la classe operaia un giorno avrebbe vinto il capitalismo e avrebbe governato come classe egemone in un sistema più equo. Fallito quel sogno, in quasi tutti i Paesi le rappresentanze della classe operaia e delle nuove fasce deboli hanno modificato le loro azioni e rivendicazioni, ispirandole all' esigenza di tutelare al meglio e pragmaticamente tali interessi nel contesto di economie di mercato che devono affermarsi nella competizione internazionale. Solo così possono creare lo spazio per dosi maggiori di socialità (adeguati servizi sociali, sistema fiscale redistributivo, ecc.) che, per essere effettivamente conquistate, richiederanno appunto quelle azioni e rivendicazioni.

In Italia, data la maggiore influenza avuta dalla cultura marxista e la quasi assenza di una cultura liberale, si è protratta più a lungo, in una parte dell' opinione pubblica e della classe dirigente, la priorità data alla rivendicazione ideale, su basi di istanze etiche, rispetto alla rivendicazione pragmatica, fondata su ciò che può essere ottenuto, anche con durezza ma in modo sostenibile, cioè nel vincolo della competitività.

Questo arcaico stile di rivendicazione, che finisce spesso per fare il danno degli interessi tutelati, è un grosso ostacolo alle riforme. Ma può venire superato. L'abbiamo visto di recente con le due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne. Grazie alla loro determinazione, verrà un po' ridotto l'handicap dell'Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili.

Ma in molti altri casi, basta pensare alle libere professioni, il potere delle corporazioni ha impedito che le riforme andassero in porto o addirittura venissero intraprese. E lì non si tratta di tenaci fiammelle rivendicative fuori tempo (ma che almeno vorrebbero tutelare fasce deboli della società), bensì di corposi interessi privilegiati che, pur di non lasciar toccare le loro rendite, manovrano un polo contro l'altro: veri beneficiari del bipolarismo italiano!

Se Marx ha alimentato un sogno sul futuro, del quale in Italia sopravvivono tracce significative, Berlusconi ha fatto di più. Egli è riuscito ad alimentare, in moltissimi italiani, un sogno sul presente, per il quale la verifica sulla realtà dovrebbe essere più facile. Molti credono che oggi, in Italia, ci sia davvero un pericolo comunista (non solo quell'eredità di cui si è detto sopra, che ostacola le riforme). Molti credono che i governi Berlusconi abbiano davvero portato una rivoluzione liberale (come avevo sperato anch'io, incoraggiandolo da queste colonne ad un «Liberismo disciplinato e rigoroso», 8 maggio 1994).

Soprattutto, di fronte al magnetismo comunicativo del premier, molti credono che l'Italia — oltre ad avere, anche per merito del governo, riportato indubbiamente meno danni di altri Paesi dalla crisi finanziaria — davvero non abbia gravi problemi strutturali irrisolti, anche per insufficienze di questo e dei precedenti governi.

Ma, come ha detto il presidente Napolitano, «non possiamo consentirci il lusso di discorsi rassicuranti, di rappresentazioni convenzionali del nostro lieto vivere collettivo». L'illusionismo berlusconiano non fa sentire al Paese la necessità delle riforme, che comunque l'illusionismo marxiano e il cinismo delle corporazioni provvedono a rendere più difficili. Eppure, la riforma dell’università e la riforma della contrattazione indicano la strada, mostrano che è possibile percorrerla. Se si procederà così, le gravi tare dell'Italia elencate da Ernesto Galli della Loggia (Corriere, 30 dicembre) potranno essere rimosse in cinque o dieci anni, senza cedere al «disperato qualunquismo».

Mario Monti
02 gennaio 2011(ultima modifica: 04 gennaio 2011)
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Finalmente arrivata l'ora X

Messaggioda Robyn il 12/11/2011, 23:45

Sarebbe stato meglio che al Quirinale e a Palazzo Chigi
non fosse andato nessuno a protestare,che tutto fosse
andato lineare,ma vabbè è andata così e senza incidenti
per fortuna.Ma chiudiamo la (parentesi)
--------
Facciamo una lezione sù "il cinema"
Di quà c'è la sala di là la pellicola e dall'altra parte lo schermo
La pellicola girà e trasmette sullo schermo il Film,non è difficile
ecco il cinema il sole che emette luce
Film in trasmissione questa sera "la corazzata Paskosky"
Attenzione a non bruciare la pellicola che c'è Diliberto che ci fà
rifare tutto il Film così come avvenne per Fantozzi
ciao robyn
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Monti, liberista e di sinistra

Messaggioda franz il 13/11/2011, 9:19

http://www.lettera43.it/economia/finanz ... nistra.htm

UN PROFILO
Monti, liberista e di sinistra
Il pensiero del professore tra finanza ed economia sociale.


di Gabriella Colarusso
Articolo completo
L'ex commissario Ue, Mario Monti.

A guardare i no al possibile governo Mario Monti che si sono levati nelle ultime 12 ore - da Antonio Di Pietro a Oliviero Diliberto passando per lo zoccolo duro dei pidiellini alla Giancarlo Lehner (che ha definito Monti «trilateralista al servizio dei delinquenti alla Madoff, operanti nella City di Londra e in Wall Street») - appaiono profetiche le parole che l'ex manager Goldman Sachs ha scritto nel 2008, insieme con Franco Bassanini, nella prefazione all'edizione italiana del Rapporto Attali. «Lo studio della commissione è stato apprezzato, nel suo complesso, dagli innovatori, dai liberali, dai riformisti del centrodestra e della sinistra francese», scriveva Monti, «ed è stato parimenti criticato, com'era prevedibile, dai conservatori di destra e di sinistra, e dai difensori di rendite, privilegi, interessi corporativi o localistici».
UNA BRECCIA NELLO STATALISMO. La commissione Attali, di cui Monti e Bassanini facevano parte, era riuscita ad aprire una breccia nel dibattito pubblico del Paese più statalista d'Europa, facendo entrare nell'ordine del discorso francese parole fino ad allora impronunciabili come liberismo e concorrenza. «Le nostre proposte rafforzano potere d'acquisto, tutela del consumatore, diritto alla casa come capitale familiare, come servizio, come strumento di mobilità e crescita», spiegò al Corsera il professore della Bocconi a conclusione dei lavori della commissione.
«In sostanza, si smette di credere che liberalizzare significhi trasformare il mercato in una giungla. La sinistra lo ha creduto spesso. È vero il contrario: il liberismo garantisce i più deboli, la mancanza di concorrenza avvantaggia corporazioni e monopoli».
Le reazioni di una parte della politica francese alle proposte formulate dai saggi furono simili a quelle che nelle ultime ore hanno caratterizzato le risposte di una certa politica italiana all'ipotesi di un governo di unità guidato dall'economista di Varese.

L'orizzonte di Monti: un'economia sociale di mercato che valorizza il merito
L'accusa che estremisti di destra e di sinistra muovono al futuro, probabile, premier italiano, è quella di essere un emissario dell'alta finanza, una sorta di prolungamento del potere finanziario sovranazionale, pronto a ridurre le masse alla fame in nome di un neoliberismo selvaggio fatto di profitti che lievitano alla stessa velocità dei dividendi.
NO AL NEOLIBERISMO SENZA SCRUPOLI. In realtà, basta leggere gli scritti dell'uomo che Silvio Berlusconi, con il placet di Massimo D'Alema, volle commissario europeo nel 1995, per capire che l'orizzonte al quale fa riferimento non è quello di un neoliberismo senza scrupoli, ma è «la prospettiva di un'economia sociale di mercato, che valorizza il merito, i talenti, la capacità di tutti, a partire dal diritto all'istruzione, alla sicurezza, alla salute e alla qualità ambientale».
RIMUOVERE GLI OSTACOLI ALLA CRESCITA. Il 14 luglio del 2011, in un editoriale pubblicato dal Corriere della sera e dal Financial Times, Monti aveva indicato al governo Berlusconi la strada da seguire per interrompere l'attacco speculativo ai danni dell'Italia, prima che la situazione precipitasse portando lo spread Btp-Bund oltre i 500 punti, ma la missiva rimase lettera morta.

«È di importanza vitale per l'Italia far aumentare la produttività complessiva, la competitività, la crescita; e ridurre le disuguaglianze sociali», scrisse il presidente della Bocconi. Ma «ciò deve essere conseguito, ovviamente, non allentando la disciplina di bilancio - come esponenti autorevoli del governo e della maggioranza chiedono con insistenza al ministro Tremonti - ma rimuovendo gli ostacoli strutturali alla crescita. Essi sono numerosi, ben radicati in molti settori e hanno in comune una cosa: derivano dal corporativismo e da insufficiente concorrenza».

L'importanza di rafforzare l'Autorità garante della concorrenza
Il professore specializzato a Yale con un compagno di studi eccellente, quel James Tobin che inventò la Tobin tax, individuava in due fattori gli ostacoli alla crescita dell'Italia: le caratteristiche dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e delle altre autorità di regolazione, che «non hanno sufficienti poteri, indipendenza effettiva e risorse», e una serie di «restrizioni alla concorrenza introdotte negli anni da provvedimenti legislativi e amministrativi».
LE BATTAGLIE ANTITRUST. Sull'importanza di rafforzare e rendere trasparenti le autorità garanti, in quanto strumenti di tutela della libertà e della competitività dei mercati, Monti insiste da sempre. Da commissario europeo, prima al mercato interno, poi alla concorrenza, ingaggiò una dura battaglia antitrust contro la Microsoft di Bill Gates accusata di abuso di posizione dominante: una battaglia conclusasi nel 2004 con una maximulta ai danni del colosso americano di 497 milioni di euro e la condanna a consegnare agli altri produttori i codici sorgente di Windows per rendere i server compatibili con quello Microsoft.
Monti, all'epoca, spiegò che era fondamentale per l'Unione europea stabilire con certezza «che cosa vuole dire abuso di posizione dominante nelle tecnologie dell'informazione e della comunicazione».
I rischi per la tenuta Ue: lo strapotere della finanza e le disuguaglianze

Che l'uomo non abbia spregiudicate convinzioni liberiste, inneggianti al profitto e solo al profitto, lo testimonia anche un altro scritto affidato al Corriere della Sera: 'Gli stati Disarmati'. Era il marzo 2009, la crisi non aveva ancora messo in ginocchio la Grecia, la Spagna, l'Italia rischiando di porre fine all'Europa economica e politica, e Monti intravedeva già in due fattori i rischi maggiori per la tenuta dei Paesi Ue: gli eccessi della finanza e le crescenti disuguaglianze all'interno dei singoli stati. «I maggiori Paesi, nel G8 e nel G20, stanno finalmente combattendo la battaglia di ieri, contro gli eccessi della finanza. Ma trascurano un'altra battaglia urgente, contro gli eccessi delle disuguaglianze», scrisse l'economista.
CONTRO IL MERCATISMO, PER LA CRESCITA. Una regolazione coordinata della finanza è dunque essenziale, concludeva il professore, ma è stata finora ostacolata da «Paesi come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, a lungo contrari ad azioni incisive in materia» e dai governi come quello italiano, nel 2009 saldamente nella mani di un Giulio Tremonti versione anti-globalista, «che ora criticano gli eccessi della finanza e la mancanza di governance internazionale ma che per anni si sono appiattiti, in questo come in altri campi, sulle posizioni unilateraliste e - si direbbe oggi - 'mercatiste' dell'amministrazione Bush».
OBIETTIVO: RIDURRE LE DISPARITÀ. Contro il 'mercatismo' che vorrebbe imporre agli Stati - Spagna, Grecia e ora anche l'Italia - una politica di austerità tutta tagli, che finora è costata ad Atene una contrazione del 5% del Pil nel 2011 e del 2,5% nel 2012, Monti ha sempre sostenuto la necessità, tenendo stabili i conti pubblici, di far ripartire la crescita e ridurre le disuguaglianze sociali.
«Un pericolo ancora più grave viene dalle crescenti disparità, tra Paesi e all'interno dei Paesi», diceva il professore già nel 2009. «Oltre a causare sofferenze umane e sociali, esse rischiano di scatenare reazioni capaci di far cadere il mondo nel protezionismo e vari Paesi nel caos politico o in regimi non democratici».
L'unico modo per contenere le disuguaglianze, secondo Monti, è una riforma fiscale a livello europeo, che possa riequilibrare il carico che in questi anni si è alleggerito sulla rendita per pesare ulteriormente sui redditi da lavoro e sulle imprese.
Le sinistre e le destre estreme, che si sbracciano in queste ore per urlare i loro no al governo delle banche e della finanza, sono avvisate: argomentare un critica intelligente e fondata all'economia sociale di mercato modello Mario Monti non sarà facile al cospetto dei loro elettori.

Giovedì, 10 Novembre 2011
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Monti: «O c'è l'appoggio dei partiti o rinuncio»

Messaggioda franz il 14/11/2011, 22:16

Napolitano: crisi delicatissima e cruciale. Di Pietro: «Prima il programma poi il voto»
Monti: «Un governo fino al 2013
Indispensabile l'appoggio dei partiti»

«Sentirò anche donne e giovani». E sui politici nel governo: «Li vorrei, ma non sono indispensabili»

MILANO - «La politica può lavorare per trasformare questo momento difficile in una opportunità». Ma per questo è necessaria «coesione» e i partiti dovranno dimostrare di sapersi assumere la propria responsabilità: non importa se saranno i leader politici a metterci direttamente la faccia; quello che conta è che diano il loro appoggio convinto. Lo ha spiegato il presidente del Consiglio incaricato, Mario Monti, in una conferenza stampa a Palazzo Giustiniani al termine della prima giornata di consultazioni. «Che i segretari dei partiti che appoggeranno il governo siano presenti in esso non mi sembra condizione indispensabile - ha precisato il premier in pectore -. Che ci sia un convinto appoggio da parte loro sull'ispirazione, le caratteristiche, i valori e la prospettiva operativa del governo mi sembra indispensabile». Non solo: l'ex rettore della Bocconi si è detto indisponibile ad affrontare un incarico con presupposti di breve termine. Per questo, ha sottolineato, l'«orizzonte temporale» che si prefigura per il nuovo esecutivo, qualora nascerà e otterrà la fiducia in parlamento, va di qui «alla fine della legislatura, nella primavera del 2013». «Ma è chiaro - ha aggiunto - che il Parlamento in qualsiasi momento può decidere che un governo non gode più della sua fiducia».

L'avvertimento del professore

DONNE E GIOVANI - Monti ha ribadito l'impegno a rilanciare l'economia del Paese e ha sottolineato che con le riforme «l'Italia potrà avere un ruolo di protagonista nel mondo». Il presidente incaricato ha poi annunciato di volere incontrare i rappresentanti istituzionali delle donne e dei giovani. Per quanto attiene alla composizione della squadra, sgombrato il campo dalla necessità di un impegno diretto dei rispettivi segretari, Monti ha spiegato che «la compagine sarà efficace e convincente» e di conseguenza potrà raccogliere un consenso ampio in sede parlamentare.

LA PAZIENZA DEI MERCATI - «Mai usato il termine lacrime o il termine sangue - ha poi evidenziato il presidente incaricato rispondendo ad un cronista -. Il termine sacrifici forse sì, ma trovo positivo che le forze politiche abbiano percepito la serietà del momento che stiamo attraversando». «Sono sicuro - ha detto poi Monti - che i mercati avranno un impazienza temperata dalla razionalità».

PDL E LEGA - Intanto i partiti hanno espresso le loro prime valutazioni dopo la prima tornata di incontri tra Monti e i leader politici a Palazzo Giustiziani. Il Pdl ha fatto sapere che non darà a Monti un «consenso al buio». È Fabrizio Cicchitto a farsi portavoce della brusca frenata del suo partito nei confronti dell'economista incaricato di formare il nuovo governo. Il partito di Silvio Berlusconi avrà sì un «atteggiamento costruttivo», ma a condizione che ci si confronti sul programma e sulla struttura del futuro esecutivo. In ogni caso, spiega Maurizio Gasparri, «il Pdl ritiene che non ci debbano essere politici in questo governo». Insomma questo è un «momento molto delicato. Giornata ricca di incontri... e siamo ancora a metá!», scrive su Twitter Angelino Alfano. Dal canto suo Umberto Bossi non cambia idea. Impossibilitato a recarsi a Palazzo Giustiniani per le consultazioni, il Senatùr, ha contattato telefonicamente il premier designato confermandogli l'indisponibilità della Lega a votare la fiducia al nuovo esecutivo. Quanto ai singoli provvedimenti, il Carroccio si impegna a valutarli «caso per caso».

L'IDV E TERZO POLO- Mentre Antonio Di Pietro , subito dopo aver parlato con Monti, ha spiegato: «Noi non ci metteremo di traverso per far nascere il Governo Monti, ma decideremo se votare la fiducia sulla base dei programmi e della squadra». Durante l'incontro, infatti, Monti «si è riservato di "svelare" la squadra e il programma più avanti» e per questo «noi ci riserviamo di decidere dopo averlo sentito». Francesco Rutelli si è fatto portavoce del Terzo Polo, alla fine dell'incontro. «Monti avrà il nostro appoggio senza se e senza ma». Le consultazioni di Monti sono cominciate in mattinata e dureranno fino a martedì pomeriggio con Pd e Pdl.

IL CAPO DELLO STATO- L'importanza del momento la si coglie dalle parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che parla di una «crisi delicatissima e cruciale». Quello che già in queste ore inizia a delinearsi, stando alle parole dei rappresentanti dei partiti «minori», è comunque un esecutivo tecnico, con personalità di alto valore, «attento all'equità e al rigore». Ma il Capo dello Stato, in pomeriggio interviene a un convegno organizzato dall'Accademia dei Lincei e dall'istituto Treccani di Giuliano Amato. E ribadisce il suo invito al Paese «a darsi istituzioni credibili» in uno sforzo comune di massima coesione.

MINISTRI POLITICI E TECNICI - Il principale interrogativo in queste ore è legato alla presenza di politici oltre che di tecnici nel nuovo esecutivo. Mario Monti vuole una «rappresentanza politica ai massimi livelli» del governo, il che significa anche a livello di ministri, ha detto Roberto Antonione, del gruppo dei Liberali per l'Italia, al termine del colloquio con il presidente del Consiglio incaricato.

IL PROGRAMMA - Quanto al programma, Francesco Nucara, a Palazzo Giustiniani in rappresentanza del Pri, ha riferito poi di un piano «importante, con molti sacrifici» . «Se abbiamo bene interpretato le sue parole - ha aggiunto - tenterà di equilibrare tra lacrime e sangue e i sacrifici saranno accompagnati da interventi per il lavoro dei giovani e per più crescita per tutti». Ancora più esplicito Silvano Moffa, di Popolo e Territorio: il professore Monti, ha riferito al termine della consultazione, «ha detto che forse ci sarà qualche problema per i provvedimenti impopolari» necessari per far uscire l'Italia dalla crisi. Il tutto, avendo come orizzonte temporale il 2013, come ha riferito il segretario dell'Adc Francesco Pionati.

GLI ALTRI PARTITI - «Pensiamo che Monti realizzerà un governo tecnico con persone di grande valore per giungere poi ad un bipolarismo normale nel segno del bipolarismo europeo», ha detto Adolfo Urso, di Fareitalia per la Costituente Popolare (che raggruppa alcuni ex Fli ed ex Pdl). Pieno appoggio anche da parte di Daniela Melchiorre e dei Liberal democratici.«Mario Monti è assolutamente determinato a elaborare il programma economico in base al principio dell'equità», ha riferito il segretario dei socialisti, Riccardo Nencini.

SACRIFICI NECESSARI - In vista del nuovo esecutivo e in attesa di conoscere gli estremi del programma di Monti, il concetto di «sacrifici necessari» viene usato anche da Bruxelles: «La nostra diagnosi dell'economia italiana non cambia solo perché è cambiato governo in Italia», ha detto il portavoce del Commissario agli affari economici Olli Rehn. Il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, si è detto certo che Monti rifarà dell'Italia un grande Pese Ue.

L'AGENDA - I due partiti principali, Pd e Pdl, saranno ricevuti per ultimi martedì mattina. Al termine delle consultazioni - la chiusura sarà martedì alle 15 con le parti sociali - Monti metterà a punto la lista dei ministri da portare a Giorgio Napolitano. «La mia previsione - ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini - è che il governo nascerà entro venerdì e riceverà la fiducia da entrambi i rami del Parlamento».

LA LEGGE ELETTORALE - Con le dimissioni di Berlusconi e l'incarico a Monti si apre una partita delicatissima, tutta da giocare. «Se si coglie l'occasione per mettere mano a riforme significative, il ruolo della politica ne sarà rilanciato», ha affermato Massimo D'Alema, sottolineando la necessità, accanto alle riforme economiche, di una nuova legge elettorale. Tema toccato anche da Fini: «Da gennaio il tema della legge elettorale torna ad essere centrale nel dibattito politico» visto che ci sarà la sentenza della Corte costituzionale sul quesito referendario.

Gli industriali: «Fare presto»

IMPRESE E SINDACATI - «Ora i partiti pensino soprattutto al bene del Paese, quindi si abbassino i toni», è l'appello della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, convinta dell'importanza che «questo governo nasca presto e metta mano alle riforme fondamentali per tornare a crescere». La leader Cgil, Susanna Camusso, dal canto suo ribadisce il suo «no» alla reintroduzione dell'Ici ed elenca le proposte che il sindacato farà a Monti: «Una patrimoniale sulle grandi ricchezze, agire sulle rendite finanziarie e sui grandi immobili e le seconde case». Infine una puntualizzazione della leader della Cgil: «Ai governi tecnici, ai governi d'emergenza, ai governi su Marte diciamo con chiarezza: noi l'art.18 non lo cancelleremo mai, perché è un legge a scopo deterrente».

Redazione Online http://www.corriere.it
14 novembre 2011 20:47


PS: se vi interessano i commenti di alcuni suoi ex studenti ...http://www.noisefromamerika.org/index.php/articoli/2456
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Povero Monti

Messaggioda flaviomob il 15/11/2011, 1:43

Povero Monti

Union Valdotaine, Fareitalia per la Costituente Popolare, Liberal Democratici-MAIE, Repubblicani-Azionisti, Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia, Rappresentanza parlamentare Socialista, Forza del Sud, Popolo e Territorio, Coesione Nazionale – Io Sud-Forza del Sud, Liberali per l’Italia – PLI, Italia dei Valori, Lega Nord Padania, SVP e Autonomie, Terzo Polo gruppo Camera, Terzo Polo gruppo Senato, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Alleanza per l’Italia, MPA-Alleati per il Sud, Partito Democratico, Popolo della Libertà.

E’ il calendario delle consultazioni, e meno male che c’è il bipolarismo.

Per il povero Monti la vera sfida è arrivare a domani pomeriggio senza giramenti di testa. Se uno regge a tanta sfilata salvare l’euro diventa una passeggiata.


http://bracconi.blogautore.repubblica.it/


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Re: Sì! Povero Monti!

Messaggioda pianogrande il 15/11/2011, 10:33

Dopo questa full immersion di cosiddetta politica Monti non potrà più essere definito un tecnico.
Se alla prossima pubblica dichiarazione comincerà a teorizzare di convergenze parallele, di similitudini contrarie, di lealtà traditrici, sarà tutto da rifare.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Povero Monti

Messaggioda trilogy il 15/11/2011, 11:12

flaviomob ha scritto:Povero Monti

Union Valdotaine, Fareitalia per la Costituente Popolare, Liberal Democratici-MAIE, Repubblicani-Azionisti, Noi per il sud Partito del Sud Lega Sud Ausonia, Rappresentanza parlamentare Socialista, Forza del Sud, Popolo e Territorio, Coesione Nazionale – Io Sud-Forza del Sud, Liberali per l’Italia – PLI, Italia dei Valori, Lega Nord Padania, SVP e Autonomie, Terzo Polo gruppo Camera, Terzo Polo gruppo Senato, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Alleanza per l’Italia, MPA-Alleati per il Sud, Partito Democratico, Popolo della Libertà.

E’ il calendario delle consultazioni, e meno male che c’è il bipolarismo.

Per il povero Monti la vera sfida è arrivare a domani pomeriggio senza giramenti di testa. Se uno regge a tanta sfilata salvare l’euro diventa una passeggiata.


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questa cosa è pazzesca, abbiamo votato 5-6 partiti oggi in parlamento ne abbiamo 25. Solo quelli che hanno la parola sud nel nome sono 5 o 6. E ci tocca pagarli tutti e 25
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