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Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

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Messaggioda franz il 07/11/2011, 9:03

La Carlucci lascia il Pdl, Maroni: "È finita"
pressing di Alfano e Letta: "Silvio, dimettiti"


GOVERNO IN BILICO
Maroni: "Maggioranza non c'è, inutile accanirsi"
Carlucci va all'Udc, il Pd: "Dimissioni o sfiducia"
Pd: "Berlusconi via o mozione di sfiducia". Casini: "Serve personalità indipendente". Fini: "Il Cavaliere è attaccato al pallottoliere". Franceschini: "Il presidente del Consiglio bluffa con i numeri". Premier: "Non credo ai governi tecnici o agli esecutivi di transizione". Un'altra deputata in fuga verso l'Udc. Vertice nella notte a Palazzo Grazioli: sul tavolo anche le possibili dimissioni

Maroni: "Maggioranza non c'è, inutile accanirsi" Carlucci va all'Udc, il Pd: "Dimissioni o sfiducia" Roberto Maroni (ansa)
ROMA - "La maggioranza non c'è più, inutile accanirsi". Sembra una condanna definitiva quella pronunciata dal ministro dell'Interno Roberto Maroni ospite di Fabio Fazio a "Che tempo che fa". Il de profundis per il governo Berlusconi da parte del dirigente leghista arriva pochi minuti dopo l'annuncio di un'altra clamorosa defezione per la maggioranza: Gabriella Carlucci, ex soubrette Mediaset e parlamentare di lungo corso prima con Forza Italia, poi con il Pdl, comunica il passaggio all'Udc auspicando la nascita di un governo di larghe intese.
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(da www.repubblica.it)
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Re: Traballa ...

Messaggioda franz il 07/11/2011, 9:06

SCENARI DI UNA TRANSIZIONE
La resistenza del Cavaliere

Quando Silvio Berlusconi vinse la sua prima elezione, siccome cambiava sempre parere, smentiva, diceva e disdiceva, lo battezzai per celia «Cavalier Traballa». È stata una delle mie peggiori trovate. Il Cavaliere è restato in sella, salvo brevi intermezzi, per diciassette anni e ancora non dà mostra di volersene scendere. Eppure stavolta, come raccontano le cronache politiche di questi giorni, traballa davvero. Ma, se volesse lasciare la presidenza del Consiglio, come dovrebbe fare? Qual è la procedura per liberarsi del fardello del potere? Prima ipotesi: Berlusconi chiede la fiducia in Parlamento, non la ottiene, va subito al Quirinale dal presidente della Repubblica e chiede nuove elezioni. Proprio subito, illico et immediate .

Ma in tal caso dubito che il capo dello Stato gliele conceda. Perché la nostra Costituzione richiede che prima di indire nuove elezioni il presidente della Repubblica debba accertare se nelle due Camere esistano altre possibili maggioranze di governo. Ma sento già le dichiarazioni di stizza di Fabrizio Cicchitto e altri portavoce: ma questo sarebbe un infame «ribaltone»; la nuova maggioranza, se ci fosse, sarebbe costituita da «traditori» della volontà popolare, da venduti.
Spero che il capo dello Stato si infischierà della dottrina del ribaltone (che tra l'altro non esiste in nessun altro ordinamento costituzionale). Dunque non è detto che, caduto Berlusconi, non possa seguire un nuovo governo di «tecnici» (per esempio presieduto da Mario Monti). So bene che per gli onorevoli in carica un governo dei tecnici sarebbe esecrando perché li spoglierebbe (temporaneamente) dei loro emolumenti e privilegi. Ma l'attuale stato di sfascio dei nostri partiti di sinistra non rassicurerebbe né il Paese né il resto del mondo. Perché noi italiani siamo ormai dei «sorvegliati speciali». Berlusconi promette ma non mantiene, dice ma non fa. E «sorvegliati speciali» resteremmo anche se il governo fosse sostenuto dall'alleanza Bersani-Di Pietro-Vendola.

Avevamo detto della prospettiva delle elezioni in tempi ravvicinati. Con l'occasione mi permetterei anche di suggerire al presidente di far cancellare sulla scheda elettorale l'indicazione del premier già bellamente stampata. Se si vuole davvero offrire all'elettorato una scelta seria, allora accanto al nome del candidato devono esistere due caselline per dire «sì» oppure «no». Si può essere di destra eppure non volere Berlusconi, o di sinistra e non volere Vendola. Questo può sembrare un punto di poco momento, ma invece fonda l'interpretazione presidenzialista e al contempo «direttista» della nostra Costituzione. Meno male che Silvio c'è oppure meno male che non ci sia più?

Giovanni Sartori
06 novembre 2011 10:36
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I cinque scenari per la crisi

Messaggioda franz il 07/11/2011, 9:15

Si apre una settimana decisiva per le sorti del governo Berlusconi. I suoi numeri in Parlamento sono precari e, al momento, sono incerte anche le soluzioni. Dalle ultime mosse di maggioranza e opposizione è possibile però disegnare alcuni scenari di uscita dall’attuale crisi politica. Occorre comunque ricordare che, in caso di crisi formale di governo, i partiti potranno solo manifestare il loro orientamento e sarà compito del presidente della Repubblica decidere quale soluzione adottare, dopo averli consultati e avere sentito il parere delle più alte cariche dello Stato. Le opinioni sono nettamente divaricate: da una parte Berlusconi continua a ripetere che ha i numeri per andare avanti, dall’altra i continui abbandoni all’interno della maggioranza fanno salire la probabilità di una sua sconfitta in Aula o di una caduta del governo prima ancora del voto di fiducia.

30% - GOVERNO TECNICO
Nuova legge elettorale e misure Ue con Monti
Anche se non è di facile realizzazione, il governo tecnico resta al momento una delle ipotesi più gettonate nell’opposizione e, più in generale, fra chi vuole voltare pagina con Silvio Berlusconi. Guidato da una personalità autorevole e non legata ad un partito, garantirebbe la possibilità di proseguire la legislatura, almeno per approvare i provvedimenti considerati più importanti. Prima di tutto il rilancio dell’economia, a partire dalle misure richieste dall’Europa, poi la nuova legge elettorale invocata dai tanti che vogliono eliminare il Porcellum e dal Terzo polo, principale avversario del referendum perché resusciterebbe il vecchio Mattarellum bipolarista. Presuppone però una coesione complicata da creare fra tutte le forze dell’opposizione e il via libera di una parte del Pdl ben più consistente dell’attuale pattuglia degli «scontenti». Uno strumento che potrebbe aprire la strada a questa soluzione è la mozione di sfiducia, da presentare subito dopo un’approvazione di bandiera (con una maggioranza al di sotto di quella assoluta) del rendiconto di bilancio. La sua durata sarebbe legata al termine naturale della legislatura (primavera del 2013), anche se c’è chi è disponibile a chiudere anche un anno prima, se si dovesse approvare in tempo la nuova legge elettorale. In pole position per guidare il governo tecnico — ieri, senza citarlo, lo ha fatto capire anche Bersani — sarebbe Mario Monti.
25% - GOVERNO CENTRODESTRA PIU’ UDC
Berlusconi si fa da parte e lascia a Letta o Schifani
Prima ancora che si consumi la battaglia in Aula, Silvio Berlusconi si convince (o, piuttosto, viene convinto) che non ci sono più i numeri per continuare l’azione del suo governo e, senza arrivare al voto di fiducia sulla legge di stabilità, accetta di fare un passo «di lato» per il bene del centrodestra. In altre parole, data la minaccia reale di venire sconfitto in Parlamento, il premier decide di giocare d’anticipo per evitare il «commissariamento » di fatto della sua coalizione e la sua inevitabile sostituzione con un’alleanza di «larghe intese», che comprenderebbe quindi anche il Pd. Il cuore di questa mossa sta nell’offerta all’Udc (e a chiunque nel Terzo polo sia d’accordo) di entrare in un governo che non sarebbe più guidato da lui, ma da una persona di provata fiducia. Come Gianni Letta o Renato Schifani. Il vantaggio per il Cavaliere risiederebbe nel fatto che sarebbe egli stesso a gestire l’operazione. L’ipotesi di un ingresso dell’Udc nella maggioranza, invocato da Angelino Alfano e non sgradito a quella parte della Lega che è fedele a Roberto Maroni, presenta però al momento due debolezze: da una parte Berlusconi sembra intenzionato ad andare avanti con il solo sostegno della Lega (recuperando gli «scontenti»), dall’altra Pier Ferdinando Casini ha confermato, appena ieri, l’asse con il Pd di Pier Luigi Bersani.

5% - GOVERNO BERLUSCONI
Il premier la spunta ancora, avanti con i suoi ministri
Silvio Berlusconi ce la fa ancora una volta e, dopo un estenuante braccio di ferro sui numeri della maggioranza, aiutato da Denis Verdini, riesce ad ottenere la fiducia sia al Senato che alla Camera, recuperando una parte degli «scontenti». A quel punto il presidente del Consiglio potrà ripetere, almeno ufficialmente, di avere la forza necessaria per proseguire fino alla primavera del 2013. Sarà però costretto a vivere un fine legislatura da incubo, per quanto riguarda la maggioranza parlamentare, dato l’elevato rischio di continue imboscate in Aula e quindi la quasi impossibilità di far approvare le riforme necessarie per fare ripartire l’Italia. Un varco per una maggiore stabilità potrebbe aprirsi solo con un dialogo serrato con l’Udc nel tentativo di convincere il partito di Casini ad entrare nella maggioranza, data la situazione di stallo che comunque si creerebbe dopo una pur ridotta vittoria di Pdl e Lega in Parlamento. L’ipotesi di una pura e semplice sopravvivenza del governo Berlusconi è da considerarsi infatti impraticabile, visto che dovrebbe farsi carico di un’emergenza nazionale come quella che sta vivendo in questi mesi il Paese sul fronte economico. Senza considerare le pressioni che continueranno ad arrivare dall’Europa e dal Fondo monetario.

15% - GOVERNO DI UNITA’ NAZIONALE
Esecutivo politico di tutti con guida super partes
L’idea l’ha lanciata per primo Pier Ferdinando Casini l’estate scorsa: un esecutivo non tecnico ma pienamente politico perché frutto di una scelta consapevole dei maggiori partiti (Pdl, Terzo polo e Pd, ipotizzando seri dubbi di partecipazione per la Lega e l’Idv). A prima vista sembra ricalcare il governo tecnico perché presuppone comunque un’ampia e trasversale convergenza delle forze politiche. Ma nella sostanza è un’altra cosa. Per giunta, quando venne proposto dal leader dell’Udc lo scenario politico era diverso perché il pressing dell’Europa sull’Italia per le misure economiche era appena iniziato mentre, a livello interno, c’era ancora, da parte del Terzo polo, una certa aspettativa nei confronti di Angelino Alfano, da poco diventato segretario del Pdl. E molti osservatori davano per imminente anche uno sganciamento definitivo di Roberto Maroni da Umberto Bossi. Ora la situazione è cambiata: anche se le opinioni al riguardo restano molteplici, soprattutto negli ultimi giorni quando parla di «larghe intese» l’opposizione sembra guardare di più ad un vero e proprio governo tecnico. Lanciando a suo tempo l’idea, il leader dell’Udc aveva comunque evocato la necessità che a guidare questa coalizione di «unità nazionale» fosse una figura politica di «grande autorevolezza» e bene accetta ad entrambi gli schieramenti.

25% - ALLE URNE
Il Cavaliere getta la spugna e si va a votare nel 2012
Uno degli scenari possibili, evocato a gran voce dallo stesso Silvio Berlusconi («o resisto oppure si va alle urne ») è quello elettorale. Che però presenta due soluzioni. La prima, la più difficile, è quella del voto subito, cioè, calcolando i tempi tecnici di scioglimento del Parlamento, a fine gennaio. In altre parole, dopo l’apertura formale della crisi e le consultazioni del presidente della Repubblica, non riuscendo a trovare una soluzione parlamentare per terminare la legislatura, allora si decide di sciogliere le Camere. Per tanti motivi però questa soluzione non appare praticabile: motivi meteorologici (si voterebbe in pieno inverno), ma anche politici, visto che molti dentro il Pdl e la Lega si metterebbero di traverso data la difficoltà di recuperare in tempi brevi sui sondaggi che danno entrambi i partiti in forte calo rispetto alle politiche del 2008. Più realistica è la previsione di un voto in primavera. Questa soluzione, alla quale guarda una parte del Pd, potrebbe risultare accettabile anche per il Terzo polo, visto che si andrebbe alle urne con l’attuale sistema elettorale che, pur criticato per l’assenza delle preferenze, a differenza del Mattarellum, garantirebbe ampiamente la rappresentanza delle liste centriste.

Roberto Zuccolini
07 novembre 2011 08:01
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Re: Traballa ...

Messaggioda trilogy il 07/11/2011, 12:16

La sola ipotesi di un Governo Amato mi fa rabbrividire. In quel caso, meglio il voto subito.
Ogni ipotesi di dismissione del patrimonio pubblico va preceduta dal varo di una normativa efficace sulla corruzione, altrimenti assisteremo all'ennesima svendita con saccheggio.
Trilogy

http://www3.lastampa.it/politica/sezion ... tp/428529/
Letta: riformare il fisco
è la prima condizione


Il vicesegretario del Pd, Enrico Letta ha colto la «provocazione» di Luca Ricolfi e ha accettato di rispondere alle dodici domande che Ricolfi ha rivolto al principale partito del centrosinistra
L’ex ministro risponde a Ricolfi: il rigore serve allo sviluppo
CARLO BERTINI

ROMA
La linea l’ha data Draghi: tagliando i tassi ci dice che non basta il rigore ci vuole anche lo sviluppo. Questo sarà il nostro mantra insieme alla lotta dura all’evasione. Ma ovviamente parliamo dell’agenda di un governo che succederà a Berlusconi, non sapendo se sarà un esecutivo di responsabilità nazionale in questa legislatura, oppure se sarà un governo che nascerà dalle urne: due schemi molto diversi, perché nel primo caso l’emergenza è più pressante, nel secondo caso si parla di un progetto più legato al nostro dna, che stiamo mettendo a punto». Fatta questa premessa, il numero due del Pd, Enrico Letta, raccoglie la sfida lanciata su questo giornale da Luca Ricolfi che ha posto 12 domande chiave allo schieramento che intende proporsi come alternativa di governo. «Però ci sono varie altre domande, come quella sulle liberalizzazioni che per noi sono un pilastro, oppure sul rilancio obbligato delle infrastrutture per la crescita.Sono convinto del fatto che il giorno in cui non ci sarà più Berlusconi a Palazzo Chigi, con un governo Amato, Monti o Bersani, cambierebbe il tipo di pressione internazionale sull’Italia: gli obiettivi condivisi sarebbero gli stessi, ma le modalità sarebbero lasciate all’autonomia di uno Stato che tornerebbe pienamente sovrano. L’Italia ha bisogno di abbassare la febbre, cioè lo spread che costa, raccogliendo energie per fare le riforme necessarie per gli obiettivi di lungo periodo e di sviluppo». E passiamo dunque ai quesiti posti da Ricolfi.

Il nuovo esecutivo considera intangibili le pensioni di anzianità o intende intervenire su di esse e con che risparmi?
«Va rimesso in equilibrio il welfare, il pilastro dell’azione di un nuovo governo: il tema è il lavoro per i giovani. Qualunque intervento sulle pensioni è condizionato all’obbligo di togliere i vitalizi ai parlamentari, sostituendoli con forme di previdenza dei normali cittadini; e i risparmi vanno destinati ai giovani. Dobbiamo tornare al principio della riforma Dini: bisogna inserire meccanismi di incentivi e disincentivi che aiutino ad aumentare l’età pensionabile per rendere possibili risparmi giocati sulla logica di quei milioni di lavoratori che hanno interesse a restare al lavoro. Ci sono varie buone proposte fatte da Treu, Baretta-Damiano che toccano tutto, compreso il tema delle pensioni di anzianità. L’Italia le riforme le ha fatte, non siamo alle baby pensioni, il problema è accelerare alcuni percorsi per aiutare i giovani».


Il nuovo esecutivo è contrario o favorevole al ddl Ichino sul mercato del lavoro?

«Il problema è l’ordine delle priorità. Si deve partire dalla riforma degli ammortizzatori sociali in una logica di flex security. E poi si può discutere anche l’uscita dal lavoro, altrimenti come l’ha posta il governo è una discussione improduttiva, deprime il paese e scatena tensioni sociali. Dobbiamo trovare strumenti per cui ci sia stabilizzazione dei contratti dei giovani con incentivi all’allungamento. E comunque bisogna modificare il peso del costo del lavoro: bisogna rendere più onerosi i contratti flessibili rispetto a quelli a tempo indeterminato».


Siete favorevoli ad un piano di dismissioni del patrimonio pubblico più ampio o più leggero di quello (5 miliardi l’anno) previsto dal governo attuale? Se sì, intendete mettere sul mercato solo immobili o anche aziende a controllo pubblico come Eni, Enel e Finmeccanica?
«Le dismissioni di patrimonio pubblico da fare sono superiori a quelle che il governo ha immaginato. Le società di enti locali sono una miriade e devono essere accorpate, ma il governo disse no ad un nostro emendamento alla manovra. Per noi vale il ritiro del sistema pubblico da alcuni settori; e in secondo luogo la pulizia di cda pletorici con una significativa riduzione dei costi della politica. Poi io ritengo in questo momento non di attualità l’idea di abbandonare un controllo pubblico strategico in settori dell’energia. Dobbiamo lavorare per favorire la fusione di tutte le ex società municipalizzate del nord Italia per far nascere un grande soggetto in grado di fare massa critica e risparmi».


Siete favorevoli o contrari all’abolizione del valore legale dei titoli di studio?
«Non c’è una legge che istituisce il valore legale del titolo di studio e quindi non se ne può approvare una abrogativa per raggiungere i risultati di modernizzazione. Alcune misure possono raggiungere comunque obiettivi simili: inserire procedure di accreditamento periodico o eliminare il valore legale del voto di laurea o quello del titolo rilasciato da università accreditate solo per i concorsi nella pubblica amministrazione. Ma il merito non valorizzato nelle università italiane passa dall’aver eliminato di fatto il diritto allo studio e dall’età elevata con cui si comincia la vera carriera accademica».


Intendete introdurre un’imposta patrimoniale e se sì di che tipo? Una tantum o permanente? Su tutto il patrimonio o solo su una componente, ad esempio gli immobili?
«Sicuramente ci sarà bisogno di un intervento una tantum significativo, in particolare sugli immobili, che sia in grado di abbattere il debito, insieme alla dismissione di patrimonio pubblico. Un intervento da stabilire ovviamente con i tecnici e con gli alleati di governo, da valutare comunque insieme all’Ue. La logica deve essere chi più ha più deve contribuire».


Se favorevoli all’imposta patrimoniale, come intendete usarne il ricavato? Oltre alla riduzione del debito, anche per una redistribuzione a favore dei ceti deboli e per alleggerire la pressione fiscale sulle imprese?
«In gran parte riduzione del debito che consente di abbassare il peso dei tassi d’interesse. Per liberare risorse annuali di 10-15 miliardi di euro l’anno che consentano di fare operazioni sia di redistribuzione, sia di incentivo alle imprese sul costo del lavoro stabile e per i giovani».

In che modo pensate di reperire i 20 miliardi di maggiori entrate e minori spese previsti dalla delega fiscale-assistenziale?
«Questa è una delle cose più scandalose di questo governo che ha messo una bomba ad orologeria sul governo che verrà dopo. Per l’immediato, crediamo che l’unica possibilità sia il concordato fiscale con la Svizzera, ma strutturalmente bisogna immaginare nella riforma fiscale modalità con cui coprire questi interventi».


Pensate di essere in grado di alleggerire la pressione fiscale sui produttori sulle aliquote Ires e Iva?
«La riforma fiscale sarà il cuore del prossimo governo, partendo da una lotta senza quartiere all’evasione fiscale. Va fatta in modo tale da caricare il peso su chi tiene fermo il patrimonio e le risorse, premiando chi investe sul lavoro e nell’impresa».


E’ previsto un ulteriore aumento dell’Iva?
«Non credo sia opportuno ora un ulteriore aumento».


Lei sottoscrive l’impegno preso dal governo con l’Europa ad azzerare il deficit nel 2013?
«Sì».


I tagli di spesa di questo governo sono eccessivi o insufficienti?
«Sono sbagliati come metodo, non faremo i tagli lineari, la spesa pubblica va ridotta applicando la spending review».


Se nel corso del 2012 si rendesse necessaria una nuova manovra da 15 miliardi in che proporzione ricorrereste a tagli di spesa e nuove tasse?
«Bisognerà principalmente concentrarsi a lavorare sui risparmi nella pubblica amministrazione».
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Re: Traballa ...

Messaggioda Robyn il 07/11/2011, 13:01

Per modernizzare l'Italia serve l'esecutivo Monti
Per poter fare questo servono le più ampie defezioni possibili dal Pdl senza indecisioni,perche le indecisioni sarebbero punite dai mercati.Fatta un'ampia maggioranza che sostenga Monti si possono fare le riforme strutturali.Una volta terminato l'esecutivo Monti possibilmente a fine legislatura si può ricostruire il Pdl sù basi nuove.Inoltre con le riforme strutturali si può ricostruire il cs sù basi nuove perchè sarebbe liberato dal conservatorismo.La Bertolini ed altri possono avere un salvagente dal Terzo Polo ciao robyn
Locke la democrazia è fatta di molte persone
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Ultime ore...

Messaggioda flaviomob il 07/11/2011, 13:29

Dopo Tre Monti, un Monti.. solo? :lol:

Intanto Ferrara, uomo di... peso del centrodestra, annuncia le dimissioni di BBB (Bungabungaberluscon)

http://www.repubblica.it/politica/2011/ ... ref=HREA-1


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: Ultime ore...

Messaggioda trilogy il 07/11/2011, 13:49

flaviomob ha scritto:
.....Intanto Ferrara, uomo di... peso del centrodestra, annuncia le dimissioni di BBB (Bungabungaberluscon)


Facendo schizzare immediatamente la borsa verso l'alto... c'è simpatia tra silvio e i mercati globali :lol:

Voci di dimissioni, vola Piazza Affari
Spread Btp-bund a 490, poi la discesa
In pochi minuti Milano torna positiva e sale a +3%


MILANO - Inizia malissimo la giornata italiana sui mercati finanziari: nuovo record storico dello spread Btp-bund e Piazza Affari in forte calo. Intorno a mezzogiorno, però, in contemporanea con le voci di dimissioni del premier Silvio Berlusconi, vola la Borsa di Milano e il differenziale tra i titoli di Stato italiani e gli omologhi tedeschi - seppure a livelli sempre molto alti - incomincia ad abbassarsi. «Il mercato scommette sulle dimissioni del presidente del Consiglio», dice all'Ansa un responsabile di sala operativa commentando l'improvviso rialzo.

http://www.corriere.it/economia/11_nove ... 1b69.shtml
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Re: Traballa ...

Messaggioda cardif il 07/11/2011, 14:31

Mi sono preparato: ho comprato lo champagne.
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Traballa ...

Messaggioda Iafran il 07/11/2011, 18:51

flaviomob ha scritto:Intanto Ferrara, uomo di... peso del centrodestra, annuncia le dimissioni di BBB (Bungabungaberluscon)


Sono le trovate (da ultima spiaggia) di quelli che vogliono influenzare (prendere in giro) le borse.
Una trovata del genere l'hanno fatta certi "scommettitori" (uno o due anni fa), quando hanno fatto sospendere il derby calcistico Roma-Lazio: hanno intascato senza pagare nessuno.
La Carlucci che se ne va? Ma dove vuole andare ... se non nella stessa casa che l'ha vista uscire!
Una banda allo sbando crea molto casino ... per nascondere quello che c'è (i prudenti pongono più attenzione al proprio portafoglio)!
Iafran
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Re: Traballa ...

Messaggioda ranvit il 07/11/2011, 20:23

http://www.repubblica.it/economia/2011/ ... ref=HREA-1


i MERCATI
Berlusconi si dimette, anzi no
Un caso di aggiotaggio di Borsa
I siti internazionali, primo fra tutti il Financial Times, si concentrano sull'andamento delle Borse e le voci di dimissioni di Berlusconi. A divulgare la notizia, il giornalista Giuliano Ferrara. Futuro e Libertà chiede alla Consob di intervenire
di WALTER GALBIATI

MILANO - "Le speculazioni su Berlusconi fanno muovere i mercati". Il Financial Times come tutti i siti e le agenzie mondiali spiega che l’andamento delle Borse, prima fra tutte quella di Milano, sono influenzati come ovvio dai rumours su Berlusconi. Ma a influenzare i mercati questa volta non sono state le anonime voci di mercato ("speculation", le chiama il sito del quotidiano inglese), i bisbigli, i sussurri e le grida che girano tra gli operatori, ma chiacchiere con un nome e un cognome. Perché a lanciare la notizia delle dimissioni di Berlusconi è stato niente meno che Giuliano Ferrara, non una persona qualunque, ma un giornalista che da sempre è una specie di consulente, neanche troppo occulto, delle campagne stampa del premier.

Sulla notizia (vera o falsa) delle dimissioni del premier, Piazza Affari è passata da una perdita di oltre un punto percentuale a un guadagno di tre punti. Un caso di aggiotaggio? Bisognerebbe chiederlo alla Consob. E qualcuno ci ha pensato, visto che un deputato di Futuro e Libertà, Aldo Di Biagio, ha chiesto all’Autorità di Vigilanza di intervenire. "Un giornalista - ha scritto Di Biagio in una nota - ha sempre il diritto di diffondere le notizie di cui viene a conoscenza, se e quando verifica la fondatezza delle sue fonti. Ma da due direttori di testate riconducibili direttamente o indirettamente al presidente del Consiglio, Franco Bechis e Giuliano Ferrara, ci si aspetterebbe più prudenza, stanti gli effetti che le loro parole possono avere sull'andamento dei mercati finanziari".

Ma "diffondere la notizia - prosegue il deputato - delle imminenti dimissioni di Berlusconi, salvo poi assistere alla smentita del premier stesso e alla successiva correzione di rotta di Bechis, rappresenta una evidente turbativa dei mercati". E Di Biagio chiede alla Consob di indagare. E Bechis per evitare guai, "tutela" la sua fonte (un rappresentante del Pdl) pubblicandone la telefonata sul proprio profilo di Facebook (audio 1).

(07 novembre 2011)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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