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In pensione a 67 anni, abolite le pensioni di anzianità

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: In pensione a 67 anni, abolite le pensioni di anzianità

Messaggioda flaviomob il 01/11/2011, 11:18



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Re: In pensione a 67 anni, abolite le pensioni di anzianità

Messaggioda franz il 01/11/2011, 11:51

flaviomob ha scritto:http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-8d786bde-265f-412e-a52f-aa631f06b93b.html

Senza capo ne coda, pieno di errori e di pessima infomazione. Penso forse il peggior servizio di Report, che pure in passato ha fatto ottime cose. E rimane il fatto che la situazione italiana è responsabilità degli italiani (governi, parlamenti, cittadini) e non di qualche spectre o complotto demo-giudo-pluto-cratico.
Tra l'altro se ne parla anche qui http://www.noisefromamerika.org/index.php/articoli/2438 (anche del servizio di report) e di come certi pseudoeconomisti che scrivono sui giornali e vengono intervistati in TV confondano M2 con M1 e discutano di M3 (20 volte maggiore del PIL!) senza nemmeno sapere cosa è.
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Re: In pensione a 67 anni, abolite le pensioni di anzianità

Messaggioda flaviomob il 19/11/2011, 10:34

Contributivo e fascia di flessibilità: l'avevo proposto anche io, su questi schermi... evidentemente si può fare :D
Ma attenzione ai lavori usuranti!

http://www.corriere.it/economia/11_nove ... fed4.shtml


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Re: In pensione a 67 anni, abolite le pensioni di anzianità

Messaggioda franz il 19/11/2011, 12:22

flaviomob ha scritto:Contributivo e fascia di flessibilità: l'avevo proposto anche io, su questi schermi... evidentemente si può fare :D
Ma attenzione ai lavori usuranti!

http://www.corriere.it/economia/11_nove ... fed4.shtml

Fascia di flessibilità con incentivi a chi rimane e disinncentivi a chi vuole partire prima.
Strada già tentata in passato ma senza grandi successi. Vedremo.
Usuranti? Certo, giustissimo ma occhio che in Italia è tutto usurante.... ;)
Io vederei usurante solo il lavoro edile (le miniere sono ormai un ricordo del passato con pochi addetti ma sarebbe una ulteriore casistica) ma ci giurerei che ogni professione ritiene il proprio lavoro particolarmente usurante.
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Re: In pensione a 67 anni, abolite le pensioni di anzianità

Messaggioda flaviomob il 21/11/2011, 1:29

http://www.unita.it/italia/pensioni-si- ... a-1.354431

Pensioni, il piano di Fornero:
verso il contributivo pro-rata

di Massimo Franchi

Sul come ci sarà molto da discutere. Sul quando ci sono più certezze. Sulle pensioni il neo ministro Elsa Fornero, che ieri nella sua Torino ha passato la giornata fra spesa al mercato rionale e messa a punto del suo staff, sarà chiamata a prendere decisioni importanti già entro l’anno. Dovrà infatti emanare entro dicembre un decreto ministeriale per fissare il primo posticipo per i criteri di pensionamento dei lavoratori dipendenti validi dal primo gennaio 2013. Sulla base delle stime Istat sull’innalzamento dell’aspettativa di vita, Fornero dovrà stabilire di quanto innalzare l’asticella della parte riguardante l’età anagrafica per chi andrà in pensione. Il sistema a quote prevede dal 2013 un aumento dei requisiti dagli attuali 60 anni di età a 61 anni e 3 mesi, lasciando a 35 anni la quota contributiva. Le previsioni parlano di 3 mesi in più, ma Fornero potrebbe decidere di dare un segnale, ampliando (anche se si tratta solo di mesi) l’innalzamento.

Sul come, si diceva, il ministro ha promesso di agire dopo aver incontrato le parti sociali. È sua intenzione convocarle il prima possibile mettendo sul tavolo un insieme di proposte ben articolate. L’obiettivo sarà quello di accelerare la fase di transizione verso l’addio alle pensioni di anzianità e verso il modello contributivo puro. Sul primo fronte, l’attuale sistema a quote progressivamente innalzate (con “l’aiuto” delle finestre) prevede già che nel 2049 non si potrà andare in pensione con meno di 65 anni, a prescindere dagli anni di contributi. Il governo però punta a disincentivare le pensioni di anzianità da subito. Le proposte sul campo sono varie. Di sicuro si innalzerà la parte anagrafica della quota e molti sono pronti a scommettere che si passerà subito dagli attuali 60 a 63 anni. L’alternativa è un sistema flessibile con una forma di disincentivi e incentivi. Chi vorrà andare in pensione vedrà ridursi l’assegno (9% in meno per i 62enni, 6% per i 63enni, 3% in meno per i 64enni) mentre chi rimarrà dopo i 64 anni lo vedrà aumentare, come previsto nella proposta di legge firmata dai deputati Pd Damiano e Baretta.

I veri nodi
Il vero nodo, il vero terreno su cui molti nel Pd non sono disposti a cedere, è quello dei lavori usuranti. Per operai, edili, ma anche per maestre d’asilo si punta a mantenere l’attuale situazione per la pensione di anzianità. Soprattutto nel caso degli operai si tratta infatti di persone che hanno iniziato a lavorare prestissimo (spesso prima dei 18 anni) e dunque prolungare la loro carriera non risponderebbe a quel criterio di “equità” a cui si ispira il governo Monti.

Sul secondo aspetto, oggi per coloro che hanno iniziato a lavorare dopo la riforma Dini (1995) vige un modello misto: retributivo per gli anni precedenti, contributivo dal 1995 ad oggi. La proposta della Fornero sarà quella di passare da subito al cosiddetto sistema pro-rata e cioè l’adozione a tutto campo del metodo contributivo pro-rata, applicandolo all’intero montante e non solo alla parte dal 1995 in avanti. Da questo punto di vista Pd e sindacati sono disposti a trattare sebbene chiedano in cambio quantomeno un aumento dell’indicizzazione delle pensioni per i lavoratori giovani e quelli con periodi di non contribuzione (i precari) e la facilitazione del ricongiungimento contributivo fra quelli versati per enti diversi. Un provvedimento, quest’ultimo, molto atteso da precari e da alcune categorie che hanno visto sopprimere il loro ente di gestione (elettrici e telefonici). Ieri intanto su questa linea si è espresso nuovamente il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. «Al ministro Fornero chiediamo di partire dal toccare le 850mila persone, politici inclusi, che hanno un trattamento previdenziale di assoluto previlegio. E subito dopo di discutere come rendere obbligatoria la previdenza integrativa per i giovani e di come tenere conto di chi fa lavori pesanti al punto tale da non protrarsi troppo nel lavoro».
20 novembre 2011

------
PS Riguardo ai lavori usuranti, in Svizzera (o almeno in alcuni cantoni) è riconosciuto agli educatori che lavorano con alcune tipologie di utenze (credo nella disabilità e nella psichiatria) un periodo di riposo supplementare in aggiunta alle normali ferie. In Italia non ve n'è traccia! :)


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Re: In pensione a 67 anni, abolite le pensioni di anzianità

Messaggioda cardif il 22/11/2011, 12:25

"Le fasce d’età e di reddito Ecco le simulazioni sulla riforma
La previdenza Passaggio al contributivo? Ci perde chi si ritira prima Così si riduce l’assegno se si lascia a 59 anni con 40 di contributi.
Il calcoli da fare e gli esempi. Le fasce d'età e di reddito.
http://www.corriere.it/economia/11_nove ... 959b.shtml
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: In pensione a 67 anni, abolite le pensioni di anzianità

Messaggioda flaviomob il 09/12/2011, 12:54

LUNEDÌ 5 DICEMBRE 2011

INPS in attivo di 27,6 miliardi: i dati truccati giustificare la patrimoniale all'incontrario
SIAMO SOMMERSI DA DATI TRUCCATI, UTILIZZATI PER GIUSTIFICARE UN «PRELIEVO» AI DANNI DEI LAVORATORI DIPENDENTI DI IERI, OGGI E DOMANI

Qualche conto sulla «spesa pensionistica» ci rivela che - a parità di regole statistiche - la spesa italiana è del tutto in linea con la media europea. Di più: è in attivo. Anche l'età pensionabile effettiva è da noi quasi «tedesca» Difficile, per un profano, far fronte alla marea montante degli opinionisti che ripetono tutti la stessa frase: «bisogna intervenire sulle pensioni, spendiamo troppo e usciamo dal lavoro troppo presto».
Intanto: cosa alimenta l'Inps? I soldi cui tutti noi, mensilmente, rinunciamo per avere un assegno quando smetteremo di lavorare. Sono «contributi previdenziali», una voce riconoscibile della busta paga di ciascuno di noi (se non siamo così sfortunati da lavorare «in nero»). Detta altrimenti, ma molto seriamente: i soldi dell'Inps sono i nostri. E nessuno dovrebbe poterci mettere le mani sopra.
Ma è vero che «i conti della spesa previdenziale sono insostenibili»? Dipende da come si fanno i conti. Se «all'italiana», sembra di sì. Infatti qui si calcola la spesa al lordo, senza conteggiare le «ritenute fiscali» sull'assegno pensionistico. Ovvero la percentuale che lo Stato trattiene per sé. Negli altri paesi europei questi calcoli li fanno sul netto; quindi sembra che Francia, Germania, ecc, spendano meno. Di fatto: secondo i conti del 2009, il «saldo» tra entrate contributive (le «trattenute») e le prestazioni pensionistiche (gli assegni effettivamente erogati, al netto) risulta dare un avanzo di 27,6 miliardi di euro. Traduciamo per i colleghi della stampa mainstream: i lavoratori versano più di quel che lo Stato distribuisce ai vecchietti. L'1,8% del Pil, non spiccioli. Se si calcola il lordo come «spesa pensionistica in rapporto al Pil», invece, c'è un passivo del 2,5%. È questo - guarda un po' - il calcolo preferito dai fustigatori di pensionati.
Cos'altro impedisce, dunque, di avere conti dell'Inps almeno in pareggio? Beh, per esempio è l'Inps che deve erogare il Tfr del pubblico
impiego e anche coprire quello dei lavoratori delle aziende private che falliscono senza poterlo pagare. Ma il tfr è un «prestito forzoso» dei lavoratori verso l'azienda (privata o pubblica che sia), soldi che restano lì fin quando non andiamo in pensione e ci vengono restituiti come «liquidazione». Soldi nostri anche questi, che normalmente non andrebbero conteggiati dall'Inps, ma da qualche altro ente. Comunque sia, è l'1% di Pil che gonfia in modo improprio le perdite di conti altrimenti in utile. E, soprattutto, in linea o migliori con quelli di altri paesi europei.
Ma ci sono anche altre voci a squilibrare i conti: i prepensionamenti, per esempio. Aziende in crisi che si liberano di lavoratori «maturi» e li mettono in conto allo Stato. Ma si prefigura sempre «l'aumento dell'età pensionabile». Non vi sembra una contraddizione palese, oltre che un costo «improprio» per l'Inps? Per non parlare di tutta l'assistenza (handicap, non autosufficienti, ecc). E sorvoliamo sulla «cassa di previdenza dei dirigenti di azienda», così ben gestita dai dirigenti stessi da fallire e dover essere caricata sulle spalle dei dipendenti...
Infine. È vero che «andiamo in pensione troppo presto»? Dipende, anche qui. Se guardiamo l'attuale età di pensionamento teorica (60 anni per le donne, 65 per gli uomini; 61 e 66 con le «finestre mobili» inventate da Tremonti), no. In Germania hanno i 65 anni, in Francia i 62. Ci viene detto a questo punto: «sì, ma solo qui c'è la possibilità di andare in pensione con 40 anni di anzianità, quindi prima dei 65».
Falso. Per gli uomini, almeno, in Italia l'età media di pensionamento è di 61,1 anni. In Francia è 59,1 anni; nella «supercompetitiva» Germania... 61,8. Siamo lì, nevvero? E se età pensionabile teorica ed età effettiva non corrispondono, evidentemente ci deve essere qualche forma di «anzianità» anche lì. La toglieranno? Vedremo, forse. Ma al momento la situazione è questa, quindi perché diffondere dati falsi?Per convincerci che «spendiamo troppo in pensioni»? Qui dobbiamo dividere il ragionamento in due parti. Sul piano economico, la produttività di un lavoratore anziano (tranne che nei ruoli decisionali o «professionalmente elevati») è più bassa di quella di un giovane. E i giovani sono molto disoccupati (diceva il Censis proprio ieri). Muoiono sul lavoro - magari «in nero» - più spesso (il 20% sono ultra-65enni). Soprattutto, le aziende non li vogliono tenere e li pre-pensionano (tranne che in determinati, pochi, ruoli). Logica economica vorrebbe che venisse quanto meno mantenuta, non aumentata, l'età pensionabile. Perché facendo il contrario si abbassa la produttività, si deprimono i consumi e - alla fin fine - si estende una dinamica di crisi.
In secondo luogo, però c'è la questione principale. Se i conti dell'Inps sono in attivo (una volta eliminate le «anomalie statistiche» e le uscite improprie), lo Stato non spende nulla di più di quanto non incassi con i «contributi previdenziali». Anzi, ha già programmato di dare sempre meno alle future generazioni (un assegno che coprirà il 50% circa dell'ultimo stipendio, invece dell'attuale 80%). Una nuova riforma delle pensioni, insomma, aumenterebbe l'attivo. Per farne cosa? Non è nemmeno interessante. L'unica cosa certa, dal punto di vista «proprietario» (ma guarda...), è che così facendo si metterebbero le mani su soldi nostri. Di lavoratori. Insomma di poveri. Una «patrimoniale» all'incontrario.

Francesco Piccioni

http://isegretidellacasta.blogspot.com/ ... -dati.html


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Re: In pensione a 67 anni, abolite le pensioni di anzianità

Messaggioda franz il 09/12/2011, 13:18

Flavio, abbiamo già discusso di queste cose all'infinito. Ormai certi argomenti come quell' sull'età di pensionamento degli italiani, dei francesi e dei tedeschi, sappiamo che non tengono conto del fatto che noi viviamo in media 3 anni di piu' dei tedeschi e quindi a parità di rendita dovremmo andare in pensione tre anni dopo. Altro che "siamo lì".

Sappiamo anche che INPS prende decine di miliardi dallo stato ogni anno (una settantina se ricordo bene) e che anche per questo qualche cassa è attivo (anche se ha debiti passati accumulati per anni e che a questo ritmo ci vorranno a decenni ad appianare). Piu' che eliminare anomalie statistiche dovremmo fare lo splitting per intero e seramente. Ed a proposito di "anomalie" credo che siano ben piu' rilevanti quelle della moglie di bossi, baby pensionata a cui possiamo aggiungere anche la moglie di Tremonti, pensionata a 39 anni.
Vedi, queste cose le sappiamo noi che discutamo qui ma cosa succede a chi non sa e legge quel testo?

Chi si oppone a toccare le pensioni ha interessi diretti in famiglia, o personali. Anche Di Pietro.

L’INCHIESTA DEL MONDO – Nel 1997 il settimanale Il Mondo pubblicò infatti una lista di pensionati ‘eccellenti’, tra cui c’erano quelli della Marrone e della Beltrametti. Ma anche tanti altri:

Si parte da Antonio Di Pietro, che dal settembre 1995, quando aveva 45 anni, ha diritto a una pensione di 4 milioni lordi al mese. Poi, si arriva a Francesco Cossiga. Si’, l’ex presidente della Repubblica dal 1985, e cioe’ dall’eta’ di 57 anni, puo’ contare anche su una rendita di 4 milioni lordi al mese. Ma il meccanismo delle pensioni d’anzianita’ ha finito per favorire anche grandi manager delle imprese private. Tra i pensionati compare anche il presidente della Fiat Cesare Romiti, che dopo una lunga carriera iniziata nel 1947 come impiegato alla Bomprini Parodi Delfino ha ottenuto nel 1977, a 54 anni, una pensione di 5 milioni lordi al mese. Una rendita d’anzianita’ spetta anche a un altro grande nome del capitalismo nazionale, cioe’ Carlo De Benedetti, che dal 1993 ha diritto a un assegno mensile di 7,8 milioni lordi. Il record pero’ spetta a Cesare Geronzi, presidente della Banca di Roma, in passato alto dirigente della Banca d’Italia. Il banchiere puo’ contare su una rendita d’anzianita’ di 36,6 milioni al mese, che si somma a una pensione di vecchiaia di 17,4 milioni mensili. Totale: 54 milioni lordi al mese.


Vediamo l'inchiesta del 1997:

Inchiesta del settimanale "Il Mondo" oggi in edicola, lungo elenco di industriali, politici, magistrati e giornalisti privilegiati Baby pensionati, una lista eccellente Nel club delle rendite d'anzianita' spuntano Di Pietro, Celentano e la moglie del Ragioniere generale Monorchio

MILANO - Ci sono tutti. Ulivisti e berlusconiani convinti. Severi fustigatori degli sprechi pubblici e nostalgici incalliti del Welfare State. Ma la porta del club e' aperta anche ai secessionisti della Lega, imbattibili, se e' il caso, a cogliere al volo i privilegi dello Stato centralista romano. A leggere con attenzione l'inchiesta pubblicata dal settimanale Il Mondo in edicola oggi, sembra proprio che la classe dirigente italiana, tanto divisa e litigiosa su altri temi, si riunisca compatta sotto una bandiera, quella delle pensioni d'anzianita'.

Qualche nome nel lungo elenco dei beneficiati? Si parte da Antonio Di Pietro, che dal settembre 1995, quando aveva 45 anni, ha diritto a una pensione di 4 milioni lordi al mese. Poi, si arriva a Francesco Cossiga. Si', l'ex presidente della Repubblica dal 1985, e cioe' dall'eta' di 57 anni, puo' contare anche su una rendita di 4 milioni lordi al mese. Ma il meccanismo delle pensioni d'anzianita' ha finito per favorire anche grandi manager delle imprese private. Tra i pensionati compare anche il presidente della Fiat Cesare Romiti, che dopo una lunga carriera iniziata nel 1947 come impiegato alla Bomprini Parodi Delfino ha ottenuto nel 1977, a 54 anni, una pensione di 5 milioni lordi al mese. Una rendita d'anzianita' spetta anche a un altro grande nome del capitalismo nazionale, cioe' Carlo De Benedetti, che dal 1993 ha diritto a un assegno mensile di 7,8 milioni lordi. Il record pero' spetta a Cesare Geronzi, presidente della Banca di Roma, in passato alto dirigente della Banca d'Italia. Il banchiere puo' contare su una rendita d'anzianita' di 36,6 milioni al mese, che si somma a una pensione di vecchiaia di 17,4 milioni mensili. Totale: 54 milioni lordi al mese. Non tutti i pensionati eccellenti incassano in prima persona la loro rendita di Stato. In questa categoria spicca il nome di Andrea Monorchio, il ragioniere generale dello Stato. Proprio poche settimane fa Monorchio tuono' contro le pensioni d'anzianita', proponendone l'abolizione per sanare i guasti del sistema previdenziale. Se davvero la sua proposta venisse applicata ne farebbe le spese anche sua moglie Mirella Fiorillo, classe 1942, che ha diritto a una rendita di 1,6 milioni al mese dal 1976, e quindi dalla tenera eta' di 34 anni. Le fa compagnia Manuela Marrone in Bossi. Dal marzo del 1996, la consorte del leader della Lega Nord, che ha 44 anni, riceve ogni mese un assegno di 1,6 milioni proveniente da Roma, capitale dello Stato (straniero) italiano. In attesa della secessione, il Welfare State all'italiana si prende cura anche di Sonia Bekdemiran, moglie di Giancarlo Pagliarini (Lega). Dall'eta' di 41 anni (oggi ne ha 49), la moglie di Pagliarini riceve dal Tesoro italiano 1 milione e 600 mila lire a titolo di pensione d'anzianita'. Anche Giulio Tremonti, tributarista di fama, nonche' ministro delle Finanze nel governo Berlusconi, ha sposato una pensionata baby. Si chiama Fausta Beltrametti e dal 1986, quando aveva 39 anni, ha diritto a una rendita di anzianita' pari a 1,9 milioni al mese. A 53 anni, nel 1989, si e' ritirata dal lavoro Maria Grecchi, moglie di Giuliano Urbani. Mentre Gabriella Zucchi, consorte dell'ex ministro Raffaele Costa, instancabile fustigatore degli sprechi pubblici, e' entrata nella categoria a 47 anni. C'e' anche Armando Cossutta, presidente di Rifondazione comunista, Publio Fiori, deputato di Alleanza nazionale ed ex avvocato dello Stato, Antonio Pizzinato, ex leader della Cgil e ora senatore nelle file del Pds. Tra i giornalisti, invece, l'inchiesta del Mondo cita Vittorio Feltri (il Giornale), Emilio Fede (Tg4), l'ex direttore del Mattino di Napoli Pasquale Nonno e l'inventore di Telekabul al Tg3, cioe' Alessandro Curzi. Dalle firme famose ai big dello spettacolo. Gia', perche' il grande ombrello del Welfare State si e' aperto anche per Adriano Celentano. L'ex ragazzo della via Gluck a 50 anni esatti si e' messo nelle mani dello Stato. E cosi' dal 1988 ha diritto a una pensione di 2 milioni al mese.
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Re: In pensione a 67 anni, abolite le pensioni di anzianità

Messaggioda flaviomob il 15/01/2012, 16:15

Bisogna cambiare la riforma delle pensioni sbagliata fatta dal governo perché mette tutti sullo stesso piano. Le cose non vanno fatte sulla teoria ma sulla pratica perché se si ragiona solo dell'età della pensione non si ragiona su quanti anni si lavora. Non è ragionevole dire che chi entra a 30 anni e va in pensione a 70 sia lo stesso di chi ha iniziato a lavorare a 16 anni e poi va in pensione a 70. La Fornero ha sbagliato a non fare i conti con il fatto che purtroppo abbiamo migliaia di lavoratori che grazie a questo si trovano senza lavoro, senza pensione e senza strumenti di sostegno del reddito.

Camusso su SkyTg24.


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Re: In pensione a 67 anni, abolite le pensioni di anzianità

Messaggioda franz il 15/01/2012, 16:37

flaviomob ha scritto:Non è ragionevole dire che chi entra a 30 anni e va in pensione a 70 sia lo stesso di chi ha iniziato a lavorare a 16 anni e poi va in pensione a 70.

Vero ma questo richiama un criterio di proporzionalità di contributi versati a parità di vecchiaia (70).
Con il sistema contributivo mi pare ci sia la necessaria proporzionalità e che i casi non siano trattati in modo uguale, come mi pare sia la lemantela della leader CGIL.
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