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Politica
09/10/2011 - OPPOSIZIONE, IL CASO
Pd, in campo i quarantenni ma sono già divisi in tre
Per sostenere Renzi arrivano il produttore dell'Isola dei famosi e Baricco
FABIO MARTINI
ROMA
Il glamour spettacolare, almeno quello, è garantito. Per la kermesse di fine ottobre con la quale proverà a proporsi come candidato del centrosinistra a palazzo Chigi, Matteo Renzi è andato a pescare nientedimeno che un big della produzione televisiva: dietro le quinte ci sarà Giorgio Gori, già direttore di Canale 5, una fama di manager creativo, da qualche anno produttore dell’”Isola dei famosi”. E se Gori dovrebbe garantire tempi giusti ed impatto emotivo dell’evento, lo scaltro Renzi ha già “ingaggiato” un altro personaggio evocativo, capace di coprire un “segmento” ben diverso: alla stazione Leopolda ci sarà anche lo scrittore Alessandro Baricco. La kermesse renziana di fine ottobre sarà l’ultima di una sorprendente raffica di convention: ben tre, separatamente convocate da clan diversi di trenta-quarantenni, tutti dichiarati rinnovatori del Pd e della sua classe dirigente.
Tre kermesses, una dietro l’altra: il 16 ottobre si ritroveranno all’Aquila trenta-quarantenni prevalentemente di area bersaniana, gli “ortodossi” guidati dal ligure Andrea Orlando, all’insegna di un moderato riformismo laburista. Con una blanda venatura generazionale e un anti-Renzi pronto in caso di emergenza: il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti. La settimana successiva, il 22 e il 23, il duo Pippo Civati-Debora Serracchiani ha convocato a Bologna, in piazza Maggiore, la convention “Il nostro tempo”, con una parola d’ordine su tutte: far ritrovare nella stessa piazza Pd e movimenti. E infine toccherà a Renzi chiudere l’ottobre dei quarantenni con la sua Leopolda, fissata per il 28, 29 e 30 ottobre.
E così, mentre dall’altra parte della barricata, si sta tumultuosamente organizzando il dopo-Berlusconi, sul fronte democratico la nuova generazione prova ad uscire allo scoperto, sia pure con personaggi, stili e ambizioni molto diverse tra loro. Renzi resta il precursore. Dopo la sua elezione a sindaco di Firenze nel giugno 2009, il modello-Renzi (Primarie e sfida aperta alla nomenclatura di partito) è stato imitato con successo a Milano da Pisapia, a Napoli da De Magistris, a Cagliari da Zedda. E ora, nella speranza che Bersani si decida ad indire Primarie di coalizione per la premiership, il sindaco fiorentino vuole proporsi oltrechè per il messaggio di rottura («Rottamiamo la vecchia classe dirigente del Pd»), anche per un’identità politica più marcata, di rinnovatore anche della cultura politica della sinistra. S
empre più detestato dai vertici del Pd (Bersani lo ignora, la Bindi e D’Alema non perdono occasione per attaccarlo), sempre più connato come “destro”, Renzi piace però ad alcuni personaggi-icona della sinistra. Come Stefano Benni («Nella mia mente sarai il prossimo presidente del Consiglio»), Lorenzo Jovanotti («Se fai cose che ci piacciono, ti veniamo tutti dietro»), Roberto Benigni (che giorni fa ha bissato una lunga chiachierata a tu per tu a palazzo Vecchio). Nella seconda edizione della Stazione Leopolda, chiamati ad aiutare Renzi nell’impresa di conferirsi un certo spessore poltico, quadri locali del Pd, come il sindaco di Novara Andrea Ballarè, 44 anni; il cattolico Matteo Richetti, 37 anni, presidente del consiglio regionale dell’Emilia-Romagna; il probabile candidato del Pd a Palermo, il trentaseienne Andrea Faraone. Sostiene Renzi: «Io non ho voglia di unire la mia voce all’oceano di parole strascicate, urlate e bisbigliate dal ceto politico. E’ arrivato il momento di parlare di cose concrete, buttar giù l’ossatura di un programma per l’Italia».
E se Renzi ha già da tempo occupato il fronte moderato del Pd, Pippo Civati (36 anni, brianzolo, consigliere regionale lombardo) e Debora Serracchiani (40 anni, udinese d’adozione, europarlamentare e segretario regionale Friuli-Venezia Giulia) hanno un approccio di “sinistra”, che vogliono ribadire nell’incontro di piazza Maggiore a Bologna, che per due giorni sarà per metà coperta da un tendone. Racconta Civati: «Gli interventi saranno in coppia: sul palco parleranno assieme un personaggio della società civile e un “politico”, con lo spirito di superare le contrapposizioni fini e a sé stesse, sperando che ci sia un’aria di casa. Dopo la stagione della protesta, quella della proposta».
E l’aspirazione ad un drastico rinnovamento, che un anno fa accomunava Civati a Renzi? «Primarie per i parlamentari e tetto di tre mandati restano richieste ineludibili». Rivendicazioni che risultano più sfumate tra quelli che si definiscono i «tq», i trenta-quarantenni di Orlando e del varesotto Andrea Marantelli, che intendono ritagliarsi uno spazio tra l’”integralismo” di Stefano Fassina e l’approccio liberal di Enrico Letta. Dice Mario Adinolfi, il più giovane sfidante di Veltroni alle Primarie 2007: «Il destino di questa generazione ma anche nel Pd sta nelle mani di Renzi: se lui troverà il coraggio di sfidare la nomenclatura del partito e vincerà, ne uscirà una competizione così dura che il rinnovamento del Pd verrà di conseguenza».