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Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

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Re: Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Messaggioda cardif il 03/10/2011, 10:08

A proposito del 'lavoro' su cui sarebbe fondata la Repubblica italiana, è stato interessante quello che Riccardo Iacona proprio ieri sera a 'Presadiretta' ha mostrato sul ricorso illecito ai contratti atipici:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/me ... 3.html#p=0
Sapevo che lo facevano imprenditori ed Inps, ma non che lo facessero anche ministeri (oltre al Miur), enti territoriali ed università.
Pure Draghi ha parlato di 'troppo precariato', oltre al Presidente Napolitano.
Gli imprenditori in buona parte fanno ricorso a questo sfruttamento.
E non mi aspetto che un imprenditore al governo, per quanto "buono" possa essere, si impegni a ridurre (o eliminare) lo sfruttamento dei precari senza tutela, se non quella della famiglia.
Per quanto Confindustria e sindacati sembrano orientati a soprassedere sull'art.8, c'è sempre un Marchionne che esce da Confindustria per avere le mani libere.
Il problema non è solo di giustizia, ma anche di freno allo sviluppo della società, con le famiglie che non si formano.
E tra qualche decennio avremo ancora più bisogno di mano d'opera straniera, non avendone in Italia.
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Messaggioda trilogy il 03/10/2011, 10:42

Robyn ha scritto:...La stessa cosa è per l'invasione dello scientismo.....


Robyn ma quale invasione dello scientismo c'è in Italia? Siamo in un paese dove il potere si basa sulla promozione dell'ignoranza e della superstizione. Abbiamo gente che pensa e scrive che i neutrini viaggiano in tunnel scavati sottoterra, il vice presidente del CNR, maggior ente di ricerca nazionale che ha parlato dei terremoti come castigo divino! Abbiamo una spesa in ricerca sul pil che è la metà della media europea, la metà dei ricercatori della Francia, la Corea del sud spende in ricerca più dell'Italia ecc. gli studenti italiani rimangono sotto la media OCSE nei test comparativi sia in matematica e scienze. Ci hanno ridotti a barzelletta della comunità scientifica internazionale altro che scientismo.

vedi tabelle 1.80 e 1.82
http://www.invalsi.it/invalsi/ri/Pisa20 ... ionali.pdf
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Messaggioda flaviomob il 03/10/2011, 11:13

A proposito di Marchionne....


Quei 350 milioni di aiuti pubblici a Marchionne

"Nessun aiuto pubblico". Lo disse l'ad Fiat solo nel 2009. Frase del tutto falsa, almeno leggendo il libro di Marco Cobianchi "Mani bucate". In quello stesso anno il Cipe assegnò 300 milioni al ministero per sostenere anche gli stabilimenti del Lingotto Il 9 novembre 2009 il numero uno della Fiat, Sergio Marchionne, parlando a Zurigo, fece un’affermazione molto netta: “Nel 2004 eravamo disastrati e non abbiamo mai chiesto aiuto a nessuno. Non abbiamo chiesto una lira al ministro Tremonti”. Secondo Marco Cobianchi, autore di “Mani bucate” (Chiarelettere), il manager italo-canadese ha semplicemente detto il falso. E nel libro, appena uscito in libreria, fa i conti: Marchionne, da quando ha preso il timone della Fiat, si è fatto dare dallo Stato almeno 353 milioni di euro.

Il 26 giugno 2009 il Cipe (Comitato interministeriale programmazione economica) ha assegnato 300 milioni di euro al ministero dello Sviluppo economico per sostenere anche gli stabilimenti Fiat di Pomigliano d’Arco e di Termini Imerese. Dello stabilimento siciliano è già decisa la chiusura per il prossimo 31 dicembre. E comunque tutto quel denaro pubblico, ricorda Cobianchi, non è bastato neppure nell’immediato “a evitare il rinnovo della cassa integrazione a Pomigliano per un anno, accordato nel dicembre del 2009”.

Non è finita. Il 19 gennaio 2010 l’Italia ha chiesto all’Unione Europea l’autorizzazione per un finanziamento pubblico di 15,8 milioni (pagabile in tre rate tra il 2010 e il 2013) alla Fiat Powertrain di Verrone, in provincia di Biella, per un investimento iniziato nel 2008 riguardante la costruzione di un nuovo tipo di cambio. “Per avere quei soldi – ricostruisce Cobianchi – la Fiat si impegna ad assumere seicento persone, portando il totale dei dipendenti a quota 1083, ma nella primavera del 2011 le assunzioni effettuate sono state soltanto cento. E quelle cento persone sarebbero state semplicemente trasferite da un altro stabilimento del gruppo Fiat, quello di Mirafiori.

Già prima, nell’aprile 2009, poche ore prima che il presidente americano Barack Obama desse il via libera all’operazione Fiat-Chrysler, l’Unione Europea ha approvato un’altra iniezione di denaro pubblico in favore del gruppo torinese: 37,3 milioni di euro per sostenere gli investimenti destinati alle linee di produzione della Nuova Lancia Ypsilon dello stabilimento siciliano di Termini Imerese dove, secondo i sindacati, dal settembre del 2008 i dipendenti lavorano in media due settimane al mese, mentre le altre due le passano in cassa integrazione. Ancora Termini Imerese, dunque, finanziata pesantemente poco prima che Marchionne ne annunciasse la chiusura.

Con un particolare singolare: secondo gli accordi presi in sede europea, la Fiat avrebbe dovuto assumersi l’impegno di mantenere l’investimento in Sicilia per almeno cinque anni dal momento iniziale dell’operazione, nel 2008. Se dunque Termini Imerese chiudesse prima del 2013, come sta di fatto accadendo, la Fiat dovrebbe restituire i 37 milioni e spiccioli.

La cosa veramente incredibile è che, mentre la Fiat chiude lo stabilimento di Termini Imerese dopo aver incassato ingenti aiuti pubblici nel corso degli anni, lo Stato si prepara a spendere altri 350 milioni di euro per i progetti di reindustrializzazione dell’area industriale siciliana che sta per restare orfana di Marchionne. Ciò che dà sostanza all’idea dello Stato-Bancomat descritta dal libro “Mani bucate” con decine e decine di esempi, di cui il caso Fiat è solo il più eclatante.

La svolta rappresentata dall’ascesa al vertice di Marchionne nel 2004 riguarda tutti gli aspetti della vita aziendale fuorchè l’abitudine di succhiare denaro a Pantalone. Secondo Cobianchi “l’azienda torinese ha chiesto e ottenuto soldi pubblici allo stesso identico ritmo andante con brio degli anni precedenti”. Trattandosi di un gruppo che si articola in centinaia di società controllate e prende soldi da una miriade di amministrazioni pubbliche, comprese quelle locali, nessuno è in grado di ricostruire quanti finanziamenti abbia effettivamente incassato nel corso degli anni. Ma il fenomeno è rappresentato nella sua dimensione complessiva dal libro di Cobianchi: 840 mila aziende finanziate dallo Stato, 1.307 leggi di incentivazione approvate, una sola legge, la famosa 488, che dal 2003 al 2008 è costata 6 miliardi di euro.

La lista degli incentivi – sconti fiscali e finanziamenti diretti – compilata in “Mani bucate” lascia esterrefatti: dai giornali (non solo di partito) ai cinepanettoni, dal turismo ai voli aerei, dall’energia più o meno verde all’high tech. Per non parlare del capitolo più problematico, quello degli investimenti al Sud, che secondo gli studi più accreditati ha prodotto effetti pressoché nulli sulla crescita economica. I finanziamenti alle industrie infatti non solo sono costosi ma servono a poco, e quasi sempre si scopre che sono stati incentivati investimenti che sarebbero stati fatti lo stesso. Come ha detto il governatore della Banca D’Italia Mario Draghi, “i sussidi alle imprese sono inefficaci e creano distorsioni che penalizzano gli imprenditori più capaci”.

da Il Fatto Quotidiano del 2 ottobre 2011


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Re: Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Messaggioda franz il 03/10/2011, 11:16

cardif ha scritto:Pure Draghi ha parlato di 'troppo precariato', oltre al Presidente Napolitano.
Gli imprenditori in buona parte fanno ricorso a questo sfruttamento.
E non mi aspetto che un imprenditore al governo, per quanto "buono" possa essere, si impegni a ridurre (o eliminare) lo sfruttamento dei precari senza tutela, se non quella della famiglia.

Come fai ad esserne sicuro? E' un problema genetico o culturale di tutti gli imprenditori del mondo oppure è un problema locale specifico italiano? E gli imprenditori italiani sono diversi culturalmente sono obbligati a fare certe cose (che altrove non fanno) per le condizioni quadro che la politica (di destra e di sinistra) ha imposto al mondo del lavoro? (come il 50% di contributi sulla massa salariale e la inamovibilità di fatto dei lavoratori dipendenti?)
Francamente anche io se fossi imprenditore in Italia mi troverei a preferire l'assunzione di un precario (costa meno come contributi ed è piu' elastico) mentre gli imprenditori italiani che si trasferiscono all'estero vedo che non hanno alcun problema, in contesti diversi, ad assumere secondo contratti a tempi indeterminato.
Cardif, la responsabilità è della politica, non dell'impresa.
La riprova la fai vedere tu stesso, indicando che lo Stato è in massa (anche nella sanità) un datore di lavoro che abusa dei precari.
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Messaggioda ranvit il 03/10/2011, 11:24

La lista degli incentivi – sconti fiscali e finanziamenti diretti – compilata in “Mani bucate” lascia esterrefatti: dai giornali (non solo di partito) ai cinepanettoni, dal turismo ai voli aerei, dall’energia più o meno verde all’high tech. Per non parlare del capitolo più problematico, quello degli investimenti al Sud, che secondo gli studi più accreditati ha prodotto effetti pressoché nulli sulla crescita economica. I finanziamenti alle industrie infatti non solo sono costosi ma servono a poco, e quasi sempre si scopre che sono stati incentivati investimenti che sarebbero stati fatti lo stesso. Come ha detto il governatore della Banca D’Italia Mario Draghi, “i sussidi alle imprese sono inefficaci e creano distorsioni che penalizzano gli imprenditori più capaci”.


Assolutamente d'accordo!

Quindi il problema è politico! Ma non è certo da imputare all'attuale governo :D Sono 50 anni che si procede a finanziamenti inutili, distorsivi del mercato e fonte di inimmaginabili ruberie.....con la partecipazione di tutti, Cgil in testa!

In particolare la 488....ho avuto modo di curare le pratiche per due volte per l'azienda per la quale lavoravo: il grosso del finanziamento è, poi, andato all'estero sui conti del titolare. Nessuno, Ispettori vari, Ufficio del Lavoro, Cgil ha visto niente... :twisted:
Ultima modifica di ranvit il 03/10/2011, 11:30, modificato 1 volta in totale.
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Messaggioda flaviomob il 03/10/2011, 11:27

Santissima CGIL onnipotente e onnipresente, ora pro nobis! :lol:


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Re: Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Messaggioda ranvit il 03/10/2011, 11:34

flaviomob ha scritto:Santissima CGIL onnipotente e onnipresente, ora pro nobis! :lol:



E' cosi' caro flaviomob! La Cgil, maggiore sindacato italiano (oggi un po' meno), ha appoggiato sindacalmente e politicamente (con il sostegno di Cisl, Uil e Partiti di sinistra) per 50 anni lo spreco di denaro pubblico.....

Non sono io che ne parlo male, sono loro che sono la Cgil! :lol:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Messaggioda franz il 03/10/2011, 12:06

ranvit ha scritto:Assolutamente d'accordo!

Quindi il problema è politico! Ma non è certo da imputare all'attuale governo :D Sono 50 anni che si procede a finanziamenti inutili, distorsivi del mercato e fonte di inimmaginabili ruberie.....con la partecipazione di tutti, Cgil in testa!


Certo che il problema è politico e (ancora piu' chiaramente) la fonte dei problemi è la politica. Una certa politica.
Naturalmente se questa politica dispensa fiumi di miliardi a pioggia, troverà schiere di furbetti di piccolo e grosso calibro pronti a raccogliere quello che l'innaffiatoio distribuisce e si crerà un blocco pronto a sostenere la presecuzione di tale mole di finanziamenti inutili (inutii per il paese ma utli a chi li riceve, naturalmente).
Ora che siamo alla frutta, probabilmente si comincia a capire che non ci sono pasti gratis ed il conto, salato, sta per arrivare.
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Messaggioda cardif il 03/10/2011, 12:53

Sinceramente non ho capito:
Franz ha scritto: " la responsabilità è della politica, non dell'impresa."
Perfettamente d'accordo. Io penso che un imprenditore, per forma mentis, tenda a creare le condizioni per le quali conviene l'assunzione di un precario, come faresti anche tu. Perciò io non lo vorrei al governo.
Se oggi le condizioni sono queste è perché questo ha voluto il governo attuale, retto da un imprenditore.
Ma mica tutti i politici farebbero così; o meglio: non penso che qualunque formazione politica tenda alla precarizzazione del lavoro. O alla creazione del lavoro nero regolarizzando un numero di stranieri pari ad un terzo di quelli esistenti.
Gli elettori decidono; io penso che sia meglio non avere un imprenditore al governo; gli altri votino come vogliono.
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Messaggioda franz il 03/10/2011, 13:30

cardif ha scritto:Sinceramente non ho capito:
Franz ha scritto: " la responsabilità è della politica, non dell'impresa."
Perfettamente d'accordo. Io penso che un imprenditore, per forma mentis, tenda a creare le condizioni per le quali conviene l'assunzione di un precario, come faresti anche tu. Perciò io non lo vorrei al governo.
Se oggi le condizioni sono queste è perché questo ha voluto il governo attuale, retto da un imprenditore.

No, se oggi le condizioni sono cosi' la cosa non è affatto una novità. Lo sono da come minimo da 20 anni ma le origini risalgono ai governi DC-PSI degli anni 70 e 80 (CAF), fino ad arrivare al pentapartito.
Io penso che per un imprenditore, per forma mentis, tende a spendere meno possibile (a partità di qualità) per tutto, dalle materie prime al lavoro, ma tenda anche ad assicurarsi la qualità, perché se se la fa scappare, la prendono gli altri, i concorrenti. Quindi se il contratto a tempo indeterminato è favorevole sul piano economico (come in buona parte del mondo OECD) tende a contratti duraturi. Ovvio che se il contratto indeterminato è gravato da un 50% di contributi obbligatori mentre quello precario costa la metà, qui non è un problema di "forma mentis" dell'imprenditre ma di "forma mentis" generale. Chiunque, potendo assicurarsi un bene di valore x (che sia un TV di un certo modello, una materia prima di una certa qualità, un lavoratore con certe caratteristiche) non va certo a spendere piu' che puo'. Tu il pane, se lo trovi a 2 euro al kg o al 5 euro, quale compri, se la qualità è uguale? Non dirmi che compri quello che costa meno! Cavoli, hai la forma mentis dell'imprenditore. Complimenti! ;)
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