da pierodm il 21/10/2008, 12:05
Pagheca ha ragione, dovremmo occuparci d'altro, invece che di queste scaramucce.
In effetti lo facciamo spesso, ma le scaramucce ci sono e, di tanto in tanto, non possiamo fare a meno di darci un'occhiata, anche perchè sono scaramucce che significano poco in sé, ma significano molto come sintomi di problemi più generali.
Il problema della elaborazione di una "proposta politica convincente", come dice Pagheca, esiste e se ne parla da anni, nel centro-sinistra.
Io non mi stanco di ripetere, ogni volta che se ne parla, che non si tratta di mettere insieme qualche pagina di "programma", ma di avere una complessiva credibilità, un'identità politica, nella quale una parte importante dell'elettorato si possa riconoscere.
La destra ha questa identità - quella dichiarata e quella non dichiarata, in parte solo immaginata dagli elettori.
La sinistra ce l'aveva, adesso non ce l'ha più - i più ottimisti dicono che "non ce l'ha ancora".
Sul tema dell'inciucio Pagheca ha i suoi buoni motivi per le sue perplessità, ma il rischio dell'inciucio esiste sul serio nella politica italiana.
Ma non è un rischio che deriva dalla malvagità dei politici, così come non è un pericolo immaginario che viene agitato non appena si profila all'orizzonte una forma di "dialogo" tra forze politiche diverse.
A mio parere la sensazione dell'inciucio ha ragioni che, per essere spiegate, hanno bisogno di un piccolo excursus nel retroterra della nostra politica.
Nel nostro paese le varie forze politiche soffrono della sindrome dell'ecumenismo: vogliono cioè essere considerate come rappresentanti, ciascuna di esse, di tutto e del contrario di tutto - popolari e aristocratiche, partito dei lavoratori e degl'imprenditori, di operai e di commercianti, del mercato e del welfare, del capitalista e del povero diavolo, dell'ambiente e dell'industria, della pace e della guerra giusta, dei laici e del Vaticano, della scuola pubblica e di quella privata ...
L'equilibrio tra opposte tendenze, che dovrebbe crearsi in una democrazia nel rapporto tra forze in competizione tra loro, per i partiti italiani avviene invece all'interno di ciascuno, e questa variegata composizione ideale e ideologica di ciascun soggetto viene vista come una virtù, non solo sul piano dell'identità, ma anche su quello dell'appeal elettorale.
Ne deriva che esiste già all'origine un "inciucio" tra differenti o opposte correnti di pensiero e linee politiche, che ha come argine solo il confine di appartenenza ad un partito o ad un altro: un argine che però diventa facilmente permeabile o inesistente, non appena viene messo alla prova dalle vicende parlamentari e dalle pressioni più o meno esplicite di lobbies e corporazioni, ciascuna delle quali trova un ascolto trasversale all'interno dei vari partiti.
Questo è il motivo, tra l'altro, per cui risulta così difficile andare a rintracciare i responsabili di ciò che è stato fatto di male, o che non è stato fatto di buono, nel corso di una, due, tre, dieci passate legislature, laddove invece tutti sembrano essere colpevoli di aver sostenuto in un modo o nell'altro malefatte ed omissioni.
Gl'inciuci dei quali si parla sono, in realtà, solo quelli di piccolo taglio, individuali o poco più, che risaltano per una qualche evidenza nella cronaca spicciola, agli occhi di coloro che seguono la politica con attenzione.
Ma si tratta di trucioli, di frammenti di lavorazione di un processo politico che fa dell'inciucio un fondamento del sistema produttivo della politica.
Questa caratteristica della nostra politica spiega, secondo me, la ragione per cui è così arduo per il centro-sinistra trovare un'identità, nel momento in cui cerca di rifondarsi nel PD: arduo non tanto nel definire se stesso in un documento teorico, quanto nel trovare un elettorato di riferimento, un quadro ideale da rappresentare in concreto e un rapporto solido con la società.
Il fatto è che anche il PD cerca di ricreare quell'identità ecumenica di cui si parlava, a maggior ragione quando si è voluto "semplificare" il quadro politico e far fuori gli altri partiti della sinistra, assumendosene in qualche modo l'eredità, o almeno la funzione rappresentativa cercando di metterla insieme con il centrismo e un imprecisato moderatismo.
Nessuno della politica italiana, specialmente a sinistra, tiene presente un'antico concetto di saggezza, che trova conferma non solo nel campo culturale e artistico, ma anche in quello del marketing industriale: se vuoi essere davvero universale, devi essere te stesso, fedele alla tua specificità.