La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

cosa si aspettano i laureati italiani

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: cosa si aspettano i laureati italiani

Messaggioda trilogy il 07/09/2011, 19:17

Personalmente condivido, in parte, le critiche di ranvit alle varie statistiche internazionali.
In particolare, la capacità dei paesi anglosassoni di vendere bene tutto quello che fanno, in molti casi c'è.
Da parte nostra abbiamo molti ritardi, problemi evidenti e innegabili e non siamo neanche capaci di evidenziare quel poco di buono che facciamo.
Sui confronti internazionali che riguardano università, ricerca, istruzione è più difficile "barare", rispetto ad altri settori, perchè come diceva Annalu, ci sono criteri di valutazione condivisi a livello internazionale.
Nel caso specifico dei laureati italiani poi, il loro pessimismo sulle prospettive lavorative, trova purtroppo conferma in vari indicatori ed analisi. Su questo tema però mi sembra evidente che c'è un enorme problema nella struttura e specializzazione produttiva del paese e la totale assenza di una politica industriale che lo affronti.
Avatar utente
trilogy
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 4746
Iscritto il: 23/05/2008, 22:58

Re: cosa si aspettano i laureati italiani

Messaggioda flaviomob il 07/09/2011, 23:10

Il vecchio ordinamento di ingegneria, p.e. al politecnico di Milano, era considerato un'eccellenza a livello europeo. Tanto che i laureati usciti da lì che sapevano bene il tedesco trovavano ponti d'oro in Germania.

Uno spunto interessante viene anche da questo scritto, secondo cui c'è anche un problema di basso numero di laureati, in Italia:

http://www.rivistailmulino.it/news/news ... S_ITEM:928


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: cosa si aspettano i laureati italiani

Messaggioda franz il 08/09/2011, 8:40

Non solo abbiamo pochi laureati ma abbiamo (e secondo me è altrettanto grave, se non di più) pochi diplomati.
La metà della forza lavoro italiana ha alle spalle solo la terza media.
In europa i diplomati sono il 75-80% della forza lavoro.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: cosa si aspettano i laureati italiani

Messaggioda ranvit il 08/09/2011, 10:55

franz ha scritto:Non solo abbiamo pochi laureati ma abbiamo (e secondo me è altrettanto grave, se non di più) pochi diplomati.
La metà della forza lavoro italiana ha alle spalle solo la terza media.
In europa i diplomati sono il 75-80% della forza lavoro.



Per forza! I laureati ed i diplomati, oggigiorno in numero comparabile con gli altri Paesi, formano il grosso dei disoccupati!!!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: cosa si aspettano i laureati italiani

Messaggioda franz il 08/09/2011, 11:36

ranvit ha scritto:
franz ha scritto:Non solo abbiamo pochi laureati ma abbiamo (e secondo me è altrettanto grave, se non di più) pochi diplomati.
La metà della forza lavoro italiana ha alle spalle solo la terza media.
In europa i diplomati sono il 75-80% della forza lavoro.



Per forza! I laureati ed i diplomati, oggigiorno in numero comparabile con gli altri Paesi, formano il grosso dei disoccupati!!!

Intendo la popolazione attiva, che a livello internazionale è definita come la popolazione (maschi e femmine) in età 25-65. Quindi comprende anche disoccupati e chi è a casa e non cerca lavoro.
Diciamo "forza lavoro potenziale", invece di "forza lavoro effettivamente impiegata".
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: cosa si aspettano i laureati italiani

Messaggioda ranvit il 08/09/2011, 11:49

Scusa Franz, ma non ci credo. Fino a un paio di decenni fa era cosi' sicuramente, ma se analizziamo gli ultimi due decenni non credo proprio. Dove hai preso questi dati?
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: cosa si aspettano i laureati italiani

Messaggioda franz il 08/09/2011, 12:08

ranvit ha scritto:Scusa Franz, ma non ci credo. Fino a un paio di decenni fa era cosi' sicuramente, ma se analizziamo gli ultimi due decenni non credo proprio. Dove hai preso questi dati?

OCSE (education at a glance, ultimo numero).
Naturalmente se vediamo le percentuali di oggi, le cose sono cambiate in meglio ma se ci si riferisce alla popolazione 25-65 abbiamo a che fare anche con scelte scolastiche fatte 30 o 40 anni fa, che tirano giu' la media.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: cosa si aspettano i laureati italiani

Messaggioda ranvit il 08/09/2011, 12:35

Credo sia sufficiente anche questo del 2010 (in italiano).


http://www.disal.it/Objects/Pagina.asp? ... 20italiana


HOME > Documenti > Rapporto OCSE “Education at a glance” 2010: la crisi italiana
Rapporto OCSE “Education at a glance” 2010: la crisi italiana
L'Ocse: la scuola italiana, un moloch mangiasoldi che dimentica gli studenti

ILSussidiario.net - 8 settembre 2010

di Luisa Ribolzi

La prima edizione di Education at a glance (“Uno sguardo sull’educazione”) fu pubblicata nel settembre del 1993, e comprendeva 38 indicatori per un totale 259 pagine: l’edizione del 2009, l’ultimo che ho sotto gli occhi, è di 469 pagine, e comprende 25 aree, ciascuna delle quali suddivisa in più indicatori. Uno sguardo sull’educazione è stato indicato come la priorità numero uno dai membri del consiglio di amministrazione dell’OCSE CERI, di cui assorbe, insieme a PISA, la maggior parte delle risorse umane e finanziarie (nel 2008 fu finanziato per due anni su di una base minima di 800.000 euro l’anno).
L’edizione del 2010 comprende 38 paesi e include indicatori del tutto nuovi, ad esempio sulla scelta e la partecipazione dei genitori, sull’impatto a lungo termine dell’educazione, sulla partecipazione all’educazione permanente, e un ampliamento degli aspetti finanziari. Il fatto che i dati siano relativi al 2008, e in alcuni casi al 2007, suggerisce una certa cautela nel leggerli come legati alla crisi economica, che in quell’anno era ancora non percepita, e ancora meno lo era nell’anno in cui le decisioni erano prese, di norma l’anno precedente.
I primi commenti parlano, quasi inutile dirlo, di una scuola italiana “bocciata” da tutti i punti di vista. Alle molte ore di scuola non corrisponde un eguale livello di apprendimento: all’età di 15 anni, quando secondo i dati PISA l’Italia si colloca a bassi livelli di apprendimento, l’orario medio dei paesi OCSE è di 921 ore, e quello italiano di 1089, e alle medie, i bambini italiani passano a scuola 1001 ore contro una media di 892.
I livelli di istruzione non sono male: i tassi di diploma in Italia coincidono con la media europea, 85%, e il tasso di passaggio all’università è del 53%, solo due punti in meno, e in entrambi i casi le femmine sono più numerose dei maschi. I dati sugli abbandoni universitari segnano un miglioramento, ma temo che scontino l’effetto di recupero esercitato dall’introduzione della laurea triennale, effetto che sta lentamente svanendo e riportandoci ai vecchi e pesanti livelli di abbandono. Pur concordando sul fatto che l’efficacia della scuola italiana è bassa, e certamente migliorabile, vorrei ricordare che è importante fare riferimento agli andamenti: in dieci anni la quota di italiani fra 25 e 64 anni in possesso del solo obbligo è diminuita di undici punti, quella di diplomati è aumentata di sette punti e quella di laureti di nove, con un aumento annuo del 5,2% che è il più alto fra i paesi europei dopo Polonia (+6,4%) e Portogallo (+6,2%).
I dati finanziari sono da sempre la nota dolente, ma anche qui vediamo se è possibile uscire da un’ottica masochista. Per quanto riguarda la spesa, si conferma che l’Italia sta in coda, e spende in istruzione il 4,5% del Pil, contro una media OCSE del 5,7%, e la spesa per l’istruzione è pari al 9% della spesa pubblica totale, contro il 13,3% della media OCSE. Senza voler giustificare il basso livello della spesa in istruzione, sulla cui importanza l’unica cosa che si spende sono i fiumi di parole, credo che sarebbe opportuno tenere presenti i fattori demografici, con una popolazione più vecchia della media europea e dei paesi dell’OCSE, per cui il peso dell’assistenza e delle pensioni sulla spesa pubblica è molto maggiore. Trovo grave, piuttosto, che la quota maggiore della spesa, oltre l’80%, vada per le retribuzioni, confermando l’idea che la scuola italiana (ma forse anche i servizi sociali) sono pensati innanzitutto per gli operatori e non per gli utenti. Noto anche che il 92,3% dei fondi per l’istruzione vengono dal pubblico, il 6,0% dalle famiglie e solo l’1,7% dai privati, ma questo dato richiederebbe un lungo commento che qui non ho lo spazio per fare

I proporzionalmente pochi soldi per la scuola vengono però spesi prodigalmente, visto che il costo pro capite degli studenti della scuola primaria e secondaria di primo grado è superiore alla media OCSE, mentre è inferiore nella scuola superiore e soprattutto nell’istruzione di terzo livello, e il costo cumulativo per portare uno studente dalla prima elementare al diploma è di 101mila dollari contro 94.500 di media. Gli autori stessi, nelle avvertenze metodologiche, segnalano che si tratta di un indicatore impreciso, con valore orientativo, e bisogna tenere conto che il dato italiano è relativo a 13 anni, e quello medio a 12,4 anni, per cui il costo annuo è abbastanza simile, 7.769 dollari per l’Italia contro 7.620 per la media OCSE: piuttosto, lo spreco è dato dal fatto che si tenga conto di tutti gli studenti, anche quelli che abbandonano, che in Italia sono particolarmente numerosi.
La componente maggiore della spesa è la retribuzione dei docenti, su cui si tende a dire che si spende molto, eppure i docenti sono poco pagati (la conseguenza logica, cioè che si possono pagare bene poche persone o male tante persone, ma non bene tante persone, viene ignorata). I dati su cui bisognerebbe fare i confronti sono numerosi: il principale è il numero di ore/studente erogate. Per chiarire: il mitico insegnante tedesco della scuola secondaria di primo grado dopo 15 anni di carriera prende sì 57.978 euro l’anno, contro i miseri 32.859 del suo collega italiano, però ha una media di 14,9 studenti contro 10,2, e sta in classe per 758 ore contro 601.
Ne consegue che l’insegnante italiano eroga 6.130 ore/studente ogni anno, e il suo collega tedesco ne eroga 11.294, quasi il doppio (l’84% in più), per uno stipendio che è superiore del 76%. Questo significa che se valessero gli stessi parametri, la scuola di base italiana potrebbe funzionare con circa il 60% degli insegnanti che ha adesso, che potrebbero quindi essere pagati molto meglio… ma temo che non sia un discorso molto popolare, in questo momento. L’insegnante tedesco, infine, percepisce 76 euro per ogni ora di presenza in classe, contro i 55 dell’insegnante italiano, ma resta in scuola 1750 ore l’anno, mentre in Italia questo tempo non è previsto, o non indicato.
Mi scuso per questo commento così schematico, e mi rendo conto che più che i dati ho commentato i commenti, ma penso che sarebbe necessaria una seria riflessione, finalizzata non a stracciarsi le vesti per poi non cambiare nulla, ma a identificare le priorità su cui intervenire, individuando i soggetti coinvolti e i tempi necessari per agire sui punti deboli. Questo è il motivo per cui era nato Uno sguardo sull’educazione, che si proponeva di fornire ai ricercatori e ai politici uno strumento di comparazione fra le nazioni per valutare lo stato di salute dei sistemi formativi (scuola, università, formazione professionale, formazione permanente): oggi sembra prevalere l’aspetto mediatico, e passato lo scalpore degli annunci tutto resta come prima.

Luisa Ribolzi rappresenta l’Italia nel consiglio di amministrazione dell’OCSE CERI





Ma la scuola valutata dall’OCSE non è quella della Gelmini

Tuttoscuola – 8 settembre 2010

La pubblicazione dei dati OCSE sullo stato dell'istruzione in molti Paesi, compresa l'Italia, è certamente un'occasione per una riflessione su come migliorare la qualità della scuola italiana.
Invece, per diversi esponenti del mondo politico e sindacale è stata l'occasione per dare i voti, pesantemente negativi, al ministro Gelmini, ritenuta responsabile dello stato poco confortante della nostra scuola.
Ma i dati a cui si riferisce l'OCSE sono quelli del 2008, quando la Gelmini stava arrivando e lasciava il ministero Fioroni.
Responsabile allora dei guai dell'istruzione italiana dovrebbe essere Fioroni?
Macché, neanche per sogno, se non altro perché il ministro del governo Prodi rimase in carica soltanto due anni.
Colpa della Moratti? Oppure colpa di De Mauro, di Berlinguer?
È dietrologia cercare un responsabile preciso.
La situazione della scuola italiana di oggi è il risultato di interventi stratificati, di scelte buone o cattive, di condizionamenti, di corporativismi e altro che meriterebbe una valutazione approfondita a parte.
I dati OCSE ci dicono, piuttosto, che occorre guardare avanti, pensare a modificare le scelte per cercare concretamente e in modo il più possibile condiviso una qualificazione diversa dell'intero sistema di istruzione, dove tutti, nessuno escluso, devono fare la loro parte e le loro rinunce.
Vale per ministri, parlamentari di maggioranza e di opposizione e sindacati.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: cosa si aspettano i laureati italiani

Messaggioda franz il 08/09/2011, 15:13

i tassi di diploma in Italia coincidono con la media europea, 85%, e il tasso di passaggio all’università è del 53%,

Sono appunto i tassi attuali, relativi a chi frequenta oggi. Che il buon giornalista riporta, dimenticando pero' il resto.
È possibile scaricare i fogli excel di tutta l'indagine (sono vari mega) e il foglio in questione è 962009061P1G001.xls
Qui nella tabella T_A1.1a abbiamo che per quanto rigurda l'intera popolazione italiana attiva (25-64) questa composizione:
1) popolazione che ha fatto solo la scuola elementare (senza proseguire) 15%
2) popolazione che ha finito solo la scuola media (senza proseguire) 32%
Quindi il 47% non puo' certo aver fatto studi secondari e terziari (diploma e università) e solo il 53% ha proseguito gli studi.
3) il 38% ha fatto e finito studi secondari senza proseguire.
4) il 15% ha fatto e finito studi universitari.
Se ci fai caso 15+32+38+15 fa proprio 100%.
Chiaro che la situazione sta migliorando ma prendiamo gli altri paesi:
Il dato OECD per chi ha fatto solo elementari o medie è 30% (da noi 47%) e la media europea (EU19) è 29%.
12% in USA, 16% in germania (terra di immigrazione di turchi e popoli in cerca di lavoro).
Per quanto riguarda i diplomati (che poi non si sono laureati) abbiamo il 60% circa del giappone (ricordo: ITA=38%) ed il 53% della germania. Per quanto riguarda i laureati abbiamo il 40% in USA e nuova zelanda, il 24% in germania ed il 26% in francia (da confrontare con il nostro 15%) ed il 32% nel regno unito.

Chiaro che se prendiamo i dati delle ultime generazioni, gli ultimi 10 anni, le cose vanno nettamente meglio ma gli altri 30 anni sono quelli che abbassano di brutto la media.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: cosa si aspettano i laureati italiani

Messaggioda flaviomob il 08/09/2011, 15:44

Ci sono molti insegnanti validissimi nella scuola pubblica, ma certamente il sistema così com'è organizzato non premia la qualità. Sottopagati, a mio avviso gli insegnanti di medie e superiori sono anche sottoimpiegati. E' vero che le lezioni vanno preparate e i compiti in classe vanno corretti, ma a mio avviso gli insegnanti dovrebbero guadagnare di più ed essere contemporaneamente impiegati maggiormente nelle lezioni frontali. 18 ore alla settimana sono troppo poche, bisognerebbe tornare alle cattedre di 24 ore incrementando gli stipendi ed eliminando il precariato, che è vergognoso.

Perché pur avendo meno diplomati degli altri paesi, anche la qualità a mio avviso è più bassa. Ho visto ragazzi neodiplomati iniziare l'università avendo grosse difficoltà anche a scrivere in italiano corretto... e a mio avviso questo è un indice molto negativo, ma purtroppo rappresentativo...


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

PrecedenteProssimo

Torna a Economia, Lavoro, Fiscalità, Previdenza

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 0 ospiti