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Il caso Penati

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Il caso Penati

Messaggioda flaviomob il 25/08/2011, 21:18

A carico di Filippo Penati, le indagini “dimostrano l’esistenza di numerosi e gravissimi fatti di corruzione”. Ma dato che gli episodi “risalgono agli anni Novanta e agli anni dal 2000 al 2004″ è scattata ormai la prescrizione. Quindi l’ex presidente della Provincia di Milano e alto dirigente del Pd non deve essere arrestato, nonostante “i gravi indizi di colpevolezza” e la presenza “delle esigenze cautelari”.

Così il gip di Monza Anna Magelli respinge la richiesta di custodia cautelare chiesta dalla Procura brianzola a carico dell’ex capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani, numero uno del Pd. Con le stesse motivazioni resta libero il braccio destro di Penati, Giordano Vimercati, mentre sono finiti in carcere per corruzione Pasqualino Di Leva, ex assessore all’edilizia di Sesto San Giovanni, e l’architetto Marco Magni, indicato come l’uomo cerniera tra gli imprenditori interessati al business edilizio e l’amministrazione comunale dell’ex Stalingrado d’Italia.

Di Leva e Magni sono stati arrestati stamattina, nelle rispettive località di vacanza, dagli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Milano, che da mesi segue l’indagine coordinata dai pm Franca Macchia e Walter Mapelli, sul presunto sistema delle tangenti sestesi, che vede Penati accusato di corruzione, concussione e illecito finanziamento dei partiti.
[..]
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/08 ... ni/153466/

A carico di Filippo Penati, ex presidente della Provincia di Milano ed ex capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani, ci sono «gravi indizi di colpevolezza» ed è dimostrata «l’esistenza di numerosi e gravissimi fatti di corruzione» da lui «posti in essere», ma poichè gli episodi contestati arrivano «fino al 2004» deve essere dichiarata «l’intervenuta prescrizione del reato».

È questa, in sintesi, la motivazione con cui il gip di Monza, Anna Magelli, ha bocciato la richiesta di arresto in carcere per l’esponente del Pd, che era stata formulata dai pm di Monza Franca Macchia e Walter Mapelli, nell’ambito dell’ inchiesta su un giro di mazzette relative alle aree ex Falck e Marelli di Sesto San Giovanni. Respinta dal gip, per le stesse ragioni, anche la richiesta di misura cautelare in carcere per Giordano Vimercati, l’ex braccio destro di Penati.

....

http://www3.lastampa.it/politica/sezion ... tp/416958/

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La prescrizione non può cancellare la gravità di quanto accaduto. Il PD deve mettersi radicalmente in discussione e fare pulizia al suo interno. Bersani non può chiamarsi fuori


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Re: Il caso Penati

Messaggioda franz il 26/08/2011, 8:35

Beh, che dire, per fortuna che alle primarie ha vinto Pisapia e non Penati.
Altro caso a favore della validità delle primarie.
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Re: Il caso Penati

Messaggioda flaviomob il 26/08/2011, 11:31

Primarie di coalizione, evidentemente :mrgreen:


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Re: Il caso Penati

Messaggioda franz il 26/08/2011, 12:53

flaviomob ha scritto:Primarie di coalizione, evidentemente :mrgreen:

E questo è il problema.
Quale coalizione, tra le tante possibili?
Si fanno le primarie anche per decidere con chi allearsi?
Ok, sul pianodel principio mi sta bene ma queste sarebbero primarie di partito.
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Re: Il caso Penati

Messaggioda ranvit il 26/08/2011, 16:21

Piu' che le primarie, comunque "pilotate" dai potenti di partito e/o coalizione e scarsamente frequentate dai normali elettori (vi si recano in massa solo i militanti irregimentati dai capi e capetti del territorio) e quindi, il piu' delle volte la riconferma dei vecchi arnesi di Partito, meglio il sistema elettorale con collegi uninominali e doppio turno!

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Democratici, pressioni su Penati «Deve farsi processare»

Messaggioda franz il 29/08/2011, 8:44

Pdl Gasparri attacca sulla tangente Enimont. La querela di Veltroni

ROMA - Sabato il segretario del Pd Bersani aveva detto che la rinuncia alla prescrizione da parte di Penati sarebbe dovuta essere una scelta personale. Ieri sera il vicesegretario Enrico Letta, al Tg 3, è stato netto: «Non c'è dubbio che Filippo Penati debba rinunciare alla prescrizione». Penati è indagato dai giudici di Monza per corruzione e la rinuncia non comporterebbe il suo arresto. «Questa è la differenza fra il nostro atteggiamento e quello di altri - ha proseguito Letta -, da noi chi viene toccato da vicende così fa un passo indietro, si deve dimettere e farsi processare. Altri diventano ministri. Per noi non deve rimanere nessuna macchia su questa vicenda».

Nel pieno svolgimento della sua Festa nazionale a Pesaro, il Partito democratico si trova ad affrontare l'inchiesta su quello che fu uno dei principali dirigenti al nord e deve fronteggiare gli attacchi del centro destra, pronto a restituire in campo giudiziario tutto ciò che ha riguardato le inchieste sul premier. Sono scesi in campo ieri i due capigruppo Pdl in Parlamento. Molto aspro Maurizio Gasparri, capogruppo dei senatori Pdl: «Bersani - ha detto - spera di farla franca come i suoi predecessori graziati dal Di Pietro magistrato che così, salvati dalla tangente Enimont i capi Pds, D'Alema, Veltroni e Fassino, si avviò verso la carriera ministeriale». Gasparri dice che «si scrive Penati e si legge Bersani» e parla di un «modello di partito» e di «intrecci antichi con finanziamenti illegali esteri e di coop rosse».

Parla del «modello pugliese D'Alema-Tedesco», di «ambigui contributi alla Fondazione Italianieuropei». E Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl: «Penati non è né mariuolo né criminale solitario. L'inchiesta porta alla luce un sistema di potere che viene dal Pci-Pds».

Walter Veltroni ha annunciato una querela nei confronti di Gasparri e Gasparri lo ha sfidato a un pubblico confronto. Il presidente del Partito democratico Rosy Bindi ha sottolineato che il Pd non può essere considerato l'erede in tutto e per tutto della tradizione comunista: «Non ci lasciamo inchiodare al ritornello ossessivo di chi continua a chiedere al Pd di fare i conti con un passato che riguarda un'altra storia». Il Pdl - secondo Bindi - «vuole delegittimare il ruolo di governo e la legittimità del Partito democratico e distogliere l'attenzione dalle difficoltà della maggioranza di fronte alla pesante e iniqua manovra di Ferragosto. Noi abbiamo reagito in nome di una tradizione politica alternativa a quella della destra berlusconiana. Non abbiamo invocato norme ad personam, pasticciato su indecenti modifiche alla Costituzione o ai processi in corso».

Il segretario Bersani ieri non ha parlato, ha trascorso una domenica di riposo. Gli sono arrivate da Pesaro le notizie sul successo di pubblico alla Festa democratica e da Roma quelle sull'offensiva Pdl. Nel Pd si attendono le mosse dei prossimi giorni.
Un collaboratore del segretario spiega: «Siamo pronti però a ricordare che Penati è ancora indagato e Berlusconi è stato rinviato a giudizio per corruzione». Il clima può diventare rovente e il terreno di scontro è la giustizia.

A. Gar.
29 agosto 2011 08:31
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Nell'affare Falck anche le Coop

Messaggioda franz il 29/08/2011, 10:38

VERBALI
"Nell'affare Falck anche le Coop"
le accuse lambiscono il Pd nazionale

Le indagini dei pm di Monza Walter Mapelli e Franco Macchia: la partecipazione delle cooperative sarebbe stato "snodo fondamentale" per l'esito e per il "loro rapporto organico con i vertici nazionali" del partito
di SANDRO DE RICCARDIS e WALTER GALBIATI

MILANO - Le cooperative dovevano "necessariamente" entrare nell'affare dell'area Falck di Sesto San Giovanni. Per i pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia, che indagano sul sistema di presunte tangenti e che hanno chiesto l'arresto dell'ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati e del suo braccio destro Giordano Vimercati, la presenza del Consorzio cooperative costruttori di Bologna era la condizione per "compiacere la controparte politica nazionale". Proprio indagando sul ruolo del consorzio, la procura intende chiarire i legami tra gli affari e i casi di presunte corruzioni a Sesto e il partito nazionale.

Secondo i pm, l'imprenditore Giuseppe Pasini, uno dei grandi accusatori di Penati, accetta le coop perché le riconosce come "snodo fondamentale per il buon esito dell'affare" e per il "loro rapporto organico con i vertici nazionali del Pds".

"Stupisce - scrivono i pm - come a fronte delle inadempienze del socio emiliano (la Ccc non pagherà la quota per rilevare i terreni), Pasini riconosca loro il diritto a entrare in ogni caso nell'affare senza chiedere corrispettivi né pretendere indennizzi, ma anzi pagando mediazioni inesistenti", fino a 3,5 milioni di euro ai due professionisti Francesco Agnello e Giampaolo Salami, che stando all'inchiesta, ricevettero quattro pagamenti da 620mila euro senza realizzare nulla.

Dazioni che sarebbero "destinate a regolare i conti, a spese di Pasini e non di tasca loro, con la politica a livello centrale". Il costruttore è chiaro con i pm: "Non potevo contraddire le coop se non rischiando di affossare tutta l'operazione, perché sono il braccio armato del partito". L'area Falck fu acquistata nel 2000. L'input di coinvolgere i bolognesi sarebbe arrivato direttamente dall'allora sindaco Penati e da Vimercati. Lo racconta ai pm Luca Pasini, figlio del costruttore. "Durante la trattativa conobbi Degli Esposti e un certo Salami come rappresentanti delle coop: ci venne detto, mi pare da Vimercati, che avrebbero garantito la parte romana del partito".

Lo scenario, secondo un altro teste, l'ex genero di Pasini Diego Cotti, era molto più grossa. "Penati insistette affinché la riconversione dell'area Falck fosse appannaggio di un imprenditore locale, per dare un segnale di potenza sia ai vertici romani del partito sia alla famiglia Falck, interessata all'acquisto di Adr e perciò bisognosa del placet della direzione centrale del Pd".

Anche per queste rivelazioni, la procura ha configurato per Penati e Vimercati l'ipotesi di reato di concussione, non accolta dal gip che ha derubricato in corruzione. I pm hanno presentato ricorso. "L'inferiorità di Pasini è accentuata dalle dimensioni dell'operazione, tale da superare l'ambito locale e da imporre l'esigenza di rapportarsi, tramite le cooperative e Agnello, a livello centrale del partito".

Relazioni di "straordinaria attualità - per i pm - perché a dieci anni di distanza Vimercati e Degli Esposti sono ancora coinvolti nell'operazione non più come compagni di avventura di Pasini, ma dei nuovi azionisti". Nell'argomentare le esigenze cautelare i pm parlano di "oltre un quindicennio di gestione a profitto privato dell'attività edilizia di Sesto", peculiare "sia per il numero di persone coinvolte in sede locale, con "proiezione" in sede nazionale, sia per la molteplicità degli addebiti".

Proprio a livello nazionale, arrivarono fino a Roma i rumors sull'inchiesta. Il 29 aprile la segretaria di Vimercati, intercettata, confida al telefono: "Ieri sera è venuto Vimercati, chiaramente la cosa si è ripercossa a Roma.. cioè.. è un casino.. hanno tutti i telefoni sotto controllo..". È Vimercati a preoccuparsi dei riflessi romani dell'inchiesta perché "è lui al fianco di Omer Degli Esposti - scrivono i pm - nella gestione dell'operazione e il riferimento alle preoccupazioni romane dà spessore alla tesi del "doppio binario" di finanziamento per le Falck: un primo flusso a Penati e a Vimercati per la Federazione milanese, un secondo alle persone indicate da Degli Esposti e alle coop emiliane per il livello nazionale".

Di un doppio livello aveva già parlato il grande accusatore del "Sistema Sesto", Piero Di Caterina. Raccontando di circa 3,5 miliardi di lire finiti a Vimercati e Penati tra il 1994 e il 2003. "Loro - spiega - mi dicevano che avevano bisogno di ingenti finanziamenti e ho collegato la crescita del fabbisogno all'esplosione delle spese della politica dovute anche alle elezioni sia a Sesto che a livello nazionale".

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Re: Il caso Penati

Messaggioda pianogrande il 30/08/2011, 1:41

ranvit ha scritto:Piu' che le primarie, comunque "pilotate" dai potenti di partito e/o coalizione e scarsamente frequentate dai normali elettori (vi si recano in massa solo i militanti irregimentati dai capi e capetti del territorio) e quindi, il piu' delle volte la riconferma dei vecchi arnesi di Partito, meglio il sistema elettorale con collegi uninominali e doppio turno!

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Il doppio turno è la più micidiale delle primarie di coalizione.
Con il doppio turno, delle primarie di partito o di coalizione non c'è nessun bisogno.
Tutti si affretterebbero a mettere in pista i migliori e non i galoppini della segreteria.
Non ci dimentichiamo della lezione De Magistris - Pisapia.
Solo con il doppio turno potevano essere eletti nonostante in coalizione con scialbi, insignificanti, uomini di apparato che non avrebbero vinto nemmeno le elezioni di capoclasse della terza B.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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Re: Il caso Penati

Messaggioda franz il 30/08/2011, 7:58

pianogrande ha scritto:Il doppio turno è la più micidiale delle primarie di coalizione.
Con il doppio turno, delle primarie di partito o di coalizione non c'è nessun bisogno.
Tutti si affretterebbero a mettere in pista i migliori e non i galoppini della segreteria.
Non ci dimentichiamo della lezione De Magistris - Pisapia.

Attenzione che nei partiti i "migliori" sono quelli bravi nella guerriglia di corridoio dentro il partito.
Bravi ad attaccarsi al seggiolone ma non per questo bravi a governare.
Nelle primarie invece i migliori risultano tali in quanto scelti dai cittadini.
Quindi primarie di collegio per individuare il candidato e poi doppio turno per farlo vincere.
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Re: Il caso Penati

Messaggioda ranvit il 30/08/2011, 8:41

Nelle primarie invece i migliori risultano tali in quanto scelti dai cittadini.


Nella maggior parte dei casi non è cosi'!
Quai sempre vincono comunque "quelli bravi nella guerriglia di Partito": a votare non vanno i cittadini ma i militanti di sezione militarizzati.
Pero' se ci fosse poi il doppio turno....potrebbe funzionare.
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