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Le 10 proposte di Italia Futura

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Le 10 proposte di Italia Futura

Messaggioda franz il 28/08/2011, 7:53

http://www.italiafutura.it/dettaglio/11 ... manovra-if

A parte la scheda 2, che mi vede nettamente contrario, ritengo molto interessanti e condivisibili tutte le altre proposte.
Loro vorrebbero che le 10 schede fossero prese in toto, senza scartare nulla (metodo poco politico) ma io farei molto di piu' per riformare la previdenza lasciando invece alla sovranità locale decidere se fondersi con altre realtà vicine.

Ecco la presentazione (il dettaglio delle schede è nel link)





Il primo attore economico al quale riteniamo necessario e doveroso chiedere un sacrificio in questo frangente sono le Istituzioni (Scheda no. 1: Una patrimoniale per lo Stato e gli Enti locali; Scheda no. 2: Un contributo di solidarietà da parte della politica). Il patrimonio mobiliare ed immobiliare dello Stato e degli Enti locali è il primo patrimonio al quale fare ricorso per abbattere il debito pubblico (con l’obbiettivo di portarlo al più presto al di sotto del 100% del prodotto) e con esso il servizio del debito. Molto si può fare in tempi anche molto rapidi e moltissimo si può fare nel medio periodo. Dismettere il patrimonio pubblico è un atto dovuto nei confronti dei tanti italiani che sperimentano oggi la serietà della crisi. Lo è ancor di più dopo gli eventi delle passate settimane che hanno segnalato come proprio nella acquisizione e nella gestione del patrimonio pubblico si annida spesso la corruzione più diffusa e intollerabile. Ma dismettere non basta, bisogna anche intervenire sui flussi di spesa più direttamente attinenti le istituzioni. Sopprimendo le provincie, e non limitandosi ad accorparne alcune. Intervenendo decisamente su organi costituzionali come il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro e su enti locali sui generis come le Camere di Commercio. E si tratta solo dei primi esempi.

Ciò premesso, riteniamo che la manovra all’esame del Parlamento sia una straordinaria opportunità per affrontare e risolvere alcuni nodi annosi dell’economia e della società italiane. La previdenza, in primo luogo (Scheda no. 3: Previdenza, un cantiere da chiudere). Riteniamo che sia arrivato il momento di superare definitivamente istituti nati e cresciuti in un contesto socio-economico completamente diverso da quello attuale (come le anzianità o la minore età pensionabile femminile) anche per poter disporre delle risorse necessarie a costruire un welfare a misura delle donne e un sistema previdenziale aperto alle generazioni più giovani. Se quindici anni fa era Cofferati a gridare “le pensioni non si toccano”, oggi è Bossi a recitare la stessa parte. E’ arrivato il momento che il paese si liberi dei conservatorismi tanto di sinistra quanto di destra che lo hanno fino ad ora ingabbiato.

Il mercato del lavoro, in secondo luogo (Scheda no. 4: Tutti uguali davanti al lavoro). Riteniamo che non sia più rinviabile l’introduzione di un unico contratto di lavoro a protezione crescente per tutti i futuri lavoratori dipendenti (ferme restando le ovvie eccezioni a contenuto formativo o dei contratti a termine per i casi di sostituzioni temporanee o di punte stagionali): occupazione a tempo indeterminato per tutti i nuovi assunti quindi e piena protezione contro le discriminazioni e contro i licenziamenti disciplinari ingiustificati, ma nessuna inamovibilità per motivi economici e organizzativi.

La definizione delle questioni previdenziali permetterebbe di abolire l’odioso, perché profondamente iniquo, contributo di solidarietà. Non mancano peraltro le ragioni per un intervento inteso a chiedere a chi più ha di contribuire maggiormente alla soluzione delle difficoltà del paese (Scheda no. 5: Crescita ed equità, due facce della stessa medaglia). Riteniamo che sia questo il momento per introdurre una imposta patrimoniale permanente con aliquota pari allo 0,5% sui patrimoni superiori a 10 milioni di euro. Il gettito dell’imposta sulle “grandi fortune” contribuirebbe, nel biennio 2012-2013, ad accelerare il percorso verso il pareggio di bilancio (portando comunque ad una pressione fiscale inferiore a quella prevista nella manovra) e sarebbe destinato dal 2014 a finanziare – su base strettamente competitiva – i settori dell’istruzione e della ricerca e della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale italiano.

Riteniamo, comunque, che si debba evitare il ricorso, in questa fase, a misure di carattere estemporaneo (Scheda no. 6: Regole sì, ma soprattutto regole stabili). Riteniamo che sia un errore grossolano quello di non mantenere i patti con i contribuenti anche quando questi patti sono sbagliati (come nel caso dello scudo). Il discorso, per inciso, vale anche per l'addizionale Ires sulle imprese energetiche. Tassare nuovamente i capitali scudati sarebbe, comunque, una ipotesi legalmente non praticabile e riproporre un nuovo scudo fiscale non aggiungerebbe nulla di strutturale alla manovra. L'ennesimo tentativo di non prendere atto della serietà della situazione.

Al rigore ed alla equità, riteniamo vadano affiancati interventi in grado di riportare l’Italia a crescere. Si tratta di interventi, in tutti i casi, senza impatto sui conti dello Stato. Interventi relativi al rapporto fra Stato e contribuenti (Scheda no. 7: Dagli evasori ai contribuenti): la lotta all’evasione è compito essenziale di ogni Governo, a prescindere, ed il rispetto dell’obbligo fiscale è essenziale per il corretto funzionamento di un economia di mercato (la autodichiarazione patrimoniale di cui alla Scheda no. 5 può, in questo senso, costituire uno strumento fondamentale), purché, però, contestualmente ci si impegni senza esitazioni a destinare alla riduzione delle aliquote le risorse provenienti dall’attività di contrasto all’evasione.

Interventi relativi al alla composizione del prelievo fiscale (Scheda no. 8: Sostenere le imprese): immaginare di ricorrere ad un aumento della imposizione indiretta (dell’Iva, cioè) per sostituire questo o quel pezzo della manovra è irragionevole; l’aumento dell’Iva può essere una scelta intelligente se e solo se è parte di una manovra di riequilibrio delle entrate intesa a ridurre corrispondentemente, e per lo stesso ammontare, il prelievo sulle imprese (a cominciare dall’Irap).

Interventi relativi al funzionamento dei mercati (Scheda no. 9: Mercato, non solo a parole): l’idea che per sostenere la crescita sia necessario mettere in campo risorse pubbliche è, come minimo, fuorviante (il Mezzogiorno ne è testimone). Il ricorso alla spesa pubblica è, spesso, la modalità con cui la politica evita di affrontare questioni difficili. Le principali misure di sostegno alla crescita nel nostro paese sono a costo zero: riguardano il funzionamento della pubblica amministrazione, in tutti i suoi aspetti, e, in particolare, il funzionamento dei mercati con particolare riferimento al comparto dei servizi. Facciamo nostre le proposte in tema di liberalizzazioni avanzate recentemente dall’Istituto Bruno Leoni.

Interventi tesi a cambiare la cultura politica e sociale del paese (Scheda no. 10: Le riforme costituzionali). Introduzione del vincolo del bilancio in pareggio, dimezzamento del numero dei parlamentari, abolizione delle province, libertà di impresa. Si proceda senza indugio con l’obbiettivo di concludere in tutti i casi l’iter entro l’anno e lo si faccia seriamente.

Disciplina (e serietà) nelle politiche di bilancio e equità nella distribuzione dei sacrifici, crescita: se la politica italiana c’è – tanto al governo quanto all’opposizione – batta un colpo. Se non c’è – tanto al governo quanto all’opposizione - si faccia da parte. L’Italia non può aspettare.
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Re: Le 10 proposte di Italia Futura

Messaggioda ranvit il 28/08/2011, 8:35

Condivido le proposte di Italia Futura (Nicola Rossi è approdato nell'area di Montezemolo), ma anche quelle del Terzo Polo che ho letto poc'anzi su Il Mattino (cartaceo; sul sito non l'ho trovata).
...non condivido quasi nulla invece di quelle del PD :twisted: , addirittura folle e masochistica la proposta di ri-tassare gli "scudati" (ma chi le inventa queste stronzate illegali?)

Purtroppo non se ne farà niente :evil:

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Re: Le 10 proposte di Italia Futura

Messaggioda ranvit il 28/08/2011, 11:08

info@italiafutura.it


Cara amica, Caro amico,

l’Italia non è la Grecia, ma nel momento in cui il Parlamento italiano discute – sulla spinta della Banca Centrale Europea – la seconda manovra correttiva nel giro di due mesi, è essenziale domandarsi se l’esperienza greca può in qualche senso esserci utile. Ferma restando la difficoltà di generalizzare in questo tipo di questioni, una indicazione emerge con qualche chiarezza dal quadro precedente. I mercati tendono a considerare poco credibili manovre con un contenuto strutturale limitato o nullo e concentrate in misura prevalente sul lato delle entrate.

Si tratta di due caratteri purtroppo ad oggi pienamente condivisi dalla “manovra di Ferragosto”. Il contributo di solidarietà, il rinvio del TFR, l’addizionale Ires sono tutte misure “a tempo determinato”. Le entrate contribuiscono per circa il 50% ai risultati del 2012, per oltre il 70% a quelli del 2013 e per oltre l’80% a quelli del 2014. Si tratta di caratteri che verrebbero solo accentuati dalle modifiche in discussione nella maggioranza interamente centrate su nuove maggiori entrate (l’Iva e la folkloristica “tassa sugli evasori”) che vanno ad alleggerire ulteriormente gli interventi sul versante della spesa (fra i quali non comparirebbe più, incredibile ma vero, il taglio delle Province).

Sfortunatamente, lo stesso può dirsi delle proposte del principale partito dell’opposizione anch’esse sostanzialmente centrate su incrementi di entrate (e maggiori spese) ma di cui colpisce, in primo luogo, la natura spesso ideologica e la voluta genericità.

Per parte nostra abbiamo tradotto in emendamenti molte delle nostre dieci idee per rimettere in moto il Paese. Sono emendamenti che esprimono le nostre idee di fondo. Emendamenti che offriamo all’intero Parlamento convinti come siamo che è arrivato il momento di superare quella logica del “con me o contro di me” che ci ha portato fin qui. Se c’è da stare con qualcuno, stiamo e staremo dalla parte di chi vuole dare un contributo per affrontare i problemi reali del paese.
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Una contromanovra deludente
Il PD da combattimento e il silenzio dei riformisti
di Italia Futura , pubblicato il 24 agosto 2011

Italia Futura ha definito “insufficiente e iniqua” la manovra economica del Governo, soprattutto perché incapace di affrontare i problemi strutturali del paese. Contestualmente abbiamo presentato un pacchetto di proposte alternative che hanno raccolto moltissime adesioni da parte dei nostri associati e da esponenti delle più diverse realtà civili e che hanno suscitato interesse e discussione in gran parte del mondo politico. Con lo stesso spirito di analisi e di contributo alla soluzione dei problemi reali vogliamo quindi leggere le proposte di politica economica avanzate dal principale partito di opposizione.

Perché la nostra speranza, come quella della gran parte degli italiani che guardano alla sostanza delle soluzioni piuttosto che al colore delle ideologie, è che anche il nostro paese possa finalmente dotarsi di una opposizione di stampo europeo. Un’opposizione che oggi pungoli il governo sui problemi reali e che faccia capire alla società civile come governerebbe domani se dovesse raccogliere i necessari consensi elettorali. Un’opposizione che sia dunque capace di spiegare agli italiani come affronterebbe concretamente le tre grandi e vere priorità del momento:

1. l’urgenza di aggredire il debito pubblico con misure strutturali, profonde e di effetto duraturo;

2. la necessità di intervenire sui costi di gestione della “macchina Italia”, e dunque sugli sprechi e le inefficienze che affliggono le istituzioni e gli strumenti dell’azione pubblica;

3. il dovere di rimuovere i troppi vincoli e impedimenti che ad ogni livello impediscono il pieno sviluppo dell’iniziativa economica e imprenditoriale.

Tre priorità che dovrebbero essere affrontate, oggi e non domani, all’insegna di una coraggiosa e risolutiva “operazione verità” per restituire all’Italia lo slancio indispensabile a uscire dalla crisi e a recuperare la pienezza del proprio straordinario potenziale.

Con rammarico, dinanzi alle proposte del Partito democratico non possiamo che avvertire un forte senso di delusione. Delusione per la vaghezza delle soluzioni che si disegnano e per la mancanza di quel coraggio e di quella qualità che l’emergenza del momento imporrebbero ad una forza responsabile che intende prepararsi al governo di domani. La qualità manca quando ci si lamenta per le dimensioni della manovra dimenticando che le previsioni di crescita su cui si basa sono state già riviste al ribasso (e che quindi non è poi nemmeno detto che la manovra basti). Manca nel momento in cui si avanzano proposte alternative senza indicare puntualmente quali interventi della manovra governativa andrebbero a sostituire e con quale impatto sui saldi. Manca nel momento in cui le proposte alternative si traducono in un generico e chilometrico menu di cui è pressoché impossibile valutare la concreta rilevanza dal punto di vista dei meccanismi che governano la spesa pubblica italiana. Manca quando si avanzano ipotesi di nuove imposte (patrimoniali e fortemente progressive) senza peraltro specificare scaglioni ed aliquote per non impressionare i contribuenti. Manca quando si elencano provvedimenti di spesa (indicati pudicamente come “politiche industriali”) senza accompagnarli con la dovuta copertura. Manca quando si parla di “dismissioni e valorizzazione di immobili demaniali” (e non viceversa) senza peraltro chiarire che i relativi incassi, per quanto modesti, andranno a riduzione del debito. Manca quando si agitano temi ad alto valore simbolico - e ovviamente condivisibili - ma privi di qualunque rilevanza per il tema oggetto di analisi (e valga, per tutti, l’esempio del falso in bilancio).

Ciò non toglie che dai dieci punti che compongono la proposta alternativa del PD emerga un’idea piuttosto chiara del paese, del contesto in cui esso si muove e della direzione di marcia che il PD vorrebbe dargli. Colpisce, innanzitutto, il ritorno del mito di una “Europa di sinistra”, che liberata dal governo delle Destre potrà finalmente darsi strumenti diversi da quelli dell’equilibrio dei conti pubblici. Colpisce perché è il segno più evidente della regressione politica del PD, nato anche dalla tradizione migliore dell’europeismo italiano (quella che negli anni ’90 fece del vincolo esterno e della moneta unica il perno per il risanamento delle finanze pubbliche) e finito a recuperare un vecchio arnese della più vecchia socialdemocrazia: quella che negli anni ’50 leggeva con diffidenza nell’Europa comunitaria un “progetto del grande capitale”. Poco importa, naturalmente, che tutti i governi europei si trovino – non diversamente da quello americano – ad operare in un quadro di vincoli stringenti derivanti dalla crisi finanziaria. Poco importa che gli stessi vincoli finirebbero per indurre anche governi di sinistra a porsi concretamente il tema della ridefinizione del rapporto fra lo Stato ed i cittadini e a pretendere che tutti i paesi membri dell’Unione se lo pongano. Pensare che il pareggio di bilancio sia di destra significa porsi al di fuori dell’Europa: quella di oggi e quella di domani.

Sul piano nazionale, colpisce l’idea di una ristrutturazione degli assetti istituzionali e dei comportamenti delle pubbliche amministrazioni che oscilla fra il timido (le Province non si eliminano ma si dimezzano) e il generico (la spending review si riavvia, le best practices e i costi standard si introducono, …).
Difficile, per l’osservatore, valutare la concretezza di propositi che sembrano elencati più per dovere che per convinzione. Facile, per l’osservatore, dubitare di quei propositi alla luce dei comportamenti degli ultimi governi di centrosinistra.

E, sempre sul piano nazionale, colpisce ancora l’idea di un paese caratterizzato da una pressione fiscale anche significativamente superiore a quella attuale e da livelli di spesa pubblica non necessariamente inferiori a quelli oggi prevalenti, e da una crescita sostenuta in primo luogo dalla spesa pubblica. Difficile, per l’osservatore, distinguere questo quadro da quello presente nella manovra governativa, caratterizzata anch’essa da una pressione fiscale in crescita e da una spesa pubblica difficile da contenere. Facile, invece, per l’osservatore, comparare questo quadro con quello per esempio contenuto nelle proposte di Italia Futura.

“Oltre a dire cosa si vuole fare, bisogna anche spiegare da che parte si sta”, ci ha severamente ricordato qualche giorno il segretario del Partito Democratico. Italia Futura ha da tempo scelto da che parte stare. È la parte di coloro che vogliono superare la logica del “con me o contro di me” che ci ha portato fin qui, coloro che vogliono dare un contributo per affrontare i problemi reali del paese. E la contromanovra del PD può forse impedire che vengano oggi allo scoperto i tanti problemi interni dell’opposizione ma temiamo che sia tutt’altro che adeguata a risolvere quelli del paese.

Le dichiarazioni battagliere non bastano, infatti, per nascondere la realtà. Il Partito Democratico sembra essere stato traghettato all’indietro: dai lidi nuovi di una formazione che doveva fondere in una nuova identità i diversi riformismi italiani a quelli antichi di un post-comunismo tanto orgoglioso della propria identità quanto incapace di pensare e governare il mondo nuovo e il ruolo dell’Italia. Il rumore di fondo di questa regressione è il silenzio imbarazzato dei riformisti del PD, ancora numerosi e un tempo appassionati, che avevano creduto alla novità del progetto e che si ritrovano prigionieri di una vecchia casa politica che mostra orgogliosa i suoi antichi arredi.
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Re: Le 10 proposte di Italia Futura

Messaggioda Robyn il 28/08/2011, 12:46

Bene la flessibilità in uscita con la protezione dai licenziamenti ingiustificati e la fine dell'inamovibilità per motivi legati a crisi ristrutturazioni aziendali ed è stato bene parlarne.Ma prima della flessibilità in uscita bisogna affrontare il problema del lavoro.Se introduco subito la flessibilità in uscita senza prima aver creato prima lavoro non faccio altro che distribuire la precarietà esistente senza ridurla.La manovra è una manovra depressiva perchè non ha nessuna logica perchè "crescita e austerità" devono camminare di pari passo.La riduzione della spesa serve a trasferire quando si spreca in spesa superflua alla riduzione delle tasse che a sua volta permetterebbe il recupero dell'evasione che consentirebbe a sua volta di riportare la pressione fiscale a livelli accettabili e fisiologici per poter investire e per poter creare lavoro.In breve prima< la moltiplicazione dei pani e dei pesci> cioè la creazione di lavoro e solo dopo la flessibilità in uscita o meglio non c'è flessibilità che tenga senza creazione di lavoro .L'idea di togliere ai padri per dare ai figli è proprio sbagliata.Invece è mantenere per i padri e dare ai figli.Dietro questa manovra può esserci la massoneria che predica il deismo e il razionalismo e che diffonde subdolamente l'idea che la famiglia e il lavoro sono cose superate.Potrebbe esserci un progetto per distruggere la famiglia.La stessa produttività dev'essere pensata in modo positivo in modo intelligente con innovazioni,formazione per evitare che venga espulso chi è non è più produttivo.In questo c'è la centralità della dignità del lavoro.Senza la centralità della dignità del lavoro o meglio quando c'è il peggioramento delle condizioni del lavoro nel privato la spesa nel pubblico impiego aumenta perchè tutti cercano un rifugio ciao robyn
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Re: Le 10 proposte di Italia Futura

Messaggioda franz il 28/08/2011, 16:38

Robyn ha scritto:In breve prima la moltiplicazione dei pani e dei pesci cioè la creazione di lavoro e solo dopo la flessibilità in uscita o meglio non c'è flessibilità che tenga senza creazione di lavoro ciao robyn

Intuitivamente ok (le masse ti segurebbero omaggiandoti) ma realisticamente è impraticabile.

Cosa blocca OGGI a creazione di lavoro?

Tante cose (e le abbiamo già elencate) tra cui la flessibilità che pero' terrei per ultima (come anche tu in pratica consigli).
Il cuneo fiscale/contributivo è uno. Il principale.

A parità di risorse disponibili (esempio: 600'000 euro) posso assumere 6 persone da 100'000 euro lorde oppure 12 da 50'000 se il lordo azienda è piu basso dopo una forte riforma previdenziale e fiscale. Sto esagerando ma è per capirci.

Poi se le 12 sono assunzioni flessibili (che tra un anno posso portare a 10 oppure a 14 con la stessa facilità) ancora meglio, perché ci saranno minori esitazioni. Se le cose vanno bene assumo subito senza pensarci. Se vanno male ci devono essere gli ammortizzatori.
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Re: Le 10 proposte di Italia Futura

Messaggioda Robyn il 29/08/2011, 9:44

Che il costo del lavoro non vada aumentato sono d'accordo ma il basso costo del lavoro porta ad un lavoro dequalificato.Quello che impedisce oggi la creazione di lavoro è l'insufficenza della domanda di beni e servizi,la diminuzionbe degli investimenti per effetto della elevata pressione fiscale.Inoltre inoltre se ho x lavoro e lo faccio fare a y persone stò a parametri fermi.Se cresce la domanda cresce l'occupazione.Se ho x+1 lavoro e faccio fare gli straordinari alle y persone non ci sarà l'assunzione del lavoratore z.Più che la crescità della produttività procapite per far crescere la produttività complessiva devo far crescere l'occupazione.Poi ci sono le innovazioni dei processi di produzione,la formazione,la ricerca con le innovazioni di prodotto la eliminazione o la riduzione dei passaggi intermedi che fanno aumentare il prezzo del bene.Inoltre per i contratti a termine c'è la flessibilità dell'orario di lavoro nei giorni infrasettimanali.I lavori stagionali e la sostituzione di un'impiegata che è in maternità sono un'altra cosa.Mi pare inoltre che la legge biagi non è che abbia introdotto chissà quali novità.Il contratto a termine c'era già prima il lavoro autonomo a partita iva già prima.Lo job sharing se ancora c'è è da cancellare.Poi c'è il telelavaro,il lavoro intermittente formule poco usate.L'unica cosa che invece poteva essere utile era lo staff leasing se pensato bene.Esiste cioè l'azienda madre che si allea con aziende dello stesso settore e che può operare il trasferimento temporaneo sulle aziende alleate nel caso abbia momentaneamente poco lavoro.Ma bisogna stare attenti non và fatto tramite agenzia o cooperativa e il lavoratore ha le stesse mansioni e diritti dovunque si trovi.Questo tipo di contratto non può riguardare l'industria ma i lavori più tradizionali in cui sono frequenti gli alti e bassi ciao robyn
Ultima modifica di Robyn il 29/08/2011, 10:07, modificato 2 volte in totale.
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Re: Le 10 proposte di Italia Futura

Messaggioda franz il 29/08/2011, 9:51

Robyn ha scritto:Che il costo del lavoro non vada aumentato sono d'accordo ma il basso costo del lavoro porta ad un lavoro dequalificato.Quello che impedisce oggi la creazione di lavoro è l'insufficenza della domanda di beni e servizi,

Opss, intendevo con "costo del lavoro" il cuneo fiscale. Il costo è elevato perché il cuneo è fortissimo.
La domanda è scarsa perché beni e servizi sono cari, per l'alto cuneo fiscale e contributivo. Piu' del 50% del costo del lavoro va in imposte, tasse, contributi, adempimenti burocratici inutili.
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Re: Le 10 proposte di Italia Futura

Messaggioda Robyn il 29/08/2011, 10:18

Si inseguono spesso le idee degli altri.Per costruire una coalizione omogenea e in futuro un solo partito la strada non è inseguire gli altri o la conservazione dell'esistente ma la strada è quella della sinistra di tipo liberale.Ma i lib-dem dove sono?
Ultima modifica di Robyn il 29/08/2011, 19:20, modificato 1 volta in totale.
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Re: Le 10 proposte di Italia Futura

Messaggioda franz il 29/08/2011, 10:25

Robyn ha scritto:Si inseguono spesso le idee degli altri.Per costruire una coalizione omogenea e in futuro un solo partito la strada non è inseguire gli altri o la conservazione dell'esistente ma la strada è quella della sinistra liberale.Ma i lib-dem dove sono?

Non so dove siano i lib-dem ma la sinistra liberale per molti è "idee degli altri". Io preferisco seguire le mie idee ma per te saranno naturalmente idee non tue e quindi "degli altri". In democrazia mi pare che alla fine si converge sempre (come singoli individui) su idee di altri. L'importante è discuterle. Le proprie e quelle degli altri, intendo.
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Re: Le 10 proposte di Italia Futura

Messaggioda Robyn il 29/08/2011, 10:48

Scusa ma che significa diritti crescenti durante la fase di inserimento e possibilità di mandare via a nutum a che serve?Per il periodo d'ingresso ci sono i contratti a termine.I contratti a termine servono per valutare un dipendente non per essere usati per le eccedenze temporanee ciao robyn
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