da flaviomob il 08/08/2011, 21:56
Furio Colombo, dal Fatto Quotidiano:
ARCHIVIO CARTACEO | di Furio Colombo 8 agosto 2011
Cosa ci dicono i mercati pazzi
Immaginiamo di essere gli sceneggiatori del film “Italia“. Abbiamo appena girato la scena in cui i tre eroi della difesa del Paese contro il furore dei mercati ostili si sono coraggiosamente presentati in campo e hanno detto, a viso scoperto: primo, che la Costituzione sarà cambiata per imporre il pareggio di bilancio, ovvero il governo italiano ha dato a se stesso la stessa misura paralizzante che l’opposizione repubblicana più violenta ha imposto al presidente Obama per impedirgli di governare; secondo, che la Costituzione sarà cambiata cancellando l’art.41 in modo che, per il business, tutto sia automaticamente permesso, nel Paese di ndrangheta, camorra, mafia e Sesto San Giovanni; terzo, che la manovra finanziaria necessaria a rilanciare l’economia viene spostata dal 2014 al 2013, che è la correzione modesta di un errore notato anche dagli inesperti (ma perché non fare subito ciò che si dichiara la chiave del problema?), quarto, è pronto lo Statuto dei Lavori, che sostituisce, con il suo nome da utopia principio di secolo, il concreto Statuto dei Lavoratori, che impedisce lo sfruttamento del lavoro dipendente. Sara vero che è pronto ma sembra un attore buttato fuori senza trucco e senza copione.
Per capire bene, immaginiamo la scena che segue. Siamo nel covo degli speculatori, dove si tramano con cattiveria quei colpi di testa del mercato che Berlusconi ha irriso citando il suo papà che, nell’altro secolo, ha definito i mercati finanziari “un orologio rotto”. Immaginiamo queste canaglie che stavano per attaccare l’Italia ma sono stati folgorati da una inaspettata conferenza stampa, niente meno che Berlusconi con Tremonti da parte e Gianni Letta dall’altra. Ecco le nostre canaglie intente prima ad ascoltare attonite, poi a leggere e rileggere il documento. Si guardano muti, costernati, prima ancora che uno di loro abbia il coraggio di dire: “E adesso come faremo ad attaccare nelle Borse, nei mercati, nel valore dei titoli e del debito, un Paese così astuto, dotato di un tempismo fulmineo e di una strategia impenetrabile? Questi nostri avversari che avevamo scambiato per Grecia e Spagna, sono giunti al punto da richiamare dalle ferie d’agosto i membri della Commissione Affari Costituzionali. Vi rendete conto? Lavoreranno subito, in piena estate, mentre gli altri Paesi a rischio del mondo impigriscono, a cambiare l’articolo 41 della loro Costituzione, e a imporre la norma costituzionale del pareggio di bilancio. Come se non bastasse, ti buttano sulle barricate lo Statuto dei Lavori. Infatti è sceso in campo, sulla linea impenetrabile della difesa italiana, nientemeno che un certo Sacconi, con una serie di nuove idee destinate a bloccare ogni cattiva intenzione contro l’economia italiana. Ma chi lo attacca più un fortino simile?”
Lunedì prossimo confronteremo la sceneggiatura con la realtà. Ma è chiaro che qui la realtà conta poco. C’ è persino, nel nostro Senato, un Nicola Rossi, eletto nelle liste Pd, che aveva già raccomandato di suo, spontaneamente, prima di Tremonti, di dare all’Italia ciò che il Tea Party ha fatto trangugiare a Obama, come il boccone piu’ amaro. Come ripete il premio Nobel per l’economia Paul Krugman, che non ha l’onore di avere fra i suoi lettori Nicola Rossi, l’obbligo di pareggio di bilancio è una norma assurda che, di fronte alle emergenze di un periodo storico turbolento e pericoloso, impedisce a chi governa di governare. E’ come togliere al governo la carta di credito su cui si fonda tutta l’economia. Il primo ministro o il presidente di uno Stato diventano amministratori di tribunale nelle mani di un grande potere estraneo al Parlamento e alle elezioni. E qui finalmente si intravede il nuovo e vincente personaggio che sta attraversando la scena del mondo fra il silenzio conformista di chi ha capito, e il sottomesso consenso di chi non se ne accorge: l’estrema destra economica.
Di questo potremo vantarci: l’Italia entra, subito dopo gli Stati Uniti, nella lista dei Paesi governati per procura da un partito che nessuno ha eletto ma che ormai comanda con forza brutale: la estrema destra economica, che ha finalmente rimpiazzato il vuoto lasciato nella storia dalla estrema destra politica, ormai ridotta a poche caricature. Rivediamo la sequenza. Berlusconi, che alle Camere e nelle sconnesse dichiarazioni dedicate ai mercati, colpevoli – secondo lui – di non voler prestare attenzione ai suoi innegabili successi, e aveva detto a tutti un cordiale arrivederci a settembre, si era dimostrato privo di competenza o anche solo capacità di capire ciò che stava accadendo. L’estrema destra economica ha visto il vuoto che si stava creando proprio dove un personaggio come Berlusconi, pur di restare in scena, appare disponibile a recitare tutte le parti. Qui la parte è prestarsi a sovvertire la Costituzione solidaristica italiana nei tre punti fondamentali del rimuovere ogni controllo alle decisioni del settore privato (la rimozione dello articolo 41), nel togliere al governo dei cittadini il controllo e la responsabilità della spesa pubblica (il cosiddetto vincolo di pareggio del bilancio) e nel mettere i lavoratori in condizione di ubbidire senza parlare, se hanno la fortuna di essere accolti dentro le mura di una delle fabbriche superstiti.
Infine, anche se la fatidica conferenza stampa che Berlusconi è stato spinto a fare per colmare il suo stesso vuoto non ne fa parola, stare alla larga da ogni tassa sulla ricchezza e sul patrimonio. L’estrema destra economica, con la stessa determinazione della estrema destra politica, non fa sconti: le tasse, tutte le tasse, le pagano i poveri e coloro che, in silenzio e disciplina, si spartiscono il lavoro che è restato, e diventano, dunque i nuovi liberti, muti, disciplinati e inclini a benedire la loro fortuna di lavorare e pagare da soli.
Per quello che manca, basta lanciare periodiche campagne contro i privilegi dei pensionati, in modo che, come i morenti sui barconi in avaria nel Mediterraneo, provvedano a vicenda a farsi male da soli, ciascuno non tanto per avere di più, che è impossibile, ma perché l’altro abbia di meno. Infatti, nel mondo della estrema destra economica, come in quello della estrema destra politica, ogni risultato o risparmio o riduzione di spesa, non viene diviso con tutti attraverso le tasse, ma sale in alto, verso zone sempre più lontane, separate, inaccesibili, secondo il disegno di un mondo nuovo, di vera e intatta ricchezza, di vera ed estesa povertà, con governi sempre più amministrativi e sempre meno politici, perché privi di strumenti per governare. Quanto alle residue garanzie democratiche, basterà mantenere l’attuale sistema elettorale detto “Porcellum” per essere sicuri che quelle garanzie non ci siano più. Poteva uno come Berlusconi, che era rimasto senza copione, e stava lasciando la scena con pochi applausi a pagamento, lasciarsi sfuggire l’occasione di essere il Gauleiter italiano della estrema destra economica?
Il Fatto Quotidiano, 8 agosto 2011
"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)