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La gestione dei rifiuti: da costo a reddito
Quando la soluzione è copiare
di Ugo Gaspari , pubblicato il 7 giugno 2011
La cronaca ci propone periodicamente lo stato di degrado nel quale si vengono a trovare città storiche come Napoli o Palermo, a causa della mancata raccolta dei rifiuti che giornalmente i cittadini riversano nei cassonetti.
Le cause di tale assenza di servizio pubblico sono riconducibili a situazioni diverse: mancanza di un sito dove portare i rifiuti raccolti, società incaricate della raccolta in liquidazione, blocco da parte dei cittadini che vivono vicino ad una discarica. Molte volte le stesse discariche sono dichiarate inutilizzabili in quanto hanno raggiunto la capienza massima e non hanno tutte le caratteristiche di sicurezza ambientale previste, ma poi con decreti di urgenza vengono riaperte. Ogni tanto, specialmente in prossimità di elezioni politiche e/o amministrative, viene chiamato l’esercito a fare una pulizia straordinaria delle strade creando l’illusione che il problema sia risolto.
Ma come è possibile che il problema sia risolto se non vengono realizzati i presupposti per la sua soluzione?
Eppure viviamo in un mondo (in Italia e all’estero) dove questo problema è già stato affrontato e a volte risolto creando anche ricchezza. Per vedere questi “miracoli” non dobbiamo andare molto lontano. L'intero ciclo integrato dei rifiuti nel territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Ravenna, Forlì Cesena, Rimini, Firenze e Pesaro Urbino, per oltre 2,5 milioni di abitanti, viene gestito senza problemi.
Per esempio, con 150 tonnellate al giorno di rifiuti “indifferenziati”, si produce acqua calda per tutta la città di Ferrara. Solo a Roma vengono prodotte circa 5.000 tonnellate al giorno di rifiuti. Gran parte dei rifiuti romani (a parte le diverse iniziative sulla raccolta differenziata che sono per ora in percentuale ridotte e inferiori a quelle promesse) vengono riversati nella discarica di Malagrotta con un costo per il Comune di Roma di circa 50 milioni di euro l’anno. A Malagrotta questi rifiuti vengono trattati in impianti che producono energia elettrica (che viene rivenduta alle società Enel/Acea) e metano che viene utilizzato per gli automezzi dell’impresa. Il Comune di Roma paga per conferire i rifiuti che vengono trattati e trasformati in energia e rivenduti: il ciclo è perfetto, peccato che sia un privato ad averlo impiantato. I costi di raccolta e di conferimento sono della collettività mentre i ricavi del trattamento dei rifiuti sono di un privato.
Questo privato, peraltro, da tempo costruisce, attraverso sue società, impianti di trattamento dei rifiuti in tutto il mondo: Canada, Spagna, Gran Bretagna, Sud America, Australia e perfino alle Isole Fiji. Da ricordare che nel Comune di Roma non abbiamo nessun termovalorizzatore e nessuna discarica di proprietà pubblica.
Una città grande come Roma ha sicuramente una struttura urbana complessa e il sottosuolo impegnato da tanti servizi (luce, gas, telefono, scarichi) e sarebbe estremamente costoso, ad esempio, un impianto di teleriscaldamento per i vecchi quartieri, mentre potrebbe essere realizzato per i nuovi a condizione che la relativa discarica sia nelle vicinanze. Sapere che i propri rifiuti producono la tua acqua calda potrebbe rendere accettabile il fatto di avere delle piccole centrali di combustione vicino casa, anche perché in città come Vienna, per esempio, sono al centro dell’abitato e attraverso l’utilizzo di sistemi di purificazione dell’aria non ci sarebbe neppure il tanto temuto inquinamento ambientale.
La situazione positiva attuale di Roma, anche nella peculiarità del pagamento del conferimento dei rifiuti a Malagrotta, finirà al momento in cui Malagrotta sarà inutilizzabile come discarica (ogni anno viene prorogata la sua chiusura) e non sarà stata individuata un’altra aerea ove portare i rifiuti (che potrebbero anche aumentare in assenza di un progresso di raccolta differenziata). Ogni tanto vengono fatti progetti per una gestione integrata dei rifiuti per il Lazio, quasi sempre in prossimità di elezioni, che vengono poi sistematicamente bloccati da interessi diversi.
La soluzione dobbiamo copiarla da chi ha già realizzato un ciclo virtuoso di gestione dei rifiuti. Un piano programmatico di risoluzione (ovviamente non a breve termine) spaventa tutti gli amministratori pubblici in quanto potrebbero perdere i consensi proprio per aver avviato una soluzione che produrrà benefici nel medio periodo. Ma la capacità e managerialità dei nostri amministratori pubblici si deve vedere anche in questo settore con un approccio lungimirante. La capacità di far accettare soluzioni che sembrano penalizzanti sarà l’elemento distintivo di un amministratore/manager in quanto sarà stato efficace nel far comprendere che in alcuni settori non ci sono alternative.
Un’ultima notizia riguardante l’utilizzo della combustione dei rifiuti viene dalla Cina: la utilizzano, dopo averla privata dei metalli e del vetro che sono riciclabili, per realizzare le strade.
Abbiamo molto da imparare e ci vuole tempo, ma per ora possiamo almeno copiare.
Ugo Gaspari, romano, consulente per le imprese dal 2008 dopo 20 anni passati in Banca d'Italia come ispettore di vigilanza sulle banche e 18 anni come direttore della Banca Nazionale del Lavoro.