La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Italia, l'economia "in nero"

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: Italia, l'economia "in nero"

Messaggioda franz il 04/06/2011, 8:50

Economia sommersa e il "rubare" a cui si riferiva grillo sono due cose diverse.
Cominciando dalla fine, è corretto dire che il rubare è una sorta di primitiva ridistribuzione dei beni (vedi Robyn Hood) ed è un semplice trasferimento di risorse. Che non crea nulla e che ha bisogno di una parte sana e benestante a cui togliere risorse. Non ho la macchina, la rubo e ho la macchina. Non produco nulla ma trasferisco illegalmente la proprietà dei beni.

Parliamo allora di "nero" e di "grigio" (o sommerso).
All'interno del classico "nero" noi possiamo individuare varie categorie:
a) attività illegali che non creano valore aggiunto (rubare, taglieggiare, estorcere, rapinare) che trasferiscono ricchezza.
b) attività illegali che creano valore aggiunto tramite transazioni economiche ed un processo produttivo (droga, falsificazione di beni di lusso, commerci di beni illegali, commercio clandestini di rifiuti tossici e non)
Chiaramente è la malavita organizzata che gestisce questi "affari".

Poi ci sono le attività grigie, sommerse:
c) attività legali, fatte pero' clandestinamente, per non pagare le imposte. Creano valore aggiunto e non necessitano affatto dell'esistenza di una economia sana da taglieggiare per sopravvivere. Questa è la fetta piu' grande, a quanto pare e ci sono paesi in cui supera abbondantemente il 50%. Puo' arrivare anche al 100% e tutto sommato è il sogno degli anarchici (niente stato quindi niente tasse, quindi è come se fossimo tutti evasori).

È chiaro che a) e b) non potranno mai "emergere" alla luce del sole a meno di non legalizzare cio' che ora è illegale.
Come esempi possiamo pensare al proibizionismo americano, ai tentativi di eliminare lo spaccio di droge e la gestione della prostituzione da parte della criminalità.

c) invece puo' emergere se cambiano le condizioni economiche di controrno che ora inducono l'attività economica all'evasione.
Queste sono, notoriamente, dovute all'eccessiva pressione fiscale e contributiva, all'eccessiva burocrazia, al numero di leggi vessatorie e complesse a cui sottostare. Il termine "eccessiva" non è assoluto ma relativo alla quantità di valore aggiunto che un sistema economico puo' creare. Il sistema nordico (es: svedese e norvegese) ha un elevato tasso di produzione di valore aggiunto e quindi puo' permettersi una forte pressione fiscale (ma non ha burocrazia e centinaia di migliaia di leggi). Il meridione d'Italia produce poco valore aggiunto e quindi la pressione fiscale italiana (media tra nord e sud, imposta tutti) diventa un freno allo sviluppo. Come reazione di sopravvivenza, si ricorre maassicciamente al sommerso.

L'etica a mio avviso c'entra con i casi a) e b) perché chi ha un'etica non ruba.
Nel caso c) invece l'etica da correggere è quella dei governati, dei politici, non quella di chi per difendere un reddito misero da uno stato che gli sottrae il 50% è costretto alla clandestinità.

Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Italia, l'economia "in nero"

Messaggioda Robyn il 04/06/2011, 11:29

Sul fatto che l'evasione ci sia concordo con il fatto che la pressione fiscale è troppo alta e quindi conduce all'evasione.Ma non credo che la cosa dipenda solo da questo,ma dipenda anche da una mancanza d'etica che può interessare altri aspetti non meno marginali,non necessariamente legati al problema dell'evasione
Facciamo l'esempio dell'art 18.Si toglie il reintegro,ma la piaga del mobbing non viene eliminata.Allora in questo caso uno o c'è o ci fà o e delinquente e basta.Quindi se ammettiamo per ipotesi che la pressione fiscale scenda a livelli giusti e l'evasione continua allora il problema è riconducibile all'etica.Anche aumentare la pressione fiscale oltre i livelli accettabili è mancanza d'etica.Ma poi chi l'ha detto che aumenti di reddito per le fasce medio basse e per quelle deboli non produce nulla?L'unico modo oggi per creare lavoro è sviluppare la domanda ciao robyn
Ultima modifica di Robyn il 04/06/2011, 12:07, modificato 1 volta in totale.
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11308
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Italia, l'economia "in nero"

Messaggioda franz il 04/06/2011, 12:05

Robyn ha scritto:Sul fatto che l'evasione ci sia concordo con il fatto che la pressione fiscale è troppo alta e quindi conduce all'evasione.Ma non credo che la cosa dipenda solo da questo,ma dipenda anche da una mancanza d'etica che può interessare altri aspetti non meno marginali,non necessariamente legati al problema dell'evasione
Facciamo l'esempio dell'art 18.Si toglie il reintegro,ma la piaga del mobbing non viene eliminata.Allora in questo caso uno o c'è o ci fà o e delinquente e basta.Quindi se ammettiamo per ipotesi che la pressione fiscale scenda a livelli giusti e l'evasione continua allora il problema è riconducibile all'etica ciao robyn

Si', non dipende solo dalla presione fiscale (e contributiva, ancora piu' importante) ma anche dalla eccessiva burocrazia, supportata da un abnorme sistema legislativo. Accetto la tua ipotesi e cominciamo dalla pressione fiscale e dalla burocrazia. In fondo è questo il compito della politica. Uno elegge i suoi rappresentanti e governanti per questo. Avere servizi di buon livello ad un prezzo accettabile, senza sprechi e senza torture burocratiche. Se poi l'evasione continuasse lo stesso avremmo per prima cosa che l'evasore non avrebbe piu' alibi, non avrebbe piu' scuse.
Dal punto di vista tecnico comunque anche la nazione con il minor sommerso del mondo ha circa il 9-10% del PIL. Quindi in effetti non sparità mai del tutto ma è già ottimo che passi dal 25-30% al 10%. Sarebbe già un grande successo dimezzare il sommerso. Poi se rimangono problemi "etici" io non credo che tocchi allo stato risolverli. Questo puo' essere l'obbiettivo di altre parti della società, non della politica.

Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Italia, l'economia "in nero"

Messaggioda flaviomob il 04/06/2011, 12:22



"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Italia, l'economia "in nero"

Messaggioda flaviomob il 04/06/2011, 14:24

Leggere bene il passaggio evidenziato... forse tutta la retorica sull'evasione e sull'arretratezza del Sud "prescinde" un po' troppo dal dato di realtà: la mafia.

Gian Carlo Caselli al Festival dell’Economia.
Il commento di Pino Masciari



Foto di Romano Magrone - Festival dell'Economia di Trento
Gian Carlo Caselli, procuratore capo della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, è stato il protagonista dell’atteso incontro al Teatro Sociale di Trento, all’interno del Festival dell’Economia, nel corso del quale si è esplorata una dimensione della libertà che rimanda ai “classici” del pensiero economico e politologico, quella legata alla legalità, al rispetto delle regole, alla certezza del diritto.
Pino Masciari commenta così le parole del procuratore Caselli: “Mi associo a quanto espresso da Giancarlo Caselli, in quanto ho toccato con mano quanto libertà e legalità camminino di pari passo, ma l’una senza l’altra difficilmente può esistere. Nei miei continui viaggi attraverso l’Italia incontro tanti ragazzi di tante scuole, e il binomio Libertà/legalità è sempre al centro del mio discorso.”
Introdotto dal giornalista Dario Laruffa, il magistrato ha parlato di lotta alla mafia, di esperienze positive come quella di ‘Libera’ ma anche di come la ricerca della legalità sia minacciata dalla cattiva cultura, dai cattivi esempi, dai condoni, dagli scudi fiscali, dalle leggi ad personam. “Tutte cose che non favoriscono l’Italia delle regole, che privilegiano l’Italia degli affaristi e dei furbi, di chi vede nelle regole un ostacolo fastidioso, degli impuniti.” Da Caselli anche un appello alla difesa della Costituzione, una Costituzione che postula diritti uguali per tutti, e della libertà di informazione, che “inesorabilmente si riduce” ed invece una ferma stroncatura del progetto di riforma della giustizia che sta avanzando in Italia, che se realizzato “indebolirà la magistratura in maniera irreversibile”.
Citando un libro scritto da Caselli, Laruffa ha aperto l’incontro dicendo che lo Stato è riuscito a sconfiggere il terrorismo ma non a vincere la guerra contro la mafia, perché mentre il terrorismo era percepito dalla società italiana come una sorta di corpo estraneo ciò non è avvenuto nei confronti del crimine organizzato. Caselli ha ripreso questo spunto dicendo che “soltanto i cittadini consapevoli di essere realmente titolari di diritti possono dirsi davvero padroni di sé e quindi liberi. I diritti sono garantiti dal rispetto delle regole, dalla legalità; ne consegue che il rapporto fra libertà e legalità è strettissimo. Quando i diritti dei cittadini non sono garantiti i cittadini non sono liberi, a volte possono trasformarsi persino in sudditi. Nelle aree caratterizzate da una forte presenza mafiosa ciò è addirittura ‘logico’. Il 10 agosto 1982, poco prima di morire, il generale Dalla Chiesa rilasciò un’intervista che è rimasta scolpita nella nostra memoria. Dalla Chiesa era un uomo d’ordine, uno ‘sbirro’ con la esse maiuscola: al giornalista che gli chiedeva come si sconfigge la mafia rispose che gran parte delle protezioni e dei privilegi offerti dai mafiosi sono semplicemente i diritti dei cittadini. Garantiamo questi diritti e trasformeremo i sudditi in nostri alleati. E’ quindi la latitanza delle istituzioni a produrre la mafia. Ma mafia significa anche impoverimento.
Secondo il Censis se non ci fosse tanta mafia nel Mezzogiorno il pil pro capite sarebbe simile a quello del Centro-nord.
Il punto di partenza però sono i diritti: se il cittadino vede che i suoi diritti non vengono garantiti dallo Stato si rivolge alla mafia, che trasforma questi diritti in favori. La mafia a sua volta genera povertà e quindi meno diritti, in un circolo vizioso che alimenta la criminalità organizzata e che i mafiosi conoscono benissimo. Le parole brutali che ho sentito pronunciate da un mafioso: quando venite nelle scuole a parlare di legalità ai nostri ragazzi, loro vi ascoltano, ma poi quando quei ragazzi escono da scuola, chi trova loro un lavoro? Ecco perché la lotta alla mafia non può essere delegata solo al potere giudiziario e alle forze dell’ordine. Non può essere solo un’opera di repressione. Dev’essere un grande movimento culturale, morale e anche religioso, da cui scaturisce il fresco profumo della libertà. Dalla Chiesa e Borsellino chiedevano proprio questo, una grande partecipazione di massa alla lotta alla mafia. Se fossero qui con noi oggi, però, vedrebbero che qualcosa è stato fatto: le cooperative di giovani che lavorano sulle terre confiscate ai mafiosi, cooperative che consentono ai giovani uno straordinario riscatto proprio in termini di libertà. Non devono più baciare una mano insanguinata per lavorare, per vivere. Ecco la dimostrazione che la legalità paga, in termini di qualità della vita, di opportunità di lavoro. Sono solo i primi passi, passi fragili; ma ci consentono di rivendicare orgogliosamente che il nostro non è solo il paese della mafia, è anche il paese dell’antimafia, di un’antimafia che è anche e soprattutto sociale, e che fa capo prevalentemente a ‘Libera’. Ma non si deve pensare che il problema delle imprese criminali riguardi solo il Mezzogiorno. La mafia oggi è un’impresa economica; un’economia illegale fiorente cresce, prospera e si diffonde con l’attività mafiosa. Una sociologa palermitana ha parlato della principale caratteristica della mafia oggi in questi termini: qualcosa che ha una sostanziale continuità con se stessa e che mantiene un forte radicamento territoriale pur agendo in uno spazio globale, perché le mafie sono oggi delle multinazionali e prosperano attraverso un elenco di reati infinito: traffici illegali di ogni tipo, dalle droghe agli organi ai rifiuti, sfruttamento della prostituzione, truffe e pirateria, controllo del gioco d’azzardo, cybercrimini e così via. Le mafie prosperano sulle guerre, e laddove non ci sono le suscitano. Le mafie inquinano l’economia e la politica, sono i peggiori nemici della giustizia, della pace e della libertà dei popoli. Le mafie generano nel mondo poteri che per consolidarsi e mantenersi usano la tortura; oggi anche i poteri legali a volte cercano di recuperare la tortura come uno strumento di azione legittimo – c’è chi dice che il covo di Bin Laden è stato scoperto a Guantanamo con la tortura dei prigionieri – e noi dobbiamo respingere questo pensiero”. “Oggi – ha proseguito Caselli – si parla di mafia ‘liquida’, perché penetra ovunque. L’economia illegale utilizza strumenti a cui è difficile resistere: disponibilità di denaro a costo zero, annichilimento della concorrenza ‘lecita’, possibilità di rimandare nel tempo la realizzazione di profitti perché i mafiosi sono già ricchi. La mafia prospera grazie al riciclaggio e quindi si indirizza nelle aree dove maggiore è la produzione di ricchezza, perché lì è più facile mescolare il denaro sporco con quello pulito. A volte, specie nei momenti di crisi, l’economia criminale viene tollerata: si pensa che l’importante è che l’economia ‘giri’, e in questo modo le mafie colonizzano le economie legali, conculcano la nostra libertà. Il parallelo con il colonialismo è chiarissimo. La mafia genera corruzione, una tassa occulta di 60 miliardi di euro, 1000 euro a testa, una tassa che impoverisce il paese, che impoverisce le famiglie. Questo denaro viene sottratto ai suoi usi leciti, potrebbe essere impiegato per costruire case, ospedali, asili, centri anziani. Lo Stato italiano ha firmato la convenzione di Strasburgo contro la corruzione ma non l’ha ancora ratificata. Non è ancora prevista ad esempio la confisca dei beni dei corrotti, così come avviene per quelli dei mafiosi. La legalità oggi cammina su gambe fragili, zoppe. E’ minacciata dalla cattiva cultura, dai cattivi esempi, dai condoni, dagli scudi fiscali, dalle leggi ad personam. Tutte cose che non favoriscono l’Italia delle regole, che privilegiano l’Italia degli affaristi e dei furbi, di chi vede nelle regole un ostacolo fastidioso, l’Italia degli impuniti.” La legalità, dunque, è in crisi, ma questo dimostra con ancora più forza che la legalità è il potere dei senza potere. Se la ‘gamba’ culturale su cui poggia la legalità è in crisi, Caselli ha ricordato che anche l’esercizio della giustizia è in crisi, che esistono pastoie e regole barocche che impediscono il regolare svolgimento dei processi, che li allungano all’infinito. “Una riforma possibile potrebbe essere l’abolizione dell’appello; in questo modo libereremmo una quantità di risorse da destinare al processo di primo grado, a costo zero. Ma non si fa nulla.” L’applauso del pubblico è scrosciato più forte quando Caselli ha detto che la riforma della giustizia che il governo sta prospettando avrà effetti devastanti, perché indebolirà in maniera fortissima la magistratura nel suo insieme. “Il presidente del Consiglio ha detto che se questa riforma fosse stata fatta a suo tempo non avremmo mai avuto Tangentopoli. Non aggiungo altro.”

tratto dal sito del Festival dell’Economia di Trento

http://www.pinomasciari.it/?p=14893&utm ... t=FaceBook


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Italia, l'economia "in nero"

Messaggioda Robyn il 04/06/2011, 15:37

Ecco che siamo alla realizzazione del salario d'ingresso con il sistema delle cooperative che in realtà andrebbero vietate perche servono ad assumere lavoratori che fanno lavori che quei santi degli altri lavoratori non vogliono fare.Il salario di ingresso si realizza con la <<formazione>> e il reddito non può contrastare con l'articolo della costituzione che recita"il lavoratore ha diritto ad un reddito sufficente per se e la sua famiglia".Un'altra condizione è che il salario d'ingresso non può potrarsi troppo a lungo nel tempo"per ex due anni e non 6,5 anni".Esempio di salario d'ingresso è l'ormai abbandonato contratto di formazione e lavoro CFL ciao robyn
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11308
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Italia, l'economia "in nero"

Messaggioda franz il 04/06/2011, 15:41

flaviomob ha scritto:Leggere bene il passaggio evidenziato... forse tutta la retorica sull'evasione e sull'arretratezza del Sud "prescinde" un po' troppo dal dato di realtà: la mafia.
...
Secondo il Censis se non ci fosse tanta mafia nel Mezzogiorno il pil pro capite sarebbe simile a quello del Centro-nord.

Sicuramente c'è del vero ma la presenza mafiosa (o camorristica o 'ndranghetistica) al sud non è omogenea.
È a macchia di leopardo, anche nella stessa Sicilia. Ci sono zone a bassa presenza mafiosa eppure sono anche loro sottosviluppate.
Sottosviluppo e alto lavoro nero lo troviamo anche in altre zone del sud europa (spagna, portogallo e soprattuttto grecia) che non sembrano dominate dalle mafie.
Ho quindi come l'impressione che le mafie siano l'ennesimo alibi di turno, un modo per dare la colpa ad altri e deresponsabilizzarsi.
Poi che la situazione italiana sia ancora piu' grave per la presenza della criminalità organizzata è chiaro.
Ma concordo con chi sostene che la mafia occupa (prepotentemente) dei vuoti che lo Stato lascia, nella giustizia, nella cultura, nella socialità, nella legalità.
La mafia è piu' un effetto che una causa. Nel senso che è entrambe le cose ma l'effetto per me è prevalente.

Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Italia, l'economia "in nero"

Messaggioda flaviomob il 04/06/2011, 15:59

Anche la situazione economica e di imprenditoria locale è a macchia di leopardo, al Sud, così come - ad esempio - la qualità del servizio sanitario. Bisogna trovare il modo di estendere le macchie "buone" e cancellare quelle cattive, come dice Crozza imitando Bersani: cancellare le macchie ai giaguari...


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Italia, l'economia "in nero"

Messaggioda Robyn il 04/06/2011, 16:57

Si dovrebbe realizzare un contratto d'inserimento universale e non cfl a piacimento come una volta"se voglio ti faccio il contratto di formazione altrimenti non te lo faccio".Per i primi due anni l'assistenza tolta dal costo del lavoro+la <<formazione obbligatoria>> e successivamente l'assistenza a defluire sul reddito.In questo modo non si và a toccare il reddito del lavoratore.Il contratto d'inserimento determinerebbe per i primi due anni un costo del lavoro più basso posto in relazione al fatto che la produttività del lavoratore è più bassa perche in fase di <<formazione>> ciao robyn
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11308
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Italia, l'economia "in nero"

Messaggioda pianogrande il 04/06/2011, 22:36

Inverto a centottanta gradi il ragionamento di Franz.

La pressione fiscale (su chi le tasse le paga) è troppo alta a causa della evasione (non il contrario).

Gli evasori rubano e sono, quindi, dei ladri perché utilizzano le strutture della collettività a sbafo.
Quando si parla di produttori di beni, le strutture della collettività le utilizzano anche molto pesantemente (basti pensare ai trasporti solo come esempio).
Tali strutture sono pagate da chi le tasse le paga.

Doppiamente, gli evasori sono ladri perché, non solo utilizzano le strutture della collettività a sbafo ma le sottraggono a chi le tasse le paga e, quindi, è ricco e, quindi, ad un certo numero di servizi e di agevolazioni non ha accesso.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10611
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

PrecedenteProssimo

Torna a Economia, Lavoro, Fiscalità, Previdenza

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 2 ospiti