Stefano'62 ha scritto:Diciamo allora che il necessario cui mi riferivo io debba essere anche difficilmente disponibile,oppure che sia troppo facile che il carattere di necessità e di rarità lo faccia diventare occasione di sfruttamento indebito o distorsione del mercato.
In questo senso il pane è certamente diverso dalla sanità,e per certi versi anche dall'istruzione o dall'energia elettrica.
Ed era lì che intendevo arrivare io.
Ci sono cose per le quali il tuo discorso fila,ce ne sono altre invece che devono restare pubbliche (a prescindere dalla spesa perchè l'alternativa sarebbe sempre più costosa in termini di qualità della vita),e altre ancora che possono trovare copertura sia pubblica sia privata;
Cominciamo dall'inizio. Se una cosa è indispensabile necessaria e rara, diventa un fattore limitante della popolazione.
Se è veramente indispensabile, chiaramente. Qui il mercato altro non fa che stabilire il prezzo ed è chiaro che una cosa rara in natura avrà per forza un prezzo elevato. Non è che se invece il bene diventa pubblico allora diventa a piu' buon mercato. Il prezzo è sempre quello ed il bene rimane raro. L'oro non è indispensabile ma è un buon esempio di oggetto raro a costo e valore elevato. Se fosse "indispensabile" il suo essere "pubblico" non ne cambierebbe il prezzo e nemmeno il valore. Comunque visto che oggi siamo quasi 7 miliardi, non esistono beni che sono contemporaneamente rari ed indispensabili (vitali). Diciamo pero che tutto va gestito oculatamente, non sprecato, in modo "economico". L'acqua per esempio, noto esempio di bene indispensabile ed utile ma che ha un prezzo assolutamente piu' basso dell'oro (tutto sommato inutile, salvo in qualche lavorazione industriale).
No, direi quindi che non è nemmeno il concetto di bene indispensabile e raro (da sottrarre alla "cupidigia del mercato"). Non ce ne sono, secondo me.
Non ce ne sono perché abbiamo imparato a produrre anche quelle cose che in natura sono rare (per esempio l'insulina, che prima era carissima e non lo è piu' adesso che è di sintesi).
In realta credo che tecnicamente (in teoria) tutto potrebbe essere privatizzato o socializzato ma gli estremi sarebbero malfunzionanti.
La virtu' sta nel mezzo ma siamo completamente liberi di decidere, democraticamente, cosa affidare ai privati, cosa al pubblico, cosa ad entrambi. Chiaramente dobbiamo essere consapevoli che piu' cose costose sono gestite dal pubbico e piu' alte saranno tasse ed imposte e contemporanemente meno cose sono gestite dai privati e piu' scarso è il gettito fiscale.
Di base si parte dal fatto che gli umani, da millenni, hanno convenuto in qualche modo che ogni comunità necessita di un'autorità.
Non si puo' avere 100 abitanti in un villagio e "tutti capi". Uno solo deve comandare, oppure un gruppo ristretto. E questo comandare, questo decidere, riguarda solo alcune cose, non tutte. Gradualmente le decisioni sono diventate collettive (democrazia) ma la gestione esecutiva è rimasta affidata a poteri monocratici. Tra le decisioni collettive abbiamo anche quella di decidere l'ambito di intervento dello stato (le cose sui cui dobbiamo decidere) cosapevoli del costo fiscale generato.
Di norma sono sempre stato oggetto di autorità "statale" (intendo anche le forme di organizzazione pre-statale) tutte le decsioni inerenti la difesa da nemici esterni e le decisoni sui conflitti interni (amministrazione della giustizia). Oggi lo stato (in generale) gestisce anche la previdenza, la scuola, la sanità, il welfare, l'assistenza, la sicurezza, la viabilità, la tutela dell'ambiente e del territorio, sussidia famiglie, rottamazioni, teatri, il cinema, le mozzarlle italiane fatte in romania, i piani regolatori delle città, la ricerca scientifca.
Penso che si facciano troppe cose e fatte male.
Meglio farne meno, ma fatte veramente bene.
La decisione su cosa fare o non fare è politica e non dovrebbebro esserci tabù.
La frase "Meno spesa pubblica, meno tasse" rimane sempre vera.
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)