Il rischio di panico e la logica del cerino
La crisi si sta rivelando una bomba a più stadi, innescata dalla deregolamentazione, fatta detonare dai mutui subprime,
amplificata dalla speculazione al ribasso, in un gioco che forse è sfuggito di mano a tuttidi CARLO CLERICETTI
Il pericolo maggiore, e senza dubbio molto concreto, a questo punto è il
panico, come ha lucidamente spiegato Tommaso Padoa Schioppa nel Forum di Repubblica tv. Quando i crolli si susseguono e assumono dimensioni ciclopiche, la corsa a vendere, a qualunque prezzo, non è più solo una caratteristica dei piccoli investitori - non sono loro, del resto, che muovono i mercati - ma contagia anche gli operatori professionisti.
Non si tratta più, ormai, di speculazione al ribasso, anche perché le vendite allo scoperto (che sono la sua arma principale) sono state vietate praticamente dappertutto. La speculazione al ribasso è sicuramente quella che ha dato avvio al gioco, ma questo sembra esser sfuggito di mano a chiunque.
Anche perché crolli di queste dimensioni innescano una reazione a catena anche di natura tecnica. I Fondi di investimento, per esempio, in questi casi sono presi d'assalto dalle richieste di riscatto e sono costretti a liquidare le azioni in portafoglio per far fronte ai rimborsi a cui sono obbligati entro tempi limitati. Scattano tutti gli "stop loss" ("ferma-perdite"), vendite di salvaguardia preordinate per essere eseguite se il titolo in portafoglio scende sotto una certa quotazione. E tutta una serie di altre diavolerie che in tempi normali fanno parte del normale funzionamento dei mercati, ma in questi casi eccezionali contribuiscono a far precipitare la catastrofe.
Non ci sono ancora, per fortuna, le file fuori delle banche per ritirare i soldi e metterli sotto il materasso: e speriamo di non vederle, perché quella sarebbe davvero la fine. Non tutti hanno la corretta percezione del rapporto fra prezzo di Borsa della banca e rischio per i propri depositi. Non c'è praticamente relazione tra le due cose, oltre al fatto che, come ormai tutti dovrebbero sapere, i liquidi depositati sui conti correnti in Italia sono garantiti, fino all'importo di 103.000 euro per ogni conto, dal Fondo interbancario di tutela: quindi, se pure la banca fallisse (ma non è il crollo di valore delle sue azioni che la fa fallire!), quella cifra verrebbe rimborsata.La montagna di carta dal valore virtuale costruita in questi ultimi anni dagli apprendisti stregoni della finanza si sta riversando sui mercati e si dissolve come per autocombustione. Questa crisi si sta rivelando come una bomba a più stadi.
La polveriera è stata costruita dalla deregolamentazione finanziaria e dall'uso che se ne è fatto, con tanti ossequi alle teorie iperliberiste secondo cui i mercati si autoregolano.
Il detonatore sono stati i mutui subprime. Il secondo stadio è stata la
speculazione ribassista, che dopo aver attaccato le banche effettivamente in crisi si è allargata anche a quelle dove non esistevano rischi immediati; e persino a quelle poche, paradossalmente, indicate come ancora sufficientemente liquide da potersi impadronire dell'uno o dell'altro tra i giganti crollati, come il Santander e l'Hsbc, tanto per fare due nomi.
Non sarebbe corretto dire che queste ultime mosse non hanno una logica. Ce l'hanno, ma non è una logica che ha a che fare con i valori reali: ha a che fare con le speranze di guadagno degli operatori di Borsa.
Potremmo chiamarla "logica del cerino", e l'abbiamo vista all'opera in innumerevoli occasioni, dal grande rialzo di fine secolo della "new economy" alla recente follia del petrolio a 150 dollari al barile. Si prende un fenomeno che ha una
base reale (l'economia basata su Internet è davvero una rivoluzione epocale, per esempio; e la potenziale scarsità di petrolio, anche se non imminente, non è un'invenzione dei catastrofisti). Su quella base ci si butta costruendo montagne di carta che esasperano il rialzo o il ribasso, a seconda dei casi. Non importa il fatto che a un certo momento i valori raggiungano livelli del tutto irrazionali: quello che importa è andare nella direzione in cui va il mercato.
Tutta l'attenzione - e la tensione - è concentrata su un solo obiettivo: passare il cerino acceso in altre mani all'ultimo momento possibile, che ovviamente nessuno sa quale sia, dopo aver guadagnato il più possibile. Se ci si riesce a liberare in tempo della carta trasformandola in soldi, il gioco è fatto.
Il guaio è che quest'ultimo non è un cerino, ma un grande incendio, è resteranno scottati anche tutti quelli che non partecipavano al gioco, cioè i normali cittadini che ora devono pagare per tamponare la crisi e poi sopportarne le conseguenze - inevitabili - sull'economia reale. Che almeno abbiano, come minimo indennizzo, una serie di regole che impediscano per il futuro eccessi così insensati.
(6 ottobre 2008)
http://www.repubblica.it
commento personaleBisogna intendersi su cosa sia questa virtu' taumaturgica autoregolatrice del mercato.
Le regole le fa la politica, non il mercato.
Il mercato si autoregola nella misura in cui trova nuovi assetti economici. Non necessariamente equi.
Il mercato rialloca risorse. In questo momento si sta riassestando. E di brutto.
A spese di chi ha fatto quelle "porcherie" di carta straccia. E di chi le ha comprate.
Nessuno si preoccupava, a partire dal 2003, per gli impetuosi rialzi che ci sono stati fino al 2007.
Dovuti anche a quella carta straccia.
Chi doveva controllare non lo ha fatto, forse perché tutto andava bene.
Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)