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Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Messaggioda ranvit il 03/03/2011, 9:43

http://www.repubblica.it/economia/2011/ ... -13102661/



LAVORO
Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"
Replica Camusso: "Ma l'articolo 18 non si tocca"
La presidente degli industriali sposa la "linea Marchionne", per una contrattazione aziendale mirata a maggiore produttività e maggior salario. Plaude il ministro del Lavoro Sacconi, secco no del segretario generale Cgil: "Il pensiero corre all'articolo 18 e al tentativo di destrutturare lo Statuto dei lavoratori"

ROMA - Scambio di colpi tra Emma Marcegaglia e Susanna Camusso sul tema della flessibilità. In Italia, afferma la presidente di Confindustria, non esiste solo un problema di flessibilità in entrata, "forse eccessiva, con strumenti che vanno tarati". La flessibilità, per Marcegaglia, ha un corrispettivo anche in termini di uscita dal mercato del lavoro. Ed è, questo, un problema "che prima o poi va affrontato, non possiamo continuare ad eluderlo". Assieme al plauso del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, arriva a stretto giro la secca replica di Susanna Camusso: "Il pensiero corre immediatamente all'articolo 18 e al tentativo, che ha in mente Sacconi, di destrutturazione dello Statuto dei lavoratori. Questo non ha nulla a che vedere con la realtà di oggi del Paese, con i problemi che dobbiamo proporci".

La presidente di Confindustria parla a margine di un convegno dedicato a contrattazione e cassa integrazione in Germania e Italia. La Germania, ricorda Marcegaglia, cresce a un ritmo del 3,6%, mentre l'Italia viaggia sull'1,3% e questo perché la crisi è stata fronteggiata in maniera diversa ma anche per differenze strutturali del sistema. L'Italia ha superato la crisi ricorrendo a un uso massiccio della Cig, "usata anche per coprire la disoccupazione", mentre in Germania "la cassa integrazione è usata per ridurre le ore di lavoro". E su questo, invita Marcegaglia, "si deve riflettere".

Quanto alla cassa integrazione in deroga, "è stata utile perché con la crisi non è stato possibile riformare gli ammortizzatori sociali". Guardando al domani, per Marcegaglia la Cigd "va vista come uno strumento eccezionale per gestire la crisi, altrimenti c'è il rischio che la ripresa arrivi e si continua a usarla".

Altro nodo da sciogliere, secondo la presidente degli industriali, è la deroga al contratto nazionale, che va esplorata nella logica di "sposare con la contrattazione aziendale un maggiore livello di produttività e pagare più salario". Come Confindustria, spiega Marcegaglia, "stiamo ragionando sul tema dell'opting out", ossia l'uscita temporanea di un'impresa dall'associazione alla quale è iscritta per contratti collettivi aziendali in deroga dei contratti nazionali, la strada seguita da Marchionne per gli stabilimenti di Pomigliano e Mirafiori.

"Solo il 3% delle aziende usa l'opting out - sottolinea la presidente di Confindustria - una possibilità che in Germania c'è dal 2005. In un momento di grande discontinuità dobbiamo avere la capacità di concordare regole per raggiungere livelli più elevati di produttività e di salari". Insieme ai sindacati, come parti sociali, "dobbiamo scegliere se questo percorso lo vogliamo subire o gestire", aggiunge Marcegaglia, sottolineando: "Come Confindustria, lo vorrei gestire".

Chiamata in causa, Camusso risponde alla leader degli industriali a margine del convegno su "Donne e lavoro oggi". E osserva che quando Marcegaglia chiede più flessibilità in uscita dal mercato del lavoro, "il pensiero corre immediatamente" all'articolo 18 e "ai tentativi di destrutturare lo Statuto dei lavoratori, che ha in mente Sacconi". Misure che, avverte la Camusso, "non hanno niente a che fare con la realtà di oggi e con i problemi che dobbiamo porci".

Sacconi, invece, sottoscrive il richiamo della numero uno degli industriali. "Ha ragione - dichiara il ministro del Lavoro - quando sottolinea l'esigenza di completare la regolazione del mercato del lavoro e dei rapporti di lavoro. Così come fa bene, dal punto di vista del metodo, a voler cercare su ciò un'intesa con le altre parti sociali. Si tratta dello stesso esercizio di ricerca di un avviso comune che noi abbiamo sollecitato offrendo la bozza di un disegno di legge delega per un moderno Statuto dei lavori che potrebbe realizzarsi in questa legislatura".
(02 marzo 2011)
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Re: Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Messaggioda trilogy il 03/03/2011, 14:27

Marcegaglia e Sacconi che tristezza che fanno ogni volta che aprono bocca....sono proprio vecchi :(
ciao
Trilogy

[...]Anche sul fronte della qualità tout court occorrerà non perdere il passo. Diventa al riguardo
importante che vi sia un ricambio della manodopera tale da garantire le eccellenze attuali. Tutto
ciò non è facile, vista la crescente disaffezione delle giovani generazioni al lavoro manuale.
Anche in seguito a questa carenza di offerta, le mansioni operaie si sono concentrate in alcuni
distretti sugli immigrati extracomunitari, soprattutto cinesi (capitolo 8). Nei distretti
dell’abbigliamento, il 37% delle imprese ha attualmente un datore di lavoro cinese, e
presumibilmente buona parte della manodopera della stessa etnia. Bisognerà verificare col
tempo se, oltre alla flessibilità e ai bassi costi queste imprese, spesso subfornitrici, sapranno
offrire anche la qualità dei vecchi subfornitori autoctoni.[..]

Interessanti anche le tabelle del capitolo 4 Strategie e performance delle imprese distrettuali nell’anno della crisi

Fonte: http://www.group.intesasanpaolo.com/scr ... cation/pdf
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Re: Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Messaggioda ranvit il 03/03/2011, 16:54

Trilogy, potresti essere piu' esplicito.... senza farci leggere 200 e passa pagine?

E perchè Marcegaglia e Sacconi sono vecchi?

Grazie
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Re: Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Messaggioda trilogy il 03/03/2011, 18:07

ranvit ha scritto:Trilogy, potresti essere piu' esplicito.... senza farci leggere 200 e passa pagine?

E perchè Marcegaglia e Sacconi sono vecchi?

Grazie


Sono vecchissimi non vecchi. Hanno una visione della crescita e della competitività ottocentesca. Precarizzare ulteriormente il lavoro per migliorare la competitività sic.!. Il risultato è che in fabbrica già oggi vanno in massima parte gli extracomunitari. Ne vogliono altri? Lo chiedano a Maroni.
Però mentre loro piagnucolano e si lamentano, le imprese reagiscono alla crisi innovando.
Se guardi le tabelle del rapporto, la voce "innovazione" è al primo posto per tutti i settori esaminati, compresi quelli tradizionali. Innovare prodotti e processi richiede manodopera di qualità, un sistema di formazione permanente efficace, investimenti in ricerca e sviluppo sostanziosi, un sistema di servizi alle imprese moderno e competitivo, incentivi agli investimenti semplici e rapidi, schemi finanziari e fiscali che accompagnino la nascita e lo sviluppo di nuove imprese in settori tecnologicamente avanzati che sono quelle che creano occupazione. Il resto è ideologia retrò.
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Re: Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Messaggioda ranvit il 03/03/2011, 18:34

Innovare prodotti e processi richiede manodopera di qualità, un sistema di formazione permanente efficace, investimenti in ricerca e sviluppo sostanziosi, un sistema di servizi alle imprese moderno e competitivo, incentivi agli investimenti semplici e rapidi, schemi finanziari e fiscali che accompagnino la nascita e lo sviluppo di nuove imprese in settori tecnologicamente avanzati che sono quelle che creano occupazione.

D'accordo. Ma ritengo che "affrontare la flessibilità in uscita" vada nella stessa direzione...
L'Italia credo sia l'unico Paese tra quelli avanzati che non ha questa possibilità. Che tra le altre cose favorirebbe proprio quello che dici in merito a manodopera di qualità.
La flessibilità in uscita è una delle principali leve di "rinnovo" o di riduzione della manodopera nei processi di automazione della produzione.
Naturalmente andrebbe rivisto il welfare rendendolo comparato ai Paesi avanzati (vedi teorie di Ichino).

Vittorio
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Re: Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Messaggioda Robyn il 03/03/2011, 21:32

Forse la Marceagaglia intendeva dire che servono gli ammortizzatori sociali,la plurisettimanalità,la multiperiodalità"ricavate nell'ambito dei cinque giorni ed eventualmente nelle ore antimeridiane del sabato e solo dopo imformativa e intesa Rsu" e rendere meno rigida la disciplina del ccnl sù assenteismo e scarso impegno nel lavoro.Per quando riguarda il ccnl ,dal ccnl non può essere permesso a nessuna azienda uscirne ciao robyn
Ultima modifica di Robyn il 04/03/2011, 18:36, modificato 1 volta in totale.
Locke la democrazia è fatta di molte persone
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Re: Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Messaggioda trilogy il 04/03/2011, 0:32

ranvit ha scritto:Innovare prodotti e processi richiede manodopera di qualità, un sistema di formazione permanente efficace, investimenti in ricerca e sviluppo sostanziosi, un sistema di servizi alle imprese moderno e competitivo, incentivi agli investimenti semplici e rapidi, schemi finanziari e fiscali che accompagnino la nascita e lo sviluppo di nuove imprese in settori tecnologicamente avanzati che sono quelle che creano occupazione.

D'accordo. Ma ritengo che "affrontare la flessibilità in uscita" vada nella stessa direzione...
L'Italia credo sia l'unico Paese tra quelli avanzati che non ha questa possibilità. Che tra le altre cose favorirebbe proprio quello che dici in merito a manodopera di qualità.
La flessibilità in uscita è una delle principali leve di "rinnovo" o di riduzione della manodopera nei processi di automazione della produzione.
Naturalmente andrebbe rivisto il welfare rendendolo comparato ai Paesi avanzati (vedi teorie di Ichino).

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Proviamo a vedere il problema da un'altra angolazione:

gli italiani sono tutti connessi ai loro giocattolini elettronici: cellulari, Ipad , smartphone ecc. ne produciamo qualcuno?
I ragazzini giocano tutti con le loro playstation, x-box, nintendo-ds. Roba che esce dalle nostre fabbriche?
Va bene, tecnologie troppo complesse. Andiamo su roba più semplice.... Grandi polemiche in questi giorni attorno alle agevolazioni per l'energia rinnovabile.
Pannelli fotovoltaici, maggiori produttori al mondo:
Q-Cells; Sharp, Suntech, Kyocera, First Solar; Motech Solar, SolarWorld, Sanyo, Yingli, JA Solar Holdings. Multinazionali tedesche, giapponesi, americane, cinesi.
Proviamo con le turbine a vento....
1. Vestas 2. GE Wind Energy 3.Sinovel 4. Enercon 5. Goldwind 6.Gamesa 7.Dongfang Electric 8.Suzlon
9. Siemens Wind Power 10.REpower. Multinazionali Danesi, Tedesche, Cinesi, Spagnole, Indiane.

Si potrebbero fare tanti altri esempi. Nei settori industriali giovani, ad alta crescita, non c'è una impresa leader italiana. E questo dipende dal fatto che non c'è flessibilità in uscita? No, perchè gli imprenditori nei settori in rapida crescita sono preoccupati di trovare nuovo personale qualificato da assumere, di trovare i soldi da investire in ricerca per stare un passo avanti alla concorrenza, di trovare soldi per fare i nuovi investimenti per aumentare la capacità produttiva, sono cioè focalizzati sulla Crescita.
Quali sono le imprese preoccupate della flessibilità in uscita? Quelle che sono posizionate su mercati e prodotti maturi, che non crescono più e devono ridurre e ristrutturare solo per sopravvivere. E' un problema di anzianità... :mrgreen:
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Re: Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Messaggioda ranvit il 04/03/2011, 9:57

E' evidente che non tutti i problemi delle industrie italiane, cosi' come l'assenza di investimenti stranieri, sono da riferirsi alla mancanza di flessibilità in uscita. Magari!
Cio' non toglie che il problema esiste e prima o poi va affrontato. Cosi' come gli altri problemi (burocrazia asfissiante e borbonica, giustizia lentissima e quindi ingiustizia, criminalità organizzata, etc).
Come direbbe qui qualcuno è un problema culturale...non si cambia dalla sera alla mattina una secolare cultura di inefficienza, clientelismo, familismo delinquenziale, pressappochismo plebeo e cialtrone, mancanza di un decente senso civico, etc.

Resta il fatto che quando pero' qualcuno ci prova venga immediatamente bacchettato. E non parlo solo di Marcegaglia o Sacconi, ma anche Bersani con le sue lenzuolate o Ichino. E da chi poi? Dagli stessi che lamentano bassi salari, pochi posti di lavoro, mancanza di aziende in settori tecnologicamente avanzati, Università pigre, etc.

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Re: Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Messaggioda trilogy il 04/03/2011, 11:41

ranvit ha scritto:...Resta il fatto che quando pero' qualcuno ci prova venga immediatamente bacchettato. E non parlo solo di Marcegaglia o Sacconi, ma anche Bersani con le sue lenzuolate o Ichino. E da chi poi? Dagli stessi che lamentano bassi salari, pochi posti di lavoro, mancanza di aziende in settori tecnologicamente avanzati, Università pigre, etc.
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c'è una differenza fondamentale tra la plitica di Bersani e quella di Sacconi e Marcegaglia. Bersani cercò di favorire l'entrata sul mercato di nuovi soggetti, eliminando tutta una serie di norme protezionistiche e venne sconfitto. Marcegaglia e Sacconi vogliono agire sull'uscita dei lavoratori per sostenere ciò che già c'è. Questo perchè l'innovazione e l'entrata di nuovi protagonisti non la vuole in realtà nessuno dei poteri forti. L'innovazione distrugge equilibri consolidati, rendite di posizione e di potere ecc.

Il problema vero è che per fare una riforma organica del mercato del lavoro serve un intervento sugli ammortizzatori sociali, sui sistemi di formazione permanente, sul sostegno agli investimenti, sulle opporunità di entrata, sul mercato immobiliare, sui trasporti locali, però mancano i soldi e si vanno a toccare interessi consolidati
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Re: Marcegaglia: "Affrontare flessibilità in uscita"

Messaggioda ranvit il 04/03/2011, 12:03

Scusa trilogy ma sei contraddittorio, se si agisce sull'uscita....non si facilita forse l'entrata?
Non è che favorendo solo l'entrata si possano mantenere inalterati i livelli occupazionali nello stesso settore.
E' necessario espellere gli inadatti o i sovrannumero per far entrare lavoratori piu' adeguati. Non sempre si risolve con la formazione....anzi per mia esperienza, raramente.

Un esempio. Nell'ultima mia esperienza lavorativa per non far fallire l'azienda che mi hanno chiesto di salvare, ho dovuto passare da 150 (costi al 67% del fatturato) dipendenti a 50 (costi al 38% del fatturato)... Sostituendo uomini con macchine automatiche, che me ne facevo delle persone superflue? Era un mio compito risolvere i loro problemi di reddito o forse dello Stato? Ci sono riuscito in 5 anni aspettando pensionamenti e favorendo altre collocazioni lavorative....non sarebbe stato piu' economicamente vantaggioso poter agire in un solo anno? Ritieni che aziende straniere che trovano altrove questa possibilità siano invogliate a venire in Italia? E' vero che ci sono altri problemi che sconsigliano l'arrivo in Italia di investimenti stranieri ma, per esperienza diretta, ti assicuro che quella della possibilità di espellere lavoratori superflui o inadatti è una delle chance principali; perchè di immediato risultato economico.

Concordo su "Il problema vero è che per fare una riforma organica del mercato del lavoro serve un intervento sugli ammortizzatori sociali, sui sistemi di formazione permanente, sul sostegno agli investimenti, sulle opporunità di entrata, sul mercato immobiliare, sui trasporti locali, però mancano i soldi e si vanno a toccare interessi consolidati"
....belle frasi! Ma quando si comincia? Forse il centrosinistra ha fatto qualcosa in questa direzione o piuttosto non ha prodotto solo chiacchiere (non attuando le proposte di Ichino)?

Vittorio
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