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Alitalia: salvataggio o fallimento?

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Re: Alitalia: salvataggio o fallimento?

Messaggioda franz il 25/09/2008, 20:38

pagheca ha scritto:Riporto questo articolo non perche' lo ritenga degno di nota ma per il motivo opposto: perche' mi sembra totalmente privo di senso. In effetti pare una discussione tra scolaretti: "il temperino e' mio!", "no, l'ho visto prima io!". Non c'e' nessun elemento razionale nella discussione

Effettivamente una simile competizione nei confronti di un tema in cui deve prevalere un interesse comune e nazionale è fuori di testa.
Ma la logica ci insegna che per cooperare occorre essere minimo in due e quindi se uno volesse cooperare ma l'altro incece preferisse competere, il risultato è quello che vedi. Riusciamo a distingere il bisticcio tra due in competizione come diverso tra quello di due di cui uno compete e l'altro collabora? Ovviamente tra due che cooperano il bisticcio è raro ed il problema non si pone.
Ma osservando la cima dell'iceberg (il bisticcio) riusciamo a vedere quel 90% che sta sotto?

Ciao,
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Re: Alitalia: salvataggio o fallimento?

Messaggioda ippocampo il 25/09/2008, 21:13

Credo che noi, i contribuenti, pagheremo salatissimo la nuova Alitalia, le migliorie, gli esuberi, i do ut des tra governo e cordata e governo e sindacati.

Tutto si è risolto nell'ennesimo pastrocchio all'italiana in cui una azienda decotta viene tenuta in vita con l'ossigeno ( ora si chiama Cai) e comunque a spese della comunità.

Il mercato che poteva per la prima volta dirimere le decennali vicende dell'assistita Alitalia è stato usato come minaccia e non come soluzione.

Pagheremo due volte, come contribuenti e come utenti di una compagnia che su alcune tratte volerà in regime di monopolio. Per non parlare di quello che pagheremo nel tempo e in modo nascosto ai membri Cai beneficiari di concessioni o meno.
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Re: Alitalia: salvataggio o fallimento?

Messaggioda FreeRider il 25/09/2008, 21:51

ippocampo ha scritto:Credo che noi, i contribuenti, pagheremo salatissimo la nuova Alitalia, le migliorie, gli esuberi, i do ut des tra governo e cordata e governo e sindacati.

Tutto si è risolto nell'ennesimo pastrocchio all'italiana in cui una azienda decotta viene tenuta in vita con l'ossigeno ( ora si chiama Cai) e comunque a spese della comunità.

Il mercato che poteva per la prima volta dirimere le decennali vicende dell'assistita Alitalia è stato usato come minaccia e non come soluzione.

Pagheremo due volte, come contribuenti e come utenti di una compagnia che su alcune tratte volerà in regime di monopolio. Per non parlare di quello che pagheremo nel tempo e in modo nascosto ai membri Cai beneficiari di concessioni o meno.

quattro affermazioni .... purtroppo esatte, scontate, corrette, per nulla nuove sotto il sole.
Qualche cosa ci meraviglia?

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Re: Alitalia: salvataggio o fallimento?

Messaggioda ippocampo il 25/09/2008, 22:03

quattro affermazioni .... purtroppo esatte, scontate, corrette, per nulla nuove sotto il sole.


...inutili?
:-)
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Re: Alitalia: salvataggio o fallimento?

Messaggioda FreeRider il 25/09/2008, 23:39

ippocampo ha scritto:
quattro affermazioni .... purtroppo esatte, scontate, corrette, per nulla nuove sotto il sole.


...inutili?
:-)

No, utilissime, perché il nostro paese non ha memoria e bisogna costantemente ribadire.

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Re: Alitalia: salvataggio o fallimento?

Messaggioda pagheca il 26/09/2008, 10:20

sembra che l'Italia dimentichi che questa non e' la fine dei problemi ma il loro inizio.

C'e' qualcuno che crede realmente che Alita... CAI sia in grado di combattere e guadagnarsi uno spazio in un periodo di crisi gravissima per tutte le compagnie aeree? Che una compagnia salvata colla respirazione bocca a bocca da una compagnia di boiardi di stato sia in grado di competere con Ryan Air, Easy Jet o la nuova Air France?

Non solo pagheranno tutti in Italia, ma i nodi cominceranno a venire al pettine solo quando l'EU giudichera' il regime di monopolio sulla Roma Milano, gli indebiti aiuti di stato. A meno che l'EU non e' una presa in giro totale e ci sono ben altri giri sotto sotto che decidono cosa sia legale e cosa non lo sia. Io sono convinto che il metodo politico di Berlusconi sia da tempo uno: quello di creare soluzioni temporanee e di effetto, in modo da addormentare l'opinione pubblica prima dell'arrivo del conto...

saluti
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Re: Alitalia: salvataggio o fallimento?

Messaggioda franz il 27/09/2008, 9:11

In nome della trattativa, all'improvviso scompaiono ultimatum e aut-aut
Confederali, commissario, Cai, tutti a palazzo Chigi fino alle due del mattino

Alitalia vola, accordo Cai e piloti
Contratto e 139 assunzioni in più

Il sottosgretario Letta trova la quadra dopo 14 ore di trattativa serrata: "Grazie a Cai"
Adesso mancano solo gli assistenti di volo. La soluzione nel partner straniero
di CLAUDIA FUSANI

ROMA - Dopo un mese di guerriglia hanno spazzato via ultimatum, scadenze e aut aut. Si sono messi seduti al tavolo, come volevano, hanno impugnato la cloche con sangue freddo e mente lucida e hanno riaperto il dossier esattamente nei punti che avevano segnato con la penna rossa. All'una di notte, dopo quattordici ore di confronto serrato, sul dossier Alitalia arriva la prima firma comune di piloti, Cai e dei quattro sindacati confederali. Arriva un contratto specifico, cento assunzioni in più, la qualifica di dirigenti per i comandanti e "garanzie a pioggia" per tutti.

La trattativa su Alitalia, data per blindata e non modificabile, è stata invece riaperta. Il governo ha tenuto aperto il tavolo a oltranza, notte compresa; piloti e assistenti di volo si sono messi a sedere e a ragionare, senza pistole puntate alle tempie e senza ricatti sul ritiro delle licenze di volo; Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno accettato modifiche di documenti appena firmati e considerati blindati. All'una di notte è arrivata la firma.

I "tavoli" aperti a palazzo Chigi. Forse si sono concessi qualche panino. Forse. Di sicuro Letta, assistenti di volo e i leader dei piloti, Fabio Berti e Massimo Notaro, ieri si sono imposti ritmi forsennati. Primo round alle 10 del mattino con le tre sigle degli assistenti di volo. Firma Anpav (circa 400 iscritti), prendono tempo Avia e Sdl che in serata rinviano ancora a lunedì. Alle 11 e 30 arrivano Berti e Notaro: "Ieri (giovedì ndr), per quello che ci riguarda, non c'è stato alcun passo avanti. Andiamo a vedere adesso". I due comandanti vengono inghiottiti nel portone di palazzo Chigi. Ne usciranno solo alle due di questa mattina. Fino alle 19 hanno trattato con Letta, Colaninno e Sabelli. Raggiunto un parziale accordo, il sottosegretario ha dovuto riconvocare i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl perchè dovevano modificare e rivedere i verbali firmati giovedì. A questo punto i tavoli sono stati sdoppiati: da una parte sono rimasti piloti e Sabelli; dall'altra Letta, Colaninno, il commissario Fantozzi - anche lui richiamato in tutta fretta - e i quattro segretari generali. Una cosa è certa: chi ieri alzava le dita in segno di vittoria, ha avuto fretta. Troppa, come è successo spesso in questa storia.

I nodi da sciogliere. In generale piloti e steward considerano "sbagliata" la cordata Cai. Da giorni c'è stato un presidio quasi fisso davanti a Montecitorio. Arrivano in divisa, con i trolley, e in borghese. "Ma ti pare - dicono al megafono - che finiamo nelle mani di una cordata che alla camera di commercio di Milano risulta essersi costituita nel 1999 come Compagnia abbigliamento italiano e nel 2004 ha cambiato ragione sociale per diventare Compagnia aerea italiana...". A parte criticare l'operazione in sè, "una truffa ai danni di tutti i cittadini e in favore di pochi amici", i punti da sciogliere riguardano il numero dei voli ("troppo pochi per una compagnia che guarda al futuro"), gli esuberi ("equipaggi non sufficienti, richiameranno a cottimo quelli in cassa integrazione"), il contratto unico e la conseguente unica rappresentanza sindacale. "In questo modo - avvisano - vogliono smantellare il sistema sindacale di questo paese, esattamente quello che chiede Confindustria".

Le soluzioni: contratto separato, 139 assunzioni in più.
Dopo 14 ore resta un documento in quattro punti che porta il titolo: "Chiarimento a verbale contratto 14 settembre 2008". Fondamentali i primi due punti. Il primo prevede che "al personale tecnico con qualifica di Comandante è riconosciuta ad ogni effetto di legge, la categoria di dirigente". Cai, inoltre, si doterà di un "contratto collettivo di lavoro dirigenti comandanti" che sarà redatto entro l'inizio dell'attività della nuova Alitalia. Un contratto separato, era il nodo più difficile. Per il personale senza la qualifica di comandante, il contratto dovrà trovare "adeguata coerenza" con il contratto di lavoro dei dirigenti comandanti Cai.
Alitalia vola, accordo Cai e piloti Contratto e 139 assunzioni in più

Al secondo punto, l'accordo prevede che 1.550 piloti assunti da Cai full time. Un altro 9% (139) saranno assunti part-time. Il totale è quindi di 1.689 assunzioni tra full time e part time.

Gli assistenti di volo. "Ci rivediamo lunedì" dicono intorno alle 18 lasciando palazzo Chigi Divietri (Avia) e Tomaselli (Sdl), sigle che hanno in carico l'80 per cento di hostess e steward. "Le distanze ci sono ancora ma sono stati fatti passi avanti" spiegano "con realismo" da non confondere con l'ottimismo.

Divietri ha fiducia nel partner straniero: "Il piano industriale è scritto sulle tavole di pietra e non è modificabile. Sarà modificato presumibilmente dal partner internazionale, che io ritengo sia Lufthansa. L'arrivo di una grande compagnia è un elemento di garanzia". Il partner industriale dovrebbe arrivare "subito" e con una quota del 15 per cento che lo metterebbe al pari, e quindi al di sopra visto il know how, di tutti gli altri soci della cordata Cai.

La vittoria di Letta, il mediatore.
Si cercherà di non dirlo, per evitare tensioni. Si cercherà di usare parole neutre come "chiarimento" invece che modifica. Il week end e la stanchezza faranno il resto. ma in tutta questa storia - ancora non chiusa - sono chiari vincitori e vinti. Vince, su tutta la linea, Gianni Letta. Come sempre succede nelle sue trattative, il premier tiene aperte due strade: una di mediazione e una decisionista che via via alterna a seconda del tempo che fa e dell'aria che tira. Nel dossier Alitalia-italiana Berlusconi ci ha messo la faccia e la campagna elettorale. In un modo o nell'altro doveva portarla in fondo per non perdere faccia e credibilità. Nella fase uno ci ha provato con il ministro Sacconi coadiuvato da Enac: gli aut aut, gli ultimatum e i penultimatum, le scadenze. Ancora ieri Sacconi diceva alzando le dita in segno di vittoria: "Entro le 20 di stasera i piloti firmeranno". Non hanno firmato alle 20 di giovedì e neppure alle 13 di ieri.

E gli ultimatum non ci sono più. E' stato Gianni Letta, ieri, assente Sacconi, a prendere in mano la situazione. Per prima cosa ha fermato le lancette dell'orologio. E ha smesso di dare ultimatum. Si è messo a sedere al tavolo alle dieci del mattino ed è andato avanti, inossidabile, fino al mattino dopo ascoltando uno per uno tutti i rappresentanti del cosiddetto Fronte del No. Si presume che ci sia stata, via via, qualche pausa ristoro. Ha detto Antonio Divietri, responsabile Avia: "Oggi, per la prima volta, si sono aperti spiragli e si può parlare di trattativa. C'è maggiore disponibilità del governo perchè sono cambiati gli attori, oggi al tavolo c'è Gianni Letta". E dire che ieri la giornata si era aperta con il ministro Sacconi che diceva deciso: "Andiamo avanti, anche senza i piloti". Poi è partito per Viareggio. E a palazzo Chigi è rimasto solo Letta.
(26 settembre 2008)
http://www.repubblica.it



Commento personale
Manca una nota su Berlusconi. Ha fatto cio' che gli veniva chiesto. Un passo indietro.
Si è isolato a fare i fanghi e curare il suo mal di schiena. E' stato forse l'intervento piu' risolutivo.
Ai tempi dell'impero sovietico c'erano i raffreddori diplomatici: servivano a nascondere malattie + gravi.
Oggi nell'impero berlusconiano servono a consentire a Berlusconi l'alibi per una completa astinenza da esternazioni che avrebbero potuto danneggiare le delicatissime fasi della trattativa.
Il "grande comunicatore" che salva l'Alitalia tappandosi la bocca?

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Alitalia: italianità o europeismo?

Messaggioda franz il 27/09/2008, 9:25

IL RETROSCENA. La proposta del presidente Mayrhuber anticipata a Cgil, Cisl e Uil
In alternativa, Air France si accontenterebbe di una quota del 10-15%

Lufthansa scopre le sue carte
"Noi puntiamo al 49 per cento"

di MASSIMO GIANNINI

"ALITALIA ci interessa molto. Ma noi puntiamo alla maggioranza...". Wolfgang Mayrhuber va dritto al cuore del problema, quando spiega a Epifani, Bonanni e Angeletti i progetti di Lufthansa sulla nostra compagnia di bandiera.
Alle nove del mattino, davanti a una tazza di caffè sorseggiata nella quiete di Villa Almone, residenza romana dell'ambasciatore tedesco Michael Steiner, il chairman del colosso tedesco conferma ai leader di Cgil, Cisl e Uil che, se il governo italiano fosse disponibile, potrebbe acquisire fin da subito il controllo di Alitalia. "Ci vuole un accordo in tempi rapidi - spiega il manager - e Lufthansa è pronta a fare la sua parte".

Non tanto e non solo per bruciare la concorrenza di Air France, quanto piuttosto perché la mitica "cordata italiana" raggruppata sotto le insegne di Cai, per quanto corroborata dal sofferto accordo con le rappresentanze dei lavoratori, non avrebbe la "massa critica", in termini di capacità finanziaria e di potenzialità operativa, per reggere l'urto della concorrenza globale.

Dunque, nel breve giro di tre giorni, un altro bluff del governo è finalmente caduto. Non era affatto vero che "non esistono manifestazioni di interesse da parte delle compagnie straniere", come Berlusconi ha ripetuto per giorni e giorni, costringendo il commissario Fantozzi a ripetere lo stesso bugiardo refrain. Con l'unico obiettivo (del tutto strumentale) di mettere le confederazioni con le spalle al muro, e con l'unica pretesa (del tutto inattuale) di difendere la linea del Piave dell'"italianità", inopinatamente e irresponsabilmente fissata dal Cavaliere fin dalla campagna elettorale della scorsa primavera.

Sono bastate poche ore di colloqui nell'ufficio del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (prima con Francesco Mengozzi in rappresentanza dei francesi, poi con lo stesso Mayrhuber in rappresentanza dei tedeschi) a far venire in campo le due proposte alternative di Air France e di Lufthansa. Molto diverse l'una dall'altra, ma entrambe molto concrete.

Negli incontri di Palazzo Chigi e di Villa Almone, i tedeschi hanno riproposto il loro schema di gioco, che contempla due ipotesi. Da un lato, una partecipazione con la quale Lufthansa si affianca a Cai: "Ma per noi - è il senso della posizione tedesca - questa è l'ipotesi meno preferibile". Dall'altro lato, un ingresso nel capitale della nuova compagnia in posizione di maggioranza relativa, o comunque con una quota che può arrivare o si può avvicinare al 49%: "E per noi - è la postilla tedesca - questa è una soluzione di gran lunga migliore".

Mayrhuber spiega ai sindacati perché questa seconda opzione è più "funzionale". "È inutile che voi, oggi, stiate a discutere dell'italianità e della non italianità della vostra compagnia di bandiera. Così come sarebbe inutile che lo facessimo noi tedeschi in casa nostra, o i francesi in casa loro. Rischiamo di fare una guerra nel pollaio di casa, mentre qui in Europa presto arriveranno i grandi vettori dell'Estremo Oriente che ci spazzeranno via".

Per questo l'unica strategia è quella dell'integrazione. E per i tedeschi la "polpa" buona di Alitalia è oggi una formidabile occasione di integrazione, dentro un modello di network aereo multi-hub e multi-brand. "Noi siamo pronti, il piano industriale è pronto". Epifani, Bonanni e Angeletti (e insieme a loro anche la leader dell'Ugl Renata Polverini) condividono e appoggiano la proposta Lufthansa, anche nella sua forma più "radicale", cioè il pieno controllo di Alitalia.

Ma a questo punto, se ci sarà il via libera all'accordo sindacale con Cai allargato anche a tutte le sigle autonome dei piloti e del personale di volo, il problema è solo politico. "Ma il governo di cosa ha paura?", è la domanda congiunta di Mayrhuber e Steiner. "Io sono chairman di Lufthansa - spiega il primo ai leader sindacali per smitizzare il mantra dell'italianità - e non sono nemmeno tedesco, sono austriaco. E tutto sommato nemmeno Lufthansa è poi così tedesca...". Oltre il 51% del suo capitale è collocato sul mercato, e i primi due azionisti sono la francese Axa (col 10,56%) e l'inglese Barclays (con il 5,07%).

Solo il premier può sciogliere il nodo. Ma per farlo deve uscire dalla logica "resistenziale" alla quale ha costretto tutti, a partire da Colaninno e dai suoi sedicenti "capitani coraggiosi". L'offerta Lufthansa è preferibile per ragioni economiche. Intanto parte con il consenso di tutte le sigle, confederali e autonome. E poi, ruotando su una strategia industriale "a rete integrata" che non contempla l'individuazione di un unico hub italiano, incontra il consenso politico della Lega e del Nord, che non devono subire lo smacco del downgrading di Malpensa.

Ma l'opzione tedesca pone un problema politico: obbliga il Cavaliere a una marcia indietro di fronte agli elettori (ai quali ha giurato che l'Alitalia sarebbe rimasta italiana) e di fronte ai soci di Cai (ai quali ha promesso prebende pubbliche in cambio della fiche privata sulla compagnia di bandiera).

L'offerta Air France è preferibile per ragioni politiche. Intanto la Francia è presidente di turno della Ue, e al Cavaliere può convenire l'idea di fare un favore a Sarkozy. E poi Jean Cyril Spinetta si accontenta di una quota del 10-15%, e in una prima fase si acconcia ad affiancare Cai in posizione minoritaria, perché questo gli consente di blindare comunque Alitalia nel patto Sky Team (la cui eventuale rescissione costerebbe circa 200 milioni di euro alla nostra compagnia) per poi fagocitarla con tutta calma nel giro di qualche anno.

Ma l'opzione francese sconta un'incognita economica: quanto può reggere lo schema "Cai più Air France"? La competizione internazionale nel trasporto aereo sarà feroce, e richiederà investimenti massicci. I soci Cai, nonostante la buona volontà dimostrata con l'accettazione del lock up che li obbliga a non cedere le proprie quote di qui a cinque anni, dovranno rimettere mano pesantemente al portafoglio, per fare cospicue ricapitalizzazioni molto prima del 2013. E poiché è chiaro che i vari Aponte, Fratini e Bellavista non avranno né denaro né voglia, a quel punto Air France avrà buon gioco a conquistare, senza inutili spargimenti di carta bollata, la maggioranza.

Alla fine, per l'Italia e per l'Alitalia, l'alternativa è semplice. Per il governo si tratta di scegliere tra una vendita immediata, o una svendita differita. Per il Cavaliere si tratta di scegliere tra un insano, autarchico provincialismo e un sano, realistico europeismo.
(27 settembre 2008)
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Re: Alitalia: salvataggio o fallimento?

Messaggioda franz il 02/10/2008, 12:49

Ryanair, ricorso all'Ue contro il piano di salvataggio Alitalia
La compagnia irlandese: «Cancellati debiti compresi tra gli 1,2 e i 2 miliardi di euro. Aiuto di Stato non consentito»

ROMA - Mentre a Milano si riunisce l'assemblea della Cai per valutare l'intesa raggiunta con i sindacati di Alitalia, arriva l'annuncio di Ryanair: il vettore irlandese low-cost fa ricorso alla Commissione europea contro il piano di salvataggio della compagnia italiana. «È stata violata la libera concorrenza» spiegano. «Un aiuto di Stato non consentito» afferma la compagnia irlandese. «Il governo italiano - spiega in un comunicato Jim Callaghan, direttore legale di Ryanair - ha cancellato fino a 2 miliardi di euro di debiti di Alitalia, garantisce gli investimenti dei membri del consorzio e ha sottoscritto forti concessioni ai sindacati in cambio del loro accordo a questo ridicolo piano».

IL DECRETO - In mattinata, nel frattempo, il Senato ha approvato con 149 sì e un solo voto contrario il decreto legge sull'Alitalia che modifica la legge Marzano sulle grandi aziende in crisi. Hanno votato a favore Pdl e Lega Nord, non hanno partecipato al voto Pd, Idv e Udc. Via libera anche all'ordine del giorno presentato dal Pd che impegna il governo a promuovere una «forte iniziativa» per includere l'Atitech nella nuova Alitalia e per garantire l'occupazione dei 750 lavoratori della società di manutenzione di Napoli.
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Re: Alitalia: salvataggio o fallimento?

Messaggioda trilogy il 22/10/2008, 14:43

ROMA (MF-DJ)--"Siamo agghiacciati". Cosi' il presidente di Avia, Antonio Divieti, commenta la trattativa in corso con Cai sui criteri di selezione del personale Alitalia. "Non esiste un'etica dell'azienda, ma si vuole procedere a una pulizia etnica", ha spiegato Divietri aggiungendo che Cai non intende assumere personale che abbia "una rigidita' intrinseca". "Dalle prime dichiarazioni di Cai - ha spiegato Paolo Maras dell'Sdl - e' sin da ora possibile sapere chi non verra' chiamato perche' in possesso di requisiti non idonei per Cai: tutti coloro che sono in maternita', in esenzione dal lavoro notturno, coloro che godono di permessi in base alla legge 104, e i lavoratori part-time". "Con questo tipo di approccio - ha sintetizzato Divietri - non si va da nessuna parte. All'incontro di venerdi' ci aspettiamo un intervento da parte di Sabelli".
fonte: MF-Dow Jones News Srl. October 22, 2008
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