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Egitto

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Re: Egitto

Messaggioda flaviomob il 30/01/2011, 14:38

Dal Fatto Quotidiano:

Mondo | di Redazione Il Fatto Quotidiano

30 gennaio 2011


La rabbia degli egiziani in rivolta: “Un nuovo governo non basta, via il dittatore Mubarak”

Tra i manifestanti in strada: "Le vedi queste armi? C'è scritto Usa. Parlano tanto, poi vendono gli strumenti per ucciderci". Le moschee diventano ospedali. Di internet ancora non c'è traccia. E i criminali comuni si impadroniscono di alcune zone della città

IL CAIRO – “Vedi questa? C’è scritto USA. Gli americani parlano, parlano e poi vendono le armi a Mubarak per ucciderci”. Davanti ad una videocamera, Jamal, un ragazzino di 15 anni sfoga tutta la sua rabbia. In mano ha un bozzolo di fucile rosso con la testa grigia. È esploso, ma la scritta bianca è ancora bene impressa: “Made in USA”.

Il quinto giorno di protesta, ieri al Cairo, era iniziato in modo pacifico. Nella notte la Polizia aveva abbandonato le strade, lasciando il posto all’Esercito. Una richiesta, questa, arrivata proprio dai manifestanti. I giovani, che da tutte le grandi arterie affluivano verso Piazza Tharir, scandivano slogan contro il Raìs: “Elshab yoread isqat el-Raìs”, il popolo vuole che il Raìs vada via. Qualcuno prendeva a scarpate una gigantografia di Mubarak. Circondata da blindati e carro armati, la piazza è andata riempiendosi fin dalle prime ore del mattino. Mohammed, egiziano, 26 anni e un italiano fluente, sventola la bandiera nazionale. “Se il dittatore pensa che facendo un nuovo governo ha chiuso i conti con gli egiziani, si sbaglia. Deve andarsene, dopo 30 anni deve andare via, con tutti i suoi figli”.

Una giovane ragazza con il velo, che urla a squarciagola slogan contro il “presidente”, lancia pacchetti di biscotti al passaggio dei blindati, che lentamente cercano di aprirsi un varco tra la folla. Altri, regalano ai soldati bottiglie d’acqua e ogni genere alimentare. Dal 1985, l’esercito non è mai intervenuto contro i cittadini. Così si spiega il motivo di tanta dedizione alle Forze Armate. “Siamo noi che abbiamo voluto l’Esercito – dice un ragazzo – perché l’esercito ci protegge. Non sono come la Polizia. Hai visto venerdì cosa hanno fatto. Ci hanno picchiato per tutto il giorno. Mubarak ha ordinato che dovevano picchiarci. Questo è il nostro presidente. È solo un dittatore”.

Non c’è traccia della Polizia. Ma basta lasciare piazza Tahrir e avventurarsi nelle sporche vie laterali che portano a Falaky Square, per percepire la loro presenza. Uomini con la radiolina guardano minacciosi chi passa. Altri hanno bastoni di legno in mano. Un ragazzo mi consiglia di uscire dall’area. “Quelli – racconta – sono criminali assodati dalla Polizia per picchiare. Hanno bastoni. Gli stessi bastoni che usano i poliziotti.

Mentre nella piazza Tahrir migliaia di persone continuano a scandire slogan, le vie laterali a Falaky Square sono “prima linea”. La Polizia ha perso la pazienza e fa sul serio. Cominciano a fischiare i proiettili. Che da oggi non sono più di gomma. I manifestanti si fanno scudo con cartelloni divelti e pannelli di legno. Incendiano cumuli d’immondizia e lanciano sassi e molotov. Qualcuno tenta di distruggere la vetrata di un portone ma è subito fermato. “Questi – dice un giovane con la kefhia in faccia – sono criminali che vengono qui solo per distruggere negozi e prendere quello che c’è. Non hanno niente a che fare con la protesta”. Con il passare dei minuti i colpi di arma da fuoco si fanno sempre più insistenti. Spostarsi è difficile e un uomo, che fino a pochi minuti prima lanciava sassi nascosto dietro ad un cassonetto dell’immondizia, viene colpito al petto. Cade a terra. Alcuni giovani riescono a trascinarlo via dalla linea del fuoco tirandolo per le gambe. Ma è già morto. Sanguinante, viene caricato su una barella di fortuna e portato via.

Il suo corpo finisce nella moschea vicina, trasformata per l’occasione in ospedale. Accanto a lui, come ad attenderlo, c’è già il cadavere di un’altra persona. In meno di un’ora nel luogo sacro arrivano una ventina di feriti. Alcuni soffocati dal gas, altri colpiti da proiettili. Il sangue è ovunque. Per terra, sulle pareti. Molte persone iniziano ad urlare contro giornalisti e fotografi. La situazione si fa tesa e tutti devono uscire.

Con il calare del sole la stampa si ritira. I cellulari, se pure non al meglio, sono tornati a funzionare. Da tre giorni, di internet non c’è traccia. L’unico modo per spedire è la connessione satellitare. Nel quartiere di Midan El Missaha ci sono uomini armati di bastoni e machete. Un ragazzo, mentre il taxi cerca di passare lo schieramento, mi mostra dal finestrino chiuso la pistola. Sono criminali comuni, usciti dalle caserme della Polizia quando i manifestanti le hanno bruciate. I portinai dei palazzi sono barricati dentro e hanno spranghe di ferro sempre a portata di mano. In lontananza si vedono colonne di fumo alzarsi. Alcuni, tra cui il Palazzo del Partito al governo, bruciano da due giorni. Il Cairo è nel caos.

Andrea Bernardi


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Re: Egitto

Messaggioda flaviomob il 30/01/2011, 14:47

http://www.sinistrainrete.info/estero/1 ... a-egiziana

KELEBEK BLOG

Sabato 29 Gennaio 2011 16:25

Gli Stati Uniti e la rivolta egiziana

by Miguel Martinez

Hosni Mubarak è un signore di 82 anni.

Le manifestazioni di questi giorni hanno dimostrato, poi, quanto il popolo egiziano lo ama.

Facendo queste due semplici considerazioni, ieri sera il presidente degli Stati Uniti ha fatto un discorso in cui ingiunge, con fare piuttosto autoritario, a Hosni Mubarak a fare delle “riforme” e a “dialogare” con il popolo.

Questo non vuol dire, mandare via Hosni Mubarak dopo 30 anni di fedele servizio; ma è una bella bacchettata a un impiegato che non ha saputo fare il suo mestiere.

Così, quando Hosni Mubarak se ne andrà, o in Arabia Saudita o direttamente in Paradiso, la colpa non sarà data agli Stati Uniti. Anche se il tono arrogante con cui il presidente di un paese che si trova a migliaia di chilometri di distanza dice a un altro come si deve comportare, non è detto che sortisca un buon effetto sugli egiziani.

Comunque il discorso verrà sfruttato, certamente, per dire, “vedete, gli Stati Uniti vogliono la democrazia”.

Tutto sta a capirsi, cosa voglia dire “democrazia”.

Nell Monologo Occidentale per “democrazia” si intende, almeno due partiti politici concorrenti e il diritto di fare passeggiate con cartelli in mano senza venire arrestati. Il tutto nel rigoroso rispetto delle Dure Leggi del Mercato e degli Impegni Internazionali – cioè senza toccare né l’economia, né il rapporto di subordinazione internazionale.

Costanzo Preve, invece, proponeva una definizione di democrazia più fedele al significato originale della parola: il potere del popolo come contrappeso al potere economico che possiedono le oligarchie.

Le due definizioni, come potete vedere, sono antitetiche.

Ora, è chiaro che si domina meglio, quando c’è il consenso dei dominati.

La situazione ideale, per l’Impero, è quella italiana.

In Italia, la gente può marciare in assoluta libertà a Vicenza, anno dopo anno, contro la base militare.

Tanto gli uomini politici di qualunque parte, eletti in elezioni tecnicamente ineccepibili, correranno a firmare qualunque cosa sia necessaria per fare la base.

Molto meglio di un dittatore instabile e antipatico; che poi, se cade, magari la base la si chiude davvero.

Il problema si pone nei paesi che sono pesantemente subordinati, come l’Egitto.

Idealmente, gli Stati Uniti vorrebbero un sistema di potere in grado di garantire due cose: l’obbedienza ai dettami del Fondo Monetario Internazionale e l’alleanza con Israele; nonché un aiuto militare e dei servizi segreti nel reprimere le forme di resistenza che nascono in tutto il Medio Oriente.

Non c’è alcun motivo per cui un tale sistema debba chiamarsi “Mubarak”. Può essere benissimo garantito anche da vari partiti che si alternino al potere, ad esempio. Magari anche dal Partito Antimubarakista. La gratitudine, in politica come in affari, è un valore perdente.

Ma non si può transigere sul punto fondamentale.

Questo lo ha espresso ieri molto bene il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden:

“Joe Biden ha difeso il regime di Mubarak in Egitto, descrivendo il Presidente Hosni Mubarak come un alleato degli Stati Uniti che ha aiutato a normalizzare le relazioni con Israele e che è stato una forza nei negoziati di pace mediorientali”.

Dove per “negoziati di pace” si intende la partecipazione diretta dell’Egitto all’embargo contro Gaza e la svendita dei palestinesi da parte dell’ANP: i documenti che sono usciti in questo periodo dimostrano concretamente ciò che già sapevamo.

Comunque, per Joe Biden, 80 milioni di egiziani, con i loro problemi, sono solo un dettaglio tra i problemi d’Israele.

Ora, il governo egiziano – attuale o nuovo – può fare tutte le “riforme” e le “elezioni” che vorrà, purché non in contrasto con le Dure Leggi del Mercato, ovviamente.

Ma, come spiega il tremendo Elliott Abrams, che coprì i massacri dei militari in El Salvador e gestì il famoso Iran-Contra Affair per finanziare il terrorismo in Nicaragua:

“Per l’Egitto, c’è una sola preoccupazione: la salute del signor Mubarak.” E poi aggiunge: “in ballo nella crisi di successione non c’è semplicemente chi governerà il paese, ma se un nuovo presidente manterrà la pace fredda ma affidabile con Israele. Anche qui ci sono dei nemici condivisi, in questo caso Hamas e gli altri gruppi palestinesi radicali e terroristici; Israele ed Egitto hanno mantenuto insieme (anche se la colpa è ricaduta pe il 99% su Israele) un embargo su Gaza a partire dal colpo di stato di Hamas nel 2007. Il regime egiziano non prova alcun amore per gli israeliani, ma c’è una significativa collaborazione in termini di sicurezza tra i due paesi; i governanti dell’Egitto vedono negli sciiti dell’Iran, non nello Stato ebraico, la minaccia più pericolosa per il potere arabo nella regione. Le decisioni prese a fine luglio dall’Egitto di impedire a una nave della Mezzaluna Rossa iraniana che portava aiuti a Gaza di entrare nel canale di Suez, e di impedire a quattro parlamentari iraniani di attraversare la frontiera per Gaza, sono la prova più recente di questo atteggiamento egiziano.”

Il problema in realtà non è la pace militare tra Israele ed Egitto, che nessuno da parte egiziana mette in discussione. E’ proprio questa alleanza concreta. Ora, il popolo egiziano non voterà mai per un partito che dichiari di voler mantenere l’embargo su Gaza.

Insomma, come gridavano ieri i manifestanti egiziani, Mubarak è morto, Mubarak è morto e al-’Adli (il ministro degli interni) è un agente del Mossad:

حسني مبارك, مات مات. والعدلي عميل الموساد

Ma è un fatto che Hamas, per quanti difetti possa avere, governa in maniera infinitamente più corretta e vicina agli interessi reali della gente della banda di briganti e truffatori che oggi costituisce l’ANP. Non è però facile governare con successo un carcere, come è Gaza oggi; mentre i contribuenti europei continuano a finanziare Ramallah.

Se si toglie l’embargo, e si permette alla gente di Gaza di vivere normalmente, l’ANP sarà quindi definitivamente screditata, e cadrà come è caduto il governo di Ben Ali in Tunisia.

E non ci saranno più palestinesi obbedienti.

Quindi, visto che Mubarak tra poco non ci sarà più, evidentemente stanno preparando la successione: si parla del Capo di Stato Maggiore dell’esercito.

Oppure, gli Stati Uniti potrebbero occuparsi direttamente dell’embargo a Gaza. Forse (forse) è questo il senso della notizia che riportavamo ieri:

“Il distaccamento 2 della Guardia Nazionale del Connecticut National Guard, Compagnia I, 185esimo Reggimento Aereo di Groton è stato mobilitato e inviato nella penisola del Sinai, in Egitto, per sostenere la Forza Multinazionale e gli Osservatori. L’unità ha lasciato il Connecticut il 15 gennaio per Fort Benning, nella Georgia [USA] per ottenere ulteriore addestramento. L’unità adopera aerei C-23C Sherpa ed è stata usata tre volte negli ultimi sette anni a sostegno di conflitti in Iraq e Afghanistan. L’unità fornirà assistenza aerea a richiesta al comandante della Forza Multinazionale e degli Osservatori nella loro missione di supervisionare le clausole di sicurezza del trattato di pace tra Egitto e Israele”.

Il problema fondamentale è che l’Egitto ha molti abitanti e poche risorse, nonché un’economia strutturata in gran parte verso il mercato internazionale. Almeno all’interno dell’attuale sistema economico, non può quindi cavarsela da solo; e perciò è sempre ricattabile. E ogni governo, alla fine, sarà costretto ad applicare i ricatti, e quindi a essere impopolare.

Eppure il Medio Oriente, considerato nel complesso, ha tante risorse – umane, agricole e petrolifere. Solo che nessun paese, da solo, le ha tutte.

E’ lecito sognare che dalle rivolte arabe di questi giorni, possa nascere un’alleanza tra paesi che mettano insieme le proprie forze, analoga a quella che Hugo Chavez ha tessuto in America Latina?

P.S. Alle 12.30 ora egiziana, riferiscono di 20 morti ad Alessandria e 13 ai giardini Maadi al Cairo. Può darsi, quindi, che gli Stati Uniti abbiano autorizzato la piena repressione in privato, pur salvando la propria immagine in pubblico. E’ ovviamente solo un’ipotesi.


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Re: Egitto

Messaggioda trilogy il 30/01/2011, 19:21

L'unità di crisi del governo si è immediatamente riunita sui campi da sci di Sestola per coordinare il rientro degli italiani bloccati in Egitto....

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http://gazzettadimodena.gelocal.it/cron ... ci-3219738
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Re: Egitto

Messaggioda cardif il 30/01/2011, 19:48

Come ministro degli esteri ha pure dovuto seguire due viocende:
- le carte provenienti dalla nazione di Santa Lucia, relative alla casa del cognato di Fini che si trova a Montecarlo, nel Principato di Monaco;
- la prostituta del Brasile che ha telefonato in Francia a Berlusconi per intercedere nei confronti di una ragazza del Marocco, pare nipote del presidente dell'Egitto.
In tutto sono sei contatti internazionali. Mica può fare tutto lui.
Si è pure ulteriormente documentato sulla rivolta in corso in Egitto e ha detto che l'Italia e l'Unione europea non vorranno di certo "imporre soluzioni precostituite, questi approcci postcoloniali a noi non piacciono, l’Egitto è un grande paese con una grande società civile che potrà scegliere al proprio interno come modernizzarsi".
Imporre soluzioni? Con l'esercito di La Russa?
Ultima modifica di cardif il 02/02/2011, 12:37, modificato 1 volta in totale.
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Egitto

Messaggioda cardif il 31/01/2011, 14:09

Egitto: il popolo in rivolta chiede l'allontanamento di Mubarak e un nuovo governo del paese, più democrazia e più libertà. 150 morti (però forse qualcuno delinquente se l'è cercata) e centinaia di feriti.

L'informazione viene offuscata per vie 'traverse'?
"Un documento di Googledocs aperto al contributo di tutti gli utenti per cercare persone scomparse in Egitto nell'ultima settimana: è l'iniziativa lanciata da alcuni utenti di Twitter. Nel documento compaiono già i nomi, foto, numeri telefonici, di una decina di persone che risultano disperse, o con le quali si sono persi i contatti da 48 ore se non di più. Dal profilo di alcuni, sembrerebbe trattarsi perlopiù di blogger, o attivisti del web, "scomparsi" anche dalla rete da qualche giorno.".

USA: Hillary Clinton ha auspicato una "transizione disciplinata" della situazione in Egitto, stimando che il presidente egiziano Hosni Mubarak non ha compiuto passi sufficienti verso la democratizzazione del Paese.

Israele: Il ministero degli Esteri israeliano ha diramato sabato notte una direttiva confidenziale, indirizzata ad alcune ambasciate 'chiave' negli Usa, in Russia, in Canada e in diversi paesi europei, chiedendo ai propri rappresentanti diplomatici di sostenere presso le nazioni ospitanti il presidente egiziano, Hosni Mubarak, e la stabilità del suo regime. (REGIME)

Italia: Frattini (a titolo personale o per conto del governo non è dato sapere) legge i giornali come tutti, si adegua agli eventi e commenta:
-da "Mubarak continui come sempre ha fatto a governare con saggezza e lungimiranza"
- a "Sostenere una ordinata transizione verso democrazia e libere elezioni"

Sarebbe meglio per l'Italia se ci fosse una Unione Europea politica con un Mnistro degli Esteri Europeo, che parlasse a nome dell'intera Europa
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Egitto

Messaggioda pianogrande il 31/01/2011, 16:28

Sarebbe meglio per l'Italia se ci fosse una Unione Europea politica con un Mnistro degli Esteri Europeo, che parlasse a nome dell'intera Europa
cardif


Anche perché i nostri non li ascolta più nessuno.
Al massimo, ci danno retta a Santa Lucia (magari anche a San Marino, mi voglio rovinare).
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Re: Egitto

Messaggioda Iafran il 31/01/2011, 20:30

pianogrande ha scritto:Sarebbe meglio per l'Italia se ci fosse una Unione Europea politica con un Mnistro degli Esteri Europeo, che parlasse a nome dell'intera Europa
cardif


Anche perché i nostri non li ascolta più nessuno.
Al massimo, ci danno retta a Santa Lucia (magari anche a San Marino, mi voglio rovinare).

A San Vittore li ascolterebbero ben volentieri, anzi li farebbero pure cantare!
Iafran
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Re: Egitto

Messaggioda pianogrande il 01/02/2011, 0:12

Iafran ha scritto:
pianogrande ha scritto:Sarebbe meglio per l'Italia se ci fosse una Unione Europea politica con un Mnistro degli Esteri Europeo, che parlasse a nome dell'intera Europa
cardif


Anche perché i nostri non li ascolta più nessuno.
Al massimo, ci danno retta a Santa Lucia (magari anche a San Marino, mi voglio rovinare).

A San Vittore li ascolterebbero ben volentieri, anzi li farebbero pure cantare!


Grazie per la salutare risata!! :lol: :D
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Re: Egitto

Messaggioda cardif il 01/02/2011, 2:08

Interessante puntata di Gad Lerner stasera a La7.
A proposito di tunisini ed egiziani:
"Gli italiani hanno avuto paura di sostenere questi popoli che vogliono la democrazia."
L'ha detto l'ex premier del Belgio. Non conosco il fiammingo, altrimenti gli avrei telefonato per dirgli che gli italiani non sono tutti Frattini.
"Non c'è dibattito su questi temi" ha detto Randa Gahzy, una semplice ragazza ospite della trasmissione. Meglio di Frattini.
"Il popolo vuole libertà, e che Mubarak si schiodi dalla sua poltrona", ha detto un'altra ragazza a proposito della manifestazione organizzata per domani (mi pare).
Qua nemmeno due milioni in piazza schiodano nessuno, tanto sono solo dei facinorosi.

Al Cairo i manifestanti non gridavano "pane, pane" ma "Skay, Skay" per rivendicare il diritto alla libertà d'informazione.
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Egitto

Messaggioda flaviomob il 02/02/2011, 22:59

Alcune interessanti analisi sulla situazione geopolitica egiziana su:

http://temi.repubblica.it/limes/tag/egitto


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